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Progetto Asm Vercelli Spa per produzione pallet, Filippa: “Risponde ai principi della sostenibilità”

Il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, interviene sul progetto di Asm Vercelli Spa per la realizzazione di un impianto di recupero del legno finalizzato alla produzione di pallet in via Libano, a Vercelli.

«Non è compito di Cnvv – spiega – entrare nel merito del dibattito politico sulla realizzazione o meno dello stabilimento, ma ritengo doveroso fare alcune considerazioni di carattere industriale. Per quanto a mia conoscenza, infatti, questo impianto non solo risponde a tutti i requisiti di sicurezza ma è perfettamente in linea con le indicazioni dell’Unione europea per uno sviluppo innovativo e sostenibile: utilizza tecnologie “4.0”, il massimo oggi possibile in termini di automazione, risponde ai principi della sostenibilità ambientale, in quanto la produzione di pallet risparmierà il taglio di circa 115.000 alberi, e dell’economia circolare, in quanto consentirà il recupero di legno, mobili e altri scarti che altrimenti finirebbero nelle discariche o, peggio ancora, abbandonati».

«Abbiamo la possibilità – aggiunge Filippa – di vedere realizzato sul nostro territorio uno stabilimento che costituirà un esempio a livello nazionale, dimostrando che a Vercelli, invece di stare soltanto a parlare di economia circolare, si costruisce un impianto che funziona. Un ulteriore vantaggio è che l’investimento non viene realizzato da un fondo o da sconosciuti che operano a fini speculativi, ma da una società a partecipazione pubblica che è garanzia di serietà e affidabilità e i cui utili rimarranno per buona parte sul territorio. Si deve, infine, considerare anche il positivo impatto occupazionale del nuovo stabilimento: essendo moderno e molto automatizzato la sua costruzione, gestione e manutenzione richiederanno una manodopera qualificata, con ricadute positive anche sull’indotto».




Lo sguardo di Confartigianato Imprese Cuneo verso la ripartenza

Bisogna essere popolo, sentirsi comunità. Solo in questo modo ci si può aiutare a vicenda e programmare un futuro sostenibile». Schietto e vibrante l’intervento introduttivo del prof. Roberto Zucchetti, docente di Economia dei Trasporti presso l’Università Bocconi di Milano, nel terzo incontro di approfondimento sull’economia locale e sulla sua ripartenza, dal titolo “Il Futuro nelle nostre mani: le sfide del territorio”, organizzato da Confartigianato Imprese Cuneo in collaborazione con il quotidiano La Stampa.

Divulgato in streaming sulla piattaforma de La Stampa.it, l’appuntamento ha visto la partecipazione di Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo; Giorgio Felici, vice presidente vicario e presidente di Confartigianato Piemonte; Joseph Meineri, direttore generale dell’Associazione cuneese. In rappresentanza delle Istituzioni sono intervenuti Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte; Federico Borgna, presidente della Provincia di Cuneo e sindaco del capoluogo; Mauro Gola, presidente della Camera di commercio di Cuneo e di Confindustria Cuneo; Gianna Gancia, europarlamentare. Ha moderato il dibattito Massimo Mathis, caporedattore della redazione cuneese de La Stampa.
L’avvio dei lavori è stato affidato al direttore generale Meineri, il quale ha sottolineato l’importanza della responsabilità sociale da parte di tutte le realtà operative sul territorio: istituzioni, associazioni, imprese e cittadini, e la necessità che questo valore non rimanga solamente una voce, ma prenda corpo in azioni concrete che diano sviluppo e sostenibilità all’economia e all’ambiente.

Partendo dalla frase attribuita all’economista francese del XIX secolo Frederic Bastiat “Dove non passano le merci, passeranno gli eserciti” ha proseguito il prof. Zucchetti sottolineando l’importanza della rete infrastrutturale e dei corridoi trans europei come strumenti di pace e sviluppo. «Non dimentichiamo – ha detto – che attraverso le strade passano anche cultura e idee. La nostra è un’economia di trasformazione manifatturiera, quindi abbiamo bisogno di importare per poi esportare. Il Piemonte è la quarta regione italiana per l’export, di conseguenza necessita di collegamenti moderni e plurimodali che ne favoriscano gli scambi. In tal senso diventa di importanza strategica, ad esempio, la galleria della Torino-Lione così come un concreto rilancio dell’intera industria ferroviaria che affianca le politiche di tutela ambientale: meno costi, meno consumi, meno inquinamento».

A seguire, concreto e puntuale il confronto con i rappresentanti delle Istituzioni, aperto dal presidente Crosetto. «Questo – ha spiegato – è il terzo di un trittico di appuntamenti che come Confartigianato Cuneo abbiamo voluto organizzare per confrontarci direttamente con tutti i rappresentanti del nostro territorio in ambiti istituzionali. Interpretando il pensiero di tutte le imprese del territorio cuneese che stanno vivendo un momento di grande incertezza, domandiamo ai nostri ospiti di ragionare su nuove strategie da mettere in atto per ripartire al più presto con vigore».

