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Alla Triennale di Milano, premiati gli architetti vercellesi dello Studio di Architettura Rosso Fornaro

Si è svolta il 7 luglio nel prestigioso Salone d’Onore della Triennale di Milano la premiazione della settima edizione del premio internazionale CITY’SCAPE AWARD 2023.

Il Premio intende attrarre l’eccellenza della progettazione internazionale nell’ambito dell’Architettura del Paesaggio e premiare i migliori progetti. Il riconoscimento mira a promuovere e a ricercare nuovi possibili equilibri favorendo il dialogo tra architettura e paesaggio per nuove dinamiche territoriali.

Questa edizione ha visto la partecipazione di 122 progetti provenienti da ogni parte del mondo, il 25% dei quali da: Spagna, Israele, Belgio, Cina, Svezia, Messico, Olanda, Stati Uniti, Portogallo, Emirati Arabi, Croazia, Danimarca, Malta, Polonia.

Tutti i progetti saranno esposti al Teatro Agorà della Triennale di Milano.

Dopo un simposio di due giorni, sul tema:” il progetto del paesaggio come strategia nel cambiamento climatico per la resilienza urbana e sociale”, ha avuto luogo la cerimonia di premiazione.

Agli architetti, Carlo Rosso ed Emanuela Fornaro dello Studio di architettura Rosso e Fornaro di Vercelli, è stato consegnato il 3° premio nella categoria BRAND & LANDSCAPE per il progetto paesaggistico del polo logistico di Amazon MXP3 di Vercelli.

 

L’ autorevole giuria, composta da numerosi architetti paesaggisti, premiando il progetto ha letto la seguente motivazione:

Per aver saputo coraggiosamente preservare all’interno di un grande polo logistico “la memoria identitaria del paesaggio esistente” in armonia per quanto possibile con l’ambiente circostante e per l’attenzione rivolta alla progettazione ambientale degli spazi verdi e architettonica degli edifici che hanno tenuto conto delle caratteristiche fisiche e climatiche dell’area assicurando un’armoniosa continuità con il territorio circostante.

Lo studio di architettura Rosso Fornaro orgoglioso di aver portato a Vercelli la più grande e importante realtà logistica del mondo, che ha garantito alla città più di mille assunzioni, si ritiene onorato del premio ricevuto che conferma la qualità del progetto paesaggistico e lo riconosce a livello internazionale.

Il simposio, organizzato della Triennale di Milano con la Rivista Internazionale di Architettura del Paesaggio TOPSCAPE, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti e patrocinato dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano ha visto la presenza di un parterre di oltre 50 relatori, provenienti da oltre 10 Paesi, attivi oggi nell’ambito dell’Architettura contemporanea del Paesaggio.




Presentazione del progetto “Car Pooling: viaggiamo insieme per l’ambiente!”

Confindustria Novara Vercelli Valsesia, che dal 2018 ha attiva una convenzione con Bringme per promuovere la mobilità sostenibile negli spostamenti casa-lavoro, ha coinvolto alcune aziende sue associate con sede sulla direttrice stradale Novara-Vercelli per ampliare la platea dei lavoratori interessati a muoversi tra i due capoluoghi utilizzando un sistema “smart” (la piattaforma e l’app di Jojob-Bringme) di condivisione del mezzo di trasporto privato. A marzo 2023 Marazzato, Sambonet e Comoli Ferrari hanno avviato una fase di sperimentazione del servizio, mettendo a disposizione dei propri dipendenti le informazioni necessarie per utilizzare l’app di Jojob configurata come “community aziendale”. Nei primi due mesi (15 marzo-15 maggio) il progetto ha coinvolto 32 persone di Marazzato e Comoli Ferrari, con un risparmio di 893 km. di percorrenza, 114,4 kg di emissioni di Co2 e 175 euro di spese di trasporto. Il coordinamento tra imprese con attività differenti e lo scambio di informazioni tra i responsabili aziendali sono state le positive premesse per raggiungere l’obiettivo del progetto: la sua estensione a un numero sempre più ampio di aziende ed enti delle due province, in un’ottica di crescente condivisione della responsabilità sociale, tanto d’impresa quanto a livello di collettività.

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Il Gruppo Marazzato, nato nel 1952, si occupa di servizi ambientali con 8 sedi nel Nord Ovest e un raggio d’azione nazionale grazie alle reti d’impresa a cui aderisce. Con 300 dipendenti e un parco mezzi di oltre 250 unità fornisce servizi di gestione, intermediazione e trasporto rifiuti industriali, bonifiche ambientali, rimozione amianto e serbatoi e spurghi civili e industriali. Lo scorso febbraio 2023 il Gruppo ha dato vita alla Fondazione Marazzato, che si occupa di tutte le iniziative legate al mondo della CSR, della sostenibilità ambientale e della preservazione del patrimonio culturale, con particolare riferimento alla collezione privata di mezzi storici di oltre 250 esemplari custodita presso lo showroom di Stroppiana.

