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Confindustria Piemonte: gli imprenditori sono al fianco del Governo, ma chiedono chiarezza

La situazione di grave crisi causata dalla diffusione del Covid-19 sta provocando un consistente rallentamento del sistema economico italiano, in particolare delle regioni e aree più produttive del Paese.

Nelle ultime ore, l’ampliamento della cosiddetta “zona rossa” impone forti restrizioni alla mobilità – e conseguentemente alla produttività – di oltre 16 milioni di persone.

Siamo quindi di fronte a uno scenario estremamente delicato e in continua evoluzione, che le aziende stanno affrontando cercando di conciliare la massima sensibilità alla tutela della salute pubblica e al rispetto delle disposizioni del Governo con la legittima, necessaria e doverosa attenzione all’attività di impresa.

In questo difficile contesto è però indispensabile che tutte le parti in causa pongano un’attenzione ancora maggiore affinché la comunicazione delle disposizioni sia tempestiva, univoca e chiara. Anche su questo fronte le imprese sono a disposizione per offrire un supporto di esperienza e competenza.

È mandatorio fare chiarezza. E definire misure urgenti” ha dichiarato Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte: “Il tessuto economico si trova in grande difficoltà e sta affrontando una crisi del tutto nuova i cui sviluppi sono imprevedibili. Dobbiamo garantire liquidità alle imprese, precondizione essenziale per aiutare le aziende e i lavoratori in questa fase di transizione e criticità economica. La priorità va data ovviamente alla gestione dell’emergenza, ma dobbiamo parallelamente costruire un piano di sostegno, accompagnamento e rilancio economico, tanto a livello locale quanto in chiave nazionale e internazionale. È una crisi globale che richiede misure di intervento straordinarie”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Smart working e smart learning, consumi luce e gas: come risparmiare fino a 265 euro

La diffusione del Coronavirus nel Nord Italia e la successiva decisione di chiudere scuole e Università ha portato da un lato all’applicazione dello smart working, per le attività lavorative che lo consentono, dall’altro alla diffusione dello smart learning.

Trascorrere più tempo in casa comporta maggiori consumi, in particolar modo di luce e gas: SosTariffe ha cercato di stimare il risparmio che è possibile ottenere passando a una tariffa del mercato libero.

Smart working e smart learning: sono queste le soluzioni attuate da molte aziende, scuole e Università, chiuse fino al 15 marzo in tutta Italia e fino al 3 aprile nella nuova zona rossa, a fronte delle restrizioni imposte per contenere la diffusione del Coronavirus.

Passare più ore in casa, in orari nei quali si è in genere sul posto di lavoro o a scuola, può avere come principale conseguenza un aumento dei costi, in particolar modo di quelli relativi alle bollette di luce e gas.

Una nuova analisi condotta da SosTariffe ha evidenziato quanto lo smart working e lo smart learning incideranno sul budget familiare, proponendo le alternative disponibili nel mercato libero dell’energia e del gas attraverso le quali sarà possibile risparmiare da un minimo di 50 euro fino a un massimo di 265 euro.

I profili di consumo analizzati

Lo studio di SosTariffe ha preso in considerazione tre diverse tipologie di profili, ovvero i single, le coppie e le famiglie. Per ognuno, il portale di comparazione tariffe, ha stimato la spesa annua per le utenze, partendo dai dati dei costi di luce e gas, relativi a marzo 2020, del mercato tutelato.

Al momento emerge che un single spende in media 260 euro sulla componente luce e 353 euro per il gas, per un totale di 613 euro all’anno.

Le spese di una coppia sono pari a 358 euro per l’energia elettrica e 688 euro per il gas, per un totale di 1.046 euro all’anno. Le famiglie con una fornitura di luce e gas attiva nel mercato tutelato spendono attualmente 1.647 euro all’anno, dei quali 550 euro sono relativi alla luce e 1.097 euro al gas.

Gli aumenti previsti con lo smart working e lo smart learning

Tra il tempo impiegato sui mezzi e quello riservato all’attività lavorativa in sé, in genere si è soliti trascorrere almeno 10 ore del proprio tempo lontani da casa: si pranza fuori e non si consuma gas in cucina, così come non si utilizzano i principali elettrodomestici durante il giorno, che in genere hanno anche un costo più alto per tutti quei clienti che hanno una tariffa di tipo biorario.

