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Servizio Civile Universale: per lavorare presso Patronato Enapa Confagricoltura Asti

C’è tempo fino al 10 febbraio per candidarsi come volontari del Servizio Civile Universale presso le sedi territoriali del Patronato Enapa di Confagricoltura. “Si tratta di un’ottima occasione di formazione, di crescita individuale e professionale destinata ai giovani tra i 18 e i 29 anni non compiuti, che intendano fare un’esperienza per impegnarsi nell’assistenza e tutela in favore dei lavoratori, dei pensionati e di tutti i cittadini presenti sul territorio dello Stato“, afferma Mariagrazia Baravalle, direttore della Confagricoltura di Asti.

Il Patronato Enapa ha messo a disposizione 240 posti in tutta Italia, con una parte riservata ai giovani con difficoltà economiche, distribuiti in 100 sedi territoriali, di cui ben 55 sono sedi provinciali. Ogni progetto avrà una durata di dodici mesi, con un impegno giornaliero di cinque ore, per un totale di 25 ore settimanali e verrà retribuito con un contributo mensile di € 444,30.

Per chi vuole mettersi al servizio della comunità civile, lo può fare prestando servizio nei 6 progetti del Patronato Enapa della Confagricoltura di Asti, così suddivisi:

 

– 2 progetti presso la sede centrale di Asti (Via Monti, 8)

– 2 progetti presso l’ufficio zona di Nizza Monferrato (Piazza Garibaldi, 51)

– 2 progetti presso l’ufficio zona di San Damiano (Corso Roma, 28).

 

Grazie a questo bando i giovani volontari avranno l’opportunità di maturare un’esperienza di lavoro negli ambiti dell’assistenza e tutela dei diritti dei cittadini (anziani, immigrati, disoccupati, persone con handicap) e dell’educazione e informazione sui diritti sociali, grazie ai progetti di servizio civile.

 

Per presentare la propria candidatura è possibile trovare tutte le informazioni di dettaglio al seguente link: https://confagriasti.it/servizio-civile-universale-modalita-di-presentazione-delle-domande/




Gian Paolo Coscia è il nuovo presidente di Unioncamere Piemonte

Il Presidente della Camera di commercio di Alessandria, Gian Paolo Coscia, è stato eletto ieri pomeriggio alla presidenza di Unioncamere Piemonte per il prossimo triennio, su proposta della Giunta di Unioncamere Piemonte.

 

Ai sensi dell’art. 7 comma 3/e dello Statuto dell’ente, il neo Presidente è stato eletto all’unanimità dal Consiglio di Unioncamere Piemonte riunitosi in videoconferenza. Il Consiglio è composto dai Presidenti e da quattro Membri di ciascuna Giunta delle Camere di commercio del Piemonte.

 

So che il compito che mi aspetta non sarà facile – ha commentato il neo Presidente Gian Paolo Coscia -. Il IV trimestre 2019 si è chiuso con una contrazione dello 0,4% della produzione industriale regionale e nei primi tre mesi dell’anno abbiamo perso in Piemonte oltre 3.500 aziende: il Coronavirus sta già provocando i primi danni al nostro sistema economico. Il mio impegno sarà subito rivolto a questa emergenza. In questo contesto, le Camere di commercio hanno una responsabilità importante: spetta a noi essere risoluti e tenaci nel continuare a individuare interventi di compensazione e sostegno sia per le nostre imprese che per i nostri territori soprattutto attraverso un dialogo costruttivo con le istituzioni, prima fra tutte la Regione Piemonte”.

 

Il Vicepresidente vicario di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello, ha affermato: “I miei sono stati anni di servizio alle imprese e al sistema camerale piemontese e italiano. Ho lavorato con gioia e impegno per promuovere le nostre eccellenze e il nostro saper fare. Il Piemonte è ricco di uomini e donne con una grande capacità e voglia di creare e far crescere le proprie imprese: dobbiamo sostenerli nel loro cammino con politiche efficaci, soprattutto ora che il Covid-19 sta minando tanti anni di lavoro e sacrifici. Sono certo che il Presidente Coscia saprà interpretare al meglio il grido di aiuto che sta arrivando dall’intero settore produttivo regionale e trovare – in un’ottica di raccordo tra Camere di commercio piemontesi, istituzioni e privati – soluzioni che permettano di uscire il più velocemente possibile da questa crisi che sta toccando tutto il mondo”.

 

Il neo Presidente Gian Paolo Coscia, intervenendo durante il Consiglio, ha ringraziato per la fiducia accordata: “La responsabilità che avete voluto affidarmi mi onora. Mi preme rivolgere un caloroso ringraziamento per il lavoro svolto negli ultimi mesi al vice Presidente vicario Ferruccio Dardanello e, precedentemente, all’ex Presidente Vincenzo Ilotte. Ringrazio anche il Segretario generale e tutto il personale di Unioncamere Piemonte per l’egregio lavoro finora svolto e per tutto l’impegno e la professionalità che impiegheranno per il prossimo triennio”.

