1

Incontro tra i presidenti di FinPiemonte e Confindustria Piemonte

Il presidente di Finpiemonte, Michele Vietti, e il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, si sono incontrati stamane per approfondire le prospettive di collaborazione a sostegno dello sviluppo economico del Piemonte e delle sue imprese.

Attività che dovranno passare anche dall’utilizzo delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturali 2021-2027. Anche tenendo conto di queste priorità, si è deciso di mettere mano in tempi brevi al rinnovo dell’accordo di collaborazione tra i due enti, con l’obiettivo di aumentare l’attrattività del territorio sviluppando, tra gli altri, gli spunti del piano industriale condiviso tra Regione Piemonte e Confindustria Piemonte. Presenti all’incontro anche i direttori generali di Finpiemonte e Confindustria Piemonte, Mariateresa Buttigliengo e Paolo Balistreri.

 




Confindustria e Regione Piemonte insieme nell’orientamento scuola-lavoro

Confindustria Piemonte ha condiviso con la Regione Piemonte il position paper “Prepararsi al futuro: orientamento scuola-lavoro e inclusione dei giovani al lavoro, life long learning” realizzato con le otto associazioni territoriali regionali di Confindustria.

Il documento propone misure e azioni per favorire l’evoluzione del contesto scolastico-formativo nell’arco della programmazione europea 2021-2027.

Particolare attenzione viene dedicata all’ingresso e alla permanenza nel mondo del lavoro, promuovendo la capacità di imparare ad apprendere in una logica di lifelong learning. L’auspicio è facilitare la gestione delle attività di formazione, orientamento e servizi al lavoro da parte degli operatori accreditati, insieme all’accesso da parte delle aziende e dei singoli cittadini. Questo anche tramite semplificazione e snellimento burocratici.

Una velocizzazione del processo, ancora più urgente dopo l’emergenza Covid-19 e in relazione ai cambiamenti sociali ed economici legati al web, alle nuove tecnologie 4.0 e alla crescente attenzione ai temi dell’economia circolare. Scuola e Formazione devono recuperare centralità, solo così si potranno ridurre i preoccupanti tassi di disoccupazione giovanile e il numero crescente di Neet in Italia, per ridurre l’attuale carenza di figure tecniche richieste dalle imprese.

L’Orientamento scuola-lavoro

Sono 120.000 gli studenti che ogni anno in Piemonte concludono la scuola secondaria di primo grado e più ai 200.000 quelli che terminano il secondo ciclo di istruzione. A loro, alle famiglie e ai docenti è necessario fornire un’azione strutturata di orientamento al lavoro, affinché siano più consapevoli nelle scelte scolastico-formative. L’orientamento dovrà quindi generare una percezione completa che incroci gli interessi ed attitudini degli studenti, fornendo ai docenti strumenti per costruire percorsi di valutazione correlabili al mondo del lavoro. Ciò dovrà avvenire tramite un piano di orientamento che delinei percorsi strutturati per definire quali e quante sono le figure più richieste dal mercato del lavoro.

La Scuola e il ruolo dei Docenti

La scuola post-pandemia, guardando all’evoluzione tecnologica e organizzativa, dovrà l’elaborare un modello formativo basato su una didattica collaborativa, che integri gli assi culturali con quelli tecnico-professionalizzanti. Un approccio duale necessario che integri conoscenza ed esperienza, generando le competenze richieste dal nuovo mercato del lavoro. Ciò darà vita a un dialogo più fluido che è obbligato per ogni attore del sistema educativo ed economico.

ITS e Lauree Professionalizzanti

Gli ITS formano tecnici e professionisti divenuti introvabili ma sempre più richiesti dalle imprese, perché indispensabili per ogni strategia. In Piemonte gli ITS hanno altissimi livelli di performance. In un decennio, infatti, si è dato vita a un progressivo incremento sia del numero di Fondazioni ITS (da 3 a 7) sia del numero dei percorsi (dai 4 iniziali agli attuali 35) con un numero totale di allievi coinvolti che è passato dai 120 allievi (nell’anno 2011) ai circa 1600 allievi attuali, compresi gli iscritti ai corsi appena approvati, e gli allievi iscritti nell’anno 2020 e al secondo anno. Il sistema confindustriale piemontese è presente in 5 ITS dei 7 piemontesi.

Affinché questa progressione continui, gli Its devono avere garantita una stabilità nei finanziamenti nel medio/lungo periodo per consentire strategie di sviluppo e consolidare le strutture. E’ altrettanto importante conservare la misurazione della loro efficacia per garantire che la flessibilità didattica non sia disgiunta dal conseguimento di risultati occupazionali. Lo snellimento della governance, pur con la garanzia dei controlli, rappresenta un altro importante tassello per la crescita, accanto alla infrastrutturazione di proprie sedi autonome dotate di laboratori e tecnologie all’avanguardia.

È necessario favorire, in coerenza con il disegno di legge in discussione in questi giorni, la possibilità che per gli Its di un’offerta formativa integrata di un 3° anno per permettere l’acquisizione di un titolo di studio del tutto analogo a quello Universitario tradizionale, in parallelo sono auspicati accordi con le Università per il completamento del riconoscimento dei crediti con il sistema delle lauree professionalizzanti.

La formazione in ingresso e degli occupati: le Academy

L’Academy risponde al fabbisogno formativo di una impresa, di un gruppo di imprese o di un territorio (filiera distrettuale) ed è un punto di accesso qualificato al mercato del lavoro, in grado di sviluppare nuove competenze coerenti con i fabbisogni delle imprese e valorizzare le competenze presenti in azienda. Sono circa 50.000 le persone che ogni anno partecipano in Piemonte a percorsi formativi. Circa la metà frequenta percorsi di formazione al lavoro (formazione iniziale e superiore), un quarto frequenta percorsi di formazione continua o in apprendistato, la restante parte segue percorsi di formazione permanente

Alcune imprese hanno investito ed attivato propri sistemi di Academy aziendali, le altre ritengono strategica la realizzazione di nuove Academy per far fronte alla crescente difficoltà di reperimento di personale tecnico qualificato. L’obiettivo è accelerare l’adeguamento delle competenze e facilitare l’applicazione di nuove tecnologie, anche attraverso metodologie formative innovative, quali micro-learning o sessioni formative in modalità in streaming/e-learning.