A rafforzare il tema dell’emergenza infrastrutturale nella Granda è intervenuto Mauro Gola, presidente della Camera di commercio di Cuneo. «Le infrastrutture sono essenziali – ha sottolineato – per garantire efficienza e sostenibilità. Non è possibile avere uno slancio verso il futuro senza i necessari supporti. L’isolamento cronico di cui soffriamo da troppo tempo, sta mettendo a dura prova anche la proverbiale vivacità imprenditoriale del Cuneese: nello scorso anno la Granda ha perso oltre 600 imprese, un indicatore che suona come un grave campanello d’allarme. Occorre ragionare in un’ottica più ampia. Le nostre infrastrutture sono datate ed è quindi necessario un intervento strutturale e coordinato. Il Recovery Fund è l’ultimo treno che possiamo cogliere, ma dovremo gestire bene le priorità, guardando alle nuove generazioni».

Sempre sulla carenza dei collegamenti ha poi parlato il vice presidente vicario Felici. «Il popolo romano costruiva strade con un’ottica espansionistica, noi oggi non stiamo neppure costruendo collegamenti interni, come possiamo programmare reti internazionali? La perdita dell’export delle imprese artigiane, secondo l’Ufficio studi di Confartigianato Piemonte sfiora il 50% e non è soltanto per l’emergenza sanitaria. La mancanza di tratte autostradali veloci sta penalizzando fortemente la nostra economia, così come la carenza di infrastrutture digitali. Inoltre, per sostenere le imprese bisognerebbe creare un tavolo strategico del credito insieme agli istituti bancari e, come già avviene con il PSR per il mondo agricolo, istituire un <Piano di Sviluppo Artigianale> per il comparto degli artigiani e delle PMI».

Sulle prospettive per il rilancio del territorio, ed in particolare sui Fondi europei, si è espresso il governatore piemontese Cirio. «Nella vita non si va avanti solo con i consigli, ci vogliono anche le risorse. Quando queste arrivano però bisogna saperle investire in modo adeguato. Il Recovery Plan è una sorta di Piano Marshall che potrebbe dare un concreto avvio alla ripartenza del nostro Paese. Al momento però ci sono ancora molte incertezze: chi se ne occuperà? Come Regioni vorremmo avere una parte attiva poiché, vivendo sui territori, ne comprendiamo al meglio le esigenze. Per quanto riguarda le infrastrutture, mi sono posto come obiettivo di vedere chiusa la partita della Asti-Cuneo entro la fine del mio mandato. Riguardo ai danni dell’alluvione, per il momento sono arrivati soltanto 15 milioni di euro che sono stati prontamente distribuiti ai comuni danneggiati. Si attendono per il nuovo anno ulteriori risorse. Intanto come Regione Piemonte abbiamo avviato anche la procedura per il Fondo di Emergenza Europeo. Infine, sul tunnel del Tenda la situazione non può sbloccarsi senza la nomina di un commissario, incarico che vedrei bene assegnato al presidente della Provincia Federico Borgna».

Un’investitura da remoto che il sindaco/presidente Borgna ha accolto all’istante: «Sono disponibile e pronto ad impegnarmi per accelerare i tempi. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che un intervento strutturale del valico richiederà alcuni anni di lavori e forse sarà opportuno rivedere anche il progetto. Sulle difficoltà all’economia create da questo 2020, credo sia opportuno valutarle in un’ottica differente. Indubbiamente viviamo una crisi epocale, ma da tutto questo dobbiamo imparare qualcosa. Il 2020 è stato un anno da crashtest e ha messo a nudo le molteplici fragilità del nostro territorio. Si è aperto per il Paese un esercizio pedagogico attraverso il quale bisognerà programmare meglio gli interventi e utilizzare in modo equilibrato le risorse che arriveranno. Non sarà facile, ma abbiamo il potenziale per potercela fare».

E ancora sulle difficoltà di collegamento della provincia di Cuneo si è espressa l’europarlamentare Gancia. «Da ex presidente della Provincia di Cuneo ricordo che il finanziamento del tunnel del Tenda era già stato stanziato prima dell’avvento del Governo Monti. Mi auguro che queste risorse oggi siano ancora utilizzabili. Invece, per quanto concerne l’Asti-Cuneo, si sono allungati i tempi nel controllare le opere accessorie, perdendo di vista la tratta primaria. È davvero desolante vedere un’opera così essenziale per un territorio, ancora bloccata per la mancanza di una sola firma utile all’avvio dell’ultimo lotto. Infine, riguardo al Tenda, esiste un interlocutore transfrontaliero, la CIG (Conferenza Intergovernativa Italia-Francia), con la quale la Politica dovrebbe dialogare più attivamente in un’ottica di macro aree».

In chiusura, il presidente Crosetto ha richiamato l’attenzione nuovamente sulle imprese cuneesi e sulla necessità di fornire loro delle risposte concrete per il rilancio dell’economia. «Come ho già avuto modo di affermare – ha concluso – pur nel pieno rispetto delle regole emergenziali del periodo, il mondo delle PMI ha bisogno di guardare avanti e programmare un futuro. Le imprese cuneesi, come sempre, sono pronte a rimettersi in gioco. La Confartigianato è altrettanto pronta ad affiancarle e supportarle nelle fasi complesse della gestione di una ripartenza. Abbiamo però tutti quanti bisogno di nuove certezze e ci auguriamo che con il nuovo anno queste possano arrivare al più presto. Colgo l’occasione per augurare serene festività a tutti nel segno di una rinnovata fiducia nel domani».




