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Giorno della Memoria, Allasia e Salizzoni partecipano alla posa delle Pietre d’Inciampo a Torino

In occasione del Giorno della Memoria, il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e il vicepresidente Mauro Salizzoni parteciperanno, mercoledì 27 gennaio alle ore 15 in corso Regina Margherita 128 (ex caserma dei Vigili del Fuoco), alla posa delle Pietre d’Inciampo dedicata a Francesco Aime e Giovanni Bricco, due vigili del fuoco che aderirono alla Resistenza.

Il Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino, grazie al sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, e in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned) – sezione Torino e il Goethe Institut Turin, per il settimo anno porta a Torino gli Stolpersteine di Gunter Demnig, un progetto europeo ideato e realizzato dall’artista tedesco per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista.

Quest’anno, per la prima volta dal 2015, Demnig non sarà presente a causa delle limitazioni legate alla pandemia. In tutto saranno otto le pietre che verranno posate nella giornata di mercoledì.

Le informazioni sul progetto sono disponibili a questo link

 


CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE




Nati-mortalità imprese: l’anno della pandemia paralizza il tessuto imprenditoriale piemontese

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel 2020 siano nate 20.942 aziende in Piemonte, il 19,4% in meno rispetto alle 25.972 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2019. Al netto delle 21.913 cessazioni (il 20,3% in meno rispetto alle 27.489 del 2019), il saldo appare ancora una volta negativo (-917 unità), fenomeno che alimenta la lenta e continua erosione del tessuto imprenditoriale locale.

 

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 426.314 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.

 

“Il tessuto imprenditoriale piemontese è paralizzato dall’incertezza perché l’andamento della pandemia non permette di programmare il futuro. Da un lato gli imprenditori non possono scommettere su nuove aperture e su nuove attività, dall’altro non hanno garanzie e certezze sulla durata dei provvedimenti istituzionali in tema di lavoro e dei ristori messi in campo dal Governo. A regnare sono il dubbio e la paura che fanno male a qualunque sistema economico. Le istituzioni, come le Camere di commercio, non possono che continuare a sostenere i loro imprenditori, fornendo tutto il supporto per creare, far crescere e tutelare la propria attività. Le strade che dobbiamo percorrere sono quelle dell’innovazione e del digitale: solo così potremmo decidere il nostro futuro” commenta Gian Paolo, Presidente Unioncamere Piemonte.

 

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,23%, lievemente migliore rispetto al dato registrato nel 2019 (-0,35%), e ancora in controtendenza rispetto alla media italiana (+0,32%) del 2020.

 

Per stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale, sarà però necessario attendere le risultanze del primo trimestre dell’anno in corso. Tradizionalmente, infatti, le comunicazioni di chiusura dell’attività pervenute al Registro delle Imprese a fine anno vengono statisticamente conteggiate nel nuovo anno.

 

A livello di forma giuridica si evidenzia una sostenuta espansione delle società di capitale (+2,28%), una tenuta delle altre forme (categoria all’interno della quale troviamo le cooperative) e un calo delle realtà meno strutturate: imprese individuali (-0,43%) e società di persone (-1,87%).

 

La forte contrazione dei flussi di iscrizioni e cancellazioni delle imprese suggerisce cautela nella quantificazione delle conseguenze del forzato rallentamento delle attività in molti settori economici.

 

Analizzando i risultati del 2020 a livello settoriale si intravedono, infatti, dinamiche influenzate dalla diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia e da un’altrettanta diffusa attesa riguardo al prodursi degli effetti previsti dai provvedimenti di ristoro messi in campo dalle istituzioni.

 

Alla luce di questa premessa vanno letti i tassi segnati dai principali settori dell’economia locale. Gli altri servizi registrano un +0,98%, seguono il turismo (+0,74%) e le costruzioni (+0,83%). Per quest’ultimo settore va considerata anche la spinta fornita dalle nuove detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.

 

Il commercio segna un tasso del -1,04%. Industria in senso stretto e agricoltura mostrano flessioni più consistenti, rispettivamente pari a -1,46% e -1,47%.

 

La contrazione registrata a livello medio regionale è scaturita dagli andamenti negativi rilevati nella quasi totalità delle realtà territoriali. Solo Torino segna una sostanziale stabilità (+0,16%). Il nord est patisce di più del resto della regione. Le flessioni più significative si registrano a Vercelli (-0,85%), Alessandria (-0,84%), Verbania (-0,80%) e Biella (-0,77%). A Cuneo il tasso si attesta al -0,61% e ad Asti al -0,51%. Novara mostra, infine, una flessione più ridotta (-0,26%)

 

 




Unioncamere Piemonte: A gennaio 2021 cala la domanda di lavoro delle imprese piemontesi

Sono circa 28.660 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per gennaio 2021: 7.790 unità in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-21,4%). Il 63% riguarderà lavoratori dipendenti, mentre il 37% sarà rappresentato da lavoratori non alle dipendenze.