Lo stesso discorso è valido sul versante istruzione: la scuola tiene impegnati i ragazzi per tutta la mattinata, mentre gli universitari sono soliti stare in aula a seguire le lezioni o studiare anche intere giornate fuori casa.

È abbastanza intuitivo capire che, se da un lato lo smart working e lo smart learning sono uno strumento efficace per mantenere la produttività delle aziende e assicurare il proseguimento degli studi, dall’altro avranno un impatto sulle spese mensili, in particolar modo su quelle relative a luce e gas.

Lo studio di SosTariffe.it ha evidenziato un aumento del 29,6% sulla luce e del 22,1% sul gas per quanto riguarda i consumi dei single. Le coppie subiranno un aumento del 21,8% sulla luce e del 22,2% sul gas, mentre per le famiglie è stato stimato un aumento del 32,4% sull’energia elettrica e del 31,9% sul gas.

Risparmi da 66 e 130 euro sulla luce con il mercato libero

Il confronto con le migliori tariffe disponibili nel mercato libero dell’energia e del gas naturale ha fatto notare come la migrazione dal mercato tutelato permetterebbe di abbattere gli aumenti previsti, sia sulla bolletta della luce sia su quella del gas.

Dall’analisi comparativa tra i prezzi che caratterizzano i due mercati emerge infatti che i single potrebbero risparmiare 67 euro sulla bolletta dell’energia elettrica, attivando la migliore offerta del mercato libero, che prevede, a parità di consumo annuo in smart working, un costo di 270 euro.

Le coppie potrebbero risparmiare 66 euro, in quanto la tariffa del mercato libero al prezzo più basso è pari a 370 euro, mentre il risparmio totale di una famiglia sulla luce potrebbe arrivare fino a 130 euro, nonostante i costi in più relativi a smart working e smart learning.

Risparmi da 50 e 265 euro sul gas con il mercato libero

Le offerte gas del mercato libero garantirebbero risparmi ancora maggiori: un single potrebbero spendere 50 euro in meno, attivando una tariffa gas al costo di 381 euro, una coppia risparmierebbe fino a 137 euro con una tariffa che prevede una spesa di 704 euro, mentre le famiglie riuscirebbero a ridurre il costo della bolletta del gas fino a un massimo di 265 euro.

Nel totale, il passaggio da una tariffa del mercato tutelato a una del mercato libero permettere di ottenere un risparmio totale di 117 euro ai single, di 203 euro alle coppie e di 395 euro alle famiglie, che potrebbero tornare molto utili per altre necessità.

App e comparatore per trovare la tariffa più conveniente

Confrontare i prezzi delle offerte luce e gas disponibili sul mercato è davvero semplice: lo strumento di comparazione presente su SosTariffe consente di avere a propria disposizione una panoramica delle migliori soluzioni, con il dettaglio delle caratteristiche che le contraddistinguono.

In alternativa, per avere sempre a portata di smartphone le promozioni in offerta è consigliabile scaricare l’applicazioneSosTariffe, che è gratuita e presente sia nello store Android sia in quello iOS. Il meccanismo alla base del funzionamento dell’app è molto intuitivo: si potranno visionare le migliori tariffe luce e gas, confrontarle e scegliere di sottoscriverle direttamente attraverso lo smartphone.

Per chi a casa non avesse una connessione Internet e non potesse sostenere il peso di una tariffa casa di tipo ADSL o fibra, è possibile valutare l’attivazione di una SIM dati, per navigare da tablet e PC, oppure una delle tante offerte di telefonia mobile che, a prezzi abbastanza contenuti, mettono a disposizione un bundle di Giga ideale per professionisti e studenti che in genere non sono soliti approcciarsi a una modalità di lavoro e studio a distanza.




Coronavirus: a rischio quasi 19 miliardi di valore aggiunto. Ecco la mappa degli effeti negativi sui territori

Una riduzione del valore aggiunto dell’Italia di quasi 19 miliardi di euro su base annua, pari al -1,2% rispetto al 2019.