 

CURRICULUM VITAE GIAN PAOLO COSCIA

  • Nato ad Alessandria il 12/12/1955.
  • Insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” il 12 dicembre 2014.
  •   Imprenditore agricolo, titolare dell’Azienda agricola “Cascina Opera di Valenza” nell’agro di Alessandria e Montecastello a indirizzo cerealicolo.

Incarichi camerali

  • Dal 10 ottobre 2013 Presidente della Camera di Commercio di Alessandria e dal 7 novembre 2013 dell’Azienda Speciale Asperia.
  • Dal 14 novembre 2013 Presidente Palazzo Monferrato srl (fino al 13 giugno 2014).
  • Il 31 ottobre 2013 entra a far parte della Giunta dell’Unione Regionale delle Camere di commercio del Piemonte.
  • Dal 12 giugno 2017 Membro del Comitato consultivo regionale per la vitivinicoltura.

Incarichi in Confagricoltura

  • Da giugno 2011 a giugno 2017 Presidente di Confagricoltura Piemonte.
  • Da marzo 2004 al 2013 Presidente di Confagricoltura Alessandria.
  • Dal 2004 al 2013 Presidente dell’Agritecna Alessandria (Ente professionale per l’addestramento in agricoltura) di proprietà di Confagricoltura Alessandria.
  • Dal 2004 al 2013 Presidente e poi consigliere del Ce.S.A. srl (Società di servizi di Confagricoltura Alessandria convenzionata con il CAAF Pensionati, CAF Imprese e il CAA Confagricoltura SRL) di proprietà di Confagricoltura Alessandria.
  • Dall’ottobre 2007 al novembre 2013 Presidente e poi consigliere della Società assicurativa “Verde Sicuro Alessandria Srl” di proprietà di Confagricoltura Alessandria.

Altri incarichi in corso

  • Dal 27 giugno 2014 consigliere di Terrae SpA.
  • Dal 26 gennaio 2018 presidente della Centrale del Latte di Alessandria.
  • Dal 17 novembre 2014 membro del consiglio generale della Fondazione Slala.
  • Dal 30 aprile 2015 consigliere di Tecnoinvestimenti Spa.
  • Dal 3 agosto 2015 amministratore unico di Finbieticola Casei Gerola S.r.l.
  • Dal 20 luglio 2016 membro del Comitato Analogo di Controllo di InfoCamere ScpA.
  • Dal 27 aprile 2017 membro del Comitato Analogo di Controllo di IC Outsourcing.

 




Riparti Piemonte: confronto Regione-Comune di Torino

Il Consiglio ha invitato il sindaco di Torino per un’audizione sulle misure del Riparti Piemonte e per un confronto con il Comune e la Città metropolitana. Così oggi Chiara Appendino ha partecipato alla Prima Commissione per le consultazioni sul Ddl 95.

Un incontro che, come ha spiegato il presidente della Prima Carlo Riva Vercellotti, “si è svolto sulla base del rispetto tra istituzioni e del dialogo. Le osservazioni del primo cittadino e quelle giunte dalle autonomie locali del Piemonte sono molto utili e saranno tenute nella giusta considerazione nel dibattito in corso”.

La sindaca ha ringraziato per la celerità con cui sono stati approvati dal Consiglio regionale i bonus per le categorie economiche, “in un momento complesso per la tenuta sociale dei nostri territori”. Appendino si è detta infatti preoccupata per le nuove povertà e ha espresso il timore “che le città possano trasformarsi in bombe sociali”. Per questo ha chiesto alla Regione di incrementare i fondi nazionali sui “Buoni spesa”, in modo da poter meglio gestire le emergenze che si stanno verificando in molti nuclei familiari. Un problema che riguarda anche il pagamento degli affitti, “e che dobbiamo risolvere se non vogliamo assistere al boom degli sfratti e a dover inserire in un percorso di edilizia pubblica già complicato nuove famiglie”.

Appendino si è detta poi concorde sull’obiettivo di rilanciare l’urbanistica, ma ha manifestato alcune perplessità tecniche sulle norme all’esame del Consiglio regionale. In particolare si è detta preoccupata che la riduzione del costo degli oneri sociali possa scaricarsi sui Comuni, e ha chiesto che si definiscano procedure sull’utilizzo del fondo regionale in grado di scongiurare questa possibilità. Perplessità anche su alcune nuove regole per semplificare gli appalti, “che rischiano di rallentarli perché potrebbero essere oggetto di ricorsi”.

