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Al via “Aziende in classe”, nuova iniziativa del Comitato Piccola Industria di Cnvv

Con una lezione di Maria Grazia Tagliabue, presidente della riseria S.P. di Stroppiana (Vc), all’Istituto tecnico “Cavour” di Vercelli, ha preso il via il 14 marzo 2023 “Aziende in classe”, una nuova iniziativa del Comitato Piccola Industria di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) per avvicinare sempre più i mondi della scuola e dell’impresa, contribuendo all’orientamento professionale delle giovani generazioni.

«Si tratta – spiega il presidente del Comitato Piccola Industria di Cnvv, Giorgio Baldini – di una serie di incontri che prevedono alcune ore di docenza da parte degli imprenditori all’interno delle classi quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado dei nostri territori di riferimento. L’obiettivo è soprattutto quello di illustrare agli allievi, in base agli accordi presi con i docenti, come si riflettono nel mondo della produzione e del lavoro le materie e gli argomenti da loro studiati. Si tratta di una importante occasione di incontro e di confronto che si affianca, integrandola, alla serie di visite guidate nelle aziende che si svolgono in occasione del Pmi Day “Industriamoci”».

Nelle prossime settimane sono già in programma altri appuntamenti di “Aziende in classe”, che coinvolgeranno la sezione di Romagnano Sesia dell’Istituto “Bonfantini” di Novara, con un intervento di Matteo Donna, della Fratelli Francoli, l’Itis “Da Vinci” di Borgomanero, con due interventi (uno di Alessandra Barberis, di Mondo Lavoro, e uno di Marco Rotti e Guido Rotti Gianet, della Moveco), e l’Istituto “Nervi” di Novara, dove interverranno Marco Caletti (Iem Italia) e Stefano Arrigoni (Fides). In corso di definizione sono anche le date di tre incontri al “Magni” di Borgosesia, di altri due al “Cavour” e di uno al “Faccio” di Vercelli.




Formazione, Appendino scrive a Regione Piemonte “Togliere le deleghe a Città metropolitana non è logico”

La Regione Piemonte ha deciso la soppressione delle deleghe esercitate da Città Metropolitana in materia di formazione professionale e di orientamento scolastico: una decisione avvenuta senza il necessario approfondimento, che penalizza una gestione consolidata nel tempo e che sta creando molta preoccupazione.

La sindaca metropolitana Chiara Appendino ha inviato una lunga lettera al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio nella quale, accanto ad alcune note tecniche nel merito del provvedimento regionale, chiede un incontro urgente per ottenere risposte puntuali sul prossimo futuro richiamando l’assenza del dovuto confronto nella sede dell’Osservatorio regionale attivo dal 2014 proprio in materia di riordino delle funzioni e compiti amministrativi.

“La Regione Piemonte intesta a sè le funzioni in materia di formazione professionale e di orientamento con illogicità nella scelta – scrive tra l’altro Appendino – perché  la delega in materia di formazione professionale e di orientamento non può essere dissociata dalla funzione di gestione dell’edilizia scolastica, la cui competenza è in capo alla Città metropolitana: solo l’esercizio congiunto può assicurare una valida governance sia del processo di programmazione del piano annuale dell’offerta formativa sia di una efficace gestione successiva”

Sul piano politico poi, la scelta appare incoerente con i principi di  rispetto e valorizzazione delle autonomie locali: “la Regione Piemonte ha del tutto ignorato il parere del Comitato delle autonomie locali ed il passaggio in Osservatorio”

 




Consiglio regionale: Salvaguardia per le scuole di montagna

Con le deroghe al numero minimo di bambini previsti per classe, i Comuni piemontesi delle aree montane e marginali manterranno i loro plessi scolastici.

Lo prevede la proposta di delibera della Giunta sul piano di revisione e dimensionamento scolastico per l’anno 2021/2022, su cui la sesta Commissione presieduta da Paolo Bongioanni ha espresso oggi parere favorevole a maggioranza. Stesso parere è stato dato anche alla proposta di delibera sull’offerta formativa per le scuole superiori.

L’assessore all’Istruzione Elena Chiorino, nella sua relazione, ha spiegato che prosegue il processo di razionalizzazione della rete scolastica e il mantenimento delle pluriclassi. La delibera sul dimensionamento istituisce inoltre sette nuovi punti di erogazione di scuole dell’infanzia, con nove sezioni complessive, al fine di garantire la continuità delle prestazioni nei casi di cessazione della scuola paritaria. Vengono anche istituite tre sezioni aggiuntive in scuole dell’infanzia già esistenti.