Nel 30% dei casi le entrate previste saranno stabili (era il 31% a gennaio 2020), ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 70% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre gennaio-marzo 2021 le entrate stimate raggiungeranno le 64.140 unità, circa 14.800 unità in meno rispetto a quanto previsto nello stesso periodo del 2020.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

         Delle 28.660 entrate previste in Piemonte nel mese di gennaio 2021, il 22% è costituito da laureati (in lieve crescita rispetto al 20% di gennaio 2020), il 37% da diplomati, le qualifiche professionali rappresentato il 23% mentre il 18% è riservato alla scuola dell’obbligo.

Per quanto riguarda la dinamica settoriale sono, ancora una volta, i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro (66%, dato in calo però rispetto al 68% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente).

Il comparto manifatturiero, che genera il 26% della domanda di gennaio 2021, cresce di 6 punti rispetto all’incidenza del 20% dell’analogo periodo del 2020. In crescita, grazie anche ai nuovi incentivi collegati al comparto, le entrate programmate dalle imprese delle costruzioni, che passano da 2.130 di gennaio 2020 a 2.440.

 

Il 33% delle entrate previste per gennaio 2021 in Piemonte sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota superiore alla media nazionale (30%) e analoga rispetto a quanto previsto nel gennaio 2020 a livello regionale (32%), il 30% sarà costituito da operai specializzati e conduttori di impianti, il 27% riguarderà impiegati, professioni commerciali e dei servizi e il 10% profili generici.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio, segue l’area commerciale e vendita e quella tecnica e di progettazione, che passa in termini di incidenza dal 15% di gennaio 2020 al 19%.

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 34 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono, infatti, di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.

Le professioni più difficili da reperire in regione a gennaio 2021 sono, come era prevedibile stante lo stato di criticità pandemiche, medici e specialisti della salute nonché farmacisti e biologi.

 

 




Recovery plan, il Piemonte attende le regole definitive

Regione ed Enti locali sono in attesa di capire concretamente quali saranno le modalità di utilizzo dei fondi del Recovery plan, dopo l’approvazione ieri sera da parte del Consiglio dei ministri e con gli eventuali cambiamenti apportati dal Parlamento.

È quanto emerge dalla riunione della Commissione Autonomia presieduta da Riccardo Lanzo, alla quale ha partecipato l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano per le audizioni dei rappresentanti degli Enti locali stessi.

Secondo Tronzano, che ha confermato per il momento i 13.5 miliardi di richieste da parte del Piemonte di novembre scorso, “l’obiettivo del piano nazionale è quello di limitare i divari regionali e territoriali. Se vogliamo andare sul nuovo paradigma economico, è indispensabile per esempio che le imprese abbiano l’obiettivo di risolvere problemi complessi, che tengano conto anche della dimensione sociale, ecologica e culturale dei vari territori”.

“Le azioni devono essere consapevoli – ha precisato l’assessore – e tutti i punti di vista sono preziosi, soprattutto quelli degli Enti locali. Occorre coinvolgere, oltre il Consiglio regionale, anche le realtà territoriali”.

Ieri è stato approvato il cosiddetto piano resilienza dal Consiglio dei ministri, “quindi sapremo nei prossimi giorni dopo il vaglio del Parlamento come muoverci. I nostri 115 progetti sono per oltre 13 miliardi, declinati in 6 missioni. I fondi vanno spesi rapidamente, per questo sono stati privilegiati i progetti immediatamente cantierabili. Sulle infrastrutture abbiamo ricevuto molte richieste e alcune obiezioni al piano: possiamo migliorare, però teniamo conto sempre del vincolo relativo alla cantierabilità”.

Dagli uffici è stato confermato che “stiamo lavorando sull’ultima versione notturna, abbiamo sentito colleghi a Roma e stiamo tutti cercando di capire quali sono le novità. In questa seconda fase spero riusciremo a individuare quanto rimane a livello nazionale e quanto invece sarà fatto in collaborazione con gli enti territoriali, dalle Regioni agli Enti locali”.