“Iniziamo a vedere i frutti di due anni confronto. Adesso si parte. In questo documento c’è una visione a 360 gradi e c’è la volontà di tradurla in strumenti funzionali. La collaborazione con Confindustria Piemonte è stata ed è fondamentale, nell’ambito di una politica che ascolta le reali necessità di un territorio con l’obiettivo di trasformarli in strumenti concreti. Sull’orientamento professionale abbiamo stanziato sette milioni di euro, non solo per il momento della scelta del nuovo ciclo scolastico, ma per garantire un accompagnamento lungo tutto l’anno scolastico e anche dopo, per indirizzare e aiutare i giovani. Bisogna stare però attenti a rendere ben chiari, le richieste e gli sbocchi reali. Abbiamo lavorato a snellire le procedure, con sportelli aperti sempre in grado di accogliere in modo non rigidi le esigenze dei lavoratori. L’obiettivo è continuare a lavorare insieme per mettere a terra le politiche” commenta l’Assessore all’Istruzione, Lavoro e Formazione professionale, Diritto allo Studio universitario, Elena Chiorino.

Osserva Ermanno Rondi, delegato al Capitale Umano, del presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay: “Appare evidente come la carenza di tecnici di cui lamentano le imprese da lungo tempo, sia legata a problemi strutturali e culturali del Paese. Sono convinto che una prima ed efficace risposta a questa criticità possa arrivare dall’impegno della Regione Piemonte per la costituzione delle Academy, per le quali è previsto a breve il primo bando sperimentale sui settori Automotive e Tessile. Non può inoltre che essere condiviso lo sforzo finanziario del PNRR di incentivare la crescita dei corsi ITS, uno strumento particolarmente efficace ed apprezzato dalle imprese, che garantisce ottimi risultati occupazionali, grazie alla coerenza tra il percorso formativo e lo sbocco occupazionale. Strategico il tema orientamento da impostare su un nuovo approccio verso giovani e famiglie, basato su tre cardini: consapevolezza delle proprie attitudini, esigenze occupazionali prospettiche dei vari ambiti ed infine i percorsi formativi più attinenti”.

 




Confindustria Piemonte: Le previsioni delle imprese piemontesi per il terzo trimestre 2021

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a giugno da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, conferma e rafforza i segnali di miglioramento già delineati a marzo. La ripresa sta acquistando velocità, coinvolgendo anche settori, territori e tipologie dimensionali che nei mesi scorsi avevano manifestato maggiore incertezza.

Tutti gli indicatori registrano un buon progresso, rispetto a marzo, sia nel manifatturiero che nel terziario. Le 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, una crescita di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordinativi migliorano di oltre 10 punti percentuali, dopo i 17-18 punti guadagnati a marzo. Molto significativa l’accelerazione dell’export, dopo un lungo periodo di difficoltà. Diminuisce considerevolmente il ricorso alla CIG (che sta ritornando su livelli fisiologici); aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi. In ulteriore salita il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo. Si rafforzano notevolmente anche le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se gli indicatori rimangono meno positivi rispetto alle grandi imprese.

Nel manifatturiero, il 30,5% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 12,7% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +17,8 punti percentuali) migliora di 9,2 punti rispetto a marzo. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 32,6% si attende un aumento, il 14,1% una riduzione. In forte accelerazione l’export: il saldo sale a +11 punti dagli zero punti di marzo. Sale di oltre tre punti il tasso di utilizzo degli impianti (74,9%), vicino al pieno utilizzo. Si rafforzano gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di quasi 4 punti, riportandosi sui livelli del 2018 (30,1%). Cala di oltre 10 punti il ricorso alla CIG (17,3%), che ritorna quasi ai valori pre crisi.
Le attese migliorano in tutti i settori. Spicca l’ottima performance della metalmeccanica: l’indicatore relativo alla produzione sfiora i 30 punti percentuali, rafforzandosi ulteriormente rispetto a marzo. In particolare, le attese si consolidano nei comparti dei prodotti in metallo e della meccatronica.

Bene alimentare e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). In recupero il tessile-abbigliamento: il saldo ottimisti-pessimisti ritorna in zona espansiva dopo 12 trimestri. Migliorano anche le attese delle imprese chimiche e della gomma-plastica. Si consolidano le aspettative di edilizia e indotto (impiantisti ecc.).
A livello territoriale, le previsioni si rafforzano in tutte le aree. Il miglioramento degli indicatori è particolarmente marcato a Cuneo (+16 punti rispetto a marzo), Asti (+15 punti), Alessandria (+13 punti), Novara (+12 punti). Bene anche Vercelli e Verbania. A Torino le attese si mantengono positive ma con indicatori più prudenti rispetto alla media regionale. Un caso a parte è Biella: sulla spinta del comparto della moda i saldi ottimisti-pessimisti ritornano al di sopra del livello di equilibrio tra espansione e contrazione dell’attività dopo oltre tre anni.

Nei servizi il miglioramento del clima di fiducia è ancora più sensibile. L’indicatore relativo ai livelli di attività guadagna 18 punti rispetto alla rilevazione di marzo. Il 28,9% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, solo il 7,0% una riduzione. Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi. Accelerano gli investimenti: il 23,6% delle imprese ha in programma investimenti rilevanti. Diminuisce in misura marcata il ricorso alla CIG: (12,4% dal 20,1% di marzo. Significativa la forte riduzione della quota di imprese che segnalano ritardi nei pagamenti (24,1% dal 32,8% di marzo). A registrare un miglioramento più marcato delle aspettative sono i comparti del commercio, dell’ICT e dei servizi alle imprese; buoni progressi per i servizi alle persone, più incerto il settore della logistica.