Con la seconda delibera, l’offerta formativa per le scuole superiori viene integrata con l’introduzione di nuovi indirizzi di studio. Uno spazio significativo è dedicato all’istruzione degli adulti, con una specifica integrazione dei percorsi a loro dedicati.

E’ intervenuto per chiarimenti il consigliere Pd Diego Sarno.




Voucher libri, lo ottengono ma non lo usano

Su 9.077 nuclei familiari che nel 2016/2017 hanno ottenuto il “voucher” regionale per libri di testo, piano offerta formativa (Pof) e trasporti, 1.154 – ovvero il 12,7% – non ne hanno mai fatto uso: l’importo medio assegnato e non speso è stato di 746 euro. Ci sono inoltre 462 famiglie (pari al 5%), che hanno speso parzialmente il buono, in media 583 euro con un importo residuo inutilizzato di 259 euro.

Per cui su 7.320.606 euro stanziati per l’annualità 2016/17, quasi un milione, precisamente 993.945 euro, non è stato speso (13,5% della cifra).

Discorso simile vale per la borsa “IoStudio” erogata dallo stato per gli studenti delle scuole di II grado: l’11,8% non riscuote il bonifico.

È quanto emerge da uno studio dell’Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte (Ires), presentato lunedì 9 dicembre al Comitato per la qualità della normazione del Consiglio regionale (presieduto da Alberto Avetta, in sostituzione di Paolo Bongioanni).

Lo studio fa parte di una serie di indagini conoscitive che ogni anno l’Assemblea può richiedere all’istituto su materie di interesse regionale.

Per quanto riguarda il voucher regionale, chi ha condizioni economiche relativamente migliori ha più propensione a non spendere la cifra. Se il 12,7% del totale dei richiedenti non lo ha mai utilizzato, questa percentuale sale al 15% tra quanti hanno un Isee compreso tra 7.500 euro e 11.979 euro e al 17% tra chi, in questa fascia Isee, ha un figlio unico.

Su un totale di 6,3 milioni di euro spesi sui voucher, il 51% è stato utilizzato per acquisti nel settore dell’elettronica (PC, tablet, lettori e-book, software), mentre circa 2/5 nei supermercati e nelle cartolibrerie.

Un dato che si spiega con l’importo medio nettamente più alto per spese di questo tipo. Nota dolente i trasporti dove, in media, sono stati spesi 148 euro.

In totale il voucher era spendibile in 140 esercizi, il 46% nella provincia di Torino e circa un quarto nella provincia di Cuneo. Decisamente più limitata la possibilità di usufruirne nelle altre province piemontesi.

Un dato che si sposa con l’esiguo numero di società di trasporti convenzionate: solo 7 delle 140 convenzioni sono attive con aziende di trasporti, 89 con Comuni e le restanti 44 con esercizi commerciali abilitati a rilasciare titoli di viaggio (edicole, tabaccherie, cartolibrerie).

Per questo l’istituto di ricerche ha sottolineato l’importanza di un impegno da parte della Regione nei confronti delle aziende.

All’incontro erano presenti i consiglieri Angelo Dago (Lega), Alessandra Biletta (Forza Italia) e Giorgio Bertola (M5S). Da tutte le forze politiche è stata fatta richiesta di un ulteriore approfondimento in materia nell’anno 2020.




Formazione, bisogna stanziare dai 2 ai 5 milioni

Dai 2 ai 5 milioni di investimenti, oltre a 1,7 milioni per acquistare le mascherine. Queste le stime degli stanziamenti necessari per far ripartire in sicurezza il mondo della formazione professionale piemontese, secondo Forma Piemonte e Cenfop Piemonte, esposte in Terza commissione in merito alla riapertura dei corsi.

L’audizione era stata richiesta dal Gruppo del Pd. Sia Matteo Faggioni, presidente di Forma, che Pier Mario Viano, presidente di Cenfop, hanno auspicato che le istituzioni pubbliche piemontesi tornino a investire sui propri enti di formazione professionale, consentendo loro di affrontare le sfide impegnative che la ripartenza sta imponendo.

“Ci troviamo ad affrontare sfide difficili – hanno spiegato – quindi sarà necessario un rinnovato e più strutturato dialogo tra il mondo della formazione, il mondo produttivo e le parti sociali, al fine di intercettare, in tempi rapidi, i fabbisogni professionali e formativi delle imprese, offrendo risposte adeguate, e far sì che, queste ultime, possano cavalcare le nuove opportunità che l’era post Coronavirus potrà offrire”.