Le procedure delle consultazioni in Commissione non prevedono un dibattito tra consultato e consiglieri, che possono solo fare domande. Il capogruppo di Fi Paolo Ruzzola ha tenuto però a rassicurare la sindaca di Torino sulla volontà di dare risposte nel dibattito consiliare ai temi da lei toccati: “Stiamo verificando con la Cassa depositi e prestiti la possibilità di incrementare le risorse per l’edilizia pubblica”.

Apprezzamento per la concretezza dell’intervento della sindaca di Torino è stato espresso da Alberto Preioni, capogruppo della Lega, che ha auspicato che sia un buon viatico per il confronto in Commissione e in Aula.

Domande sono state poste da Valter Marin (Lega), Mario Giaccone (Monviso), Marco Grimaldi (Luv), Daniele Valle e Diego Sarno (Pd).




Defr: gli obiettivi per sport, giovani e cooperazione internazionale

Misure e obiettivi in materia di sport, politiche giovanili e cooperazione internazionale contenute nel Documento di economia e finanza (Defr) 2021-2023 sono state illustrate in Sesta, presieduta da Paolo Bongioanni, dagli assessori Fabrizio Ricca e Maurizio Marrone.

In tema di sport, Ricca ha spiegato che la Regione si muove su tre direttrici: la promozione dell’attività sportiva a tutti i livelli, l’impiantistica – anche utilizzando i fondi europei – e l’attrazione di grandi eventi grazie alla creazione della ‘Sport Commission’ prevista dalla legge sullo sport recentemente approvata dal Consiglio, che dovrà occuparsi di pianificarli e reperire le risorse.
Gli obiettivi sono da una parte aumentare la possibilità e l’opportunità di accesso per tutti alla pratica sportiva, dall’altra appunto attrarre eventi in grado d’incrementare il turismo sportivo e accrescere l’immagine del Piemonte. Ma anche migliorare e potenziare le infrastrutture, in particolare quelle legate ad eventi di rilevanza nazionale e internazionale e diffondere la conoscenza della storia e delle tradizioni sportive del nostro territorio.

Rispetto alle politiche giovanili, Ricca ha sottolineato come la condizione giovanile risenta delle criticità del contesto socio-economico, amplificate dalla pandemia in atto: tra le misure previste dal Defr, l’integrazione di fondi regionali e statali mediante accordi bilaterali, la destinazione di risorse per interventi territoriali rivolti ai giovani e lo sviluppo del portale Piemonte Giovani. Uno dei risultati attesi sarà l’istituzione del registro delle associazioni giovanili, condizione necessaria per ottenere contributi, finanziamenti e ogni altro incentivo regionale.

Marrone ha riferito che in tema di cooperazione internazionale il Defr si articola su due ambiti: i programmi di Cooperazione territoriale europea (Cte) e la cooperazione internazionale in senso stretto, regolata dalla legge 125 e rispetto alla quale la Regione intende rafforzare i progetti portati avanti nel corso delle precedenti legislature.
Si intende offrire possibili risposte alle problematiche connesse alla globalizzazione, con particolare riferimento a flussi migratori, cambiamento climatico, competizione produttiva, consumo consapevole e valorizzazione dei prodotti locali, regolazione dei conflitti.
Le aree geografiche di intervento individuate sono l’Africa sub sahariana, i Balcani e il Mediterraneo. In vista dell’approvazione delle linee triennali, si sta valutando di allargare l’attenzione anche ad aree geografiche toccate da sconvolgimenti più recenti, dal Nord Africa al Medio Oriente.
L’assessore ha anche informato i commissari che una delibera di Giunta ha sbloccato il bando destinato alle amministrazioni locali per la cooperazione internazionale, prevedendo un allargamento dei partner coinvolti, per una cifra complessiva di circa 350 mila euro, di cui 200 mila di risorse regionali e una compartecipazione importante di Compagnia di San Paolo.

Sarah Disabato (M5s) ha chiesto all’assessore Ricca se è stata valutata l’ipotesi di introdurre dei voucher per le attività sportive da destinare alle famiglie quando l’emergenza Covid 19 sarà rientrata ed ha chiesto attenzione alla promozione non solo di grandi eventi ma anche di quelli diffusi sul territorio.

Monica Canalis (Pd) ha chiesto all’assessore Marrone maggiori delucidazioni sull’ipotesi di interventi di cooperazione in nuove aree. Marrone ha risposto che si tratterà di interventi graduali per salvaguardare la progettualità consolidata e ha auspicato che venga riattivato il Comitato di solidarietà del Consiglio regionale.