E’ questa la stima degli effetti sull’economia dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, in uno scenario nel quale la situazione attuale dovesse protrarsi fino alla fine del mese di aprile.

L’analisi effettuata da Unioncamere, in collaborazione con il Centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, sulla base dei dati al 2 marzo scorso, segnala che, ovviamente, l’impatto sarà più consistente nelle tre regioni maggiormente colpite dall’emergenza (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), nelle quali le possibili riduzioni della ricchezza prodotta sarebbero pari o di poco superiori al 2%.

Le Camere di commercio italiane sono pronte a fare la loro parte per sostenere imprese e territori. L’Unioncamere ha appena costituito una “task force” composta da presidenti di Camere di commercio di diverse aree del Paese che dovrà monitorare la situazione, individuare le misure più idonee e, al più presto, mettere in campo le azioni più urgenti per sostenere le imprese dei settori più colpiti.

Nei soli undici comuni della zona Rossa, secondo lo studio, il perdurare delle attuali limitazioni fino alla fine del mese di marzo provocherebbe la perdita di 238 milioni di euro di fatturato e quasi 140 milioni di valore aggiunto.

Nel caso in cui, invece, l’emergenza sanitaria dovesse proseguire, nella portata attuale, fino a fine giugno – stima Unioncamere – gli effetti negativi sull’economia italiana per il 2020 potrebbero salire a 37 miliardi di euro, con una riduzione del valore aggiunto del -2,3%. Una flessione che in Lombardia arriverebbe al -3,9% della ricchezza prodotta a livello regionale, in Veneto al -4,4% e in Emilia Romagna al -4,3%.

Secondo l’analisi, il forte impatto del diffondersi del virus sul turismo in tutte le regioni del Paese rischia di bruciare quasi 4 miliardi di valore aggiunto (-6,3% su base annua) per il calo delle presenze annunciato fino a fine aprile; la perdita di valore aggiunto potrebbe raggiungere i 7,7 miliardi di euro (-12,2%) nel caso l’emergenza attuale andasse avanti ma solo fino a giugno, salvando così le presenze attese nella stagione estiva.

Gli effetti del Covid-19 si potrebbero far sentire anche sulle nostre esportazioni: oltre il 10% delle vendite italiane all’estero, infatti, è diretto proprio verso quei Paesi che, allo stato attuale, hanno imposto maggiori restrizioni alla circolazione delle persone.




Coronavirus, spostato l’evento “Confindustria Piemonte incontra la politica regionale”

Confindustria Piemonte rende noto che in ottemperanza alle disposizioni relative all’emergenza Coronavirus l’evento dal titolo “Confindustria Piemonte incontra la politica regionale” già in programma per il 9 marzo presso l’unione industriali di Torino è stato ​​posticipato all’11 ​maggio.




Codice crisi d’impresa, nomina dei revisori: ecco lo stato dell’arte

Con l’approvazione della legge di conversione del Decreto Milleproroghe, si è fatta  l’ennesima modifica al tormentato articolo 379 del Codice della Crisi e dell’Insolvenza delle Imprese (D.Lgs. 14/2019).

Ricordo che l’articolo in questione, nel testo originario, modificava l’articolo 2477 cod. civ., introducendo nuovi limiti per la revisione legale nelle società a responsabilità limitata, molto più severi rispetto a quelli vigenti (attivo e ricavi 2 milioni di euro e 10 dipendenti medi).

Cambiava anche la modalità di verifica dei requisiti, essendo sufficiente il superamento di un solo limite su tre per due esercizi consecutivi per avere obbligo di revisione, mentre, per la revoca, non dovevano essere superati tutti e tre i limiti per tre esercizi consecutivi.

Quindi con il Decreto “Sbloccacantieri” (L. 55/2019), si è avuta una prima modifica dell’articolo 379 CCII, incrementando i limiti a euro 4 milioni per attivo e ricavi e 20 dipendenti medi, ma mantenendo le modalità di verifica.