Per Anci Piemonte il presidente Andrea Corsaro ha sottolineato che si debba insistere “sull’utilizzo di risorse per azioni che siano concrete e pratiche per i Comuni” e secondo il presidente Uncem Marco Bussone “è inutile elencare i desiderata, capiamo che non è un elenco della spesa dove infiliamo i bisogni dei territori. Ci vogliono scelte rapide, coerenti con le finalità del piano. Il punto cardine è superare le sperequazioni territoriali”.

Ali Piemonte, con Federico Borgna ha spiegato che “La strategia che mi sembra più efficace è quella legata agli obiettivi di sviluppo sostenibile: strategie aderenti ai territori, il più possibile coerenti con quelle di area vasta”. La presidente dei piccoli Comuni, Franca Biglio, ha poi ricordato che “se si faranno i bandi evitiamo che si chieda il cofinanziamento ai piccoli comuni, perché significherebbe per quasi tutti non poter nemmeno partecipare”.




Confagricoltura: pronti a collaborare al Patto per il Piemonte

Concordiamo con il presidente Cirio sulla necessità di un Patto per il Piemonte e siamo pronti a impegnarci per costruire e realizzare un piano di rilancio dell’economia che veda l’agricoltura tra i principali artefici della ripresa”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, intervenendo sulle dichiarazioni del presidente della Regione Alberto Cirio, condivide gli obiettivi indicati dalla giunta subalpina. “Dobbiamo lavorare tutti insieme – afferma Allasia – per definire un nuovo Programma di Sviluppo Rurale che consenta alle imprese di poter sfruttare completamente e in tempi rapidi tutte le risorse a disposizione”.

Confagricoltura evidenzia che nel periodo di programmazione che si è appena chiuso, pur tenendo presente che le risorse residue potranno essere utilizzate nei prossimi due anni,  la capacità di spesa del Piemonte si è dimostrata assai limitata.

In base ai dati non definitivi al 31 dicembre 2020 elaborati da Agea relativi all’avanzamento della spesa (Pubblica e quota FEASR) effettivamente sostenuta il Piemonte si posiziona al 60,34%, a fronte dell’impegno pressoché totale delle risorse. “Questo significa che il sistema di pianificazione, gestione dei bandi, rendicontazione e collaudi ha funzionato a rilento e che può e deve essere migliorato”, commenta il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia.

Apprezziamo l’impegno del presidente Cirio che ha dichiarato di voler ampliare il ricorso alle autocertificazioni e ai controlli ex post per le autorizzazioni e i contributi regionali, al fine di velocizzare snellire il carico burocratico per cittadini e imprese –  ha aggiunto il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroperché l’agricoltura, che nell’anno del Covid ha continuato a lavorare per assicurare cibo di qualità e materie prime di valore alle industrie agroalimentari locali che hanno potuto mantenere posizioni importanti anche sui mercati internazionali, è pronta a fare la propria parte, con oltre 42.000 imprese agricole attive e 65.000 occupati, nell’interesse del territorio e dei cittadini”.

 

 

 

Allegato: Programmazione sviluppo rurale 2014-2020 – Tabella  Avanzamento della spesa (Pubblica e quota FEASR) effettivamente sostenuta e situazione disimpegno automatico FEASR al 31 dicembre 2020

 




Confartigianato Cuneo “Con lo sblocco della Asti-Cuneo il 2021
 è iniziato sotto buoni auspici per imprese e territorio”

Se è vero, come dice un vecchio proverbio, che “il buongiorno si vede dal mattino”, cominciano ad acquisire consistenza le molte aspettative che tutti abbiamo riposto nel nuovo anno appena iniziato.

Il 2021 già nel suo secondo giorno di vita ha portato al nostro territorio e all’intero Piemonte una delle notizie più attese e sollecitate di questi ultimi anni: il ministro all’Economia e alle Finanze, Roberto Gualtieri, ha firmato gli atti aggiuntivi di Astm (società concessionaria) sull’autostrada Cuneo-Asti per lo sblocco dei cantieri.

A ruota, la ministra alle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha a sua volta firmato le convenzioni per le società Asti-Cuneo e Satap, dando di fatto il via libera ai lavori anche da parte del MIT».

A commentare positivamente questa svolta “epocale” per una delle province italiane più penalizzate nei collegamenti, è Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, l’Associazione di categoria che a fianco delle istituzioni ha da sempre sostenuto con forza la necessità del territorio cuneese di avvalersi di infrastrutture più agili e moderne che possano favorire imprese e mondo economico.