Durante il lockdown, la formazione professionale piemontese non si è fermata: è stata riprogettata e rimodulata l’attività, per non interrompere i corsi e per mantenere vivo il contatto con i propri allievi. È stato utilizzato anche lo strumento del project work, che ha sostituito lo stage, grazie al quale è stato possibile simulare una formazione tecnica o un’esperienza pratica in azienda dal proprio domicilio.

Tra le principali criticità spicca il dato che circa il trenta per cento degli allievi ha avuto unicamente uno smartphone come strumento per collegarsi e assistere alle lezioni a distanza. A sostegno del sistema formazione professionale è arrivata, a inizio aprile, una determina regionale che, anche grazie a un continuo e costruttivo confronto fra le parti, ha dato un supporto normativo al lavoro delle agenzie, con scelte adeguate, coerenti e in qualche modo anche coraggiose (se confrontate con quelle operate dalle altre Regioni) che permettono agli enti di proseguire le attività formative a distanza e non far perdere oltremodo terreno ai propri studenti, siano essi minorenni o maggiorenni, disoccupati o occupati.

Oggi, con l’attività didattica che è ripartita in presenza – come hanno spiegato i due presidenti – all’ordinaria gestione dei corsi si aggiungono i costi per la messa in sicurezza delle sedi. “Noi non siamo la scuola pubblica, ma viviamo delle risorse europee veicolate dalla Regione. Da un calcolo effettuato, serve una cifra che non può essere inferiore ai due milioni di euro, anche se l’ottimale sarebbe intorno ai cinque milioni. Da tutto ciò sono però da escludere i costi per l’acquisto delle mascherine protettive, stimati in un milione e settecentomila euro” ha concluso Faggioni.

 

 

 




Investire nella formazione di terzo livello, al PoliTo conviene: i master aiutano a migliorare la condizione lavorativa

Investire in formazione post-laurea, per specializzarsi o per aggiornarsi, è una scelta che si è dimostrata vincente anche – e forse soprattutto – per sfruttare al meglio le restrizioni e i rallentamenti legati alla pandemia: il VI Report sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei diplomati di master di Almalaurea evidenzia che il tasso di occupazione e le retribuzioni di chi ha ottenuto questo titolo si confermano superiori a quelli dei laureati.

 

Il Report sulla Condizione occupazionale a un anno dalla conclusione del Master ha riguardato un campione di 205 Diplomati nel 2019 della Scuola Master e Formazione permanente del Politecnico di Torino, contattati a un anno dal conseguimento del titolo: 15 di primo livello e 190 di secondo livello. Il loro tasso di occupazione è complessivamente pari al 93,6%: 77,8% per i diplomati di master di primo livello e 95,0% per i diplomati di secondo livello.

Il 40,5% degli occupati (16,7% tra i diplomati di master di primo livello e 42,5% tra quelli di secondo livello) prosegue l’attività intrapresa prima del conseguimento del master, mentre il 25,3% ha dichiarato di avere cambiato lavoro dopo il conseguimento del titolo (33,3% tra i diplomati di primo livello e 24,7% tra quelli di secondo livello); il 34,2% degli occupati si è inserito nel mercato del lavoro solo al termine del master (50,0% tra i diplomati di primo livello e 32,9% per quelli di secondo livello).

 

Tra coloro che proseguono il lavoro iniziato prima del conseguimento del titolo, il 90,6% ha riscontrato un miglioramento nella propria posizione lavorativa  grazie al conseguimento del master (100,0% tra i diplomati di primo livello e 90,3% tra quelli di secondo livello) e, tra questi, il miglioramento riguarda soprattutto lo sviluppo di nuove competenze professionali, mentre tra chi ha iniziato l’attuale attività lavorativa dopo il conseguimento del titolo il 66,0% ritiene che il master abbia avuto un ruolo determinante per trovare lavoro (80,0% per i diplomati di primo livello e 64,3% per quelli di secondo livello) andando a caratterizzare in modo più definito il proprio profilo professionale.

 

Per completare il quadro, gli ultimi elementi da sottolineare sono che il settore dell’industria assorbe il 79,6% dei diplomati e quello dei servizi il restante 19,4% e che il 94,9% ha un’occupazione nel Nord Italia.

 

Molto positivi anche i dati relativi al Profilo dei diplomati di Master del 2020 del Politecnico di Torino, che derivano dall’analisi di un campione di 219 studenti che hanno ottenuto il titolo, di cui 38 di primo livello e 181 di secondo livello – su un totale di 6.405 di primo livello e 5,186 su 16 Università italiane – e possono aiutare ad orientare una scelta considerata da molti laureati un’ulteriore investimento di tempo e di denaro da valutare con attenzione. Tra le motivazioni per l’iscrizione al master, la possibilità di acquisire competenze professionali è considerata decisamente importante dall’85,4% degli intervistati, le prospettive di diretto inserimento nel mondo del lavoro lo sono state per il 74,1%, mentre la possibilità di ottenere una borsa di studio ha inciso per la scelta del 27,3% dei diplomati ai master di primo livello, per i diplomati di master di secondo livello nel 52,5%.