Al termine della seduta la Commissione ha espresso a maggioranza parere consultivo favorevole al documento rispetto alle materie trattate.




CNA Piemonte e UNCEM: Pandemia, le sfide delle imprese e dei territori montani. Lettera aperta a Giunta regionale e Parlamentari 

CNA Piemonte e UNCEM hanno spedito oggi, 9 febbraio, una lettera appello indirizzata ai Parlamentari piemontesi, al Presidente Alberto Cirio e ai componenti della Giunta regionale per chiedere una “discriminazione positiva” delle aree montane.

 

Scrivono nel documento CNA Piemonte e UNCEM: “Indichiamo alcuni elementi che a nostro giudizio rappresentano linee di lavoro per definire una diversa gestione e parametrazione per i territori montani:

 

1. Densità abitativa: distinguere tra alta e bassa, quindi in questa chiave trattare in maniera diversa e meno restrittiva i sistemi vallivi, in cui la possibilità già prevista di mobilità di 30 km per i residenti di Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti rappresenta un elemento positivo, ma che da solo non è sufficiente a mitigare i problemi che si segnalano;
2. Mobilità e trasporti pubblici: assumere la prevalenza del trasporto privato come elemento di maggior mitigazione dei contatti e dei contagi, a differenza di quanto avviene con l’utilizzo inevitabilmente più massiccio dei mezzi pubblici nelle aree urbane e metropolitane;
3. Profilazione del rischio delle specifiche attività: si pensi agli uffici pubblici o di utilità collettiva (es. banche e uffici postali), ai pubblici esercizi. In questo quadro è possibile considerare percorsi e flussi nei piccoli centri meno complessi e più gestibili che nelle aree urbane. In questo ambito risulta incomprensibile la serrata alle ore 18.00 dei pubblici esercizi che invece devono avere la possibilità di operare anche oltre le ore 18.00 alle stesse condizioni previste durante la giornata, fermo restando il rispetto del cosiddetto orario di coprifuoco. Il tema della revisione degli orari (uniforme e coerente) dei pubblici esercizi è peraltro necessario anche per il resto del territorio;
4. Residenti e aventi titolo seconda casa: sono i beneficiari di questo modello di gestione specifico vallivo anche nel caso in cui la nostra Regione sia inquadrata come “zona arancione”.

 

“Ci sono oggi una sofferenza e un disagio sia di natura economica sia sociale nelle valli perché le restrizioni hanno messo in forte difficoltà anche una minima e adeguata quotidiana vivibilità su quei territori; dove, come noto, il periodo invernale è per sua natura particolarmente rigido. La CNA Piemonte è stata doppiamente sollecitata, dai suoi imprenditori e dagli amministratori locali a partire dalle valli torinesi, per esprimersi a sostegno di questa specificità dei territori montani – ha spiegato il presidente regionale della CNA Piemonte Fabrizio Actis -. Vogliamo che, con lo stesso principio arcobaleno con il quale l’Italia è stata divisa in colori diversi, adesso si scenda nella specificità delle singole regioni, perché è chiaro che non si possa regolare la vita dei cittadini, delle imprese, dei pubblici esercizi, dei commercianti, degli albergatori e dei lavoratori a Torino come a Pragelato”.

 

“L’appello di CNA e UNCEM al Governo e alla Regione per individuare opportunità di organizzazione differenziate delle attività economiche nelle aree montane, è particolarmente attuale in vista dei nuovi decreti che il Governo dovrà varare. Dobbiamo riequilibrare una situazione di sperequazione che oggi penalizza le valli piemontesi. La montagna ha bisogno di interventi differenziati”, ha aggiunto il presidente regionale di UNCEM  Roberto Colombero.




CCCIAA Cuneo, congiuntura industria II trimestre 2022

La produzione industriale in provincia di Cuneo nel II trimestre 2022 è salita del 3,3% rispetto all’analogo periodo del 2021, a fronte del +3,8% medio regionale e di incrementi più elevati nelle altre province piemontesi ad eccezione di Novara (+2,2%).

Questo è il positivo quadro che emerge dalla 203ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” condotta, nel mese di luglio 2022, su dati del periodo aprile-giugno 2022, da Unioncamere Piemonte, in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione ha coinvolto 1.728 imprese industriali piemontesi, di cui 249 cuneesi per un totale di 13.631 addetti e un fatturato di oltre 4,3 miliardi di euro.

Nel II trimestre 2022 il rilancio dell’output si associa ai valori positivi di tutti gli indicatori congiunturali. Accanto a una crescita del fatturato totale del 8,4% e a ordini interni che registrano il +2,5%, si presenta positiva la dinamica sui mercati esteri: +7,7% per il fatturato e +4,1% per gli ordinativi. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 66,1%.

