1

Disponibili tamponi Covid-19 a pagamento, scopri le modalità per accedere

Il perdurare dello stato di emergenza sanitaria connessa alla necessità di garantire la maggiore sicurezza possibile nel ritorno alla normali attività da parte di tutta la cittadinanza ha indotto l’Amministrazione regionale a estendere la possibilità di sottoporsi al tampone anche ai cittadini paganti.

Resta garantito il diritto di tutti a sottoporsi gratuitamente alla diagnosi di infezione da SARS-COV-2 mediante tampone oro-faringeo quando necessario per motivi di cura e tutela della salute pubblica. In aggiunta, in alcune situazione particolari normate dalla Regione, è possibile accedere alla prestazione a spese proprie.

Contestualmente la Regione Piemonte ha ampliato la possibilità di effettuare la diagnosi ai laboratori privati autorizzati, individuando quelli che:

  • possono eseguire nella propria struttura l’analisi su tampone oro/rino-faringeo per la ricerca di COVID-19, a seguito di validazione da parte di laboratorio pubblico regionale di riferimento
  • non potendo eseguire direttamente l’analisi, possono raccogliere il tampone delle alte vie aeree per lo svolgimento, in altri laboratori validati per la ricerca di Covid-19



Coronavirus, disponibile in Piemonte il test molecolare specifico

nel Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ASL Città di Torino, è disponibile il test molecolare specifico per il nuovo Coronavirus 2019-nCoV, eseguito secondo il protocollo Organizzazione Mondiale della Sanità del 17 gennaio 2020,  sotto la direzione del NIC (Centro Nazionale di riferimento) dell’Istituto Superiore di Sanità  e in collaborazione con l’Ospedale Spallanzani di Roma.

Si tratta di un test molecolare ad alta complessità, che richiede personale specializzato ed è eseguibile sui materiali provenienti dalle alte e basse vie respiratorie.

Fin dal primo giorno in cui è stata dichiarata l’emergenza, il Centro di riferimento regionale per la diagnostica di laboratorio delle infezioni emergenti dell’ospedale Amedeo di Savoia ha precauzionalmente attivato tutti i protocolli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

“L’Assessorato regionale alla Sanità segue l’evolversi della situazione legata all’emergenza internazionale Coronavirus sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute (in contatto costante e quotidiano con la task-force istituita dal Ministero) e con il supporto operativo del Seremi, del sistema regionale del 118 e di tutte le Aziende sanitarie ed ospedaliere. Al momento non si segnalano casi di positività.” – dichiara l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi.




Torino e il territorio unite per prevenire e curare il diabete

Si è insediato il 1 marzo online il comitato esecutivo piemontese del programma internazionale ”Cities Changing Diabetes”.

Il Comune di Torino infatti insieme alla Città metropolitana di Torino, ad ANCI Piemonte e all’Università di Torino è stato inserito tra le realtà che a livello mondiale fanno parte dell’ambizioso programma (Aarhus, Bari, Beirut, Belgrado, Berlino, Bologna, Buenos Aires, Bogotà, Città del Messico, Copenaghen, Cracovia, Genova, Hangzhou, Houston, Istanbul, Jakarta, Johannesburg, Lisbona, Kōriyama, Leicester, Mérida, Malmo, Manchester Madrid, Milano, Pechino, Philadelphia, Roma, Seoul, Shanghai, Strasburgo, Tianjin, Vancouver, Xiamen, Jakarta e Varsavia).

Con il coordinamento del prof. Andrea Lenzi – presidente dell’Health City Institute e del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie le scienze della vita Presidenza del Consiglio dei Ministri – e del prof. Ezio Ghigo – direttore del dipartimento di medicina generale e specialistica dela Città della Salute e della Scienza della Università di Torino – il comitato torinese riunisce esperti, associazioni, istituzioni per lavorare insieme a soluzioni improntate ad un progressivo miglioramento della qualità di vita sul nostro territorio e per sensibilizzare i cittadini alla prevenzione e alla cura del diabete.