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Comoli Ferrari, da oltre 90 anni distributore di soluzioni per l’impiantistica, è un’azienda interamente italiana, nata a Novara nel 1929. Oggi è presente su gran parte del territorio nazionale con 112 punti vendita, distribuiti in otto regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta, Emilia- Romagna, Marche, Toscana e Sardegna) e conta oltre 1.000 dipendenti e collaboratori. Terza generazione alla guida della società, Paolo Ferrari, insieme alle cugine Margherita e Anastasia Ferrari, è Amministratore Delegato unico dal 2016. Ad oggi ha trasformato l’impresa di famiglia in una struttura manageriale, attivando il percorso per un nuovo posizionamento che sta cambiando Comoli Ferrari da distributore di materiali per l’impiantistica in Solution Provider. I settori specialistici a cui Comoli Ferrari si rivolge sono: Energy, e-Mobility, Lighting, Entertainment, Industrial automation, Power distribution, Home and building automation, Indoor air quality, Safety e Security. Ma anche al settore idrotermosanitario e navale. Da sempre focalizzata sull’integrazione di tecnologia e competenza, ha fatto della sostenibilità, dell’innovazione e del coinvolgimento delle persone i fattori chiave per misurare il successo della propria impresa.




Confagricoltura Piemonte: “La Consulta  per la Promozione del Territorio sia veicolo di tutela”

Confagricoltura Piemonte esprime soddisfazione per la nascita della Consulta per la promozione del territorio delle Aree protette del Po piemontese.

Non siamo stupiti che l’Ente Parco riconosca il ruolo trainante delle Associazioni di categoria e delle realtà economiche, per la promozione del territorio e che con esse cerchi una proficua collaborazione” afferma Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte.

 

Sicuramente come Confagricoltura daremo un contributo fattivo affinché questo organismo svolga un ruolo attivo nelle politiche di sostenibilità sociale, economica e ambientale del territorio” prosegue il direttore Lella Bassignana.

 

La Consulta sarà chiamata a esprimersi con pareri sul regolamento delle aree protette, per valorizzare e salvaguardare l’interesse economico e turistico di ampie zone caratterizzate da un ecosistema unico e tutelato dall’Unesco: il Delta del Po’ è infatti identificato all’interno del MAB – “Men and the Biosphere”, un programma scientifico intergovernativo riservato alle Riserve di Biosfera, essendo la più grande zona umida d’Italia, senza confini, costantemente ridisegnata dal lento lavorìo delle acque del fiume, in cui la natura esprime un’enorme ricchezza in termini di biodiversità.

 

Per Confagricoltura, la rappresentanza è assicurata da Edoardo Canepa per la provincia di Alessandria e Jacopo Ferraris per la provincia di Vercelli e di Biella.




Carburanti sostenibili per l’aviazione, accordo tra Ministero infrastrutture e PoliTo

Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) e il Politecnico di Torino hanno sottoscritto un importante accordo di collaborazione della durata di tre anni volto ad analizzare e promuovere l’utilizzo di nuovi carburanti sostenibili nel settore dei trasporti, con specifico riferimento al settore dell’aviazione. L’obiettivo è quello di definire, in collaborazione con ENAC, una roadmap nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del settore, la sua integrazione nelle iniziative Internazionali (UN-ICAO) ed europee, e il monitoraggio dello stato di avanzamento delle politiche di settore e della loro implementazione.

In particolare, sul piano tecnologico-industriale, sarà analizzato e monitorato lo stato di sviluppo dei processi nel settore dei biofuels per aviazione (Sustainable Aviation Fuels – SAF), lo sviluppo di possibili scenari per la definizione di una roadmap per l’introduzione a larga scala dei SAF, la valutazione, in ottica del pacchetto europeo Fit for 55 (che contiene proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi del Green Deal), del potenziale di decarbonizzazione del settore, nonché l’analisi dell’evoluzione della normativa tecnica del settore. Sul piano economico, l’analisi riguarderà l’evoluzione dei costi di produzione dei SAF, nonché lo studio di eventuali proposte di policy o regolatorie per favorirne la diffusione e l’utilizzo.

La collaborazione, coordinata per il Politecnico dal professor David Chiaramonti del Dipartimento di Energia (DENERG) e realizzata con il coinvolgimento di ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione (DIGEP) diretti dal professor Carlo Cambini, si svilupperà attraverso lo studio delle misure di regolazione nel settore dei carburanti sostenibili per aviazione, sia da un punto di vista tecnico-industriale, sia di policy/regolamentazione ed economico. Il Politecnico metterà a disposizione le proprie competenze multidisciplinari e favorirà l’interazione con soggetti e strutture (accademiche e industriali, nazionali e internazionali) cui lo stesso partecipa o con cui stabilmente collabora e supporterà il Ministero nei rapporti con i principali stakeholders nazionali e internazionali.