A seguito di numerose istanze pervenute al governo, si è intervenuti ancora una volta, modificando la scadenza per la nomina del revisore prevista al terzo comma dell’articolo 379, in particolare se prima il termine per la nomina del revisore era entro nove mesi dalla data di entrata in vigore dello stesso articolo (ovvero entro il 16 dicembre 2019) con il nuovo testo dell’articolo 379, come modificato dal Milleproroghe, la nomina del revisore la si dovrà fare entro i termini per l’approvazione del bilancio 2019.

Per le società con chiusura del bilancio al 31 dicembre, entro il 29 aprile 2020.

Detto slittamento dei termini per la nomina dell’organo di controllo dal 16 dicembre 2019 al 29 aprile 2020, determinerà inevitabilmente altre due conseguenze, una in merito agli esercizi da prendere in considerazione per la nomina, l’altro in merito al primo esercizio da revisionare.

Ricordo che il comma 3 dell’articolo 379 prevede che, ai fini della prima applicazione della norma, i due esercizi da considerare per la verifica dei limiti siano quelli precedenti la scadenza indicata al primo periodo dello stesso comma, ovvero quella oggetto di modifica.

Ne deriva che gli esercizi da considerare ora sono il 2018 e il 2019 e non più il 2017 e 2018 come da testo originario.

Il nominare il revisore con l’approvazione del bilancio 2019, porta inevitabilmente a considerare l’esercizio 2020 come il primo sottoposto a revisione.

Dette modifiche normative pongono dubbi in merito al comportamento da tenere per le società che hanno già adempiuto all’obbligo di nomina del revisore.

Un primo caso riguarda le società (poche in verità) che hanno nominato il revisore prima dell’incremento dei limiti portato dalla L. 55/2019 (quando ancora erano 2 milioni per totale attivo e volume di affari e 10 dipendenti di media), e si sono ritrovate successivamente ad avere un revisore non più obbligatorio.

Per questi casi la revoca del revisore è comunque possibile “per giusta causa”, che in questo caso è costituita dal venir meno di un obbligo normativo.

Qualche problema in più qualora la società avesse nominato un organo di controllo con revisione legale, esso dovrebbe comunque completare il triennio poiché la revoca per giusta causa in questo caso non è possibile.

Un secondo caso riguarda le società che hanno provveduto a nominare il revisore entro la scadenza originaria del 16 dicembre 2019.

Malgrado il Ministro Patuanelli, quando è stato ascoltato in Parlamento ha fatto notare l’inopportunità della proroga per evitare una evidente iniquità a svantaggio proprio delle società più virtuose, l’aver concesso la proroga fa dedurre che la sua posizione non sia stata seguita.

Vela la pena precisare che per le società che hanno nominato il revisore entro la prima scadenza (16 dicembre 2019) e quindi con incarico di revisione anche il bilancio 2019 si suddividono in due categorie:

  • la prima è costituita da quelle società che superavano i limiti considerando gli esercizi 2017-2018 e che continuano a superarli considerando gli esercizi 2018-19. In questo caso, il revisore nominato svolgerà il suo incarico su base “volontaria” per l’esercizio 2019 e per obbligo normativo a partire dall’esercizio 2020. Non pare convincente la tesi di una parte della dottrina che considera il revisore nominato “quiescente” relativamente all’esercizio 2019 e cominci ad operare con il 2020. Se la società non intende sottoporre a revisione il bilancio 2019, l’assemblea dovrà revocare il revisore (ma non il sindaco) e successivamente nominarlo con l’approvazione del bilancio: soluzione che pare estrema.
  • la seconda categoria riguarda le società che, considerando gli esercizi 2018-2019 non hanno più obbligo di nomina che invece vi sarebbe stato considerando gli esercizi 2017-2018. In tale caso si procederà come già indicato per le società che non hanno più obbligo dopo l’innalzamento dei limiti, ovvero alla revoca per giusta causa.

 

Nessun problema e questo punto nessuna sanzione a carico dell’organo amministrativo, per quelle società che non hanno provveduto a nominare entro il 16 dicembre lo potranno fare in sede di approvazione del bilancio di esercizio 2019.

Questo consente a tutte quelle società inserite negli elenchi forniti da Unioncamere alle Camere di Commercio di regolarizzare entro i nuovi termini.