Decreto Natale, ecco le regole del nuovo DPCM

Le nuove misure sono contenute in un decreto legge di soli tre articoli che il Consiglio dei Ministri ha approvato dopo una lungo confronto all’interno del governo e con le Regioni.

Vietato ogni spostamento tra regioni e da/per le province autonome di Bolzano e Trento compresi quelli per raggiungerele seconde case fuori regione




Un sondaggio di Confagricoltura e Piemonte sul mercato del vino

L’emergenza Covid cambia i modelli di consumo e le imprese vitivinicole piemontesi che imbottigliano vini di qualità fanno i conti con gli effetti della pandemia. “Il mercato del vino sta cambiando profondamente: il canale della ristorazione e dei bar si è ridotto fortemente e in alcuni casi pressoché annullato; si recuperano spazi nella distribuzione organizzata dove i margini però sono ridotti all’osso e, fortunatamente, tengono le esportazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontema le prospettive non ci lasciano tranquilli”.

L’organizzazione degli agricoltori del Piemonte che annovera le più prestigiose firme dell’enologia regionale, ha realizzato un’indagine su un campione significativo di cinquanta produttori – imbottigliatori vitivinicoli delle più denominazioni più significative.

La vendemmia 2020, pur con produzioni pressoché nella norma, è risultata superiore ai livelli dello scorso anno e, per alcune tipologie di prodotto, le prospettive di commercializzazione risultano critiche. In attesa di poter riprendere l’attività commerciale e promozionale per agevolare le vendite sul mercato interno e le esportazioni – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonteabbiamo sottoposto alle imprese un questionario, riferito ai primi 11 mesi del 2020, per ottenere informazioni utili per programmare per tempo l’adozione di interventi di riequilibrio dell’offerta”.

Il campione preso in esame è composto per il 36% da aziende con una superficie inferiore a 5 ettari di vigneto, il 25 % con la superficie tra il tra i 5 e 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 20 ettari e il 9% oltre i 20 ettari. Il 32% dei viticoltori imbottigliatori intervistati produce meno di 10.000 bottiglie, il 41% da 10 a 50mila  bottiglie il 27% oltre 50mila bottiglie.

L’82% dei vitivinicoltori nei primi undici mesi di quest’anno evidenzia un calo complessivo di vendite (il 31% ha avuto una flessione superiore al 30%); il 7% rileva vendite stazionarie, mentre l’11% registra un aumento, seppur contenuto.

Il 77% denuncia un calo delle vendite in Italia; il 7% ha mantenuto le posizioni, mentre il 16% incrementato la commercializzazione.  Per quanto riguarda le esportazioni il 69% denuncia un calo delle vendite, per il 23% il mercato è stazionario, mentre l’8%  ha incrementato le vendite.

Il 52% degli intervistati ha mantenuto stazionari i prezzi di vendita delle bottiglie, il 41% ha applicato una politica di sconti per poter mantenere i volumi, ma c’è anche un 7% che è riuscito ad aumentare i prezzi.

Per quanto riguarda le giacenze alla produzione il 23% delle cantine mantiene i volumi stazionari rispetto allo stesso periodo del 2019, ma il 56% evidenzia un aumento degli stoccaggi (dei quali il 12% oltre il 20% dei volumi);  il 16% ha le scorte in calo.

La situazione degli ordini per i prossimi quattro mesi, rispetto allo stesso periodo 2019-2020, è quella che preoccupa maggiormente: il 72% degli intervistati evidenzia ordini in calo (dei quali il 23% oltre 30%); per il 19% il portafoglio ordini è stazionario, mentre il 9% delle cantine ha ordini in crescita.

Dal questionario è emersa un’indicazione interessante sulle misure necessarie per affrontare l’emergenza”, spiega il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia. Il 73% degli intervistati reputa lo stoccaggio uno strumento insufficiente per gestire l’emergenza. Anche la riduzione della produzione di uva per la prossima vendemmia non è considerata una misura risolutiva (si espresso in questo molto il 69% degli intervistati). La misura che, a malincuore, gli intervistati privilegiano è la distillazione di crisi, giudicata utile dal 43% degli intervistati.

Dalle interviste emerge un clima di sfiducia nei confronti degli interventi adottati dalle istituzioni pubbliche. Solo il 9% delle aziende che hanno partecipato al questionario reputa utili gli interventi varati dal Governo; il giudizio migliora per quanto riguarda le iniziative adottate dalla Regione Piemonte, con il 21% che giudica la distillazione di crisi una misura positiva per alleggerire il mercato. L’88% degli intervistati ritiene che non si siano tenute in debita considerazione le indicazioni della filiera vitivinicola.

Tra i suggerimenti raccolti da Confagricoltura un intervento di detassazione, la moratoria sui mutui e, soprattutto, un effettivo snellimento della burocrazia. Per gli imbottigliatori di vini di qualità aderenti a Confagricoltura “gli aiuti economici sono una goccia nel mare e non sono mirati alla salvaguardia delle imprese agricole”. Occorre “dare maggior ascolto alle associazioni di categoria e adottare interventi mirati per supportare l’internazionalizzazione delle piccole imprese”. Occorre inoltre indirizzare la politica vitivinicola verso la valorizzazione della qualità. “Che si tratti di vendemmia verde, distillazione o stoccaggio – suggeriscono le imprese – gli interventi dovranno riguardare i soli vini doc e docg, vero patrimonio da proteggere”.