“La progressiva decarbonizzazione del settore aereo – nota il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini è un processo complesso che sta mobilitando le imprese del settore, gli enti regolatori e i Ministeri di moltissimi Paesi, in un’ottica di cooperazione internazionale. Con questo accordo il nostro Paese sarà in grado di elaborare e avanzare nei diversi consessi internazionali dove si definiscono le regole comuni proposte basate su solide analisi tecnico-economiche, nonché di definire gli interventi necessari per accompagnare nella trasformazione in atto un settore cruciale per l’economia del Paese”.

 

Secondo il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco: “Il progetto di collaborazione con il MIMS è un importante passo avanti per studiare nuovi strumenti di policy a supporto della decarbonizzazione del settore dei trasporti in primis, così come dell’intero sistema economico Italiano, temi centrali nell’agenda dei prossimi anni del nostro Ateneo e del supporto che intendiamo dare allo sviluppo sostenibile del nostro Paese”.




Oggi pomeriggio a Cuneo un workshop sulle nuove frontiere del miglioramento genetico delle piante

Oggi pomeriggio dalle 14.30 alle 18 allo Spazio Incontri della Fondazione CRC (via Roma, 15) a Cuneo, si terrà il workshop “Tecniche di evoluzione assistita (TEA) per il miglioramento genetico delle piante agrarie”, organizzato dal DISAFA, Unità di Genetica vegetale, da Confagricoltura Cuneo e dalla Fondazione Agrion, con l’obiettivo di fare il punto sulle ultime novità della ricerca nel settore del miglioramento genetico avanzato delle piante.

Il workshop sarà introdotto da Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Cuneo, e sarà moderato da Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte.

Tra i relatori: i professori di genetica agraria, Sergio Lanteri, Andrea Moglia, e Alberto Acquadro, responsabile del progetto PROSPEcT, la presidente della Federazione nazionale proteoleaginose di Confagricoltura Deborah Piovan, Simone Monge del Servizio Tecnico Confagricoltura Cuneo e Cristiano Carli, referente del Centro Sperimentale ortaggi, fragola e piccoli frutti della Fondazione Agrion. L’evento, patrocinato da Collegio Provinciale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati di Cuneo, è valido per il riconoscimento dei crediti formativi da parte di Collegio Interprovinciale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati di Alessandria, Asti, Cuneo, Torino e Valle d’Aosta e Federazione Interregionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Piemonte e della Valle d’Aosta.

Il workshop, rivolto a tecnici, operatori del settore e studenti, sarà aperto al pubblico fino a una capienza massima di 92 persone. È obbligatoria la registrazione tramite Eventbrite. L’evento si svolge nell’ambito del progetto PROSPEcT – Nuove tecniche di miglioramento genetico per la produzione di genotipi resistenti a patogeni in specie di interesse commerciale per il settore orticolo piemontese, sostenuto dalla Fondazione CRC all’interno del bando Agroalimentare 4.0.

Tutte le informazioni, compreso il programma completo, sono riportate sul sito del progetto PROSPEcT




Neve e ambiente, CCIAA Cuneo: Si va verso modelli più sostenibili

Presentati i primi risultati del progetto europeo Alpimed Clima da cui si partirà per rispondere alle sfide che attendono l’area transfrontaliera tra Italia e Francia

Un risultato che non è un punto di arrivo, ma di partenza. Anzi, di ripartenza, per riprendere slancio dopo due anni resi complicati dall’emergenza sanitaria prima e dal caro energia poi.

È quanto è emerso nel corso dell’evento, tenutosi presso la Camera di Commercio di Cuneo, del progetto europeo Alpimed Clima, promosso insieme agli altri partner italiani e francesi e alle stazioni sciistiche del territorio.

L’incontro si è aperto con i saluti del presidente della Camera di Commercio di Cuneo, Mauro Gola, che ha sottolineato la volontà di “portare avanti un discorso integrato anche con la parte francese, perché oggi è il momento di essere ancora più sostenibili”.

Loïc Gargari, project manager della Métropole Nice Côte d’Azur, capofila del progetto Alpimed Clima e del Piter Alpimed ha parlato dell’impegno profuso per “migliorare l’utilizzo delle risorse energetiche e idriche. Siamo giunti a risultati che sono condivisi e che possono essere da stimolo per ulteriori azioni in tale direzione”.

A chiudere la parte istituzionale è stato Roberto Gosso, presidente di Cuneo Neve, il quale ha ravvisato la necessità per le stazioni sciistiche di “diventare sempre più green, obiettivo perseguito anche attraverso un innovativo progetto di dematerializzazione degli abbonamenti, che permette una riduzione dei tempi e dei rifiuti prodotti”.

 

 

La Camera di Commercio di Cuneo, per voce di Marilena Luchino, referente del progetto, ha illustrato gli obiettivi e il partenariato di Alpimed Clima, il progetto che coinvolge un totale di 89 comuni – 27 della provincia di Cuneo (delle valli Gesso, Vermenagna e Pesio), 24 della provincia di Imperia e 38 del Dipartimento Alpes Maritimes e che fa parte di Piter Alpimed, attraverso cui si punta ad arrivare alla definizione di una carta climatica transfrontaliera, per facilitare la realizzazione di strumenti di pianificazione territoriale che permettano di replicare le buona pratiche ambientali già attivate in altre parti dell’area.