 

Ciò che emerge con chiarezza dai neo diplomati nei corsi di Master offerti dal Politecnico è comunque la soddisfazione per l’esperienza appena conclusa: il 57,5% esprime un giudizio decisamente positivo per gli argomenti trattati nel corso. Ulteriore conferma di questa soddisfazione, il 76,4% dei diplomati di master dichiara che, potendo tornare indietro al momento della scelta, si iscriverebbe nuovamente allo stesso corso di master e presso lo stesso ateneo.

 

Il Direttore della Scuola Master – il professor Paolo Neirotti – ha commentato questi risultati asserendo che “L’interpretazione delle statistiche di Alma Laurea ci dicono che in un ateneo come il Politecnico di Torino, i Master sono uno strumento con cui ingegneri, architetti, designer e pianificatori urbani si avvicinano a ruoli e professioni dove l’innovazione tecnologica richiede un innalzamento ed un diverso mix di competenze tecniche. Tuttavia, la nostra tradizione nei Master “politecnici” guarda anche a percorsi formativi capaci di qualificare e riconvertire laureati provenienti da altre discipline su tematiche profondamente legate ai cambiamenti tecnologici, economici e sociali che stiamo affrontando”.

 

 




Al Politecnico di Torino didattica online per l’anno 2020/2021

Almeno fino al mese di luglio tutte le attività didattiche del Politecnico di Torino – esami e discussioni di laurea compresi – continueranno a svolgersi esclusivamente in modalità online, come sperimentato in questi primi mesi di sospensione delle attività in presenza.

Il perdurare della situazione di incertezza dovuta all’emergenza sanitaria da Covid-19 e la necessità di programmare la sessione estiva degli esami di profitto (15/06/2020 – 25/07/2020) e di laurea (luglio 2020), dando agli studenti un congruo preavviso delle date dei singoli appelli, hanno condotto alla decisione adottata dal Senato Accademico di proseguire con le modalità impiegate finora; questo proprio per evitare spostamenti a un grande numero di studenti che, in caso contrario, dovrebbero essere presenti in Ateneo, peraltro in un periodo in cui permangono le restrizioni alla mobilità all’interno del territorio nazionale e, a maggior ragione, dall’estero.

 

Già il 28 febbraio 2020 l’Ateneo, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, aveva previsto la possibilità di effettuare esami orali di profitto e di laurea attraverso strumenti di videocomunicazione, estendendo successivamente la sessione invernale degli esami di profitto fino al 15 maggio 2020 per consentire il recupero delle prove d’esame non ancora effettuate.

 

Lo svolgimento della sessione di esami di profitto e di laurea da remoto è stato in questi mesi piuttosto regolare, dopo una prima fase di assestamento. Ad oggi si sono tenuti 4.400 esami orali e scritti su carta con videosorveglianza dei docenti o tramite PC con l’utilizzo della piattaforma di ateneo Exam integrata con strumenti di controllo da remoto.

Le lezioni del secondo semestre sono state convertite fin da subito in modalità online, consentendo la sperimentazione di nuove forme di didattica e garantendo a tutti gli studenti di poter accedere alle attività, pur in una situazione di lockdown. I corsi erogati da remoto sono stati più di 800, con la partecipazione di quasi 30 mila studenti e il coinvolgimento di 2.000 docenti e collaboratori didattici – che costituiscono praticamente la totalità dei professori con corsi nel semestre.

 

“La decisione di proseguire con la modalità di svolgimento degli esami di profitto e di laurea della sessione estiva da remoto era inevitabile per garantire a tutti i nostri studenti la possibilità di sostenerli, garantendo le condizioni di sicurezza imposte dal necessario distanziamento sociale ed evitando spostamenti a livello nazionale ed internazionale”, commenta il Vice Rettore per la Didattica Sebastiano Foti.

 

Il Senato ha preso in considerazione anche le modalità da adottare per il prossimo Anno Accademico: “Nel mese di maggio riprenderanno le attività di orientamento per i corsi di Laurea e Laurea Magistrale per il 2020/2021”, prosegue Foti: “Ai ragazzi che dovranno prendere una decisione tanto determinante per il loro futuro come quella di scegliere il proprio percorso universitario in questo periodo di incertezza, dobbiamo dare indicazioni chiare sulle modalità della didattica per il prossimo anno”. Il MIUR non si è ancora espresso in modo ufficiale con indicazioni sulla didattica a partire da settembre 2020, ma il Ministro Manfredi in una nota, in riferimento alle attività nel post lockdown, suggerisce di “limitare lo spostamento dei pendolari a lunga percorrenza, continuando a favorire la loro partecipazione alle attività in telepresenza” e di “considerare la difficile presenza di studenti internazionali, garantendo loro la partecipazione alle attività in telepresenza”.

