Col calo della coltivazione e l’incetta fatta da Pechino, il costo medio del frumento è salito del 35%. Senza provvedimenti si rischiano la crisi del settore dei pastifici (da cinque miliardi), e rincari al consumo fino a un euro al kg.

 Le indicazioni più aggiornate circa la produzione mondiale di frumento duro nel 2021, ancora del tutto provvisorie, evidenziano un calo annuo (-2,1% a 33,1 milioni di tonnellate). Questo esito produttivo è influenzato in gran parte dai raccolti del Nord America, fortemente penalizzati dalla persistente siccità che si sta verificando in quei territori. In particolare, per il Canada si stima una contrazione dell’offerta del 27%, scendendo a 4,8 milioni di tonnellate, corrispondente al livello più basso degli ultimi otto anni. In flessione risultano anche i raccolti degli USA che risulterebbero quasi dimezzati (-46% sul 2020) scendendo a 1 milione di tonnellate, probabilmente il livello più basso di sempre. Al contrario, i raccolti della UE dovrebbero aumentare dell’8,4% su base annua attestandosi a 7,8 milioni di tonnellate, livelli comunque più bassi rispetto a quelli medi dell’ultimo decennio pari a 8,3 milioni di tonnellate la riduzione dei raccolti mondiali del 2,1% nel 2021, determinerà una contrazione delle scorte globali (-15,6% sul 2020 a 6,8 milioni di tonnellate); tale dinamica è da attribuire ai consumi, in sostanziale stabilità, che permarrebbero su livelli superiori all’offerta.

La pasta rischia aumenti che potrebbero arrivare a 50 centesimi al chilo per quella industriale, oltre l’euro per l’altissima gamma. L’ impatto sull’ inflazione sarà pesante. Gli aumenti medi del grano sono attualmente intorno al 35% rispetto allo scorso anno, il grano canadese è rincarato di 123 euro a tonnellata.

Questo il grido di allarme lanciato da CNA Agroalimentare che alla minore produzione e all’aumento esponenziale della domanda, aggiunge tra le cause:

•             la Cina che ha fatto incetta sul mercato mondiale,

•             la Turchia che inizia a farci concorrenza sulla pasta (ha aumentato in 5 anni la sua produzione del 77%) e compra sempre più semola,

•             il Magreb devastato dalle crisi politiche è ormai un compratore e non un produttore di cuscus;

•             la Russia per via dell’embargo, preferendo venderlo alla Cina.

Inoltre in Italia la superficie coltivata a grano si è erosa passando da 1,4 milioni di ettari del 2016 a 1,22 del 2019.

Questa situazione ha di fatto prosciugato le scorte mondiali: ridotte sotto i 7 milioni di tonnellate, un livello mai raggiunto negli ultimi vent’ anni con un consumo mondiale che è schizzato sopra i 37 milioni di tonnellate.

In questo scenario l’Italia potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo fondamentale ma stenta a farlo quando invece bisognerebbe aumentare la produzione su scala nazionale. Anche perché il mondo si sfama ancora con i grani di Nazzareno Strampelli, il genio della genetica cerealicola vissuto a cavallo tra 800 e 900 che dalle montagne marchigiane, era di Crispiero, fornì spighe a mezzo pianeta.

Fabio Fontaneto, presidente dei Pastai di CNA Piemonte:

“Lo scorso anno i consumi di pasta hanno registrato un aumento da record. Siamo saliti oltre i 23,5 chili pro capite. Ma siamo anche i primi produttori. Su 15 milioni di tonnellate di pasta confezionata nel mondo noi ne facciamo 4 milioni, un piatto su 3 consumato in America è italiano, 2 su tre di quelli che si mangia l’Europa è tricolore per un fatturato di quasi 5,3 miliardi di cui il 56% viene dall’ export.

A testimoniare il fatto che dovremmo avere maggiore attenzione alla nostra cerealicoltura è che oggi i consumatori scelgono la pasta 100 per cento italiana, cioè prodotta con i nostri grani. Lo scorso anno vendita e incasso di questo tipo di pasta sono aumentati del 18% (il fatturato degli spaghetti nella Gdo è di circa 760 milioni).

Il prezzo medio è stato 1,39 euro al chilo, ma quest’ inverno si arriverà vicino ai 2 euro. Una soluzione è aumentare la produzione nazionale, rilanciando i grani italiani.