Con l’intervento di Alessandro Casasso, docente di Ingegneria dell’ambiente del Politecnico di Torino, soggetto attuatore dell’Ente camerale, si è entrati nel vivo dei risultati della ricerca sull’impronta di carbonio delle stazioni sciistiche. “Spesso sui media compaiono titoli allarmanti che sottolineano come lo sci alpino sia uno sport poco sostenibile, in particolar modo a causa del ricorso all’innevamento tecnico, la cosiddetta ‘neve artificiale’. Siamo partiti da questo assunto domandandoci se fosse davvero così. Siamo arrivati a stimare l’emissione di gas serra legato all’attività di un comprensorio sciistico, per ricavare la quantità di anidride carbonica media giornaliera prodotta da ogni sciatore. Un’operazione utile perché permette di paragonare l’attività sciistica ad altre attività umane”, ha spiegato Casasso.

Il dato emerso è che un giornaliero sugli sci produce una quantità di anidride carbonica che va da 3 a 12 kilogrammi, l’equivalente di quanta se ne determina percorrendo da 25 a 100 chilometri in auto.
Oltre alla parametrazione del consumo energico prodotto, la ricerca permette di capire come si possa intervenire per migliorare la situazione.

“Tre sono le macro voci più significative – ha proseguito Casasso -: gli impianti di risalita, l’innevamento programmato e la battitura delle piste. La prima è quella che incide di più a livello di dispendio energetico (dallo skilift, meno dispendioso, passando poi alla seggiovia e alla cabinovia). Per ridurlo si può intervenire regolando la velocità degli impianti, adeguando la portata in base all’affluenza degli sciatori. È quello su cui hanno lavorato i colleghi francesi, riducendo i Kilowattora consumati del 15 per cento nell’arco di qualche anno. Un altro modo per ridurre le emissioni di gas serra consiste nell’introduzione di sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili: il fotovoltaico, per esempio, si adatta bene agli impianti di risalita”.

 

 

Per quanto riguarda l’innevamento programmato, il docente del Politecnico di Torino commenta: “È una voce abbastanza minima nel fabbisogno energetico di una stazione, se paragonata agli impianti di risalita, perché l’ordine di grandezza
delle potenze impegnate è simile, ma il suo utilizzo nel corso di una stagione è molto più ridotto in termini di ore.

La battitura delle piste richiede mezzi di grandissima potenza che hanno consumi decisamente importanti. Il consumo energetico dipende dalla pendenza delle piste, dalle precipitazioni nevose, ma è determinata anche dall’esperienza dell’operatore che manovra il mezzo. Circa il 75 per cento di anidride carbonica prodotta è legata a impianti di risalita e innevamento, mentre la restante parte alla battitura delle piste, ma è la percentuale su cui è più difficile incidere positivamente”

Andrea Lingua, docente di Ingegneria dell’ambiente del Politecnico di Torino spiega: “Abbiamo provato ad affrontare due questioni: la prima ha permesso di arrivare a un monitoraggio dell’altezza della neve nel tempo attraverso dei droni, per ottimizzare il consumo energetico dei gatti della neve. Il secondo aspetto è legato a una interazione in tempo reale con questi mezzi, per permettere loro di conoscere l’altezza del manto nevoso su cui stanno operando con delle tecniche che non siano costose e dalla precisione elevata”.

Sempre di efficientamento, ma da un altro punto di vista, ha parlato Mauro Danna, responsabile Innovazione di Confindustria Cuneo. L’efficientamento in questione passa attraverso il processo di digitalizzazione che, grazie a Cuneo Neve, riguarda 17 stazioni e 92 impianti di risalita della provincia di Cuneo ed è racchiuso in due applicazioni.
“Con Cuneo Neve Pass abbiamo avviato una sperimentazione che è partita da quello che già c’era prima, una card fisica letta alle casse mediante sistemi Pos, facendola diventare una app. Già a partire dalla stagione invernale 2021-2022 i soci degli oltre 35 sci club che aderiscono a questa iniziativa hanno avuto la possibilità di scaricare l’app, riconosciuta da tutto il circuito Cuneo Neve e accedere alle scontistiche che ogni stazione singolarmente prevede”.

“Grazie anche alla Camera di Commercio di Cuneo si è provveduto a dotare tutte le 47 casse delle 17 stazioni di un tablet che legge queste applicazioni dal telefonino – aggiunge Danna –; il bello di questa soluzione è che si tratta di una piattaforma studiata tenendo conto delle realtà esistente, ma aperta: in futuro potremo caricare altri tipi di servizi, permettendo, per esempio, di utilizzarla per la visita dei musei o dei siti d’interesse del territorio.