Commenti sulle previsioni del terzo trimestre 2021
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino: «La nostra indagine conferma che anche a livello locale, finalmente, possiamo iniziare a costruire la ripresa. Superata l’emergenza, ora è il momento di dare a questa fase espansiva delle basi solide che la rendano sostenibile anche nel medio e lungo periodo. Questa crisi ci ha insegnato a collaborare: lavoratori, imprese e istituzioni, per mantenere la coesione sociale e territoriale messa a rischio dalla natura fortemente asimmetrica della recessione. Le cicatrici lasciate dalla crisi restano tuttavia profonde: per ricostruire occorre indirizzare le energie del Paese e del nostro territorio verso la crescita e l’attrattività del nostro sistema produttivo, puntando su quei grandi progetti che stanno definendosi in Piemonte: penso ad esempio al nuovo Centro nazionale per la mobilità sostenibile, alla Città dell’aerospazio, e alla Città della salute».

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine ci permette di guardare con fiducia ai prossimi mesi. Insieme alla chiara volontà del tessuto industriale piemontese, i driver della ripresa sono soprattutto quattro: il contenimento della pandemia attraverso la campagna vaccinale, la ripresa globale, l’intenzione delle imprese di investire e l’avvio del PNRR con l’arrivo della prima tranche di aiuti già prima dell’estate, senza dimenticare la programmazione regionale 2021-2027. L’Europa è uscita rafforzata dalla crisi: non era scontato che venisse approvato un programma di spesa ambizioso e sfidante. È stata una conferma del fatto che solo attraverso una maggiore integrazione i paesi europei potranno giocare da protagonisti sulla scena mondiale. Oggi abbiamo gli strumenti per trasformare la ripartenza in ripresa».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero
Per le circa 840 aziende del campione, si rafforza l’ottimismo per il prossimo futuro. Le previsioni per il III trimestre 2021 su produzione, ordini, export e occupazione, già positive a marzo, registrano un deciso miglioramento. Frena il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 17% delle imprese.

In particolare, il saldo sulla produzione totale passa da +8,6% a +17,8% e quello sugli ordinativi totali da +7,2% a +18,5%. Le attese sull’export passano da +0,1% a +11,1%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da +5,8% a +12,4%.
Pur in un contesto di ripresa, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, presentano saldi positivi tra ottimisti e pessimisti, ma quelle che non commerciano con l’estero faticano comunque un po’ di più. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +10,0%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +18,3%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è +16,3%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è +32,2%.
Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +26,6% (era +20,5% a marzo) e +13,2% (era +2,5%).

Si attenua considerevolmente il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 17,3% delle aziende (dal 28,1% della scorsa rilevazione, a marzo).
Il 30,1% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 26,3% a marzo). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 71,1% al 74,9%.

Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (16,2%). Aumentano invece quelle con visibilità 1-3 mesi (4,8%), quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (20,1%) e oltre i 6 mesi (13,9%).
Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 81 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 88 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala ulteriormente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (21,4%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un marcato miglioramento, con un saldo tra ottimisti e pessimisti di oltre 5 punti in più rispetto a dicembre (+27,7%); recuperano, in particolare, prodotti in metallo (+36,5%), macchinari e apparecchi (+18,6%), industria elettrica (+11,5%) e metallurgia (+30,3%). Si assesta l’automotive, pur restando in territorio positivo (+4,3%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento di alimentare (+19,8%), gomma-plastica e chimica (rispettivamente +11,1% e +10,0%) edilizia (+14,7%) e impiantisti (+18,8%). Bene anche manifatture varie (+20,5%), cartario-grafico (8,1%), legno (+13,3%). Sembra riprendersi, dopo 10 trimestri, il tessile-abbigliamento, che registra un saldo ottimisti-pessimisti del 7,6%.

A livello territoriale gli indicatori restano positivi in tutte le aree; la performance migliore si registra a Cuneo, Asti, Alessandria e Novara (con saldi, rispettivamente, del 24,1%, 25,0%, 15,8% e 29,9%). Bene anche Vercelli e Verbania (rispettivamente 13,0% e 30,0%). A Torino le attese restano prudenti (10,7%), mentre a Biella il clima di fiducia torna positivo (6,6%), dopo un lungo periodo di incertezza.

 

Comparto dei servizi
Per le 356 aziende del campione si registrano indicatori in consolidamento, dopo la già buona performance di marzo.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da +4,2% a +21,9%. Quello sugli ordini totali passa da +2,6% a +19,4%. Migliora il saldo sull’occupazione da +5,2% a +17,1%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 19,4%, a 23,6%.
Cresce ulteriormente il tasso di utilizzo delle risorse (80%), cala di oltre 7 punti il ricorso alla CIG (12,4%).

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 13,0% le aziende con ordini per meno di un mese, il 34,1% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 21,5% per 3-6 mesi, mentre il 31,4% ha visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 66 giorni: il ritardo sale a 90 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo di oltre 8 punti le imprese che segnalano ritardi negli incassi (24,1%).
A livello settoriale, con la riapertura dopo il lungo lockdown, riparte il settore del commercio e turismo (il saldo passa da -15,6% di marzo a +30,2%); buon andamento per servizi alle imprese e ICT (rispettivamente +33,3% e 23,9%), utility (+13,6%) e gli altri servizi (+13,6%). Ancora prudente il comparto della logistica (+6,6%).

 




Le imprese piemontesi guardano all’Est Europa, aperte le iscrizioni al webinar

Un incontro online – mercoledì 30 giugno alle ore 10 – per fornire indicazioni sulle reali opportunità di partnership e di collaborazione per le aziende italiane negli undici Paesi di cui fa parte la rete di Confindustria Est Europa e presentare gli strumenti a supporto delle imprese gestiti dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) e il sistema di sostegno finanziario di UniCredit nell’area.