Quest’ anno abbiamo prodotto secondo le ultime stime 3,9 milioni di tonnellate di grano duro e ne servono altri 1,6 milioni che compreremo a caro prezzo. Il future sul grano canadese a tre mesi sta a 873 punti, record assoluto con aumenti di 48 punti a settimana.

I pastai vorrebbe invece utilizzare grano nazionale perché è il solo modo per controllare qualità e approvvigionamento. Diversamente si è esposti alle tempeste del mercato, con il rischio di speculazioni. A Bari sono state sequestrate tre navi con grano contaminato!!.

Per questo chiediamo al Ministro Patuanelli di ricostituire il Tavolo filiera del grano e del pane.”

A far temere un autunno molto complicato concorrono poi tutti gli altri costi che si stanno sommando, oltre all’energia: mancano i bancali in legno per spedire le merci (il loro costo è aumentato del 50%), i costi e la reperibilità del cartone per le confezioni ed imballi (anche qui tempi lunghi di consegna dei materiali e aumenti fino al 50%), aumento delle materie plastiche di confezionamento.

SITUAZIONE PANE

Il prezzo del pane resta uno dei misteri più oscuri della storia del commercio, con rincari inspiegabili tra il costo della materia prima, il grano, e il valore affisso sul cartellino al negozio o al supermercato. Cinque-sei-sette volte tanto, ma si arriva anche a toccare nuovi picchi, con l’importo del frumento raccolto nei campi che va moltiplicato addirittura per dodici. Il dato più importante, quello di base, è il valore del grano tenero che è venduto a circa 26 centesimi

Il problema è che in media poi un chilo di pane dal fornaio costa 3,1 euro. Cartellini schizofrenici che partono dai 4,2 euro del pane a Milano e passano per i 2,63 euro di Roma e i 2,95 euro di Palermo. Incidono ovviamente tanti fattori – poco gli altri ingredienti come lievito, sale e acqua, molto di più il costo del personale, dell’energia, dell’ammortamento degli impianti e del trasporto. Ma c’è una costante che fa riflettere: nonostante la forte variabilità del valore del frumento, negli ultimi anni i prezzi al consumo del pane non sono mai calati. Questo vuol dire che vista l’impennata del costo delle materie prime la situazione non può che peggiorare.

Per l’autunno si preannunciano forti incrementi anche per farine, burro, olio e lieviti». I dati ci dicono che in un anno il frumento duro è aumentato del 9,9% e quello del tenero del 17,7%. Mentre si attendono per metà mese balzi a doppia cifra per quanto riguarda le farine. Salgono anche i costi delle tariffe e dei carburanti che da aprile in poi hanno registrato delle crescite a due cifre. Più 15,7% ad agosto per l’energia elettrica, più 34% per il gas e più 16,8% per i carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto. «

Alice Rigucci, Presidente Dolciari e Panificatori di CNA Piemonte

“ Rischiamo una situazione insostenibile perché a queste condizioni, in aggiunta agli aumenti di luce acqua e gas, i panificatori non ce la possono fare a non aumentare i prezzi al dettaglio. Gli incrementi all’ingrosso e all’origine del frumento e degli oli ancora non si sono traslati sui prodotti al consumo che anzi continuano a fare segnare rialzi inferiori sia all’inflazione media sia a quella alimentare. Ma non potrà durare ancora a lungo”.

“CNA Agroalimentare propone un’azione di vigilanza sui prezzi all’ingrosso ed evitare operazioni speculative sulle materie prime. Non vorremmo che alla fine si parlasse di caro pane o altro. CNA Agroalimentare intende rinnovare la richiesta al ministro delle Politiche Agricole Stefano Pattuelli di aprire un “Tavolo Grano-Pane” per arrivare a un piano strategico della filiera che valorizzi i suoi i protagonisti. L’obiettivo è quello di garantire attenzione per la valorizzazione dei prodotti dal campo alla tavola, unendo i produttori agricoli, le aziende molitorie e le imprese della panificazione. Tutti insieme, con il coordinamento del Mipaaf, per individuare le azioni utili tendenti ad un percorso di consolidamento e rilancio delle imprese di filiere, contrastando con forzale speculazioni che potrebbero compromettere irrimediabilmente l’esistenza stessa delle aziende.”

image_pdfStampa il PDFimage_printStampa l'articolo