 

Tenuto conto di questi elementi, il Politecnico ha stabilito, sempre con deliberazione del Senato Accademico, di garantire, per tutto l’Anno Accademico 2020/2021, l’erogazione dell’intera offerta formativa di primo e secondo livello in modalità on line.

 

Le valutazioni e le conseguenti decisioni circa la possibilità di erogare didattica in presenza saranno oggetto di future deliberazioni, tenuto conto dell’evolversi dell’emergenza sanitaria in corso e di quelle che saranno le disposizioni che verranno emanate dal Governo.

 

 

 

 

 

 




 Unioncamere-Google: con Eccellenze in digitale 2020-2021 formazione gratuita per lavoratori e imprese

Formare gratuitamente almeno 30mila persone in Italia, tra imprenditori, dipendenti, collaboratori e tirocinanti, sulle competenze digitali di base e sull’uso di strumenti sempre più essenziali per superare la seconda ondata di una pandemia che ha colpito con forza le aziende italiane. 

È l’obiettivo di Eccellenze in Digitale 2020-2021, la nuova edizione del progetto di Unioncamere supportato da Google, il cui obiettivo è aiutare le imprese italiane a far crescere le competenze dei propri lavoratori.

 

La Camera di commercio di Torino prende parte al progetto e comincia con un webinar di formazione che si terrà il 24 novembre dalle ore 12.30 alle 13.30, sul tema “Costruisci un nuovo DNA digitale: Google My Business ed altri strumenti utili per la tua impresa”. L’accesso è aperto a tutti i lavoratori delle imprese locali iscrivendosi qui  dopo essersi registrati al sito della Camera di commercio di Torino.

 

Soprattutto ora, in piena pandemia, la digitalizzazione ha modificato in modo considerevole la nostra vita, individuale ed economica. Per questo, dall’inizio dell’anno, il nostro Punto Impresa Digitale ha realizzato ben 54 webinar e ha coinvolto 1.660 imprenditori – sottolinea Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino – Con la nuova edizione di “Eccellenze in digitale” aggiungeremo altri 16 webinar, che andranno avanti fino a primavera. Sui social della Camera di commercio, in particolare su Instagram e Facebook, potete vedere le imprese che, con i corsi finora fatti, hanno ottenuto strumenti concreti e miglioramenti tangibili nella loro presenza on line. Ci auguriamo che molti altri, imprenditori e anche lavoratori, partecipino al nuovo “Eccellenze in digitale”, per dimostrare di sapere come si fa, anche con la nuova tecnologia, a superare questo lockdown”.

 

La formazione continuerà con altri webinar, sempre durante la pausa pranzo: aiuterà gli imprenditori a potenziare le competenze digitali dal proprio interno e fornirà ai lavoratori strumenti per accrescere o trasformare le proprie abilità, mantenendo o migliorando la propria situazione occupazionale.

  

Tutte le informazioni sul progetto Eccellenze in digitale sono disponibili sul sito della Camera di commercio  e sulle imprese che testimoniano la loro esperienza, si può guardare InstagramFacebook o il sito .

 

Grazie al finanziamento di un milione di euro da parte di Google.org, la nuova edizione del progetto prende il via dalla prossima settimana con webinar organizzati dai Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio locali.

La crisi causata dal Covid-19 ha evidenziato l’importanza delle competenze digitali come una risorsa indispensabile per restare in contatto con i propri utenti e colleghi e per portare avanti la propria attività e il proprio lavoro. Da anni, Unioncamere e le Camere di commercio investono nello sviluppo di competenze che consentono alle micro, piccole e medie imprese di rimanere aggiornate: per questo già dal 2013 hanno avviato la partnership con Google per la sensibilizzazione, istruzione e potenziamento della presenza online delle imprese. 

È proprio partendo dal successo di queste esperienze che Google, come parte del suo nuovo programma di investimento Italia in Digitaleha deciso di rinnovare lo storico programma, portando l’attenzione sulla formazione dei lavoratori, sulle aree e sui settori più colpiti dalla crisi. Eccellenze in digitale 2020-21 servirà a raggiungere in particolare le aziende legate al turismo, alla ristorazione e alle filiere del made in Italy.