 

 

 




Nei primi nove mesi dell’anno in calo l’export della provincia di Cuneo

Nei primi nove mesi del 2020 il valore delle esportazioni cuneesi di merci si è attestato a 5,5 miliardi di euro, dai 6,2 miliardi di euro del periodo gennaio-settembre 2019, registrando una variazione tendenziale del -10,5% che denota la sofferenza dovuta al blocco produttivo e alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, dato peraltro migliore rispetto a quello regionale (-17,6%) e nazionale (-12,5%).

“I dati Istat relativi alle esportazioni cuneesi dei primi nove mesi dell’anno evidenziano un calo dell’export dovuto alle ricadute negative della pandemia, con l’unica eccezione del comparto degli alimentari e delle bevande, che anche in questo anno complicato ha confermato l’ottimo risultato del 2019. Il quadro generale è estremamente difficile, ma non dobbiamo subire passivamente gli eventi e l’ente camerale – sottolinea il presidente Mauro Gola – in sinergia con le istituzioni competenti e gli attori territoriali, sta lavorando per rispondere al meglio alle esigenze degli imprenditori, consapevole che da questa crisi possiamo risollevarci solo insieme, puntando sull’innovazione e sulla sostenibilità, per riprendere la corsa anche sui mercati internazionali.”

Il calo registrato dalle esportazioni cuneesi nel periodo gennaio-settembre 2020 è stato il risultato di andamenti negativi omogenei nei vari settori di specializzazione.
Il comparto manifatturiero, che spiega il 94,7% dell’export cuneese, subisce un decremento dell’11,2%.
L’unico settore con segno positivo è quello degli alimentari e delle bevande che, con una quota del 37,2%, ha una variazione tendenziale positiva dello 0,9%, seguito dai prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca che registrano un -0,2%.
La filiera del legno è quella che paga le maggiori conseguenze con il -37,5%, seguita da metalli di base e prodotti in metallo (-28,2%), mezzi di trasporto (-18,4%), macchinari e apparecchi (-16,2%), articoli in gomma e materie plastiche (-13,9%), per chiudere con gli altri prodotti delle attività manifatturiere (-10,5%).

Per quanto concerne i mercati di sbocco le performance sono negative sia verso i partner dell’Unione europea 27 post Brexit (-13,2%), che assorbono il 63,5% del totale delle vendite di merci cuneesi oltre confine, sia verso i mercati extra Ue-27 post Brexit (-5,2%), che rappresentano il restante 36,5%.

Nel dettaglio dei singoli Paesi dell’Unione Europea, la Francia, sebbene si confermi il primo partner commerciale della provincia di Cuneo, generando il 19,2% delle esportazioni locali, registra una flessione degli scambi del 10,6% seguita dalla Germania, con un’incidenza del 15,9% e una flessione altrettanto significativa (-11,8%). I risultati peggiori si sono registrati con Polonia (-27,8%), Portogallo (-25,0%), Spagna (-22,5%) e Repubblica Ceca (-18,1%).

Al di fuori dei confini europei Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera, Canada e Russia continuano a rappresentare, nonostante le criticità, i principali mercati di sbocco delle merci della nostra provincia. In questo frangente va evidenziata la crescita delle vendite verso i mercati americano (+4,5%), canadese (+6,8%) e australiano (+6,2%) grazie all’export di vini e bevande, mentre si evidenziano cali sensibili in particolare verso il Regno Unito (-13,6%), che rappresenta il secondo mercato di sbocco del “made in Cuneo”, e la Svizzera (-4,4%).




Consiglio regionale: un milione per i capitali delle Pmi

Un milione di euro è lo stanziamento della Giunta Regionale per la capitalizzazione delle piccole e medie imprese nell’emergenza-Covid.

Lo stabilisce il provvedimento,  il cui parere preventivo favorevole è stato approvato all’unanimità dalla Terza commissione  (presidente Claudio Leone), che recepisce la proposta del capogruppo Pd Raffaele Gallo.

L’intervento è rivolto alle imprese del settore manifatturiero e delle costruzioni e – come ha spiegato l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano – prevede contributi a fondo perduto di valore massimo pari a  62.500 euro per l’aumento di capitale delle società che, al fine di proseguire e rilanciare la propria attività a seguito dell’emergenza epidemiologica, effettueranno un’operazione di aumento di capitale sociale di importo minimo pari a 50.000 euro e massimo pari a 250.000 euro. La Dgr prevede il 30% per aumenti di capitale compresi tra 50.000 e 150.000 euro, il 25% per aumenti di capitale compresi tra 151.000 e 250.000. A Domenico Rossi (Pd) che ha rilevato l’esclusione dai benefici delle imprese sociali, Tronzano ha spiegato che si tratta di una sperimentazione da eventualmente allargare successivamente a tutte le Pmi.

