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Condanna ad Appendino, Bussone (Uncem): “Tutta la vicinanza alla sindaca”

Tutta la vicinanza di Uncem alla Sindaca Appendino. Le sentenze di rispettano, ma la condanna per responsabilità indirette sull’organizzazione di un evento da parte di terzi è veramente assurda. Non possiamo pagare per altri, sempre gli Amministratori, sempre i Sindaci.

Non sono ‘scudati’, non hanno l’immunità. Come mi ha scritto stamani un amico Amministratore, cosa sarebbe dovuto succedere in sede giudiziaria per il Sindaco di Nizza Estrosi dopo i fatti della Promenade?!

Eppure, in Italia quanto successo a Chiara segue quanto successo alla Sindaca di Genova Marta Vincenzi, al Sindaco di Livorno, al Sindaco di Civita in occasione di gravi calamità naturali. Loro sono stati accusati e portati nelle aule per il giudizio. Hanno pagato. Sempre di mezzo finiscono i Sindaci, per colpa di norme sbagliate rispetto a responsabilità e impegni amministrativi.

L’abuso d’ufficio è un reato che va totalmente rivisto. E così altri reati. Voglio però evidenziare un aspetto, emerso in queste ore. Quando ci dicono che andando avanti così rimarremo senza Sindaci, e lo dicono i primi cittadini delle grandi città, li vorrei invitare a osservare quanto succede da anni e quanto succederà ancora nei piccoli paesi, dove è già accaduto che non vi siano candidati alle amministrative, oppure vi siano solo una lista.

Ed è avvenuto in centinaia di piccoli Comuni negli ultimi cinque anni. Solo una lista. Oppure ancora vi siano Sindaci, in molti piccoli Comuni, che arrivano proprio a fare i Sindaci in un piccolo Comune di una valle alpina o appenninica pur se residenti a Milano o Novara o Torino appunto. Il Presidente di Uncem Piemonte Colombero li chiama “transumanti”. Viaggiano verso il Comune dove fanno i Sindaci, dal Comune di loro residenza. Molto va corretto, nel testo unico degli Enti locali e non solo. Va fatto anche alla luce di quanto successo a Chiara Appendino che ha l’affetto, la vicinanza e l’abbraccio di Uncem e dei Sindaci dei Comuni montani”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.




Borghi alpini e appenninici del Piemonte, on line la prima mappatura

Sono 4.231 i borghi alpini e appenninici del Piemonte. Li ha censiti l’Uncem, sulla base di dati regionali, e ha inserito le schede realizzate dalle 56 Unioni montane di Comuni del Piemonte nel volume di quasi 600 pagine dal titolo “Borghi alpini e borghi appenninici del Piemonte. Dati_Numeri_Scenari_Sfide”, scaricabile a questo link: https://uncem.it/wp-content/uploads/2020/01/UNCEM-borghi-montagna-Piemonte-gen2020-rid.pdf

Solo nelle Unioni montane del Torinese sono 1845 i borghi alpini, mentre sono 1450 i borghi del Cuneese. Segue la montagna biellese con 573, poi il Verbano Cusio Ossola con 208 e infine l’Appennino astigiano e alessandrino, a quota 155. Altissimi i numeri dell’Unione montana di Comuni del Pinerolese (Val Pellice) con 478 a cui si aggiungono altri 41 borghi alpini nel Pinerolese Pedemontano, confluito nell’Unione che ha come capoluogo Luserna San Giovanni. Record anche per l’Unione montana delle Valli Chisone e Germanasca, con 469 borghi. Seguono la Valle Varaita con 378 e il Biellese Orientale con 252.

Il lavoro di Uncem Piemonte sui borghi è iniziato 15 anni fa. Dal 2008 a oggi, la Regione Piemonte ha investito oltre 45 milioni di euro sulla rivitalizzazione dei borghi alpini. Un percorso che ha fatto strada in Italia. “Una grande nostra sfida – spiegano Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte e Paola Vercellotti, ingegnere, Vicepresidente – dare vita a migliaia di case abbandonate, lasciate cadere, ruderi o poco più.

Avevamo convinto nel 2008 la Regione a investire risorse europee. Ci siamo riusciti e 32 borghi, dopo molto lavoro e burocrazia, tornarono a vivere. Oggi sono gioielli, anche con microimprese nate e che resistono. Altri hanno più seconde case o sono stati trasformati in alberghi diffusi. Un’opera immensa che altre Regioni ci hanno copiato.

E hanno fatto bene”. Uncem ha poi lavorato con la Regione per i bandi del Programma di Sviluppo rurale che nel 2016 hanno permesso la mappatura dei borghi, ora concentrata nel report, e anche sui due altri bandi rivolti ai Comuni (11 milioni di euro di dotazione) per la realizzazione di infrastrutture e il miglioramento degli spazi pubblici e di strutture ed infrastrutture culturali-ricreative nelle borgate.