Anche se Unioncamere, adesso, dovrà stilare i nuovi elenchi con le società che hanno superato i limiti più volte citati negli esercizi 2018 e 2019.

La domanda nasce spontanea come farà se ancora i bilanci di esercizio 2019 non sono stati approvati e depositati?

Lo scopriremo solo vivendo.

 

Enrico Mazza*

Avvocato e dottore comercialista esperto in diritto societario




Regione Piemonte: prime misure per l’economia, da lunedi risorse per 200milioni

La Regione Piemonte ha assunto le prime misure per sostenere l’economia messa in difficoltà dall’emergenza provocata dal Coronavirus.

“Innanzitutto – hanno annunciato il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Bilancio e Attività produttive, Andrea Tronzano, nel corso di una conferenza stampa – abbiamo deciso di anticipare i tempi di erogazione dei contributi e dei finanziamenti dovuti agli enti e alle associazioni. Metteremo così in circolo da lunedì risorse per 200 milioni di euro.

In secondo luogo abbiamo disposto la sospensione del pagamento delle rate dei mutui che 1000 aziende piemontesi hanno in corso con Finpiemonte, per un importo complessivo di 110 milioni.

Infine, da venerdì prossimo, 13 marzo, potremo ricorrere al Fondo di garanzia per aiutare le piccole e medie imprese in difficoltà a pagare gli interessi che hanno nei confronti delle banche e ad accedere a nuove forme di credito che potranno servire, ad esempio, a pagare gli stipendi dei dipendenti”.

“Ci eravamo impegnati a varare misure in tempi rapidi – ha evidenziato Cirio – e abbiamo mantenuto l’impegno con azioni concrete che rappresentano segnali importanti per affrontare un’emergenza che sta diventando costante”.

 Aiuti alle famiglie. La prossima settimana si definirà invece il capitolo dedicato alle famiglie che stanno sopportando dei costi causati dalla sospensione delle attività didattiche nelle scuole: “Siamo al lavoro – ha annunciato il presidente Cirio – per integrare in maniera complementare il decreto che il Governo assumerà martedì con risorse aggiuntive: sulla base dei contenuti sceglieremo se aumentare le quote dell’aiuto economico oppure allargarlo alle fasce che non verranno inserite”.

Cassa in deroga. Un altro aspetto che ci si aspetta venga definito dal Governo è la concessione della cassa integrazione in deroga anche alle aziende con meno di sei dipendenti. “Le Regioni lo hanno chiesto – ha precisato Cirio – per consentire ai dipendenti di queste imprese di ricevere uno stipendio anche se sono lasciati a casa per mancanza di clientela nel caso di quelle turistiche o perché le lezioni sono sospese nel caso di quelli che si occupano di ristorazione scolastica”.

Ore 16.30.




Coronavirus, CNA: focus credito, allarme liquidità

Secondo report a una settimana di distanza sul campione di oltre 100 imprese operanti nel mondo dell’artigianato, della piccola industria, del terziario in genere e dei servizi, distribuite su tutto il territorio piemontese.

 

Abbiamo riproposto lo stesso set di domande già usato lo scorso 26 febbraio, avendo come risposta la preminente questione del credito e in particolare sopraggiunte significative problematiche relative alla liquidità aziendale. La quasi totalità del campione a domanda: “Come descriverebbe la situazione attuale in azienda?” segnala forte problematica relativamente alla liquidità.

 

CLIENTI – CONSUMATORI

In questo comparto si raggruppano i settori relativi ai servizi alla persona e artigianato di servizio (estetica, acconciatura, impiantisti e riparazioni in ambito domestico, trasporto persone), produzione e somministrazione alimentare (ristorazione, catering, operatori di eventi pubblici e privati con beneficiari consumer).

Le cifre a nostra disposizione rivelano che la contrazione di domanda e quindi di ricavi sta producendo una situazione molto problematica rispetto alla liquidità aziendale che oscilla tra il 30% e il 50% su base mensile.

Il protrarsi nelle prossime settimane di questa situazione fa prevedere una restrizione della liquidità tale da non poter far fronte agli ordinari pagamenti.