 

Sostegno alla montagna

La commissione ha poi espresso parere preventivo favorevole a maggioranza al programma annuale per l’erogazione dei contributi a favore della montagna, la cui cifra ammonta a 2 milioni e 900mila euro da distribuire tra i Comuni e le Unioni delle Comunità ed Enti montani. L’assessore allo Sviluppo della montagna Fabio Carosso, ha illustrato le quattro macrolinee di azione: gli interventi per affrontare l’emergenza epidemiologica, la risistemazione dei territori montani dopo gli eventi alluvionali, il sostegno alla scuola anche per la didattica a distanza e il turismo sostenibile.

 

Contributi alle pro loco

Sono 322.500 euro le risorse finanziarie per il 2020 a sostegno delle pro loco piemontesi. Lo prevede la Proposta di deliberazione, che ha incassato il parere preventivo favorevole a maggioranza dalla commissione. Come ha sottolineato l’assessora al Turismo Vittoria Poggio, le pro loco sono importanti strumenti per lo sviluppo dei territori. I contributi sono riservati solamente alla realizzazione di eventi con importi superiori a 500 euro, la procedura di erogazione è quella dello sportello, ovvero in base alla presentazione delle domande sino ad esaurimento della dotazione finanziaria.

 

Predazione da lupi

Anche il lupo verrà considerato causa d’indennizzo dei danni causati da calamità naturali e avversità atmosferiche. Lo prevede la bozza di modifica relativa alla Legge regionale che disciplina il riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale. La commissione ha espresso parere preventivo favorevole a maggioranza. L’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa ha spiegato che la modifica riguarda proprio l’equiparazione degli animali di specie protette di fauna selvatica alle avversità naturali e atmosferiche.

 

Complessi ricettivi all’aperto e del turismo itinerante

La commissione, su richiesta dei consiglieri del Pd (GalloMonica Canalis, Maurizio Marello e Domenico Rossi) per approfondire il provvedimento, ha rinviato alla prossima settimana la trattazione del Disegno di legge 85 che modifica la legge regionale sui complessi ricettivi all’aperto e sul turismo itinerante, che era stata approvata nel 2019. Come ha spiegato l’assessora Poggio, il provvedimento  si è reso necessario dopo le osservazioni, i pareri e le impugnazioni da parte di alcuni Ministeri (Mibact e Interni) e dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato. In particolare, sono stati mossi rilievi sulla compatibilità ambientale per quanto riguarda gli allestimenti ricettivi all’aperto, nonché sul rischio di generare confusione con le norme vigenti nel settore tecnico-edilizio.  Nel dibattito sono anche intervenuti Sarah Disabato (M5s) e Valter Marin (Lega).

 




L’Unione industriale di Torino dona un’ambulanza alla pubblica assistenza di Sauze D’Oulx

Questa mattina il Presidente degli industriali torinesi, Giorgio Marsiaj, alla presenza di Silvio Marioni, Presidente imprese Gommaplastica, e Paolo Parato, Presidente imprese Chimiche dell’Unione Industriale di Torino, ha consegnato una nuova ambulanza all’associazione di volontari Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx.

Il progetto è partito la primavera scorsa, durante il lockdown. Le aziende dei gruppi della GommaPlastica e della Chimica dell’Unione Industriale di Torino avevano deciso di dare il proprio contributo alla comunità, donando un’ambulanza 4×4 all’associazione Pubblica Assistenza di Sauze d’Oulx, parte del Comitato ANPAS del Piemonte.

L’Alta Valle di Susa costituisce, infatti, una delle aree più critiche per numero e caratteristiche dei mezzi di soccorso sanitario. L’ambulanza – in grado di muoversi rapidamente nelle strade strette, ripide e sterrate di montagna – vuole essere un gesto concreto nei confronti di chi ha deciso di dedicare le proprie energie ad aiutare chi soffre, anche al termine della pandemia. In seguito, numerose altre imprese hanno deciso di unirsi alla donazione, attrezzando il veicolo con materiali di loro produzione e supportando il personale sanitario.

“In questi momenti di emergenza – ha commentato Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino – molte imprese associate hanno scelto di sostenere i nostri presidi sanitari attraverso importanti iniziative o riconvertendo le proprie linee produttive, con l’obiettivo di reagire prontamente e dare un forte contributo per la sicurezza di tutta la comunità. La pandemia ci ha imposto di ripensare al nostro modo di vivere e lavorare, richiamandoci al nostro senso di responsabilità. Ed è proprio con questo spirito che la nostra associazione e le sue aziende guardano al prossimo anno, percorrendo nuove strade per creare sviluppo e lavoro, da cui dipende il futuro del nostro territorio”.

“Oggi, con la consegna dell’autoambulanza, portiamo a compimento un’iniziativa di cui siamo particolarmente orgogliosi e che mostra il valore aggiunto dell’esperienza associativa. La scorsa primavera un associato ha condiviso un’idea che aveva in mente, quella di voler dare un segno di vicinanza al personale sanitario impegnato nella gestione dell’emergenza. Il giorno successivo esisteva già un progetto concreto in via di realizzazione, sostenuto dalla struttura e da una corale condivisione sui social: tanta partecipazione spontanea mi ha commosso. Questa è la vera natura dell’imprenditore, la capacità di raggiungere obiettivi straordinari lavorando in squadra”, ha aggiunto Paolo Parato, Presidente imprese Chimiche dell’Unione Industriale di Torino.