Il webinar dal titolo Sostegni operativi per le imprese nei Paesi dell’Est Europa è organizzato da Confindustria Novara Vercelli ValsesiaConfindustria PiemonteConfindustria Est EuropaBanca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo in collaborazione con UniCredit.

Dopo il saluto di Alessandro Battaglia, presidente della Commissione Internazionalizzazione di Confindustria Piemonte, Maria Luisa Meroni, presidente di Confindustria Est Europa illustrerà le opportunità di business nei Paesi aderenti alla Federazione e il ruolo delle rappresentanze internazionali di Confindustria. Massimo Carnelos, direttore esecutivo aggiunto per l’Italia della BERS, parlerà del ruolo della Banca, mentre la presenza di Unicredit a supporto delle imprese nel processo di espansione del loro business in Est Europa verrà trattato da Alessandro Paoli, responsabile UniCredit International Center Italy. Concluderà l’incontro, prima della sessione di domande e risposte con i partecipanti, la testimonianza di Fabiano Coccato, amministratore delegato della Coccato & Mezzetti srl, aderente a Cnvv, sul tema “Avviare un business in Est Europa”.​

 

Registrazione a questo link

 

 

 

 




I presidenti di Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte esprimono contrarietà alla proroga del blocco dei licenziamenti

La norma proposta dal ministro del Lavoro Orlando al decreto Sostegni-bis che proroga il blocco dei licenziamenti, oltre a non essere in alcun modo condivisa con le parti Sociali – diversamente da quanto confermato dal Parlamento in sede di conversione del decreto Sostegni 1 – non fa che prolungare ulteriormente l’incertezza delle imprese in un momento in cui invece servirebbe grande chiarezza.

La norma pone anche alcune criticità tecniche perché va a toccare anche quei datori di lavoro che finora non hanno fruito della cassa integrazione, ma che avrebbero necessità di farlo oggi per potersi riorganizzare per ripartire. Ma è soprattutto la scarsa affidabilità nelle regole che erano state condivise a creare disorientamento, posto che un accordo sulle misure emergenziali già si era trovato, con l’avvallo dello stesso premier Draghi.

Rinnovare il blocco dei licenziamenti significa rimandare l’attuazione delle indispensabili riforme degli ammortizzatori e delle politiche attive per il cambiamento e l’accrescimento delle competenze che il nostro Paese necessita. Per noi resta fondamentale il dialogo tra governo e categorie economiche che sono in grado di leggere i mutamenti e di traguardare il futuro. Nelle nostre regioni la ripartenza è già in atto e il tema è più quello delle politiche formative piuttosto che dei licenziamenti. Se i governi avessero investito di più in formazione e occupabilità, avremmo sicuramente reso più competitive le imprese che adesso non trovano quei profili professionali che servono per rispondere alle sfide della trasformazione tecnologica.

Per questo ci appelliamo a Draghi per la sua competenza, affidabilità e coerenza affinché trovi una soluzione nell’interesse di tutti gli italiani, per una vera ripresa economica e sociale.»

 




Due piemontesi per la piccola industria nel consiglio generale di Confindustria

Gabriella Marchioni Bocca e Nicolò Zumaglini, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, sono stati nominati oggirappresentanti di Piccola Industria nazionale nel Consiglio Generale di Confindustria per il biennio 2021-2023.

«Ringrazio sia il mio Comitato Regionale di Piccola Industria che il Consiglio Centrale PI di Confindustria per la mia recente nomina a loro rappresentante – ha dichiarato Gabriella Marchioni Bocca – In questo periodo così complesso per il nostro tessuto manifatturiero è fondamentale che tutte le categorie economiche si concentrino sul raggiungimento di obiettivi comuni. Sono certa che i delegati del Consiglio Generale sapranno elaborare le giuste azioni strategiche di medio e lungo periodo e ricreare le condizioni favorevoli alla ripresa del Paese, duramente colpito dagli effetti della pandemia.»

«La “Piccola” ce l’ho nel cuore da sempre, mi ha accompagnato nel mio impegno all’interno di Unione Industriale Biellese e del sistema confindustriale e, oggi più che mai, sono contento e fiero di poterla rappresentare nel Consiglio Generale di Confindustria – ha commentato Nicolò Zumaglini, Vice presidente Piccola Industria di Confindustria Piemonte – Sono infatti convinto che la voce dei territori, e delle piccole e medie imprese che costituiscono la maggior parte del nostro tessuto manifatturiero, sia preziosa per il confronto all’interno di Confindustria. In un momento complesso come quello che stiamo attraversando, infatti, è fondamentale rendere ancora più incisiva l’azione di rappresentanza che mette al centro le istanze delle imprese per la ripresa del Paese”.

 

Gabriella Marchioni Bocca, 56 anni, Presidente Piccola Industria di Confindustria Piemonte, è Amministratore Delegato della Lamebo S.r.l., con sede a Leinì (TO), azienda metalmeccanica, maggior produttrice italiana di lame a spaccare per concerie, calzaturifici, pellicceria e lavorazione di materiali espansi, sintetici e sugherifici.

 

 

 

Nicolò Zumaglini

Biellese, Nicolò Zumaglini parteciperà anche al Consiglio Centrale della Piccola Industria nazionale. È vice presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Piemonte ed è il rappresentante della Piccola Industria nel Consiglio Generale dell’Unione Industriale Biellese. Riveste anche la carica di presidente di Crab Medicina e Ambiente, società facente capo all’Unione Industriale Biellese che eroga servizi organizzati ed integrati in ambito di sicurezza dei luoghi di lavoro ed impatto ambientale esterno. Dal 2016 al 2020 è stato vice presidente Uib con delega alle Relazioni Industriali, Welfare e Sicurezza. È stato alla presidenza della Piccola Industria Uib dal 2010 al 2016.