 

“Il secondo progetto operativo è Cuneo Neve Store, un portale che consente di effettuare l’acquisto online per tutte le stazioni sciistiche cuneesi, anche quelle piccole, sinora non attrezzate per offrire tale servizio che velocizza la pratica e va incontro alle esigenze degli utenti”.

Sempre nell’ambito del progetto Alpimed Clima sono stati predisposti una guida e un video per illustrare l’impatto delle stazioni sciistiche sull’effetto serra e nei prossimi giorni partirà un corso di Energy Management gratuito.
La parte finale dell’incontro è stata incentrata su Isola 2000, con l’illustrazione delle iniziative intraprese per migliorare l’efficientamento energetico nella località sciistica d’Oltralpe. Una testimonianza che da una parte ha messo in evidenza la tanta strada ancora da fare, ma dall’altra ha reso evidente come sia possibile agire concretamente per opporsi all’impatto dei cambiamenti climatici.

A concludere l’appuntamento sono state le testimonianze delle stazioni di Limone Piemonte e Prato Nevoso, coinvolte direttamente nello studio portato avanti dal Politecnico di Torino. Entrambi gli intervenuti hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto e soddisfazione per le prospettive di intervento che i risultati della ricerca lasciano aperti.




Idrogeno: Novara si candida per attuare la strategia regionale

Grazie a imprese di prim’ordine con importanti progetti di sviluppo, a una filiera strategica ad alto valore aggiunto e a una forte intensità di know-how, Novara e il suo territorio hanno tutti i requisiti per candidarsi a ospitare una delle future “Hydrogen Valley” della Regione Piemonte.

È quanto emerso dal convegno “La politica di sviluppo dell’idrogeno in Piemonte: i piani strategici della Regione, dei grandi fornitori di energia e delle aziende del territorio”, organizzato da Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) il 23 marzo 2022 all’Università del Piemonte Orientale (Upo). «Anche nelle province di Novara e di Vercelli – spiega il presidente di Cnvv, Gianni Filippa – si stanno facendo innovazioni radicali su questo tema, con imprese importanti che sono già collocate operativamente lungo la catena del valore. Il nostro impegno e il nostro sostegno per favorire gli sviluppi di questo sempre più rilevante vettore energetico sono totali».

Dopo i saluti del Rettore dell’Upo, Gian Carlo Avanzi, il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, ha definito «un nostro obiettivo il riuscire a produrre a Novara un combustibile che abbia rendimenti importanti per l’industria. Grazie al Pnrr, Novara vuole raggiungere una maggiore forza anche dal punto di vista della sostenibilità: stiamo infatti mettendo a punto una sorta di “piano regolatore” per la sostenibilità ambientale e vogliamo raggiungere la neutralità climatica prima degli obiettivi del 2030». L’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Matteo Marnati, ha poi spiegato che il Piemonte è una tra le prime regioni italiane ad aver sostenuto la creazione della filiera dell’idrogeno e aver messo a punto una strategia ad hoc. «Siamo passati – ha detto – da un’idea nel cassetto a un sogno, e dal sogno a un’opportunità che diventerà ricchezza per il territorio, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Il Piemonte punta deciso, e accelera, sull’idrogeno, con l’obiettivo di far diventare la Regione il referente europeo. Tre gli assi portanti della nostra strategia: produzione di idrogeno verde, distribuzione e usi finali, dallo stoccaggio alla mobilità ferroviaria (con la recente segnalazione al Ministero dei trasporti della Novara-Biella come tratta da alimentare a idrogeno, Ndr). I tempi sono maturi, l’ecosistema industriale c’è, anzi: il Piemonte oggi è leader nel comparto delle aziende manifatturiere. Ora bisogna partire, insieme alla ricerca e all’università, e creare un’economia di scala che ci possa portare anche all’indipendenza energetica».

La strategia regionale per l’idrogeno e le prime azioni a supporto della sua attuazione sono state oggetto, per la prima volta in un incontro pubblico, delle relazioni di Stefania Crotta e di Giuliana Fenu, rispettivamente direttore Ambiente, Energia e Territorio e direttore Competitività della Regione Piemonte. La strategia intende valorizzare le competenze qualificando il Piemonte come area di eccellenza per lo sviluppo delle tecnologie dell’idrogeno e supportando le filiere industriali; sostenere l’introduzione del vettore idrogeno nel sistema energetico, industriale e dei trasporti, sia per contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione sia come occasione di miglioramento di competitività del territorio; attrarre investimenti e finanziamenti nazionali ed europei e favorire la partecipazione ai network nazionali e internazionali dell’idrogeno. Tra le sue prime indicazioni attuative, in vista della sua approvazione, entro giugno 2022, sono previste l’attrazione di fondi del Pnrr (con un approccio integrato per massimizzare le opportunità delle diverse misure, tra cui quella finalizzata alla produzione e uso di idrogeno elettrolitico nell’industria e nel trasporto locale a partire da fonti di energia rinnovabile utilizzando aree dismesse già collegate alla rete elettrica, che sono in fase di mappatura) e la creazione di un “Team Idrogeno” intersettoriale. Davide Damosso, direttore di Environment Park Spa, attiva da oltre 20 anni sui temi dell’innovazione ambientale e della sostenibilità, ha sottolineato come il Piemonte sia dotato «di un ecosistema di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico completo e connesso alle reti europee, in grado di competere sul piano della ricerca e assistere le imprese nella loro crescita competitiva, e un sistema di imprese manifatturiere attive nel campo dell’idrogeno, concentrate in tre filiere, già in grado di produrre sistemi e componenti per i mercati internazionali».