 

CLIENTI – IMPRESE

In questo comparto si identificano le catene tra imprese relativamente alla fornitura di prodotti e servizi, quindi le catene di pagamenti tra imprese, in cui si registrano mancati incassi su fatture già emesse con l’aggiunta dell’impossibilità in molti casi di concludere forniture ed emettere relative fatturazioni per incassare.

Si sta quindi propagando la problematica dei mancati incassi – quindi la crisi di liquidità – dal sistema delle imprese operanti per clienti-consumatori al sistema delle imprese fornitrici.

Inoltre rileviamo numerosi segnali di mancati pagamenti strumentalmente attuati usando la causale della “crisi da Coronavirus”.

La stima di questa contrazione risulta, da campione, del 25% della liquidità su base mensile.

 

“Le imprese ci indicano una priorità assoluta e urgente: quella di fronteggiare la mancanza di liquidità aziendale. E’ necessario che la Regione Piemonte si faccia parte attiva per promuovere un tavolo triangolare con banche e imprese per individuare i giusti strumenti di intervento che si stanno discutendo a livello nazionale tra ABI, Governo e associazioni datoriali. Noi esprimiamo una particolare preoccupazione per il sistema della micro e piccola impresa piemontese che risente in modo particolare di una crisi economica molto preoccupante derivante dalla posizione geografica della nostra regione”, affermano il segretario regionale di CNA Piemonte Filippo Provenzano e il presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis.

 

PROPOSTE

Lo slogan positivo che diffondono le nostre imprese è #alnostroposto (campagna video lanciata in settimana da CNA Piemonte), tuttavia per rimanere al loro posto queste imprese hanno bisogno di liquidità per non chiudere. Oltre le annunciate misure relative all’estensione degli ammortizzatori sociali, alla moratoria dei versamenti su tributi, contributi e utenze, occorre celermente predisporre un piano di emergenza che fornisca la liquidità aziendale occorrente: da una parte prevedendo una moratoria dei pagamenti dei finanziamenti in essere (sia sul capitale sia sugli interessi) per almeno 12 mesi, garantendo che tali benefici non peggiorino il rating bancario di queste imprese, dall’altra predisponendo l’attivazione di strumenti aggiuntivi di liquidità.

Apprezziamo la volontà dell’ABI e del Governo di mettere in campo azioni tese a salvaguardare la continuità aziendale, tuttavia riteniamo che occorra accelerare e rafforzare la messa a disposizione di questi strumenti anche procedendo a modifiche, peraltro attese da tempo, alle normative bancarie europee che consentano di mettere a disposizione delle micro e piccole imprese l’ingente quantità di liquidità a disposizione degli istituti di credito.

Tali provvedimenti rappresentano il presupposto per consentire alle imprese di non rinunciare a realizzare gli investimenti programmati per i quali rimangono valide le misure agevolative previste e ulteriori che ne facilitino l’estensione.

 

Il primo report di Monitor Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte analizza settore per settore: il testo integrale è scaricabile qui.

Il secondo report di Monitor Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte analizza settore per settore: il testo integrale è scaricabile qui.

 

+++Nelle prossime 48 ore CNA Piemonte sarà in grado di fornire un focus molto approfondito delle conseguenze sulle imprese del Coronavirus su un campione ancora più ampio.

 




Unioncamere Piemonte: ancora in calo la produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 193ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2019 e ha coinvolto 1.816 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 99.637 addetti e un valore pari a circa 59,4 miliardi di euro di fatturato.

 

Il 2019 non è indubbiamente stato un anno positivo per l’industria manifatturiera piemontese. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Il 2019 ha confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale regionale.

Tutti e quattro i trimestri hanno registrato, infatti, variazioni tendenziali al di sotto dello zero, seppur d’intensità non elevate. Al -0,4% del I trimestre dell’anno hanno fatto seguito le flessioni del -0,8% e -0,2% del II e del III trimestre. Il IV trimestre 2019 si è chiuso, infine, con una contrazione dello 0,4% della produzione industriale regionale.

 

Il calo produttivo medio per l’intero 2019 è stato pari a mezzo punto percentuale. Si tratta di una flessione non pesante, ma che appare particolarmente significativa se si considera che si tratta del primo dato annuo negativo dal 2013.