Fondamentali i temi del movimento e dello sport con la definizione di percorsi dedicati, come ha sottolineato il piemontese campione olimpico di Mosca 1980 e due volte campione del mondo di marcia Maurizio Damilano, che nel progetto è attivamente coinvolto.

Promuovere la salute urbana consentirà di considerare Torino e la cintura una “palestra naturale” grazie alla varietà di percorsi pedonali, ai viali alberati, aree verdi e piste ciclabili senza dimenticare i gruppi di camminata attivi.

Va tenuto presente che Torino sta vivendo un lento declino demografico da oltre vent’anni, con un indice di vecchiaia superiore ad altre città del Nord Italia, ma allo stesso tempo il territorio metropolitano è molto frammentato e la prevalenza del diabete varia molto da quartiere a quartiere.

I numeri per la sfida del diabete a Torino ci dicono che la prevalenza del diabete è del 6,8% (aumentata dal 3,8% al 6,8% dal 2003 al 2018) e che il 25% delle persone di età compresa tra i 18 e i 69 anni è in sovrappeso, mentre il 7% è obeso.

Nella riunione del comitato esecutivo, l’epidemiologo prof Giuseppe Costa e la ricercatrice Ires Cristina Bargero hanno richiamato gli studi a dimostrazione del fatto che la prevalenza del diabete non è la stessa in tutti i quartieri della città di Torino, dove le zone nord, ovest oltre ad alcune zone a sud registrano la prevalenza maggiore, mentre l’intera area oltre il fiume Po e alcuni quartieri del centro storico registrano i valori più bassi, una differenza collegata anche a fattori socio economici con sovrappeso e obesità più alti del 35% nelle persone con un basso livello di istruzione scolastica.

Il programma Torino Cities Changing Diabetes condurrà ulteriori analisi dei dati per rafforzare la base di conoscenze e fornire nuove strategie di intervento considerando sia il trattamento che la prevenzione della malattia.

 

 




Coronavirus: dal Seremi le indicazioni per le Asl piemontesi

Lo scorso 22 gennaio le Direzioni generali e direzioni sanitarie di Aso e Asl e i dipartimenti di Prevenzione delle Asl del Piemonte hanno ricevuto dal Seremi, (Il servizio di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive), le indicazioni del Ministero per limitare il rischio di introduzione dell’infezione attraverso casi importati.

Lo ha comunicato, tramite una nota scritta, nell’ambito dei question time, l’assessore alla salute Luigi Icardi, oggi a Roma proprio per partecipare, in qualità di coordinatore nazionale della Commissione salute, al tavolo sull’emergenza coronavirus, convocato dal  ministro della Salute Roberto Speranza.

“Le indicazioni ministeriali riguardano in particolare: la definizione di caso e le modalità di segnalazione al sistema di sorveglianza regionale e nazionale; le misure di biosicurezza da adottare nelle strutture cliniche e in caso di isolamento domiciliare del paziente; le procedure e i materiali per la protezione individuale degli operatori sanitari e disinfezione e protocolli specifici per diagnosi di laboratorio.

Come noto – specifica Icardi nella nota in risposta all’interrogazione della consigliera e vicecapogruppo di Forza Italia Alessandra Biletta  – nella nostra regione non sono presenti aeroporti con voli intercontinentali. Al momento l’Usmaf (Ufficio di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera) ha provveduto ad affiggere materiale informativo nell’aeroporto per i viaggiatori internazionali come da indicazioni ministeriali, in attesa di nuove disposizioni”.

“Quanto comunicato dall’assessore alla Sanità rassicura – ha affermato la consigliera Biletta –  L’assessore ha assicurato che le indicazioni inviate dal ministero verranno aggiornate puntualmente in tutti i nostri presidi sanitari regionali e ha puntualizzato che gli aeroporti piemontesi non corrono rischi diretti visto che non sono scali intercontinentali”.