Sono poi seguite due tavole rotonde. Alla prima, con le aziende del territorio che stanno già investendo nella filiera dell’idrogeno, hanno preso parte Marco Sciamanna, Senior Director e Site General Manager della Memc Electronics Materials Spa, Julien Nyst, General Manager Giacomini Benelux e responsabile sviluppo idrogeno della Giacomini Spa, e Marco Tartaglino, Development Manager della Baglioni Spa. «Con l’ampliamento della produzione previsto nel 2023 – ha spiegato Sciamanna – contiamo di passare dalle attuali 130 alle 210 tonnellate annue di consumo di idrogeno. Una produzione “in loco” sarebbe per noi assolutamente strategica: prima di tutto da un punto di vista etico, perché sono appassionato di montagna e padre di due figli che vorrei potessero vedere ancora i ghiacciai nei prossimi decenni, ma anche da un punto di vista economico, perché come General Manager so che l’impatto zero per le emissioni di CO2 sta diventando un requisito di business molto importante già nel breve termine e che chi non si adeguerà perderà quote di mercato». Nyst, ricordando che Giacomini aveva presentato la prima caldaia a idrogeno già in occasione ai giochi olimpici di Torino 2006, ha descritto le enormi potenzialità di questo mercato nei prossimi anni, soprattutto per la sostituzione degli impianti esistenti. «Giacomini – ha precisato – produce da sempre sul suo territorio di appartenenza ed è disponibile a fare networking per trovare i partner più adeguati allo sviluppo di progetti innovativi». Tartaglino, sottolineando il know-how consolidato della partecipata Astra Refrigeranti, ha illustrato le prospettive di sviluppo con la produzione dei grandi silos di stoccaggio e l’attenzione alle certificazioni di prodotto sempre più richieste dai grandi clienti internazionali. «Siamo un gruppo multinazionale – ha concluso – ma a Novara abbiamo qualità, ingegneria e direzione, anche se fatichiamo a trovare personale specializzato, come i saldatori con esperienza. Se ci saranno sviluppi saranno comunque su questo territorio».

Alla seconda tavola rotonda, dedicata alle future politiche per l’idrogeno dei grandi fornitori di energia, hanno partecipato Marco Falcone, direttore Relazioni esterne e istituzionali di Esso Italiana Srl, Lorenzo Ducci, responsabile Hydrogen Commercial Office di Enel Green Power Spa, Andrea Pisano, Head of Hydrogen Initiatives di Eni Spa, Enrico Pochettino, direttore Innovazione di Iren Spa, Cecilia Gatti, Regulatory & Institutional Affairs Director di Axpo Italia Spa e Gabriele Lucchesi, direttore Idrogeno di Edison Spa. Tutti gli interventi hanno sottolineato l’importanza dell’idrogeno come vettore energetico di decarbonizzazione ed evidenziato la necessità del networking per cogliere le opportunità delle scelte strategiche a livello nazionale.

 




“Via le plastiche dalle Alpi” di European Research Institute e PoliTO

23 escursioni, di cui 15 con pulizia di 197 km di sentieri per un totale di 98 kg di rifiuti di plastica raccolti (circa mezzo chilo a km), 20 campionamenti di neve prelevati in 5 aree della Alpi occidentali dal versante piemontese del Gran Paradiso alle Alpi Marittime, 238 volontari coinvolti: questi alcuni dei numeri da presentare giovedì 3 marzo presso il Politecnico di Torino per A-Stop the ALPs becoming Plastic MountainsEvitiamo che le Alpi diventino montagne di plastica.

Il progetto altamente innovativo e sviluppato nel corso di tutto il 2021, è stato ideato e realizzato dall’European Research Institute di Torino, e ha goduto del fondamentale apporto scientifico del Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia del Politecnico di Torino, coordinato dalla professoressa Debora Fino e dall’ingegner Camilla Galletti.

 

Il progetto, il primo sulle Alpi, di queste dimensioni geografiche e con questa varietà di interventi, si è sviluppato su diversi livelli: sensibilizzazione all’inquinamento da plastica, educazione, formazione, prevenzione, ricerca.