 




Confindustria Piemonte: Estero e internazionalizzazione. Strumenti, opportunità e prospettive per il post covid in Cina

L’internazionalizzazione come leva per la ripresa delle PMI, dopo l’imprevedibile crisi economica e sociale generata dall’emergenza Covid-19, e un focus sulle opportunità del mercato cinese: questi i temi del webinar che si è svolto oggi, organizzato da Intesa Sanpaolo e Confindustria Piemonte, con l’obiettivo comune di presentare gli strumenti a supporto della crescita competitiva delle imprese del nord ovest, mettendole nelle condizioni di cogliere ogni occasione di agganciare la ripresa.

L’iniziativa rientra nella seconda edizione di Smart International Tour, progetto che prevede un ciclo di webinar rivolti alle imprese clienti della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo – guidata da Stefano Barrese – per sostenerle nella crescita internazionale grazie al network del Gruppo in tutto il mondo. Gli appuntamenti si focalizzano su 7 aree di interesse per le PMI che vogliono crescere nei mercati esteri di Brasile, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Spagna, Emirati Arabi Uniti e Romania.

Tali Paesi saranno oggetto di numerosi incontri, che coinvolgeranno tutte le 12 direzioni regionali della Banca dei Territori, le strutture della rete internazionale della Divisione IMI Corporate & Investment Banking – guidata da Mauro Micillo – tra cui le filiali HUB di Londra, New York e Dubai, le filiali di Francoforte, Madrid, Abu Dhabi e Intesa Sanpaolo Brasil SA, Intesa Sanpaolo Bank Romania, banca che rientra nel perimetro della Divisione International Subsidiary Banks – guidata da Marco Elio Rottigni – oltre agli esperti di Monitor Deloitte.

L’incontro di oggi è stato aperto da Alessandro Battaglia, Presidente Commissione Internazionalizzazione e Attrazione Investimenti di Confindustria Piemonte. Per Intesa Sanpaolo sono intervenuti Stefano Cappellari, Direttore Commerciale Imprese Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna, Riccardo Chiapello, Direttore Commerciale Imprese Piemonte Sud e Liguria, Christian Neri, Specialista Internazionalizzazione, e, in collegamento da Shanghai, Huang Yu, General Manager della filiale operativa nella megalopoli cinese, principale centro economico, commerciale e finanziario del Paese. In chiusura Marco Menno di Bucchianico, Responsabile Origination e Business Development Exetra SpA, la società di trading commerciale del Gruppo Intesa Sanpaolo creata per promuovere il “made in Italy” sui mercati esteri e accelerare il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane.

Seppure in uno scenario internazionale ancora complicato da elevate incertezze e instabilità, la Cina ha ripreso a correre: nel primo trimestre dell’anno ha messo a segno un rimbalzo positivo del Pil del 18,3% rispetto ai primi tre mesi del 2020, la crescita più elevata mai registrata nel Paese in 30 anni. Nel 2020 è stata l’unica grande economia a evitare la contrazione, registrando un incremento del Pil del 2,3%, e nel 2021 è vista in crescita dell’8,4%, secondo le ultime proiezioni del Fondo Monetario Internazionale.
Nel 2020 le esportazioni italiane verso la Cina sono state pari a 12,9 miliardi di euro e hanno dimostrato una maggiore resilienza rispetto alle esportazioni complessive (-0,6% vs. -9,7%), con livelli raddoppiati rispetto al 2008 (6,4 mld. di euro).

Il Piemonte è la terza regione italiana per export verso la Cina (1,46 miliardi di euro, preceduto da Lombardia ed Emilia-Romagna e seguito da Toscana e Veneto), con un peso sull’export totale regionale del 3,6% (particolarmente elevato se consideriamo che solo per Liguria e Lombardia la Cina ha un peso maggiore sul totale dell’export regionale).

Il saldo commerciale degli scambi tra Piemonte e Cina è storicamente negativo (nel 2020 per 830 milioni di euro): le importazioni riguardano principalmente Meccanica, Elettronica, Metallurgia, Elettrotecnica, Tessile/ Abbigliamento, Prodotti in metallo, Chimica e Automotive. Il punto di massimo è stato raggiunto nel 2019 (2,48 miliardi di euro), mentre nel 2020 si è registrato un calo del 7,8% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni interessano gli stessi settori: Meccanica, Automotive, Chimica e Tessile/Abbigliamento si collocano ai primi posti per valore dell’export. Automotive, Articoli in pelle, Bevande, Abbigliamento e Life Science si sono rafforzati molto nell’ultimo decennio.

L’export piemontese verso la Cina ha toccato il massimo nel 2017 (2,3 miliardi di euro); dopo il calo del biennio 2018-2019, nel 2020 si è registrato un lieve aumento (+0,4%), grazie ad alcuni settori, come Chimica, Abbigliamento e Metallurgia che sono riusciti a incrementare le esportazioni rispetto al 2019 di oltre il 50%, mostrando un’ottima resilienza nonostante la congiuntura (fonte: elaborazione Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo su dati Istat).

Il Gruppo Intesa Sanpaolo per l’internazionalizzazione delle PMI
Il supporto alle imprese per il rilancio delle attività economiche in mercati esteri è uno dei pilastri di “Motore Italia”, il programma di iniziative e finanziamenti recentemente avviato da Intesa Sanpaolo, che mette a disposizione nel Nord Ovest un plafond di 5,3 miliardi di euro di nuovo credito per liquidità e investimenti nella transizione sostenibile e digitale.
Attraverso la propria rete estera presente in circa 40 Paesi, costituita da filiali, uffici di rappresentanza e banche controllate, Intesa Sanpaolo garantisce il supporto necessario alle piccole e medie imprese, affiancandole in percorsi di crescita per consentire lo sviluppo dell’operatività anche in nuovi mercati.

La presenza del Gruppo nell’area dei Paesi dell’Asia Pacifica (“APAC”) è strategica, con 7 filiali e 11 uffici di rappresentanza. Dall’hub di Hong Kong si sviluppano le strategie di crescita della Banca in questo vasto territorio. La filiale di Shanghai, in particolare, è operativa dal 1997 con licenza piena per operare sul territorio della Repubblica Popolare Cinese, senza limitazione geografica. Nel 2002, Intesa Sanpaolo è stata la prima banca italiana a ottenere la licenza ad operare in RMB.