Durante la sessione del question time è stata data risposta anche alle interrogazioni di Diego Sarno (Pd) sulla crisi PMI e del Microcommercio; di Raffaele Gallo (Pd) sulla carenza del servizi di medici di base; di Silvio Magliano (Moderati) sull’ospedale Oftalmico; di Francesca Frediani (M5S) sugli investimenti green in Piemonte; di Sean Sacco (M5S) sui contratti d servizio del gestore ferroviario; di Paolo Bongioanni (FdI) sulla presenza del lupo nelle valli piemontesi; di Marco Grimaldi (Luv) sulle discriminazioni nelle assegnazioni degli alloggi di edilizia sociale e di Sarah Disabato (M5S) sull’emergenza medici di base.




Regione Piemonte: Nuovo numero verde sulla pandemia

La Regione Piemonte potenzia il servizio di call center per l’emergenza Coronavirus, attivato a pochi giorni dall’inizio della pandemia: da lunedì 1° febbraio si potrà telefonare al nuovo numero verde 800.95.77.95.

Gli operatori forniranno informazioni 7 giorni su 7 dalle ore 8 alle ore 20 su tutti gli aspetti legati al Covid-19, dagli adempimenti sanitari per i rientri in Italia alle procedure per isolamento e quarantena, indicazioni per gli operatori di comunità, sedi e modalità di accesso agli hotspot per l’esecuzione dei tamponi e ubicazione degli hotspot scolastici. Sarà inoltre possibile ottenere certificati sugli esiti dei tamponi ed ottenere informazioni sulle normative e le ordinanze regionali per la gestione dell’emergenza. In una seconda fase comunicheranno anche i riferimenti necessari per la campagna vaccinale della popolazione. Nei casi di richieste più specifiche, metteranno direttamente in contatto il cittadino con l’Asl competente per territorio.

Come illustra l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi “il nuovo numero eredita e potenzia il lavoro del numero verde sanitario attivato l’anno scorso nel giro di poche ore dopo il primo manifestarsi della pandemia in Piemonte. Un servizio che nei momenti più critici ha consentito di decongestionare i numeri unici dell’emergenza, rispondendo in modo puntuale ed efficace alle richieste dei cittadini. Ringrazio tutti i volontari che a qualsiasi titolo, in questi mesi hanno contribuito a mantenerlo attivo con grande spirito di collaborazione e generosità”.

Il nuovo numero verde fa capo al Dirmei, il Dipartimento interaziendale Malattie ed Emergenze infettive della Regione Piemonte sulla base di un progetto avviato in forma sperimentale nei mesi scorsi dall’Asl Città di Torino e ora allargato a tutto il territorio.

“Il nostro obiettivo – afferma Pietro Presti, consulente strategico Covid per la Regione Piemonte – è dare risposte uniformi e tempestive alle richieste e alle domande dei piemontesi. In questa prima fase il numero verde sarà in grado di gestire 2000 telefonate al giorno sulle varie questioni legate all’emergenza Covid-19, che saranno integrate successivamente da altre 1000 chiamate quotidiane per fornire informazioni sulle prossime campagne vaccinali”.




Sono 32.084 (+ 40 ) le persone positive al Covid19

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.507 (+67 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3293 (+18) Alessandria, 1595 (+1) Asti, 848 (+0) Biella, 2503 (+5) Cuneo, 2379 (+1) Novara, 13.625 (+38) Torino, 1117 (+0) Vercelli, 971 (+2) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 176 (+2) provenienti da altre regioni. Altri 573 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI RIMANGONO 4139

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione.

Il totale rimane a 4139 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 398 Cuneo, 373 Novara, 1829 Torino, 222 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 32.084 ( + 40 rispetto a ieri, di cui 30 asintomatici. Dei 40 casi, 21 screening, 18 contatti di caso, 1 con indagine in corso. I casi importati sono 24 su 40) i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisisu base provinciale: 4139 Alessandria, 1900 Asti, 1057 Biella, 3015 Cuneo, 2869 Novara, 16.085 Torino, 1439 Vercelli, 1157 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 275 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 148 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 3 (come ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 80 ( -1 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 782.

I tamponi diagnostici finora processati sono 535.766, di cui 294.429risultati negativi.