A “monte” di questa attività una larga compagine di attori: 4 rifugi alpini ‘pilota’; 8 scuole, 33 classi, 660 studenti coinvolti (dalle elementari alle scuole superiori); 19 eventi di formazione per professionisti della montagna, 56 ore, 380 partecipanti.

 

Stop the ALPs becoming plastic mountains si è svolto in collaborazione con i rifugi Guido Muzio (valle Orco-Gran Paradiso), Les Montagnards (val d’Ala-valli di Lanzo), Selleries (val Chisone-Parco Orsiera Rocciavré) e Pagarì (valle Gesso-Parco Alpi Marittime) e finanziato da European Outdoor Conservation Association (EOCA) che ha premiato la proposta – insieme ad altre 5 in ogni angolo del Pianeta: Brasile, Colombia, Spagna e Gran Bretagna – al termine di una selezione tra 180 programmi da tutto il mondo. Il progetto ha l’obiettivo di proteggere l’habitat di alta montagna, uno degli ultimi ambienti incontaminati dell’Europa meridionale, dall’inquinamento da plastica perché, contrariamente a quanto si possa pensare, azioni indiscriminate e incoscienti contribuiscono a colpire anche i territori più selvaggi e puri delle vette alpine, quindi anche quella straordinaria biodiversità e quegli ambienti che sono alla base del benessere e dell’economia delle aree più avanzate dell’intera Europa. Un patrimonio messo a rischio non solo dal cambiamento climatico, ma anche dall’invasivo inquinamento da plastica.

 

In questi ultimi 5 anni – spiega Franco Borgogno, Responsabile Progetti Ambientali di European Research Institute – abbiamo acquisito una grande esperienza sul tema dell’inquinamento da plastica: dall’Artico al Mediterraneo, dai fiumi alla neve. Attraverso un’azione ‘sistemica’ e strutturale sulle montagne, vogliamo valorizzare e proteggere le Alpi come fonte di benessere per le grandi aree urbane che le circondano, l’intero continente, e i rifugi alpini come elementi chiave della sostenibilità e della sensibilizzazione”. E prosegue “Queste attività ci hanno permesso di coinvolgere un grande numero di persone e, grazie al successo che hanno riscosso, di poter proseguire il lavoro ampliando notevolmente l’area di intervento e il numero di iniziative. Con il nuovo progetto CleanAlps, che durerà fino al luglio 2023 ed è finanziato da The North Face Explore Fund, arriveremo a 40 interventi di pulizia sui sentieri di tutte le Alpi nord-occidentali, formeremo professionisti della montagna e relativi amministratori, e svolgeremo ulteriori interventi educativi nelle scuole, sensibilizzando la popolazione locale e non alla citizen science. Infatti, non solo puliremo i sentieri ma – seguendo i protocolli internazionali – catalogheremo tutto ciò che raccoglieremo in modo da registrare dati che rendano più semplice la prevenzione. Tutti potranno partecipare a questa attività di ricerca scientifica, immersi nella meraviglia delle Alpi: basta contattarci”.

 

“Questo progetto ha subito attirato la mia attenzione – spiega Debora Fino, Resources Manager del Green Team del Politecnico di Torino, “perché credo che una Università pubblica al servizio del Paese si debba impegnare per proteggere e salvaguardare uno tra i beni più preziosi che abbiamo, le Alpi, che costituiscono un patrimonio culturale di grande valore e un insieme di ecosistemi naturali di rara bellezza”.




Confagricoltura: agricoltori in prima linea per contrastare il cambiamento climatico

La riduzione dei gas serra e la lotta ai cambiamenti climatici è una sfida che gli agricoltori  stanno affrontando con impegno, perché l’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera impatta in modo rilevante sull’attività del settore primario.  Siamo convinti di poter svolgere un ruolo chiave in questo contesto  contribuendo a ridurre le emissioni e implementando tecniche e pratiche agricole per migliorare le prestazioni climatiche”.

Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, intervenendo oggi pomeriggio al Consiglio regionale aperto sul tema dell’emergenza ecoclimatica e sulla riduzione delle emissioni climalteranti.

Il presidente regionale di Confagricoltura, in riferimento alle misure che la Regione Piemonte si appresta ad adottare per ridurre le emissioni di ammoniaca nel comparto agricolo con il Piano stralcio agricoltura nell’ambito del Piano regionale della qualità dell’aria ha chiesto che “Rispettando l’impostazione la sostanza del provvedimento, si possa definire una normativa che salvaguardi la tutela dell’ambiente senza mettere a repentaglio la possibilità di produrre e, di conseguenza, la sostenibilità economica dell’attività agricola. Siamo disponibili a fare la nostra parte – ha aggiunto Allasia rivolto agli esponenti politici  –  assumendoci l’onere di sacrifici che sappiamo saranno pesantissimi, ma dovete aiutarci a non far chiudere le nostre imprese”.