In Cina, Intesa Sanpaolo supporta lo sviluppo del business e dei piani di crescita dei clienti corporate italiani/europei, con un Italian Desk attrezzato con professionisti multilingue; lo sviluppo del business tanto sul mercato cinese che su quello italiano/europeo delle multinazionali, che si avvantaggiano dell’esperienza ventennale nell’assistere aziende italiane e multinazionali in vari settori, per investimenti in Cina e cross-border; e intrattiene relazioni con le istituzioni finanziarie sia locali che estere al fine di consolidare un network strategico.

Alle imprese offre un’ampia gamma di prodotti: finanziamenti (RMB & valute estere, finanziamenti a breve per working capital, finanziamenti a m/l per investimenti in CAPEX, Syndicated/club loan); trade finance (crediti documentari, emissione garanzie commerciali e finanziarie, import-export financing); gestione conti correnti (gestione conto capitale e conti settlement per pagamenti e incassi); raccolta (a termine, in RMB e in valute estere).

La sinergia della rete estera con quella italiana è assicurata dal team degli Specialisti Internazionalizzazione, che operano sul territorio nazionale in stretta relazione con i Gestori Imprese e con i colleghi delle filiali e banche estere del Gruppo, ottimizzando il processo istruttorio e deliberativo per l’accesso a servizi e finanziamenti all’estero, anche in forza di una “credit history” rappresentata dalla casamadre in Italia. Fondamentale anche il supporto consulenziale, con una serie di servizi di business strategy: dall’assistenza alla clientela nelle fasi di ingresso e sviluppo di nuovi mercati, alla ricerca di partner qualificati, al contatto con organismi istituzionali per supportare la crescita internazionale della clientela imprese e il recupero dei crediti all’estero.

Per consentire alle imprese italiane di essere più competitive nelle esportazioni, dalla fine del 2019 è operativa Exetra, società di trading commerciale specializzata nell’acquisto e nella vendita di prodotti italiani sui mercati esteri. Grazie ad Exetra è possibile offrire dilazioni di pagamento ai compratori, ampliare e diversificare i propri mercati di sbocco ed affidare alla società anche la gestione delle pratiche di spedizione e doganali: un modello di servizio chiavi in mano che rende facili e sicure le vendite all’estero.

Partecipata all’85% dal Gruppo Intesa Sanpaolo e per la restante quota da SCB Market Traders Srl, Exetra ha tra i propri obiettivi anche quello di supportare le relazioni commerciali tra produttori di beni e potenziali acquirenti, sviluppando azioni di marketing mirate a facilitare l’incontro di società straniere interessate ad acquistare beni di produttori italiani e viceversa. Exetra e il gruppo Intesa Sanpaolo hanno in essere un accordo di collaborazione con SUMEC, uno dei più importanti importatori di macchinari in Cina.
***
«Riteniamo fondamentale – commenta Alessandro Battaglia, Presidente della Commissione Internazionalizzazione e Attrazione Investimenti di Confindustria Piemonte – profondere il massimo sforzo per favorire l’internazionalizzazione delle nostre imprese: esportare i nostri prodotti e competere su mercati esteri è una opportunità oggi particolarmente interessante perché le economie di alcuni paesi, della Cina in primo luogo, hanno sofferto meno la pandemia mondiale e oggi evidenziano un tasso crescita impressionante: entrare o consolidare la propria presenza in questi mercati può rappresentare per le imprese italiane e piemontesi un fattore chiave per affrontare questo momento storico di grande incertezza. È forte la domanda cinese di prodotti realizzati nei settori della meccanica, della chimica e dell’elettronica e proprio in questi settori vi sono numerose eccellenze dell’industria piemontese che, siamo sicuri, sapranno cogliere questa opportunità.»

Huang Yu, General Manager filiale Shanghai Intesa Sanpaolo, dichiara: «Fare business in Cina rappresenta per le nostre imprese un’opportunità straordinaria: il bacino di utenza per l’import-export è enorme, i nostri prodotti godono di un’ottima reputazione e il “made in Italy” è da sempre considerato sinonimo di qualità da parte dei consumatori cinesi. La presenza di una filiale Intesa Sanpaolo a Shanghai è cruciale per massimizzare le connessioni tra Italia e Cina e rendere accessibile un mercato dalle potenzialità sconfinate. La conoscenza approfondita della cultura cinese e delle peculiari regole di accesso al mercato ci consente di mettere a disposizione degli imprenditori tutti i servizi utili e un patrimonio informativo completo per supportarli nello sviluppo del business in Cina.»

 

 

 

 

 

 

 




Confindustria Piemonte e Unione industriale di Torino: La Tav deve accelerare

La TAV non è un tema che riguarda solo Torino e il Piemonte, ma una questione di rilevanza nazionale ed europea. Le notizie relative ai nuovi scontri sul cantiere di San Didero che hanno trovato eco oltre la cronaca locale dimostrano quanto sia importante non abbassare la guardia, perché quanto sta succedendo è inaccettabile.

Anche se ora il Paese è impegnato a superare la pandemia, è fondamentale mantenere alta l’attenzione delle istituzioni su un’opera che, dopo anni di crisi, ha un ruolo chiave nella ripresa e nel processo di sviluppo, grazie alle sue ricadute economiche e occupazionali».

Così i Presidenti di Confindustria Piemonte Marco Gay e dell’Unione Industriale di Torino Giorgio Marsiaj tornano a ribadire la rilevanza dell’opera e condannano nuovamente ogni forma di protesta violenta.




Le previsioni delle imprese piemontesi per il primo trimestre 2021

Il 2020 è stato un anno particolare da tutti i punti di vista, caratterizzato da una crisi di profondità e natura assolutamente eccezionali.