“Come imprenditori abbiamo la responsabilità di creare un impatto positivo sulla vita della nostra comunità. Con questo progetto abbiamo voluto intervenire direttamente, rispondendo a un’esigenza specifica che il territorio non riusciva a soddisfare. È la dimostrazione che oggi l’azione delle imprese – in special modo quelle appartenenti ai comparti della chimica e della gommaplastica – può dare un contributo determinante anche nel settore della sanità, messo a dura prova dall’emergenza causata dalla pandemia” ha concluso Silvio Marioni, Presidente imprese Gommaplastica dell’Unione Industriale di Torino.

L’iniziativa è stata supportata da una speciale campagna social, #Ambulanza4x4ValSusa. Protagonisti sono stati gli stessi imprenditori, che, in modo un po’ inusuale, nell’ultimo mese hanno raccontato tutte le tappe del percorso che si è concluso con la donazione di questa mattina.




L’appello di Felici: (Confartigianato Imprese Piemonte): evitare il Credit Crunch

Con l’entrata in vigore in Europa dal prossimo primo gennaio della nuova definizione di default, il cosiddetto ‘Credit Crunch’, si creeranno forti criticità economiche a milioni di famiglie e imprese, a meno che la regolamentazione non venga rivista alla luce della complessa situazione economia attuale fortemente segnata dal prolungarsi della pandemia.

 

I nuovi limiti previsti per il default sono: 1% di sconfinamento sulla singola linea di credito per più di 90 giorni, con franchigie di 100 euro per le esposizioni al dettaglio di famiglie e Pmi non superiori a un milione di euro e di 500 euro per le esposizioni superiori. In sostanza un artigiano con un affidamento di 10.000 euro che sconfinasse di 102 euro per più di 90 giorni dovrà essere classificato tra i ‘Non Performing Loans’.

 

Ci sono inoltre due altre componenti cruciali nella nuova definizione di default: il primo elemento è la ‘riduzione dell’obbligazione finanziaria’, che si applica per tutte le operazioni di rinegoziazione (moratorie) dei prestiti, di rifinanziamento o consolidamento relative a posizioni che siano in difficoltà finanziaria e per le quali il valore attuale dopo la rinegoziazione sia inferiore di più dell’1% rispetto al valore iniziale; in questi casi il credito deve essere segnalato in ‘Non Performing Loans’. Pertanto con tale regola, in questo particolare momento, molti crediti finirebbero in NPL, con ancor maggiore difficoltà e restrizioni operative per imprese e famiglie.

 

Il secondo elemento problematico è l’‘uniformità di applicazione della definizione di default’ che consiste nell’estensione del default da uno a più soggetti: per esempio, se una cointestazione è inserita in default, anche i singoli cointestatari dovranno esserlo, così come altre cointestazioni con soggetti terzi.

 

I quattro milioni di micro e piccole imprese italiane – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – che lottano tutti i giorni per continuare le attività non possono e non devono avere vincoli insostenibili. In Piemonte le imprese artigiane sono 117.500 ed occupano tra titolari e dipendenti oltre 250.000 persone. Queste regole sul credito forse sarebbero accettabili per economie in crescita e non possono essere applicate senza importanti correzioni in presenza della difficile situazione pandemica attuale. È piuttosto evidente la mancanza di sostegno alle piccole e piccolissime imprese, volontà che si intravede in quasi tutte le direttive europee che da dieci anni a questa parte i nostri governi sono pronti a recepire a piene mani”.

 

La tutela del tessuto delle piccole imprese – conclude Felici – deve essere una priorità per le nostre istituzioni, anche per quanto riguarda il credito. Avendo rinunciato ad ogni autonomia sul piano economico e monetario è quindi necessario un pronto intervento sull’Autorità Bancaria Europea (EBA) affinché  – in coerenza con le iniziative prese nella prima fase della pandemia e scadute lo scorso 30 settembre – sospenda almeno di un anno e riveda i provvedimenti in questione, anche per rendere pienamente attuabili le proroghe delle moratorie italiane”.

 

 

 




CCIAA Torino: L’impatto della recessione da Covid sul patrimonio netto

La Camera di commercio di Torino ha voluto approfondire che cosa potrà avvenire con l’ultima redazione dei bilanci annuali delle società di capitale piemontesi. Lo ha fatto con un’indagine realizzata grazie alla collaborazione del suo Comitato Torino Finanza e il supporto tecnico di InfoCamere.

 

Proprio sui bilanci dell’esercizio 2020 si scaricheranno, infatti, tutti gli effetti della recessione: in particolare, la caduta dei risultati, nella misura in cui eroderà il patrimonio netto, potrebbe richiedere la ricapitalizzazione delle imprese con precedente capitalizzazione sottile o con perdite molto alte.