 

Il Vice Presidente vicario di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello commenta: “I risultati dell’ultimo trimestre 2019, e dell’anno nel suo complesso, non sono entusiasmanti. Le imprese piemontesi soffrono da tempo e purtroppo, anche a causa del Covid-19, gli effetti negativi sull’economia e sullo sviluppo dei nostri territori non potranno migliorare nel breve periodo. Dobbiamo, quindi, lavorare con maggior impegno per sostenere il nostro sistema imprenditoriale, individuando misure straordinarie di affiancamento e supporto. Saranno necessari anche interventi di sostegno al credito”.

 

Concentrando l’attenzione sugli ultimi tre mesi del 2019 emerge come quello del IV trimestre sia stato il sesto risultato trimestrale negativo consecutivo,frutto del preoccupante trend esibito a livello settoriale dai mezzi di trasporto, dal comparto dei metalli e dal tessile e abbigliamento, a livello dimensionale dalle imprese di grandi dimensioni e in termini territoriali dal Piemonte settentrionale.

Il calo della produzione industriale si associa a un andamento opposto evidenziato dal mercato interno e da quello estero. Se infatti gli ordinati interni registrano una crescita (+1,3%), quelli esteri subiscono una flessione dello 0,6%. Il fatturato totale risulta stabile (+0,2%), la componente estera evidenzia un calo pesante (-1,8%).

 

A livello settoriale si riscontra un andamento eterogeneo in termini di produzione industriale.

Il comparto alimentare, che mostrava un trend incoraggiante anche nei trimestri precedenti, prosegue nella sua fase di crescita (+3,1%). Positivi anche i dati del comparto meccanico (+4,1%) e delle industrie elettriche e elettroniche (+0,6%). Stazionaria la produzione della chimica/plastica (+0,1%) e delle industrie del legno e del mobile (-0,2%). Subiscono, invece, una flessione della produzione le industrie tessili e dell’abbigliamento (-2,5%) e le industrie dei metalli (-2,6%). Il calo più importante appartiene ancora una volta al settore dei mezzi di trasporto (-7,0 %).

 

Focalizzando l’attenzione su questo settore, attore principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del IV trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-9,8%) e di componentistica autoveicolare (-8,7%), mentre appare stabile il comparto dell’aerospazio (+0,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel IV trimestre 2019, a fronte di una sostanziale stazionarietà produttiva evidenziata dalle micro (-0,1%) e dalle piccole imprese (-0,3%), mostrino un dato meno incoraggiante le imprese di medie (50-249 addetti) e grandi dimensioni (oltre 250 addetti) che registrano rispettivamente un calo dello 0,9% e 2,0%.

La flessione tendenziale dello 0,4% registrata mediamente a livello regionale nel corso del IV trimestre 2019 deriva da andamenti differenziati mostrati a livello territoriale.

Il Piemonte del nord ha segnato dinamiche meno incoraggianti. Biella ha subito una flessione produttiva del 4,0%, Novara dello 0,2%, Vercelli e Verbania rispettivamente dello 0,9% e 0,5%.

Il capoluogo regionale si è assestato su una variazione della produzione del -0,7% rispetto all’analogo periodo del 2018.

Il Piemonte del sud ha segnato risultati migliori. A fronte di una stabilità produttiva dell’astigiano (-0,1%), si sono registrate crescite sia ad Alessandria (+0,8%) che a Cuneo (+1,7%).




Indicazioni urgenti per l’economia dalla Camera di commercio di Torino

Nel pomeriggio di ieri il Presidente Dario Gallina ha riunito la “cabina di regia” composta dai rappresentanti del Consiglio camerale, per condividere la situazione e individuare le possibili azioni immediate delle associazioni di categoria.

Pur nell’attuale situazione di emergenza, è emersa una forte volontà di reazione per tornare il più presto possibile ad un’attività economica di normalità.

 

Credito

Il momento di difficoltà porta innanzitutto ad un bisogno di liquidità per le imprese e di sostegno al credito. Nella giornata di oggi, incontrando il Prefetto Claudio Palomba e poi il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana del Piemonte Teresio Testa, sono state individuate alcune azioni comuni da intraprendere sul fronte del credito.