“La nostra economia continua a dare confortanti segnali di ripresa – sottolinea il presidente Mauro Gola – grazie alla crescita del mercato interno e, soprattutto, alle commesse estere che, nei primi sei mesi dell’anno, hanno raggiunto valori complessivi mai toccati in precedenza. Il “sistema Cuneo” deve però confrontarsi con tanti fattori esogeni negativi e le nostre imprese sono chiamate ad affrontare sfide difficili che possono essere vinte soltanto grazie a politiche e strategie condivise a livello europeo”.

Nel II trimestre 2022 la produzione in tutti i comparti mostra un segno positivo, in particolare nel tessile-abbigliamento-calzature con il +6,4%, nelle altre industrie manifatturiere (+3,5%), seguiti da metalmeccanica con il +2,6% mentre l’alimentare registra una crescita più contenuta (+3,4%).
Analizzando i dati per classe di addetti emerge come, in termini di output prodotto, tutte le imprese abbiano riportato un incremento, con risultati non necessariamente più positivi al crescere della dimensione aziendale. La variazione tendenziale della produzione industriale registra, infatti, il +4,8% per le medie imprese (50-249 addetti), il +3,2% per le micro imprese (0-9 addetti), il +2,8% per le piccole imprese (10-49 addetti) e il +1,2% per le realtà di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti).

Dall’indagine monografica condotta da Unioncamere sul campione di 249 imprese cuneesi e focalizzata su logistica e infrastrutture è emerso come oltre l’80% degli intervistati reperisca materie prime sul territorio nazionale e che per tre su quattro gli articoli prodotti siano destinati al mercato interno, il cui trasporto viene affidato a ditte esterne che, per la quasi totalità, viaggiano su gomma.
Per ciò che concerne l’accessibilità del territorio in cui si inserisce l’azienda, rispetto alla rete infrastrutturale complessiva, meno della metà delle imprese locali intervistate afferma risulti sufficiente, mentre per un terzo di loro il trasporto su rotaia è da considerarsi insufficiente. Il 60% ritiene sia utile completare in tempi rapidi gli interventi avviati e il 16% suggerisce di potenziare l’intermodalità ferro-gomma-mare. Otto imprese su dieci ritengono che il principale problema riscontrato nel trasporto di merci sia l’aumento dei costi del trasferimento delle materie prime.




Smart working e smart learning, consumi luce e gas: come risparmiare fino a 265 euro

La diffusione del Coronavirus nel Nord Italia e la successiva decisione di chiudere scuole e Università ha portato da un lato all’applicazione dello smart working, per le attività lavorative che lo consentono, dall’altro alla diffusione dello smart learning.

Trascorrere più tempo in casa comporta maggiori consumi, in particolar modo di luce e gas: SosTariffe ha cercato di stimare il risparmio che è possibile ottenere passando a una tariffa del mercato libero.

Smart working e smart learning: sono queste le soluzioni attuate da molte aziende, scuole e Università, chiuse fino al 15 marzo in tutta Italia e fino al 3 aprile nella nuova zona rossa, a fronte delle restrizioni imposte per contenere la diffusione del Coronavirus.

Passare più ore in casa, in orari nei quali si è in genere sul posto di lavoro o a scuola, può avere come principale conseguenza un aumento dei costi, in particolar modo di quelli relativi alle bollette di luce e gas.

Una nuova analisi condotta da SosTariffe ha evidenziato quanto lo smart working e lo smart learning incideranno sul budget familiare, proponendo le alternative disponibili nel mercato libero dell’energia e del gas attraverso le quali sarà possibile risparmiare da un minimo di 50 euro fino a un massimo di 265 euro.

I profili di consumo analizzati

Lo studio di SosTariffe ha preso in considerazione tre diverse tipologie di profili, ovvero i single, le coppie e le famiglie. Per ognuno, il portale di comparazione tariffe, ha stimato la spesa annua per le utenze, partendo dai dati dei costi di luce e gas, relativi a marzo 2020, del mercato tutelato.

Al momento emerge che un single spende in media 260 euro sulla componente luce e 353 euro per il gas, per un totale di 613 euro all’anno.

Le spese di una coppia sono pari a 358 euro per l’energia elettrica e 688 euro per il gas, per un totale di 1.046 euro all’anno. Le famiglie con una fornitura di luce e gas attiva nel mercato tutelato spendono attualmente 1.647 euro all’anno, dei quali 550 euro sono relativi alla luce e 1.097 euro al gas.

Gli aumenti previsti con lo smart working e lo smart learning

Tra il tempo impiegato sui mezzi e quello riservato all’attività lavorativa in sé, in genere si è soliti trascorrere almeno 10 ore del proprio tempo lontani da casa: si pranza fuori e non si consuma gas in cucina, così come non si utilizzano i principali elettrodomestici durante il giorno, che in genere hanno anche un costo più alto per tutti quei clienti che hanno una tariffa di tipo biorario.