 

I prossimi appuntamenti di Eccellenze in Digitale a Torino

 

24/11/2020 Costruisci un nuovo DNA digitale: Google My Business ed altri strumenti utili per la tua impresa
04/12/2020 Crea la tua presenza online partendo da zero
16/12/2020 Cos’è la SEO? Migliora il tuo posizionamento online
13/01/2021 Costruire e rafforzare la propria comunicazione online
27/01/2021 I social per il business: scegliere strategie e strumenti in modo in modo utile e imparare ad usare i principali (Facebook e Instagram).
10/02/2021 I social per il business: imparare a scegliere e usare canali ulteriori ed emergenti (TikTok, Pinterest, LinkedIn, Twitter, YouTube).
24/02/2021 Sponsorizzare con attenzione alla localizzazione: strategie e strumenti di Grow Revenue e Paid geo-localizzato per le PMI sulle principali Ads platform
10/03/2021 Sponsorizzazioni e Adv: trovare utenti in modo localizzato con funzioni avanzate di geo- targeting
24/03/2021 Sponsorizzazioni e Adv sui Social: scegliere strumenti e strategie e imparare a usare i social minori.
07/04/2021 Sponsorizzazioni e Adv sui Social: strategie, strumenti, profilazione e geo-targeting della Facebook e Instagram Ads Platform
21/04/2021 Turismo, ospitalità e accoglienza: il digitale per la crisi
data da fissare Vendere online: Avviare, consolidare e rinnovare una strategia di ecommerce da zero
data da fissare Vendere online grazie: Market palce e oltre (strategie e strumenti per la vendita online tramite piattaforme di terze parti)
data da fissare Metodologie di Project Management consolidate al servizio delle PMI
data da fissare Rimanere sempre in contatto con i propri clienti: Tool di messaggistica e ChatBot
data da fissare Prendere decisioni, definire strategie efficaci e ottimizzare gli investimenti con l’uso dei dati: l’approccio Data Driven

 

 




Politecnico di Torino e European University Institute insieme per sviluppo istruzione superiore e ricerca

 

Si rafforza la collaborazione tra il Politecnico di Torino e la Florence School of Regulation  dello European University Institute, grazie a un’iniziativa che prevede un accordo quinquennale volto a facilitare la collaborazione nei campi dell’istruzione superiore e della ricercain particolare nelle scienze politiche e sociali, nell’economia, nel diritto, nella storia, nelle scienze tecnologiche e ingegneristiche, nel design architettonico e industriale.

Insieme, le due istituzioni intendono realizzare una serie di offerte formative congiunte a beneficio di docenti, studenti, ricercatori e personale. Le attività comprendono la creazione di opportunità di insegnamento per i dottorandi dell’EUI e del Politecnico di Torino; l’organizzazione di un programma di scambio per ricercatori a livello di dottorato e post-dottorato; la promozione di corsi di formazione congiunti per dirigenti, conferenze, progetti di ricerca collaborativi, anni sabbatici e borse di studio.

L’accordo di partenariato sarà ratificato nell’ambito di un simposio internazionale che il Politecnico di Torino organizzerà e ospiterà nel prossimo mese di settembre.

 

“Il Politecnico di Torino mira a far crescere la sua attività di supporto ai decisori politici attraverso un approccio integrato basato sulla scienza per guidare le decisioni strategiche e operative delle istituzioni pubbliche e private – commenta il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco – In questa prospettiva, il Politecnico ha recentemente istituito un ‘Ufficio Foresight and Strategic Planning’ con l’obiettivo di migliorare e rafforzare i rapporti con le principali istituzioni partner esterne.  In questo quadro, l’attività con l’EUI è fondamentale per integrare le nostre competenze: lavorando insieme, possiamo integrare il nostro approccio interdisciplinare tecnico e ingegneristico con conoscenze finanziarie, legali e sociali, fornendo un’interpretazione globale di questioni sociali complesse”.

 

Lo European University Institute è un’organizzazione internazionale, istituita nel 1972 con la “Convenzione che crea un Istituto Universitario Europeo” (Gazzetta ufficiale della CE, 19 n° C 29, 9/2/1976), per operare nei settori dell’istruzione superiore e della ricerca. L’IUE ha un mandato a tre pilastri: fornire ai ricercatori di dottorato e post-dottorato una formazione accademica avanzata; promuovere la ricerca e l’analisi relative al processo di integrazione europea e ai cambiamenti nella politica in Europa e nel mondo; offrire una formazione post-laurea ed esecutiva sulla governance transnazionale, principalmente attraverso la sua Scuola di governance transnazionale.