 




Ripartire in sicurezza nell’attività sanitaria

È a disposizione di medici, operatori del settore sanitario, pazienti e caregiver, il documento congiunto di Ordine dei Medici e Politecnico di Torino contenente le raccomandazioni su misure e comportamenti da adottare nei luoghi di assistenza per evitare il diffondersi del contagio da SARS-CoV-2 durante le attività sanitarie.

Il documento individua le azioni che consentono l’erogazione dei servizi con un livello di sicurezza adeguato. È frutto di uno studio condotto da ricercatori del Politecnico e da medici dell’Ordine di Torino, in cui è stato valutato l’effettivo rischio di contagio negli ambienti, a seconda del tempo di permanenza e della conformazione strutturale.

Questo rapporto si inserisce nell’ambito del progetto di studio e ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti” ed è frutto, come i precedenti dedicati ad altre specifiche realtà, del lavoro di un team di esperti coordinato dal professor Marco Knaflitz, che ringrazio, che ha analizzato un ambito, come quello sanitario e assistenziale, che richiede un’attenzione ancora più particolare nelle Fasi 2 e 3 –  commenta il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco -. Le indicazioni che emergono, proprio perché condivise con l’Ordine dei Medici della Provincia di Torino, sono molto operative e ci auguriamo possano contribuire a dare un aiuto concreto ad incrementare la sicurezza per medici e pazienti”.

“Sono molto soddisfatto del risultato di questa collaborazione con il Politecnico – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto -. Abbiamo messo in campo le nostre competenze in un vero e proprio lavoro di ricerca interdisciplinare. In questi mesi molti colleghi hanno chiesto all’Ordine indicazioni su come comportarsi per ridurre al massimo i rischi per sé e per i propri pazienti. Finalmente questo documento darà una risposta esaustiva alle loro domande”.

Gli ambiti presi in considerazione sono gli studi dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici di continuità assistenziale e degli specialisti ambulatoriali, le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alcune strutture del territorio. Realtà che, a differenza degli ospedali, possono non disporre di figure professionali specifiche, in grado di pianificare gli interventi di contenimento del contagio all’interno delle strutture.

Sono dunque state effettuate modellizzazioni delle diverse condizioni di erogazione delle prestazioni sanitarie, attribuendo un fattore di rischio in base alla possibilità di affollamento, al tipo di servizio e alla modalità di interazione tra i professionisti sanitari e i pazienti. Per ogni situazione sono state formulate raccomandazioni utili a mitigare i rischi, con approfondimenti sulle corrette procedure di sanificazione di superfici e ambienti, sull’uso dei dispositivi di protezione individuale e sull’importanza di intensificare l’informatizzazione dell’attività sanitaria, dal punto di vista amministrativo e clinico.

 

Di seguito, una breve sintesi delle indicazioni fornite nel documento (che è in allegato).

 

Per quanto riguarda gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri, ad esempio, è importante che:

  • le visite siano effettuate per quanto possibile solo su appuntamento e dopo triage telefonico;
  • ciascun medico preferisca modalità a distanza (mail e telefono) sia per le prenotazioni sia per l’invio al paziente del promemoria della ricetta dematerializzata;
  • la sala d’attesa sia organizzata in modo da garantire una distanza fra le persone di più di un metro e vengano previsti accorgimenti specifici (come non usare gli apriporta automatici) per controllare l’ingresso dei pazienti;
  • medici, pazienti e personale di studio indossino gli opportuni dispositivi di protezione e igienizzino le mani;
  • a ogni visita, il medico provveda a sanificare le superfici con le quali il paziente è venuto a contatto e disponga nuovo materiale monouso a protezione del lettino, se utilizzato durante la visita;
  • il paziente rispetti gli orari e non si presenti con temperatura frontale superiore a 37,5°;
  • i locali siano, quando possibile, areati in modo naturale e siano installati, laddove necessario, sistemi di ventilazione e filtrazione (esistono a tal proposito soluzioni efficaci e sostenibili economicamente);
  • venga rispettato in modo integrale il protocollo proposto per le visite domiciliari di pazienti No Covid;
  • sia promossa una massiccia campagna di vaccinazione antinfluenzale per il prossimo autunno.