Il PIL piemontese diminuirà quest’anno di oltre il 10%: una caduta leggermente superiore a quella stimata a livello nazionale. In forte flessione investimenti e consumi delle famiglie, in crisi l’export data la portata globale della recessione. La prevista ripresa 2021, pur robusta, sarà comunque insufficiente a ritornare sui livelli pre-crisi: ci vorranno ancora almeno due anni.

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a dicembre da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino conferma il clima di grande incertezza e cautela in cui operano le nostre imprese.

Nel complesso gli indicatori non si discostano in misura apprezzabile da quelli di settembre; a fronte di saldi ottimisti-pessimisti praticamente immutati, oltre la metà delle imprese non segnala variazioni rispetto al trimestre in corso. D’altra parte, si registra un sensibile scostamento tra manifattura e servizi: nel primo caso gli indicatori sono allineati o lievemente più favorevoli rispetto a settembre; nei servizi, invece, il clima di fiducia peggiora in modo piuttosto marcato, soprattutto a Torino.

Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, condizioni di mercato ancora problematiche e incerte. Nel complesso gli indicatori aggregati non si discostano da quelli rilevati a settembre: produzione e ordini restano in calo, mentre qualche miglioramento è riferibile a CIG (in lieve calo) e investimenti (in aumento di 4 punti percentuali).

Nel comparto manifatturiero, il 15,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 26,2% che si attende una diminuzione. La grande maggioranza (58,1%) non si aspetta variazioni. Il saldo (pari a -10,5 punti percentuali) migliora di un punto rispetto a settembre. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 16,6% si attende un aumento, il 29,5% una riduzione, mentre il 53,9% non prevede variazioni. Si attenua la caduta dell’export.

Il saldo ottimisti-pessimisti è negativo (-8,3 punti), ma il 64% delle aziende prevede stabilità. Aumenta il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna un punto rispetto a settembre, pur restando al di sotto della media storica. Resta negativo l’andamento della redditività. Migliora sensibilmente la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano ritardi diminuisce di oltre 7 punti, dopo il miglioramento di quasi 20 punti osservato a settembre. Cala ulteriormente (oltre 4 punti) il ricorso alla CIG (35%), che rimane comunque decisamente elevato in prospettiva storica.

Nella maggior parte dei settori prevale un clima di attesa, con indicatori ancora recessivi sia pure generalmente migliori di quelli rilevati a settembre. È il caso del tessile-abbigliamento, dei minerali non metalliferi, delle industrie manifatturiere varie e della carta grafica. Nell’alimentare il peggioramento degli indicatori riflette le stagionalità tipiche del comparto, dopo il boom natalizio. Nella metalmeccanica le aspettative restano sfavorevoli, con indicatori in linea con quelli di settembre ma con importanti differenze tra i diversi segmenti.

Nella meccanica strumentale le attese sono recessive: la ripresa degli investimenti è lontana. Sostanziale stabilità nel comparto automotive e in quello dei prodotti in metallo; negative le valutazioni dell’industria elettrica e della metallurgia.

Nel comparto dei servizi gli indicatori peggiorano in misura piuttosto sensibile rispetto a settembre. Come nel manifatturiero, la grande maggioranza delle imprese non prevede variazioni nel livello di attività (59%); il 15,1% si attende un aumento, il 25,7% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti peggiora di 8 punti rispetto a settembre (-10,6%). Indicazioni del tutto analoghe riguardano gli ordinativi: anche in questo caso quasi il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Sostanzialmente stabili tasso di utilizzo delle risorse aziendali (77%) e ricorso alla CIG (26,7%), ancora elevato per gli standard del settore. In calo di qualche punto la quota di imprese che segnala ritardi nei pagamenti (39,7%).

Il peggioramento osservato a livello regionale nasce da andamenti molto diversi tra Torino e resto del Piemonte. A livello torinese, infatti, le attese delle imprese dei servizi peggiorano in modo molto sensibile: il saldo ottimisti-pessimisti relativo ai livelli di attività arretra di 18 punti rispetto a settembre. Nelle altre province, al contrario, l’indicatore non si discosta molto da livello di equilibrio ed è allineato al valore osservato tre mesi fa.

A livello territoriale nella manifattura gli indicatori non si muovono in modo uniforme. Ad Alessandria, Cuneo e Verbania il clima di fiducia rimane sfavorevole, con un lieve miglioramento delle prospettive. Analogo trend è riferibile a Biella, dove però il quadro è decisamente più negativo, con un elevato ricorso alla CIG. Ad Asti e Vercelli si riscontra un sensibile peggioramento del clima di fiducia. A Torino, Ivrea e Novara gli indicatori sono sostanzialmente allineati a quelli di settembre, ma in un clima complessivo di impronta diversa: più positivo a Novara, più prudente nelle altre aree.

“Ci troviamo – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – in una fase di attesa ed incertezza. È quindi chiaro che il recupero a livello economico avverrà in modo non graduale. L’obiettivo realistico è un ritorno ai livelli di attività pre-crisi nel 2023. Fino ad allora manifattura, automotive, infrastrutture e tecnologia vanno difesi e rafforzati, puntando sui progetti strategici di grande impatto che il nostro territorio sta portando avanti e che potranno essere realizzati anche grazie al programma Next Generation Eu, che confidiamo tenga il Piemonte in grande considerazione.

Si tratta dello strumento perfetto per avviare la transizione, la ripartenza e la ripresa di questo territorio. Un percorso in cui le imprese faranno la loro parte, ed avranno un ruolo centrale. Lavoriamo ogni giorno perché queste risorse possano rafforzare e rendere concreta l’attrattività del Piemonte”.