L’IUE ha 23 Stati membri e ospita una comunità internazionale di oltre 1.100 membri, tra studenti di master, ricercatori agli inizi, professori e personale accademico e amministrativo. L’EUI è anche sede degli Archivi storici dell’Unione europea, che forniscono una visione senza precedenti del processo di integrazione dell’UE.

Il Politecnico di Torino è stato fondato nel 1906 e trae origine dalla Scuola di Applicazione per gli Ingegneri sorta nel 1859. È accreditata dai ranking internazionali come una delle principali università tecniche in Europa, con circa 39.000 studenti, il 19% dei quali internazionali, provenienti da 120 paesi.

Il Politecnico si propone come un centro di eccellenza per la formazione e ricerca in Ingegneria, Architettura, Design e Pianificazione con strette relazioni e collaborazioni con il sistema socio-economico.

È infatti una Research University a tutto tondo, dove formazione e ricerca si integrano e fanno sistema per fornire una risposta concreta alle esigenze dell’economia, del territorio e soprattutto degli studenti  in un’ottica di forte internazionalizzazione delle attività didattiche, di ricerca e di trasferimento tecnologico, con collaborazioni con le migliori università e centri di ricerca nel mondo e accordi e contratti con i grandi gruppi industriali internazionali, ma anche con le aziende del territorio, dove si propone come punto di riferimento per l’innovazione.




Nuove professionalità, industrie culturali e creative: chi sono e quanto guadagnano i laureati in “Alph”

Perché scegliere una laurea ALPH ossia in «Art, Literature, Philosophy and History» (da cui l’acronimo «Alph»)?

Perché le nuove professionalità delle industrie culturali e creative costituiscono un volano per l’economia nazionale. Cultura e creatività arricchiscono la capacità innovativa di un paese e della sua produzione industriale. L’Italia, con la grande stratificazione e eredità storica, deve tendere verso questa traiettoria di sviluppo per aumentare la propria competitività sui mercati.

Molteplici e diversificate le professioni culturali e creative che animano vari settori imprenditoriali. Molto diffuse e variegate quelle di alto livello e a elevata specializzazione. La variabilità delle figure è strettamente correlata al percorso disciplinare di provenienza. Quel che è certo è l’importanza della laurea per i professionisti della cultura e della creatività. Alto il livello di efficacia del titolo accademico, indice che combina la richiesta della laurea per l’esercizio della professione e l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università.

Non potrebbe essere diversamente se si considera che il Belpaese condivide con la Cina il primato per numero di beni inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco (fonte: Unesco, anno rif.to 2019): si tratta di 55 beni (50 culturali e 5 naturali). Se rapportiamo questo numero all’estensione del territorio dei due Paesi, l’Italia non ha eguali: ha infatti ben 18,3 beni per 100 mila chilometri quadrati, rispetto a 0,6 beni della Cina. Gli occupati “culturali” in Italia sono il 2,7% del complesso degli occupati; la media Europea è lievemente più alta e pari al 2,9% (Istat, anno rif.to 2015). È interessante rilevare che, in Italia, il 42% degli occupati nel sistema produttivo culturale e ricreativo è laureato; si tratta di una percentuale quasi doppia rispetto agli occupati di tutti gli altri settori (Symbola, anno rif.to 2017). Infine investire in cultura conviene: infatti, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 negli altri settori satelliti (Symbola, anno rif.to 2017).

AlmaLaurea ha realizzato un approfondimento sulle professioni in ambito culturale, basandosi su quanto definito nelle pubblicazioni sopra citate. Vi è però da dire che non esiste una definizione standardizzata e condivisa di quali siano le professioni rientranti in questo settore: i confini sono infatti molto sfumati.

L’analisi è realizzata sui laureati di secondo livello del 2014, intervistati nel 2019 a cinque anni dal titolo, che si dichiarano occupati. Tra questi, 5.509, pari al 10,9% del complesso degli occupati, svolgono una professione in ambito culturale: la maggioranza è occupata come architetto o ingegnere edile (6,5% del complesso degli occupati) o lavora nel settore del turismo (1,3%). Le restanti professioni sono meno diffuse: si tratta di professionisti nella promozione e conservazione del patrimonio culturale, disegnatori artistici e tecnici, professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento, ricercatori universitari e docenti nell’ambito culturale, artisti, professionisti nella tutela ambientale e occupati nell’artigianato (questi ultimi non considerati nei successivi approfondimenti perché decisamente poco numerosi).

Rispetto al 2012, i laureati impegnati nelle professioni in ambito culturale sono lievemente aumentati (allora erano il 10,1%).