“La recessione non ha riguardato tutte le società di capitale nello stesso modo. Non ha quasi toccato il settore agroalimentare, ma ha fortemente interessato i settori della moda, del commercio, del turismo, dei servizi, della cultura e dello sport –commenta Dario Gallina, Presidente dell’ente camerale – Proprio perché è stata una recessione non omogenea e con forti differenze, l’impatto sui patrimoni aziendali del Covid non può essere stimato a livello macro. Con questa indagine, sui singoli bilanci, però, si può simulare l’ordine di grandezza della sotto-patrimonializzazione e quindi del capitale fresco necessario nel 2021. Inoltre lo studio testa l’efficacia di provvedimenti mitigatori, alcuni dei quali già presenti nelle possibilità concesse dalla normativa agli amministratori di società. Ma diciamo anche al Governo – continua il Presidente Gallina – che il vuoto di capitale potenzialmente risultante dagli effetti economici della pandemia si può mitigare con la riduzione dell’ammortamento e la rivalutazione dei cespiti dell’impresa in difficoltà, e soprattutto con fondi mirati e non a pioggia, sulle società che possono risollevarsi. Aldilà di deboli azioni immediate, seppur utili, occorre sicuramente affrontare il problema della dimensione aziendale con politiche a favore delle aggregazioni e per investimenti di “finanza alternativa” al sistema bancario che in Italia trova da sempre moltissime difficoltà”.

“Si tratta di un problema molto serio che il Governo non potrà trascurare – evidenzia Vladimiro Rambaldi, Presidente del Comitato Torino Finanza – infatti i numeri già preoccupanti messi in risalto dalla simulazione riguardano la sola regione Piemonte e le sole società di capitali, obbligate a depositare i bilanci utilizzati per l’effettuazione della stima. Ma il tessuto imprenditoriale piemontese è composto solo al 21,2% di imprese di capitale: ne consegue che il restante 78,8% di imprese, società di persone senza obbligo di deposito del bilancio, non viene conteggiato in questa indagine. La stima del totale generale delle imprese a rischio è da capogiro. Occorre agire subito e con decisione, mettendo in campo nuove misure atte a facilitare la ricostituzione del capitale e la coperture delle perdite al di là di quelle già approvate”.

 

Lo studio

Per realizzare lo studio sono stati estratti 43.005 bilanci depositati nel 2020 (esercizio 2019) da società di capitale con sede legale in Piemonte e con un patrimonio netto finale positivo, escludendo quindi quelle imprese che già ad inizio del 2020 potevano avere seri problemi di continuità e magari erano già coinvolte in percorsi di gestione della crisi.

Tale campione aveva un valore della produzione pari a 121 miliardi (90% del Pil), aveva prodotto utili netti per 5,65 miliardi di euro, aveva 73 miliardi di patrimonio netto e 82 miliardi di debiti totali. Inoltre, pagando costi di lavoro per 20,4 miliardi aveva un’occupazione implicita (stimata) di 500-550 mila unità di lavoro equivalenti a tempo pieno.

Per stimare l’impatto della recessione nel 2020 si è realizzata una simulazione basata su queste ipotesi:

–     – utile netto prima dell’aggiustamento del 2020 supposto pari a quello del 2019

–     – aggiustamento Covid: ad ogni società è stato sottratto un valore della produzione pari a una media del 24%, ma con punte fino all’80% sulla base dell’Ateco di appartenenza e delle variazioni subite dal fatturato nei primi sei mesi, secondo le stime ISTAT di perdita di produzione, aggiustate per il secondo semestre 2020 con le proiezioni delle locali associazioni di categoria

–     – le spese per la produzione come lavoro sono variate nella stessa direzione del fatturato, con un coefficiente di elasticità di 0,48 (stimato econometricamente sul campione)

–     – le spese per la produzione come consumi sono variate nella stessa direzione del fatturato, con un coefficiente di elasticità di 0,67 (stimato econometricamente sul campione).

Lo studio ha quindi realizzato principalmente due simulazioni:

    – la prima per valutare il caso dell’impatto pieno (senza mitigazioni) della recessione da COVID sul patrimonio

    – la seconda per valutare il caso dell’impatto mitigato, essenzialmente, da una riduzione ammessa degli ammortamenti (almeno del 50%) e da una rivalutazione dei cespiti (almeno del 15%) e, infine, dall’incasso dei “bonus ristori”.

Tutte le simulazioni hanno tenuto conto degli effetti fiscali, ossia della tassazione sostitutiva delle rivalutazioni dei cespiti e dell’impatto fiscale della variazione di reddito operativo nel 2020 post effetti pandemici rispetto al 2019.

I principali risultati

1)     Nella simulazione del caso base, il 34% delle società con patrimonio netto positivo (a fine 2019), quindi 14.593, rischia nel 2020 perdite superiori a 1/3 del patrimonio netto per complessivi 5,2 miliardi, con un fabbisogno minimo di nuovo capitale equivalente ad almeno 1,75 miliardi.

Le imprese che potrebbero perdere tutto il patrimonio netto, da ricostituire integralmente, sarebbero 8.003. Questa sarebbe la quota più grave e fragile. Le loro perdite sommerebbero 2,9 miliardi e il fabbisogno minimo di capitale sarebbe di 1,6 miliardi nel 2021.

Nel secondo caso, qualora i cespiti fossero (per ipotesi di simulazione del caso con mitigazione) rivalutati del 15% e gli ammortamenti ridotti del 50%, considerando anche i grant (bonus o ristori) sinteticamente assegnati in via di simulazioni, la situazione migliorerebbe, senza tuttavia risolvere il problema. Residuerebbero infatti 11.427 società (27% del totale) nella categoria di quelle che perderebbero oltre 1/3 del patrimonio netto al 31.12.2019. Tali società perderebbero complessivamente 3,5 miliardi e richiederebbero 1,16 miliardi per essere ricapitalizzate.