«Ci sono voluti 12 anni di promesse non mantenute, – commenta il presidente Crosetto – di date non rispettate e di proclami caduti nel vuoto, prima di arrivare al passo decisivo per il completamento dell’autostrada A33 Asti-Cuneo. Un’attesa assai penalizzante per una terra così laboriosa, fatta di gente determinata e sempre pronta a rialzarsi nelle difficoltà. In questo lungo periodo segnato da cavilli ed incertezze burocratiche, la nostra provincia ha subito altri gravi danni da eventi atmosferici, arrivando fin quasi all’isolamento totale.

Tuttavia, le nostre imprese non hanno mai smesso di darsi da fare, dimostrando, pur nei momenti più critici, quelle caratteristiche di duttilità e resilienza necessarie a superare gli ostacoli. La notizia diramata in anteprima oggi (sabato 2 gennaio) dai parlamentari Giorgio Bergesio e Flavio Gastaldi (Lega), viene quindi letta dalla Granda e dall’intera Regione come un’importante iniezione di energia per guardare al futuro con maggiore fiducia».
«Anche se nostro territorio, – conclude Crosetto – e soprattutto le nostre imprese, in questi anni avrebbero meritato più attenzione e più efficienza da parte della Politica e dei Governi, accogliamo positivamente questo cambio di passo.

Ci attendono ora tre anni di lavori per completare i 9 chilometri mancanti dell’autostrada, ma nel frattempo, ci auguriamo che vengano sciolti al più presto altri nodi nevralgici della nostra viabilità: la questione del Tenda e della Valle Roya, il colle della Maddalena, l’Armo-Cantarana, il traforo del Mercantour e il rafforzamento dei collegamenti ferroviari con Torino, la Liguria e la Costa Azzurra. Anche per l’avvio di questi progetti ci sarà bisogno di massima collaborazione e unità d’intenti. A tal proposito, vorrei esprimere a nome di Confartigianato e delle sue oltre novemila imprese associate un ringraziamento particolare a tutti i rappresentanti delle Istituzioni provinciali, regionali e nazionali e della politica locale che in questi anni hanno profuso il loro impegno a favore della terra cuneese e del suo sviluppo infrastrutturale. Il risultato di oggi è un importante inizio ed è da condividere equamente tra tutti».




I saldi invernali dal 7 gennaio

I saldi invernali di fine stagione inizieranno in Piemonte giovedì 7 gennaio 2021 e si protrarranno per otto settimane. In questo modo sarà possibile una partenza uniforme per tutte le attività.

La Giunta regionale ha assunto questa decisione, spiega l’assessore al Commercio Vittoria Poggio, in quanto “l’ultimo Dpcm consentiva al commercio online di usufruire di due giorni di vantaggio sugli operatori in sede fissa per la chiusura di questi ultimi fino al 5 gennaio. Ma tutti devono essere messi sullo stesso piano. Ed è per questa ragione che, per evitare di avvantaggiare alcuni a discapito di altri, abbiamo deciso di far partire le vendite per tutti nello stesso giorno”.

Le associazioni di categoria hanno accolto favorevolmente la decisione della Regione, in linea anche con quella assunta dalla Lombardia.




Sono 28 i progetti di viabilità dei Comuni che riceveranno i 5 milioni di contributi da Città metropolitana

Sono 28 i progetti di viabilità che riceveranno il finanziamento stanziato da Città metropolitana per un totale di 5 milioni di euro.

I Comuni che sono risultati aggiudicatari – dopo il click day del 21 e 22 dicembre e l’esame complessivo delle 169 candidature avanzate – hanno presentato progetti per un ammontare di 7 milioni 653mila 883 euro e sono

San Gillioper la zona omogenea 2;

Volvera per la  zona omogenea 3;

Mappano per la zona omogena 4;

Fenestrelle, Pomaretto, Cavour, Villafranca Piemonte e Pinasca per la zona omogenea 5;

Villarfocchiardo, Mattie, Giaveno e Avigliana per la zona omogenea 6;

Lemie, Varisella, Mathi e Germagnano per la zona omogenea 7;

Cintano, Forno Canavese, Ozegna e Sparone per la zona omogenea 8;

Vische, Colleretto Giacosa, Pavone canavese e Quagliuzzo per la zona omogenea 9;

Foglizzo e Mazzè per la zona omogenea 10;

Pavarolo e Isolabella per la zona omogenea 11;

In graduatoria restano altri 81 Comuni con progetti ritenuti ammissibili




Uil Piemonte: Tar Lazio, una sentenza mal interpretata Iscriversi a Fsba è e resta un obbligo di legge

Ricostruzioni senza fondamento. Nella sentenza del 24 dicembre 2020, il Tar del Lazio si è dichiarato non competente a decidere in merito alla questione relativa all’ordinario obbligo contributivo da parte delle imprese artigiane nei confronti di FSBA, dichiarando così inammissibile il ricorso da esse presentato.