NUOVE PROFESSIONALITÀ, INDUSTRIE CULTURALI E CREATIVE: CHI SONO E QUANTO QUADAGNANO I LAUREATI IN “ALPH”

Analizzando l’inquadramento professionale dei laureati impegnati, a cinque anni dal titolo, in ambito culturale si rileva che sono più diffuse sia le professioni di alto livello (imprenditori e alta dirigenza) sia quelle a elevata specializzazione (tipicamente, le professioni che prevedono la laurea): le prime rappresentano il 4,1% degli occupati in ambito culturale (rispetto al 3,0% del complesso degli occupati), le seconde rappresentano il 66,2% (rispetto al 61,3%).

Esiste però una forte variabilità e, in particolare, i professionisti del settore del turismo sono più presenti, oltre che tra le posizioni imprenditoriali o di alta dirigenza, tra quelle meno qualificate: si tratta di professioni legate all’assistenza alla clientela nell’ambito delle strutture ricettive e della ristorazione.

La variabilità è consistente anche se si prende in esame il percorso disciplinare di provenienza. Vi sono alcune professioni, ad esempio nell’ambito della conservazione del patrimonio culturale o quelle di architetto e ingegnere edile, dove è necessario possedere un titolo di studio specifico per accedervi. All’opposto, vi sono professioni che possono essere svolte da laureati provenienti da diversi settori disciplinari.

Il 93,0% degli occupati nell’ambito della conservazione del patrimonio culturale ha una laurea in ambito letterario, il 72,8% degli architetti e ingegneri edili ha una laurea in architettura (i restanti in ingegneria). Tra i professionisti del settore turistico il 20,1% ha conseguito un titolo in ambito linguistico, cui si affiancano laureati provenienti da altri percorsi: politico-sociale, economico-statistico e letterario. Anche all’interno delle professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento si rileva una certa variabilità: il 36,3% proviene dal gruppo letterario, ma sono ben rappresentati anche i laureati del gruppo economico-statistico.

 

Il quadro fin qui delineato trova la sua corrispondenza nell’analisi dell’efficacia della laurea: si tratta di un indicatore che combina la richiesta della laurea per l’esercizio della professione e l’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università.

Complessivamente, i laureati occupati a cinque anni dal titolo in ambito culturale evidenziano un livello più elevato di efficacia della laurea: il titolo risulta molto efficace o efficace per il 69,2% rispetto al 65,3% rilevato per il complesso degli occupati. Scendendo nel dettaglio, si rileva un livello più elevato di efficacia per le professioni che operano nella conservazione del patrimonio culturale (per l’88,8% il titolo risulta molto efficace o efficace), per gli architetti e ingegneri edili (87,0%) e per i ricercatori universitari e docenti (81,2%).

All’opposto, per il settore del turismo, cui come si è visto approdano laureati di tanti ambiti disciplinari, si rileva un minore livello di efficacia (18,6%); livelli di efficacia apprezzabilmente inferiori alla media si rilevano anche per le professioni nell’ambito dei media e dell’intrattenimento (34,1%) e per gli artisti (39,6%).

 

La retribuzione mensile netta è in media pari, per i professionisti occupati a cinque anni dal titolo in ambito culturale, a 1.408 euro, un valore inferiore a quello rilevato per il complesso dei laureati, pari a 1.499 euro. Le retribuzioni più elevate sono percepite dai professionisti nell’ambito della tutela ambientale (1.480 euro netti mensili) e dagli architetti e ingegneri edili (1.470 euro). Sono invece sensibilmente inferiori alla media le retribuzioni di chi opera nell’ambito della promozione e della conservazione del patrimonio culturale (1.140 e 1.245 euro, rispettivamente) e di chi è inserito nel settore del turismo (1.293 euro).

I livelli retributivi dipendono da numerosi fattori tra cui, ad esempio, le ore lavorate nell’arco di una settimana, la diffusione del part-time o la quota di occupati all’estero. A questo proposito, tra le professioni in ambito culturale è più alta della media la quota di chi ha cinque anni dal titolo lavora all’estero: è il 10,3% rispetto al 6,8% del complesso degli occupati.

I laureati occupati in ambito culturale mostrano un cv più ricco di esperienze maturate nel corso degli studi universitari: ha trascorso un periodo di studio all’estero, riconosciuto dal corso universitario, il 16,0% (rispetto al 12,6% del complesso degli occupati), ha realizzato un tirocinio curriculare il 54,2% (rispetto al 49,2%), ha maturato un’esperienza di lavoro il 67,3% (rispetto al 65,1%). Si tratta di esperienze che, secondo specifici approfondimenti realizzati da AlmaLaurea, favoriscono le possibilità occupazionali dei neo-laureati.