«Le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi saranno cruciali per definire il percorso di ripresa della nostra economia. In questa fase di emergenza – commenta il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj – la politica economica è stata decisiva per consentire a famiglie e imprese di limitare i danni. Anche nel 2021 sarà necessario il supporto di una politica monetaria accomodante e di interventi fiscali espansivi. La capacità di impegno e di spesa dei fondi europei, a partire naturalmente dal Next Generation EU, sarà fondamentale. Per il nostro Paese può essere questa un’occasione che non è esagerato definire unica e irripetibile, per riattivare i meccanismi dello sviluppo dopo 25 anni in cui abbiamo accumulato un gap di crescita di oltre 20 punti di Pil rispetto ai nostri partner europei».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, non si attenua la negatività delle attese. Le previsioni per il quarto trimestre 2020 su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora negative, in linea con la rilevazione di settembre. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa il 35% delle imprese.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -11,5% a -10,5% e quello sugli ordinativi totali da -13,3% a -12,8%. Le attese sull’export passano da -14,5%a -8,3%. Stabili anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -4,5% -4,1%.
In questa situazione di incertezza, si accentua la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, subiscono una battuta di arresto, ma quelle che non commerciano con l’estero soffrono in misura decisamente maggiore. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti fortemente negativo (-17,5%), le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano -13,7%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è -2,3%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è -3,4%.
Cresce l’ampiezza del divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +6,5% (era +6,7% a settembre) e -19,2% (era -20,2%).

Si attenua il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 35,5% delle aziende (dal 39,2% della scorsa rilevazione, a settembre).
Il 20,7% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 16,1% a giugno). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 69,3% al 70,5%.

Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (26,5%) e aumentano quelle con visibilità 1-3 mesi (49,2%). Restano più o meno stabili quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (14,7%) e oltre i 6 mesi (9,6%).

Si assestano i tempi di pagamento che, dopo un temporaneo aumento, tornano di 83 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 91 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala significativamente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (28,8%).
A livello settoriale la metalmeccanica registra un saldo ancora negativo tra ottimisti e pessimisti (-11,3%); soffrono in particolare metallurgia (-12,1%) e macchinari e apparecchi (-19,0%), industria elettrica (-12,5%). Prosegue il recupero dell’automotive (+3,7%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora negativo di legno (-26,7%), cartario-grafico (-13,3%), tessile-abbigliamento (-16,4%), manifatture varie (-8,9%), edilizia (-10,8%), impiantisti (-6,1%) e alimentare (-11,0%). Recupera leggermente la chimica (-13,0%), mentre resta positivo l’andamento della gomma-plastica (+6,1%), unico comparto con segno positivo, insieme all’automotive.
A livello territoriale gli indicatori ad Alessandria, Cuneo e Verbania migliorano leggermente, pur rimanendo negativi (con saldi rispettivamente -9,5%, -10,2% e -4,5%). Anche a Biella si registra un saldo meno negativo rispetto a settembre (da -28,2% a -20,3%), ma con una situazione un po’ più critica ed un elevato ricorso agli ammortizzatori sociali. Peggiora il clima di fiducia ad Asti e Vercelli (rispettivamente da -2,9% a -20,6% e da -10,8% a -22,8%), mentre a Torino e Ivrea gli indicatori sono sostanzialmente allineati a quelli di settembre (rispettivamente -5,8%, -3,2%). Unica zona in territorio positivo è Novara, con un saldo ottimisti pessimisti di +2,2%.

Comparto dei servizi
Per le 350 aziende del campione si confermano indicatori negativi, come a marzo e giugno.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -2,6% a -10,6%. Quello sugli ordini totali passa da -5,2% a -10,9%. Migliora il saldo sull’occupazione da -2,3% a +4,3%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 15,2%, a 17,5%.
Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (77%), e il ricorso alla CIG (26,7%).
Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Salgono al 18,3% le aziende con ordini per meno di un mese, il 33,8% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 17,4% per 3-6 mesi, mentre salgono a 30,5% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 68 giorni: il ritardo sale a 93 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo le imprese che segnalano ritardi negli incassi (40%).
A livello settoriale, com’era prevedibile, dopo la ripresa di settembre, crollano nuovamente i trasporti, a causa delle limitazioni dovute al Covid-19 (-30,6%). Si conferma il buon andamento di utility (+13,6%) e servizi alle imprese (+9,4%). Negativi altri servizi (-8,8%), ICT (-10,6%) e commercio e turismo (-22,4%).

 

 




RSA, Confindustria Piemonte: le misure per contrastare la seconda ondata

L’arrivo della seconda ondata non trova impreparate le RSA del Piemonte. A dichiararlo è Paolo Spolaore, Vicepresidente della Commissione Sanità di Confindustria Piemonte: «Rispetto all’emergenza e alle criticità dei mesi di marzo e aprile, assistiamo a una vera e propria inversione di tendenza.

Ora, grazie alla disponibilità dei tamponi rapidi siamo in grado di fronteggiare con maggiori strumenti il riacutizzarsi della situazione. Nelle strutture sono partite infatti le verifiche cui ogni 15 giorni vengono sottoposti ospiti e personale e oggi, grazie a questo nuovo supporto, le RSA sono il luogo più sicuro per la difesa degli anziani, il posto più controllato.

Tra la parte garantita dall’Asl e quanto è stato acquistato privatamente, possiamo monitorare la diffusione del contagio e garantire la massima condizione di sicurezza per gli assistiti e gli operatori».

«Adesso dobbiamo dedicarci a un altro aspetto sensibile – continua Spolaore – la formazione degli infermieri e degli operatori socio-sanitari. Una carenza che è venuta prepotentemente a galla durante la prima fase della pandemia.

Da anni chiediamo alla Regione di attivare nuovi corsi di formazione che in questa fase sono indispensabili. Questo può davvero diventare il tallone d’Achille per tutto il sistema territoriale. Se oggi – come credo sia palese – siamo convinti che il mondo da difendere sia quello delle RSA, sollecitiamo da parte della Regione la stessa attenzione e lungimiranza sul tema del personale.

Auspichiamo quindi che i bandi pubblici in corso non indeboliscano troppo gli organici delle strutture private, con il rischio poi, nell’eventualità di emergenze, di sovraccaricare gli ospedali anche per i casi più banali. Come imprenditori siamo ovviamente disponibili ad affiancare l’amministrazione nelle fasi di avvio di nuovi corsi».