Ricorso proposto peraltro da aziende che, pur non iscritte, hanno comunque richiesto le prestazioni di sostegno al reddito relative all’emergenza da Covid-19.

 

Il giudice amministrativo dunque non ha, come vorrebbero certe stravaganti interpretazioni, sancito l’insussistenza di un generale obbligo di versamento della contribuzione a FSBA ma semplicemente non ha affrontato la questione perché di competenza del giudice del lavoro. Nella sua sentenza insomma il Tar del Lazio rileva ciò che già era noto: le integrazioni speciali da Covid-19 non sono basate sulla contribuzione previdenziale, ma sulla fiscalità generale, non ammettendo in questo modo alcuna forma di irregolarità contributiva per le normali prestazioni di sostegno al reddito che FSBA eroga ex d.lgs. 148/15. Iscriversi a FSBA è e resta un obbligo di legge per le imprese artigiane, anche quelle con un solo dipendente.

 

L’obbligo di iscrizione a FSBA per accedere alle prestazioni relative all’emergenza da Covid-19 deve essere inoltre inteso quale adempimento formale, cioè quale accesso in modalità telematica alla piattaforma per la presentazione delle istanze. Con altre parole: il datore di lavoro artigiano si iscrive in ogni caso a FSBA e adempie l’obbligazione contributiva normale prevista dalla legge. Senza deroga alcuna.

 

Quello che sta avvenendo è molto rischioso, spiegano da Fsba. Nonostante le interpretazioni di queste ore, presto si scoprirà che i datori di lavoro artigiani inadempienti non sono stati autorizzati in alcun modo dal TAR Lazio a essere ancora inadempienti. Si scoprirà che l’obbligo di contribuzione è stato fissato nel 2015 e poi confermato ancora nel 2020 da una legislazione tanto farraginosa quanto chiara sul punto. Il 2021, del resto, sarà un anno terribile che avrà conseguenze di lungo termine per i datori di lavoro artigiani che decidono di restare inadempienti verso FSBA. Quale percezione del reale tali datori di lavoro hanno? Quale decisione prenderanno? L’augurio, affermano da FSBA, è che presto la realtà coincida con i fatti raccontati e le sentenze siano lette per quello che effettivamente dispongono.

 




CNA Piemonte: “Aiuto ai centri di revisione, esempio di collaborazione tra associazione e politica”

Un buon esempio di collaborazione tra corpi intermedi e politica che ha portato a un risultato atteso da oltre dieci anni. Grazie all’iniziativa avviata da CNA Piemonte si è arrivati all’adeguamento delle tariffe per le revisioni dei mezzi. Un aumento che valorizza il ruolo dei centri privati di revisione sempre nell’ottica di favorire la sicurezza sulle strade dei mezzi e dei cittadini, ma non andrà a pesare sulle tasche dei contribuenti.

Un ringraziamento particolare va ai parlamentari piemontesi che hanno avviato insieme a CNA Piemonte questo percorso: Elena Maccanti (Lega Nord), Davide Gariglio (PD), Paolo Romano (M5S) e Roberto Rosso (Forza Italia) che hanno saputo fare squadra nell’interesse comune. Un impegno che poi ha coinvolto successivamente i membri della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e che finalmente è approdato nel testo delle Legge di Bilancio che attende il via libera definitivo dal Parlamento.

L’aumento delle tariffe per le revisioni era uno dei punti inseriti in un documento che nel febbraio scorso proprio i parlamentari eletti nei collegi del Piemonte avevano sottoscritto nella sede di CNA alla presenza del presidente regionale Fabrizio Actis, del segretario regionale Filippo Provenzano, del presidente regionale CNA Servizi alla comunità (autoriparatori) Francesco Circosta e di Silvano Favi, presidente FITA Piemonte.

“Non posso che essere soddisfatto dell’adeguamento che attendevamo da ben 14 anni – afferma Francesco Circosta -, dopo gli  ingenti investimenti che in questi anni sono stati imposti alla nostra categoria, ma rimaniamo comunque rammaricati per non essere riusciti a far comprendere a tutti la necessità di dare risposte ad una cronica difficoltà della motorizzazione ad assolvere in tempi ragionevoli alle attività che le competono, per garantire la sicurezza dei mezzi che viaggiano sulle nostre strade. Purtroppo siamo ancora alla ricerca di interlocutori attenti che volessero comprendere completamente le indicazioni che prospettavamo, a parte i politici p0%”>