Lo stesso discorso è valido sul versante istruzione: la scuola tiene impegnati i ragazzi per tutta la mattinata, mentre gli universitari sono soliti stare in aula a seguire le lezioni o studiare anche intere giornate fuori casa.

È abbastanza intuitivo capire che, se da un lato lo smart working e lo smart learning sono uno strumento efficace per mantenere la produttività delle aziende e assicurare il proseguimento degli studi, dall’altro avranno un impatto sulle spese mensili, in particolar modo su quelle relative a luce e gas.

Lo studio di SosTariffe.it ha evidenziato un aumento del 29,6% sulla luce e del 22,1% sul gas per quanto riguarda i consumi dei single. Le coppie subiranno un aumento del 21,8% sulla luce e del 22,2% sul gas, mentre per le famiglie è stato stimato un aumento del 32,4% sull’energia elettrica e del 31,9% sul gas.

Risparmi da 66 e 130 euro sulla luce con il mercato libero

Il confronto con le migliori tariffe disponibili nel mercato libero dell’energia e del gas naturale ha fatto notare come la migrazione dal mercato tutelato permetterebbe di abbattere gli aumenti previsti, sia sulla bolletta della luce sia su quella del gas.

Dall’analisi comparativa tra i prezzi che caratterizzano i due mercati emerge infatti che i single potrebbero risparmiare 67 euro sulla bolletta dell’energia elettrica, attivando la migliore offerta del mercato libero, che prevede, a parità di consumo annuo in smart working, un costo di 270 euro.

Le coppie potrebbero risparmiare 66 euro, in quanto la tariffa del mercato libero al prezzo più basso è pari a 370 euro, mentre il risparmio totale di una famiglia sulla luce potrebbe arrivare fino a 130 euro, nonostante i costi in più relativi a smart working e smart learning.

Risparmi da 50 e 265 euro sul gas con il mercato libero

Le offerte gas del mercato libero garantirebbero risparmi ancora maggiori: un single potrebbero spendere 50 euro in meno, attivando una tariffa gas al costo di 381 euro, una coppia risparmierebbe fino a 137 euro con una tariffa che prevede una spesa di 704 euro, mentre le famiglie riuscirebbero a ridurre il costo della bolletta del gas fino a un massimo di 265 euro.

Nel totale, il passaggio da una tariffa del mercato tutelato a una del mercato libero permettere di ottenere un risparmio totale di 117 euro ai single, di 203 euro alle coppie e di 395 euro alle famiglie, che potrebbero tornare molto utili per altre necessità.

App e comparatore per trovare la tariffa più conveniente

Confrontare i prezzi delle offerte luce e gas disponibili sul mercato è davvero semplice: lo strumento di comparazione presente su SosTariffe consente di avere a propria disposizione una panoramica delle migliori soluzioni, con il dettaglio delle caratteristiche che le contraddistinguono.

In alternativa, per avere sempre a portata di smartphone le promozioni in offerta è consigliabile scaricare l’applicazioneSosTariffe, che è gratuita e presente sia nello store Android sia in quello iOS. Il meccanismo alla base del funzionamento dell’app è molto intuitivo: si potranno visionare le migliori tariffe luce e gas, confrontarle e scegliere di sottoscriverle direttamente attraverso lo smartphone.

Per chi a casa non avesse una connessione Internet e non potesse sostenere il peso di una tariffa casa di tipo ADSL o fibra, è possibile valutare l’attivazione di una SIM dati, per navigare da tablet e PC, oppure una delle tante offerte di telefonia mobile che, a prezzi abbastanza contenuti, mettono a disposizione un bundle di Giga ideale per professionisti e studenti che in genere non sono soliti approcciarsi a una modalità di lavoro e studio a distanza.




Allasia: “Necessario tutelare gli ambulanti non alimentari”

Questa mattina il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha incontrato, con l’assessore Maurizio Marrone, una rappresentanza degli ambulanti appartenenti alle sigle GOIA, UBAT e APICAST, scese in piazza per protestare contro le chiusure dei mercati agli operatori non alimentari.

“A nome dell’Assemblea legislativa – sottolinea il presidente Allasia – esprimiamo vicinanza e supporto ai commercianti ambulanti che hanno manifestato per poter tornare a lavorare in sicurezza. Come Consiglio Regionale invitiamo la Giunta ad intervenire nei confronti del governo nazionale affinché la categoria, ormai allo stremo, possa tornare in attività dopo le feste pasquali. La chiusura dei mercati agli operatori extra alimentari è un provvedimento discriminatorio che mette in difficoltà economiche migliaia di famiglie piemontesi”.




