giorgio felici

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte ha realizzato il compendio dei dati del primo semestre 2020 contenenti gli aspetti principali che caratterizzano il trend del comparto artigiano in Piemonte.

Le indagini trimestrali congiunturali elaborate dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte nell’ultimo trimestre 2019 e nei primi tre trimestri del 2020 sono contraddistinte da valutazioni fortemente negative a causa dell’emergenza Covid-19che ha inciso in modo pesantissimo non solo sulla situazione sanitaria, ma anche sull’andamento dell’economia.

“Come era prevedibile – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – il comparto artigiano ha risentito molto della crisi economica derivante dalla pandemia, sia dal punto di vista produttivo, sia da quello occupazionale. Per far ripartire l’economia occorre passare dagli interventi di carattere emergenziale a riforme strutturali, consentendo al sistema produttivo di riprendere a generare ricchezza ed occupazione reali”.

Alla contrazione dell’attività dovuta alla pandemia, si aggiungono i consueti ostacoli derivanti dall’eccesiva pressione fiscale, dal tempo e dal denaro perso a causa della burocrazia, dai perduranti ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.

Il credito continua ad essere un altro punto dolente per le piccole imprese. Infatti l’analisi dei dati sui prestiti in Italia per dimensioni d’impresa evidenzia un miglioramento generalizzato, ma con un persistente ritardo delle imprese di minori dimensioni: a marzo 2020 i prestiti alle piccole imprese restano in territorio negativo, registrando un -1,6% che, pur migliore del -2,2% del dicembre 2019, è in controtendenza rispetto all’aumento dell’1,2% dei prestiti al totale delle imprese, trend che inverte il segno rispetto al -1,8% di tre mesi prima.

Per quanto riguarda le regioni in cui i prestiti alle piccole imprese sono al di sotto dello zero, i cali meno intensi nei primi tre mesi del 2020, ed in miglioramento rispetto ai tre mesi precedenti, sono: Sardegna (-0,4%), Molise e Sicilia (entrambe a -0,7%). Il calo maggiore è quello della Valle d’Aosta (-6,3%); flessioni decise, anche se in miglioramento, si registrano in Veneto (-3,7%), Marche (-3,1%) e Trento (-3,0%). In Piemonte il valore si attesta nel primo trimestre 2020 sul -1,4%, rispetto al -2,9% del trimestre precedente.

Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte gli apprendisti, rispetto ai 30.515 del 2019, si attestano a 13.207 nei primi otto mesi del 2020.

In base alle più recenti risultanze dell’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte, al 31 dicembre 2019 le imprese artigiane piemontesierano 116.425; l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte stima che nel secondo semestre dell’anno 2020 si registrerà una flessione pari a 396 unità produttive scendendo così a 116.029 (la diminuzione più sensibile, in valore assoluto, riguarda la provincia di Torino che si posiziona sulle 59.744 imprese, con una riduzione pari a 229 unità produttive).

Al 31 dicembre 2019 l’occupazionenell’artigianato nella nostra regione si posizionava sui 243.746 occupati, di cui 132.426 autonomi e 111.320 dipendenti (nel 2007 gli addetti, tra titolari e dipendenti, erano 313.533, con una perdita nel periodo considerato di 69.787 occupati, pari al 22,25%).

“Dai dati nazionali pubblicati recentemente dall’ISTAT – osserva Felici – emerge un pesante bilancio dei conti pubblici riguardanti i primi sei mesi del 2020, quattro dei quali segnati dall’emergenza Covid-19. Nel primo semestre dell’anno il PIL si è ridotto dell’11,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita di 94,1 miliardi di euro, pari a 520 milioni al giorno. In relazione al valore aggiunto settoriale la manifattura registra il calo più ampio, con un valore aggiunto diminuito del 18,8% rispetto all’anno precedente. Le costruzioni fanno registrare un calo del 16,3%, mentre per i servizi si riscontra una flessione del -9,8%.

“In uno scenario problematico e segnato da un’emergenza sanitaria ed economica ben lungi dall’essere superate – conclude Felici – per la ripresa del nostro sistema produttivo è indispensabile un utilizzo delle risorse a sostegno dell’economia reale e non solo vincolato a pittoresche variazioni sul “green” e sul “digitale”.

 

 

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