Il report arricchirà il sito www.borghialpini.it, realizzato da Uncem due anni fa, dove sono schedati tutti i borghi che sono anche identificabili in Piemonte dl cartello stradale con il logo inventato dall’Unione nazionale dei Comuni e degli Enti montani.

 

Nel report Uncem per ogni borgata viene riportato, tra il resto il nome del Comune e della borgata, popolazione, il numero totale degli edifici compresi quelli in ristrutturazione e inutilizzati, il numero di edifici la cui epoca di costruzione è antecedente al 1946, il numero di edifici o manufatti di rilevanza architettonica, artistica, archeologica, storico-documentaria ed etno-antropologica, se vi sono energia elettrica, rete telefonica, raccolta rifiuti, gli interventi realizzabili per migliorare il borgo.
“Perché è utile questo lavoro? Questa è l’unica e prima mappatura scientifica delle borgate – spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, che ha curato i testi del volume sperando di poter estendere il report a tutte le Alpi e agli Appennini – Ci sono moltissimi numeri collegati a ogni borgo.
Questa non è una guida turistica, non è un catalogo di un’agenzia immobiliare, non è uno strumento di programmazione.

È una fotografia dell’esistente, sulla base di dati pubblici e inviati dalle Unioni montane alla Regione Piemonte nel 2016. Può essere uno strumento di lavoro per concentrare l’attenzione istituzionale ed economica sui borghi alpini e appenninici, per attrarre investimenti in un borgo che intero costa la metà di un appartamento in centro a Milano”.

“Alla Regione chiediamo di trovare nuove risorse per la rivitalizzazione dei borghi alpini e appenninici – evidenzia Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte – sul Programma di sviluppo rurale in corso e su quello che partirà nel 2022. Fare impresa e vivere qui, in uno di questi 4.231 borghi censiti, è possibile.

Non certo una passeggiata, ed ecco perché politica e istituzioni devono trovare soluzioni su fiscalità e burocrazia per i borghi, oltre alle risorse economiche da investire per ricostruire gli immobili”. Devono essere borghi green e smart, come ci chiede Bruxelles che ha previsto specifici finanziamenti sugli Smart Villages nel suo Green New Deal.
“Sono i ‘Borghi del futuro’ lanciati dal Governo nel Piano per la Digitalizzazione del Paese, borghi del welfare e spazi per alberghi diffusi, social housing, cooperative di comunità, centri multifunzionali, comunità energetiche e associazioni fondiarie.
Tutti gli edifici devono essere green, a bassissimo impatto energetico, siu può fare anche con il recupero come ci insegnano il progetto Alcotra A2E Alpi Efficienza Energetica e l’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino.
Nei nostri borghi – sottolineano Bussone e Riba – sperimentiamo le migliori soluzioni per rigenerare spazi e comunità, per fare innovazione o, come piace in Piemonte ultimamente, per generare impatto sociale. I 4.231 borghi sono perfetti per questo e per molto altro, per processi di trasformazione dei territori che Uncem con i Comuni vuole intercettare e mettere a terra”.

 




Confermato il patto per l’innovazione nell’agricoltura

Con Uncem, Agrion ha condiviso alcuni progetti che abbiamo e che possiamo mettere a sistema – spiega il Presidente Agrion, Giacomo Ballari – Pensiamo a iniziative sul tema dello sviluppo dell agricoltura di montagna, attraverso una rete di soggetti che insieme possano fornire una serie di strumenti e supporti in grado di sostenere lo sviluppo e la competitività dell’economia delle aree interne e di montagna attraverso l’innovazione, la ricerca applicata  e la sperimentazione in campo.

Un valido e importante supporto per  lavorare al fianco dei Comuni montani, delle loro Unioni e di tuti i soggetti che intendono investire nello sviluppo di queste aree fornendo buone prassi e progetti utili per rinnovare e rafforzare le filiere tradizionali ed eventualmente valorizzarne di nuove. Stiamo definendo alcune progettualità da presentare alla Regione. Il tema del digitale, della condivisione di dati e contenuti può essere un aspetto facilitante per offrire supporti ai Comuni delle aree montane.

Si conferma e si rafforza il patto tra Agrion e Uncem. Ricerca, innovazione, coinvolgimento degli Enti locali sono i pilastri del lavoro insieeme. L’accordo di collaborazione era stato sancito un anno fa in un protocollo d’intesa firmato dal Centro con sede a Manta e l’Associazione di Comuni.

“Con Agrion abbiamo fatto riflessioni rispetto alla PAC e al PSR – aggiunge il Presidente Nazionale Uncem, Marco Bussone – I Comuni montani hanno sempre più bisogno di supporto e di iniziative innovative che possano aiutare a invertire la tendenza di spopolamento e abbandono di alcuni territori. Il tema delle piattaforme e di progetti e sperimentazioni per rilanciare l’agricoltura di montagna possono essere contenuti utili, anche per le giovani generazioni. Con Agrion lavoriamo a un documento comune da sottoporre alla Regione per poter condividere le linee guida e le priorità che vorremmo seguire da qui ai prossimi mesi in questo contesto”