Unioncamere Piemonte: ancora in calo la produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 193ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2019 e ha coinvolto 1.816 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 99.637 addetti e un valore pari a circa 59,4 miliardi di euro di fatturato.

 

Il 2019 non è indubbiamente stato un anno positivo per l’industria manifatturiera piemontese. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Il 2019 ha confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale regionale.

Tutti e quattro i trimestri hanno registrato, infatti, variazioni tendenziali al di sotto dello zero, seppur d’intensità non elevate. Al -0,4% del I trimestre dell’anno hanno fatto seguito le flessioni del -0,8% e -0,2% del II e del III trimestre. Il IV trimestre 2019 si è chiuso, infine, con una contrazione dello 0,4% della produzione industriale regionale.

 

Il calo produttivo medio per l’intero 2019 è stato pari a mezzo punto percentuale. Si tratta di una flessione non pesante, ma che appare particolarmente significativa se si considera che si tratta del primo dato annuo negativo dal 2013.

 

Il Vice Presidente vicario di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello commenta: “I risultati dell’ultimo trimestre 2019, e dell’anno nel suo complesso, non sono entusiasmanti. Le imprese piemontesi soffrono da tempo e purtroppo, anche a causa del Covid-19, gli effetti negativi sull’economia e sullo sviluppo dei nostri territori non potranno migliorare nel breve periodo. Dobbiamo, quindi, lavorare con maggior impegno per sostenere il nostro sistema imprenditoriale, individuando misure straordinarie di affiancamento e supporto. Saranno necessari anche interventi di sostegno al credito”.

 

Concentrando l’attenzione sugli ultimi tre mesi del 2019 emerge come quello del IV trimestre sia stato il sesto risultato trimestrale negativo consecutivo,frutto del preoccupante trend esibito a livello settoriale dai mezzi di trasporto, dal comparto dei metalli e dal tessile e abbigliamento, a livello dimensionale dalle imprese di grandi dimensioni e in termini territoriali dal Piemonte settentrionale.

Il calo della produzione industriale si associa a un andamento opposto evidenziato dal mercato interno e da quello estero. Se infatti gli ordinati interni registrano una crescita (+1,3%), quelli esteri subiscono una flessione dello 0,6%. Il fatturato totale risulta stabile (+0,2%), la componente estera evidenzia un calo pesante (-1,8%).

 

A livello settoriale si riscontra un andamento eterogeneo in termini di produzione industriale.

Il comparto alimentare, che mostrava un trend incoraggiante anche nei trimestri precedenti, prosegue nella sua fase di crescita (+3,1%). Positivi anche i dati del comparto meccanico (+4,1%) e delle industrie elettriche e elettroniche (+0,6%). Stazionaria la produzione della chimica/plastica (+0,1%) e delle industrie del legno e del mobile (-0,2%). Subiscono, invece, una flessione della produzione le industrie tessili e dell’abbigliamento (-2,5%) e le industrie dei metalli (-2,6%). Il calo più importante appartiene ancora una volta al settore dei mezzi di trasporto (-7,0 %).

 

Focalizzando l’attenzione su questo settore, attore principali della contrazione produttiva manifatturiera regionale, si rileva come la performance negativa del IV trimestre 2019 risulti il frutto di una contrazione sostenuta della produzione di autoveicoli (-9,8%) e di componentistica autoveicolare (-8,7%), mentre appare stabile il comparto dell’aerospazio (+0,1%).

L’analisi della dinamica della produzione industriale per classe di addetti evidenzia come, nel IV trimestre 2019, a fronte di una sostanziale stazionarietà produttiva evidenziata dalle micro (-0,1%) e dalle piccole imprese (-0,3%), mostrino un dato meno incoraggiante le imprese di medie (50-249 addetti) e grandi dimensioni (oltre 250 addetti) che registrano rispettivamente un calo dello 0,9% e 2,0%.

La flessione tendenziale dello 0,4% registrata mediamente a livello regionale nel corso del IV trimestre 2019 deriva da andamenti differenziati mostrati a livello territoriale.

Il Piemonte del nord ha segnato dinamiche meno incoraggianti. Biella ha subito una flessione produttiva del 4,0%, Novara dello 0,2%, Vercelli e Verbania rispettivamente dello 0,9% e 0,5%.

Il capoluogo regionale si è assestato su una variazione della produzione del -0,7% rispetto all’analogo periodo del 2018.

Il Piemonte del sud ha segnato risultati migliori. A fronte di una stabilità produttiva dell’astigiano (-0,1%), si sono registrate crescite sia ad Alessandria (+0,8%) che a Cuneo (+1,7%).




Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Ci aspettiamo ulteriori forme di aiuto alle imprese”

La conferma della fiducia in Aula del Senato sul Decreto Sostegni (che ora deve passare alla Camera) dà un primo importante via libera ad alcuni interventi che recepiscono le sollecitazioni di Confartigianato per consentire alle piccole imprese di affrontare l’impatto della crisi pandemica.” Lo afferma Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.

“Tuttavia, – prosegue Felici – ci aspettiamo ulteriori forme di aiuto alle imprese che hanno subìto i maggiori effetti della crisi pandemica. Riserviamo molta attesa nelle promesse del Governo e confidiamo che nell’emanando decreto ‘Ristori bis’ siano previsti ulteriori ristori economici per coprire parte dei costi fissi sostenuti nel periodo di crisi, anche tramite sgravi di imposta, la reintroduzione del credito d’imposta sui canoni di locazione pagati, l’estensione del regime di garanzia sui prestiti e le moratorie delle rate di mutui e leasing alle PMI prorogate automaticamente fino a fine anno.

Le scadenze per il pagamento di Irpef, Irap e Ires si avvicinano, sarebbe utile che fin da ora si definissero congrui slittamenti, così come utile per cittadini e imprese sarebbe conoscere le reali volontà e possibilità di proroga di superbonus e cessione dei crediti d’imposta.”

“Per quanto riguarda l’istituzione del fondo TARI da destinare ai Comuni per scontare la tassa rifiuti – aggiunge Felici – dobbiamo ancora capire l’impatto benefico sulle imprese. Al momento riteniamo che quanto è stato approvato con l’emendamento 30.64 al Decreto Sostegni è un pasticcio e non rappresenta una soluzione, almeno per le imprese. Infatti viene chiesto alle aziende, solo per quest’anno, di comunicare entro il 31 maggio prossimo quali rifiuti urbani l’impresa intenda conferire al di fuori del servizio pubblico ai fini della conseguente applicazione o meno della TARI a partire dal 2022.

Ma con otto mesi di anticipo, in un contesto di estrema incertezza, e considerando che i Comuni non hanno ancora adeguato i propri regolamenti e tariffe alle nuove regole, è impensabile che le imprese abbiano gli elementi per effettuare la scelta più funzionale alle proprie esigenze e, di conseguenza, darne comunicazione al Comune.

Anche per gli anni successivi, inoltre, la norma approvata concede solo un mese ulteriore per tale scelta, che dovrà essere fatta entro il 30 giugno di ogni anno con riferimento all’anno successivo. Ancora più incomprensibile, inoltre, non intervenire sulla previsione che vincolerebbe per cinque anni la scelta dell’impresa.”

Il Decreto Sostegni prevede l’esenzione dal versamento della prima rata IMU per le imprese che beneficiano del contributo a fondo perduto, vale a dire quelle con ricavi o compensi nel 2019 fino a 10 milioni di euro e che hanno subito un calo di fatturato di almeno il 30% nel 2020 rispetto al 2019.

Possono usufruire dell’esonero esclusivamente i proprietari degli immobili che sono anche gestori delle attività ricettive e commerciali in crisi.
Via libera anche all’esonero totale del pagamento del canone speciale Rai per le strutture ricettive e per le attività di somministrazione a consumo di bevande in locali pubblici o aperti al pubblico e per gli enti del terzo settore.

Un altro risultato per l’azione di Confartigianato riguarda le crisi d’impresa, con lo spostamento al 2022 dell’obbligo di segnalazione da parte dell’Inps di una esposizione debitoria rilevante delle aziende, nell’ambito degli strumenti di allerta.

Il differimento si affianca a quello già previsto per l’obbligo di segnalazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. In questo modo viene preservata il più possibile la continuità delle imprese nell’attuale contesto economico del tutto anomalo, evitando che i creditori istituzionali siano costretti a segnalare un’impresa che abbia indicatori non congrui solo a causa dell’attuale crisi pandemica.

Il Decreto interviene anche per le imprese della ceramica artistica che, come richiesto da Confartigianato, vedranno incrementate da 2 a 4 milioni di euro le risorse dedicate al settore per l’anno 2021.

E ancora, tra le misure del provvedimento è stata recepita la richiesta di Confartigianato di eliminare il contributo all’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) per l’anno 2021 richiesto alle imprese di autotrasporto di merci iscritte all’Albo nazionale.

“Bene che in questa delicata fase di conversione del Decreto ‘Sostegni’ – conclude Felici – siano state mantenute le misure mirate a sostenere le imprese già previste nel testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale a marzo, con l’aggiunta di questi ulteriori ritocchi che sono da accogliere, quindi, con gradimento.”