Per quanto riguarda gli studi dei medici di continuità assistenziale valgono le medesime indicazioni sia sulla gestione delle visite ambulatoriali sia sulla gestione delle visite domiciliari. Inoltre:

  • ogni Asl dovrebbe individuare spazi adatti per lo svolgimento delle attività: un ambulatorio in cui svolgere le visite e una zona ristoro/riposo per il medico di turno, dotata di biancheria monouso e bagno. I locali dovrebbero essere igienizzati ad ogni turno.

Per quanto riguarda le Rsa, si raccomanda nello specifico:

  • la sanificazione completa della struttura, nel caso in cui non fosse stata ancora effettuata;
  • la predisposizione di un solo punto di accesso e l’adozione di due percorsi separati, Covid e No Covid;
  • l’adozione di opportune precauzioni per personale, visitatori, fornitori/addetti esterni che entrano nella struttura (dpi, igienizzazione delle mani, misurazione della temperatura);
  • l’individuazione di un referente per la prevenzione e il controllo delle infezioni e per Covid-19 e la formazione del personale;
  • l’effettuazione periodica di tamponi e test sierologici per gli operatori sanitari;
  • la riorganizzazione degli spazi, suddividendoli in tre categorie: pazienti positivi al Covid, negativi e negativizzati, con la separazione anche del personale assegnato;
  • che le visite dei parenti (quando saranno nuovamente possibili) avvengano solo su appuntamento, in una sala dedicata e previo triage telefonico per i visitatori;
  • che l’inserimento di nuovi ospiti sia effettuato solo con evidenza di tampone negativo nelle 72 ore precedenti, sia seguito da isolamento di 14 giorni dopo l’inserimento in struttura e sino a che non si ottenga un nuovo tampone negativo.

Particolare attenzione va riservata per il rientro in struttura di ospiti dopo ricovero ospedaliero: in caso di pazienti positivi, è necessario il ricovero in strutture intermedie Covid; in caso di pazienti negativizzati, si raccomanda l’isolamento per 14 giorni, al termine dei quali si effettua un ulteriore tampone. Con esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza; in caso di pazienti già negativi, si raccomanda isolamento per il tempo necessario a effettuare un secondo tampone entro 48 ore dal primo. In caso di esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza.

 

Per quanto riguarda i servizi territoriali:

  • prevedere spazi adeguati fra gli sportelli e nelle sale d’attesa, con percorsi differenziati di ingresso e uscita;
  • organizzare le visite per evitare assembramenti: valutare se effettuare le visite su 10-12 ore giornaliere e valutare l’opportunità e la fattibilità dell’estensione dell’orario lavorativo anche al sabato e domenica;
  • informatizzare il più possibile tutte le procedure amministrative. Ogni azienda sanitaria dovrebbe istituire un servizio di call center dedicato per le richieste di informazioni;
  • per i prelievi: erogare il servizio principalmente su prenotazione, scaglionando in modo opportuno l’arrivo dei pazienti;
  • garantire l’attività dei consultori e le vaccinazioni, nel rispetto delle misure di precauzione.

 

Elemento comune a tutti questi ambiti è l’importanza di implementare l’informatizzazione delle procedure cliniche e amministrative, attraverso la quale non solo si riducono i rischi di nuove ondate di contagio, ma è possibile migliorare l’efficienza del sistema sanitario.

Si raccomanda dunque non solo di rafforzare strumenti come i portali e i sistemi di prenotazione on line, metodi utili per evitare che i cittadini si rechino di persona per espletare le pratiche, ma anche di incentivare le attività di telemedicina (come televisita, teleconsulto, telemonitoraggio).

 

 

 

 

 




Coronavirus, parte la selezione di 300 medici volontari

È una “chiamata alle armi” verso tutta la sanità italiana perché i medici che sono in prima linea contro l’emergenza Coronavirus hanno bisogno di aiuto.