 

Sostegno al reddito dei lavoratori

Un punto molto importante che è emerso è la cassa integrazione che va estesa a tutte le imprese, mentre è necessario il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga.

Gli ammortizzatori sociali vanno inoltre applicati con la massima inclusività anche ai lavoratori autonomi, ai professionisti e alle piccolissime aziende, particolarmente presenti nei settori del turismo e dei trasporti.

 

Gruppo di lavoro sulla comunicazione

È stato costituito un gruppo di lavoro che, sotto la guida della Camera di commercio di Torino, predisponga iniziative di comunicazione per l’immediato e per il medio-lungo periodo

 

Investimenti e infrastrutture

Nell’incontro è emerso quanto sono fondamentali gli investimenti pubblici che andranno rafforzati per recuperare, il più rapidamente possibile, condizioni di sviluppo stabile: a questo proposito è stata unanime la richiesta di avviare un piano di investimenti infrastrutturali a livello nazionale e soprattutto regionale a mobilitazione di risorse già disponibili ed individuare la nomina di un commissario dedicato per l’avvio delle singole opere.

 

Le iniziative camerali

Il Presidente Gallina ha poi indicato alcune iniziative da realizzare subito come Camera di commercio di Torino:

–  come primo e significativo intervento verrà stanziato un fondo straordinario di un milione di euro  a cui la Giunta camerale, che sarà eletta il 18 marzo, potrà attingere per provvedimenti tempestivi e incisivi.

–  promuoverà la diffusione di linee guida comportamentali e sanitarie per datori di lavoro e imprese

–  promuoverà la creazione di “Protocolli di normalità”.

 

Torino è prudente, ma non si ferma di fronte all’emergenza: le forze economiche presenti nella Camera di commercio sono determinate nell’attivare una forte e comune azione di rilancio economico.




Coronavirus, Regione: modifica bilancio di previsione per stanziare fondi emergenza

Sospesa e rinviata a lunedì prossimo la seduta di Prima commissione di stamattina al Consiglio regionale del Piemonte: la maggioranza ha ritenuto opportuno modificare il Bilancio di previsione per stanziare i fondi necessari per far fronte all’emergenza Coronavirus, trovando il consenso da parte dell’opposizione.

La proposta è stata formulata dall’assessore al Bilancio, che a margine della Commissione ha chiarito come sull’emergenza coronavirus la Giunta agisca con tutti gli strumenti che le leggi consentono alla regione Piemonte; tra le altre, viene avviata la moratoria sui mutui in capo alla Regione, si attiva il fondo regionale di garanzia che dà molta forza alle imprese sulla liquidità a loro necessaria, e si mette a disposizione un contributo importante per abbassare il costo dei prestiti che le aziende hanno con le banche.

Non ultima, ci sarà una misura, fortemente voluta dal presidente Cirio, dedicata al rafforzamento dell’immagine del Piemonte nel mondo: l’abbiamo abbondantemente finanziata e partirà una volta finita l’emergenza.

Sconvocata anche la seduta prevista per oggi pomeriggio. Il capogruppo della Lega ha spiegato che quella della Giunta è una scelta fondamentale, bisogna trovare le risorse e per questo apriamo un tavolo di confronto, anche per capire da dove attingere il denaro necessario. La nostra economia e i lavoratori piemontesi devono trovare nella Regione l’aiuto indispensabile.

Anche il Pd è sulla stessa linea e i rappresentanti del partito hanno affermato di apprezare l’atteggiamento della maggioranza. Sono disponibili ad accelerare al massimo l’approvazione del bilancio provvisorio in un momento così delicato. Importante trovare celermente i fondi per il turismo, la cultura e l’economia in generale. Si dovrà intervenire sulla fiscalità, quindi sull’Irap, per un grande piano di rilancio economico del Piemonte che affronti e traguardi la crisi.

Sulla stessa posizione il M5s, che ha concordato con la proposta dell’assessore. La capogruppo ha ricordato il tema degli extra-Lea e ha sollecitato misure per i lavoratori che non hanno alcun tipo di tutela e che si trovano senza reddito.

La prima Commissione è stata riconvocata lunedì pomeriggio e mercoledì mattina.