Il cambiamento climatico in atto –  ha affermato il rappresentante di Confagricoltura – si dovrà contrastare introducendo pratiche virtuose, modificando i nostri modelli di vita e  anche aumentando la produzione energetica da fonti rinnovabili. Per questo si dovrà puntare con decisione anche sulle installazioni fotovoltaiche, tenendo presente che si dovrà adottare una pluralità di interventi.”

Una parte degli impianti fotovoltaici, per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea di riduzione del 55% delle emissioni di anidride carbonica, sarà necessario collocarli a terra. Le stime di Confagricoltura prevedono un utilizzo di superficie agricola tra i 30 e i 40.000 ettari a livello nazionale, un valore inferiore allo 0,5% della superficie agricola totale.

L’agro fotovoltaico – ha dichiarato Allasia – potrà essere sviluppato nelle aree a rischio di abbandono per la scarsa redditività, ma potrà anche essere un’occasione di sviluppo e integrazione dell’attività agricola con l’attività energetica anche nelle aree produttive. Su questi temi – ha concluso Allasia – ci sentiamo fortemente impegnati e siamo pronti e disponibile al confronto con le istituzioni per contribuire a ridurre le emissioni di gas serra, intervenendo in primo piano nel contrasto al cambiamento climatico”.

 




Qualità aria, Confagricoltura Piemonte: “Faremo la nostra parte”

La Regione Piemonte sta definendo le modifiche al Piano stralcio per la qualità dell’aria, che si inseriscono nel quadro dei provvedimenti per il controllo dell’inquinamento atmosferico da mettere in atto a partire dal 2023, riguardanti tutti i comparti produttivi e i trasporti.

“A marzo del 2019– spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – il Consiglio regionale ha approvato il Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA), che prevede un orizzonte temporale di rientro nei limiti emissivi al 2030, anno in cui si intende raggiungere, attraverso l’attuazione di misure mirate alla riduzione degli inquinanti, un valore di emissione di ammonica da parte dell’agricoltura pari a circa 32.000 tonnellate all’anno”.

In base ai dati tecnici dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA) – chiarisce Confagricoltura – la gestione dei reflui zootecnici emette circa 32.000 tonnellate annue di ammoniaca, mentre l’utilizzo di fertilizzanti circa 6.000 tonnellate annue. Per il raggiungimento degli obiettivi emissivi al 2030 la Regione ha individuato una serie di misure riferite al settore agricolo, che prevedono, tra l’altro, l’apporto di matrici organiche in sostituzione della concimazione minerale, l’adozione di tecniche agronomiche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca in atmosfera,  la limitazione della combustione dei residui colturali del riso in campo.

“Il Piano – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte –  prevede misure temporanee e strutturali che impattano pesantemente sullo svolgimento delle attività agricole, condizionando le attività produttive e gravando di ulteriori costi le imprese”.

A livello tecnico Confagricoltura ha messo a punto una serie di osservazioni e suggerimenti affinché, rispettando l’impostazione e la sostanza del provvedimento, si possa definire una normativa che salvaguardi la tutela dell’ambiente senza mettere a repentaglio la possibilità di produrre e, di conseguenza, la sostenibilità economica dell’attività agricola.

Confagricoltura sottolinea come occorra innanzitutto effettuare una riflessione di fondo sullo stato attuale del comparto zootecnico piemontese, che sta attraversando un periodo di difficoltà per motivi economici (aumento dei costi per l’alimentazione degli animali e per l’energia), sanitari (rischio di diffusione della peste suina) e di mercato (contrazione dei prezzi e forte concorrenza dei prodotti esteri).

“La propensione agli investimenti e la fiducia nel futuro degli allevatori – sottolinea il responsabile dell’area ambiente di Confagricoltura Piemonte Marco Boggetti – sono piuttosto basse. Pur tenendo conto dei vincoli legislativi e normativi esistenti, imporre obblighi crescenti e onerosi dal punto di vista finanziario che richiedono la sostituzione in tempi ravvicinati, inferiori a qualsiasi periodo di ammortamento, di dispositivi e attrezzature per l’allevamento,  potrebbe causare la chiusura di numerose stalle, con un danno per l’economia piemontese nel suo complesso, o alimentare una certa propensione alla trascuratezza delle prescrizioni e degli impegni formali, che produrrebbero il mancato raggiungimento degli obiettivi del Piano e un danno per l’ambiente”.

Per Confagricoltura è perciò necessario favorire un percorso di adeguamento aderente alla realtà del comparto zootecnico e strettamente integrato tra l’introduzione di nuove tecniche, attrezzature e modifiche strutturali e le corrispondenti misure di sostegno e accompagnamento alle aziende.

“Siamo consapevoli dell’indifferibilità delle azioni da mettere in atto e disponibili come mondo agricolo a fornire il nostro contributo per il miglioramento della qualità dell’aria – conclude Enrico Allasia – e per questo invitiamo la Regione Piemonte a impegnarsi per contenere gli oneri e le limitazioni a carico dell’agricoltura, coordinando gli interventi con le altre regioni del bacino padano, anche al fine di omogeneizzare gli interventi da adottare”.