Lo ha dichiarato stasera il ministro per gli Affari Regionali e Autonomie Francesco Boccia annunciando presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile l’avvio della procedura attraverso la quale sarà costituita la task force di 300 medici che opereranno a supporto delle strutture sanitarie regionali per l’attuazione delle misure necessarie al contenimento e contrasto dell’emergenza COVID-19

«I medici che operano contro il Coronavirus, soprattutto in Lombardia, sono in difficoltà e la risposta di coloro che si candideranno deve avvenire entro 24 ore perché domani l’avviso sarà chiuso», ha proseguito il ministro. «Sarà data priorità agli anestesisti ma il bando è aperto a tutti i medici, l’importante è far arrivare la propria candidatura nel più breve tempo possibile».

Questa operazione di “medici per la Protezione civile” è su base volontaria , ha concluso Francesco Boccia, e «sono sicuro che arriveranno tantissime domande».

«Si tratta di costruire una forma rapida di intervento», ha dichiarato il Capo Dipartimento Angelo Borrelli, «i medici che verranno selezionati si affiancheranno a quelli della sanità regionale e a quelli volontari che già stanno prestando la loro opera negli ospedali dove vengono accolti i malati di Coronavirus».

La partecipazione dei medici che saranno selezionati sarà obbligatoria per il datore di lavoro fatta eccezione per le strutture convenzionate per le quali la possibilità di far parte della task force avviene su base consensuale con il proprio datore di lavoro. La partecipazione prevede il rimborso delle spese di viaggio ed una indennità forfettaria per ciascuna giornata prestata. Le Regioni provvederanno alla sistemazione alloggiativa.

Qui il form dove presentare la candidatura.

 




 Sono 31.311 (+15) le persone positive al Covid-19

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 24.334 (+156 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2911 (+15) Alessandria, 1419 (+15) Asti, 812 (+2) Biella, 2285 (+6) Cuneo, 2196 (+22) Novara, 12.600 (+87) Torino, 1028 (+8) Vercelli, 929 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 154 (+1) provenienti da altre regioni. Altri 1.315 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

 Sono 6 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 0 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid). Il totale è di 4077 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 673 Alessandria, 253 Asti, 208 Biella, 393 Cuneo, 363 Novara, 1.798 Torino, 219 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 38 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 Sono 31.311 (+15 rispetto a ieri, di cui 13 asintomatiche; delle 15: 5 contatti di caso, 8 screening e 2 con indagine in corso) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisesu base provinciale: 4063 Alessandria, 1874 Asti, 1045 Biella, 2853 Cuneo, 2787 Novara, 15.875 Torino, 1321 Vercelli, 1136 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 96 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 14 (-1 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 307 (-9 rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 1264. I tamponi diagnostici finora processati sono 406.121, di cui 222.660 risultati negativi.




Consiglio regionale: Vacciniamoci informati, convegno online

Il vaccino contro il Covid-19 è veramente sicuro, anche se è stata realizzato in tempi così brevi? Quanto dura la sua protezione? Ci sono persone per le quali è sconsigliato? Può provocare effetti collaterali importanti? Per rispondere a queste e altre domande e favorire un’adesione informata e consapevole all’imminente campagna vaccinale, il Consiglio regionale ha coinvolto due esperti, il professor Giovanni Di Perri, ordinario di malattie infettive, primario all’ospedale Amedeo di Savoia, responsabile scientifico del Dirmei e il dottor Guido Giustetto, presidente Ordine dei medici Torino, nel convegno “Vacciniamoci informati”, che verrà trasmesso lunedì 22 febbraio a partire dalle ore 12 e successivamente disponibile sui canali Facebook e Youtube dell’Assemblea legislativa piemontese. Nella stessa giornata verranno pubblicate delle infografiche a disposizione di tutta la cittadinanza.

L’iniziativa è stata promossa dalla Commissione Sanità del Consiglio e dagli Stati generali della prevenzione e del benessere.

“Con questo momento informativo che mettiamo a disposizione di tutta la cittadinanza vogliamo combattere un’importante malattia sociale, quella della disinformazione, aiutando tutti a capire l’importanza di vaccinarsi contro il Covid-19. Un gesto importante per sconfiggere il virus e tornare a quella normalità che tutti conosciamo e desideriamo ritrovare”, ha dichiarato Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale.

“Oggi grazie al vaccino abbiamo un’arma in più per guardare al futuro con speranza”, ha affermato Alberto Cirio, presidente della Giunta regionale. “Un vaccino che non sarà obbligatorio, perché è giusto che sia una scelta, ma una scelta fortemente raccomandata. Il Piemonte è pronto per la vaccinazione di massa e ha predisposto, prima regione in Italia, accordi con farmacie e medici di medicina generale. L’esercito del vaccino è pronto a fare la sua parte: ci crediamo perché così facendo riusciremo a buttarci alle spalle il Covid-19 e a guardare il tempo che verrà con una prospettiva nuova”.

“Dopo un anno circa in cui il virus ha messo all’angolo la nostra società ora è il momento di riversarci nell’area di rigore avversaria, volendo usare una metafora calcistica. E lo possiamo fare perché è scesa in campo la scienza, che ha elaborato una rapida risposta vaccinale, ma anche nuovi farmaci sempre più evoluti”, ha commentato Alessandro Stecco, presidente della Commissione Sanità. “Ora vediamo finalmente la possibilità di riprendere i nostri spazi, ma perché ciò sia realizzabile dobbiamo ridurre al massimo la circolazione del virus e quindi dobbiamo avere il numero più alto possibile di cittadini che si vaccinano”.

“In un momento drammatico come quello attuale bisogna avere la lucidità per capire che ci sono scelte che sono etiche e scelte che non lo sono”, ha aggiunto Domenico Rossi, vicepresidente della Commissione Sanità. “Il vaccino è sì una scelta individuale, ma ha ricadute sull’intera collettività e sul destino condiviso che stiamo vivendo. È quindi il momento di non di chiudersi in gusci negazionisti ma di fidarsi della scienza, delle istituzioni ed essere responsabili verso se stessi e gli altri. Mi auguro che momenti informativi come questo possano servire per orientare le persone verso una scelta consapevole ed etica”.

“Penso che per ridurre al massimo il virus, oltre all’organizzazione della vaccinazione, sia fondamentale combattere le numerose fake news che circolano da tempo: un appuntamento formativo serio e puntuale come questo convegno è quindi essenziale per vincere la diffidenza delle persone e far comprendere loro che il vaccino, insieme al mantenimento delle buone pratiche igieniche e del distanziamento sociale, è lo strumento per recuperare presto la piena libertà, una libertà che hanno diritto a ritrovare tutti, dai più giovani fino agli ultracentenari”, ha affermato Andrea Cane, vicepresidente della Commissione Sanità.

“Abbiamo messo in campo una rete di 1.600 farmacie che lavorerà in tandem con 3.200 medici di medicina generale per garantire in modo capillare alla popolazione la vaccinazione grazie a un sistema già ben collaudato”, ha concluso Luigi Icardi, assessore regionale alla Sanità. “Oltre ad essere una protezione individuale che ci ha permesso di sconfiggere malattie come il vaiolo e di proteggerci dagli effetti di altre importanti patologie, la vaccinazione diventa un dovere sociale nel momento in cui apparteniamo a una comunità, per difendere anche chi non può vaccinarsi, limitando al massimo la circolazione del virus”.

Il dottor Guido Giustetto durante il convegno ha proposto un approfondimento sulle grandi epidemie nella storia e ha sottolineato come l’ignoranza della popolazione, intesa come non conoscenza dei vantaggi e degli svantaggi dei vaccini, il dubbio sui loro benefici e le problematiche sulla distribuzione degli stessi siano tre fattori ricorrenti che si stanno ripresentando ma che non devono più verificarsi. È essenziale infatti rendere possibile raggiungere con la somministrazione molte persone in poco tempo.

Infine il professor Giovanni Di Perri ha specificato le caratteristiche del vaccino anti Covid-19 già presente, il suo meccanismo di azione, le differenze con i vaccini che a breve saranno disponibili, sottolineando per tutti l’alto profilo di sicurezza e di efficacia, l’elevata tollerabilità oltre all’alta tecnologia che ha reso possibile arrivare alla sua formulazione in tempi così brevi.