 

Questo sembra essere il fabbisogno minimo di capitale per una normalizzazione della continuità finanziaria delle imprese nel 2021. Sarebbero in gravi condizioni, perdendo il 100% e oltre del netto del 2019, le 6.249 società (pari al 15% del campione), con perdite totali, nonostante gli interventi mitigatori, di 2 miliardi.

 

Facendo salire al 75% la riduzione dell’ammortamento e al 30% il valore della rivalutazione dei cespiti, in ogni caso, il fabbisogno di nuovo capitale resterebbe intorno a 1 miliardo, e le imprese colpite resterebbero nell’ordine del 23% del totale (9.937).

Per questa ragione, appare importante facilitare nuovi essenziali rapporti di capitale, che dovrebbero interessare fino a un quarto delle imprese del Piemonte, particolarmente nell’ottica di evitare crisi aziendali, che, anche per le conseguenze sull’occupazione, renderebbero più complessa e lenta la ripresa nel 2021. Le possibili soluzioni, avanzate dagli esperti interpellati dal Comitato Torino Finanza sono almeno cinque.

 

I possibili rimedi tecnici

Come evidenziato nella simulazione, gli strumenti potenzialmente più efficaci nel sostenere gli equilibri economici e patrimoniali delle imprese sono rappresentati dalla possibilità di non iscrivere fino al 100% degli ammortamenti e la rivalutazione dei cespiti dell’impresa.

Inoltre, sarebbe opportuno introdurre delle forme di esclusione delle responsabilità civili e penali di amministratori, nonché sindaci e revisori, nel caso di fallimento dell’impresa a causa della pandemia, nei casi in cui gli amministratori hanno continuato l’attività perseguendo il fine di salvaguardia della continuazione dell’attività.

 

Oltre a questa raccomandazione, dal tavolo di lavoro che ha sviluppato questa iniziativa sono state proposte, in prima battuta, una serie di misure volte ad aiutare ulteriormente le imprese in difficoltà, quali:

      —  sospensione a tutto il 2021 dell’articolo 2447 e 2482-ter del codice civile relativamente agli obblighi di ricostituzione del capitale e sospensione della causa di  scioglimento dell’impresa

      introduzione di forme di incentivazione per le imprese per la ricapitalizzazione delle stesse, ad esempio defiscalizzando gli utili reinvestiti

      –  previsione di contributi a fondo perduto non più a pioggia, spettanti indiscriminatamente in base al solo requisito del calo del fatturato ma, in considerazione del costo per la collettività di simili misure, mirati alle sole imprese con possibilità di risollevarsi se aiutate adeguatamente, attraverso l’introduzione di requisiti inerenti lo stato di salute dell’impresa ante pandemia da Covid-19.

Per informazioni:




Dalla Regione un contributo di 2000 euro ad ogni maestro di sci del Piemonte

La Regione Piemonte erogherà un contributo ai maestri di sci, come bonus per compensare i mancati incassi dei 15 giorni delle vacanze natalizie, che per molti di loro vogliono dire anche il 50% del fatturato annuale”: lo ha annunciato il presidente Alberto Cirio ai rappresentanti delle scuole di sci che questa mattina hanno manifestato davanti al Palazzo della Regione per testimoniare le difficoltà che la mancata partenza della stagione invernale, a causa delle misure di contenimento del Covid, sta provocando a un settore che rappresenta in Piemonte il primo prodotto turistico e una industria che dà lavoro a migliaia di persone.

Sono 3000 in Piemonte in maestri di sci iscritti all’albo. La misura della Regione prevede un bonus fino a 2000 euro per i circa 1500 impegnati nella professione a tempo pieno, ma anche un ristoro per chi la esercita in modo saltuario. Nei prossimi giorni verrà definita con la categoria il meccanismo tecnico di attribuzione, in modo da garantire la massima equità al provvedimento.

Il bonus per i maestri di sci è una delle misure del Bonus Montagna predisposto dalla Regione Piemonte a sostegno di tutto il comparto invernale e del suo indotto, che verrà presentato la prossima settimana.

“Lo sci non è solo sport, hobby e divertimento, è anche un mestiere dietro il quale ci sono tante famiglie, tanti posti di lavoro, attività di ristorazione e turistiche che non possono essere dimenticate – sottolineano il presidente Cirio e il vicepresidente Fabio Carosso con delega alla Montagna -. Se da una parte incalziamo il Governo perché i ristori devono essere certi e immediati, dall’altra abbiamo voluto fare la nostra parte. Abbiamo pronta una misura a sostegno di tutto il comparto che coinvolge i nostri maestri di sci e gli impianti, ma anche migliaia di attività economiche che sono la vita delle nostre montagne. Inoltre, c’è l’impegno di continuare a lavorare sulla possibilità di trovare una modalità in sicurezza per avere da gennaio piste e impianti operativi, perchè stiamo parlando del primo prodotto turistico del Piemonte”.

L’assessore regionale al Turismo Vittoria Poggio aggiunge che “i maestri di sci hanno giustamente richiamato l’attenzione di tutti su un problema vero e reale. La loro attività, con le chiusure imposte, sono fortemente compromesse. In questo periodo dell’anno si basa la metà del fatturato del loro anno. Per questo come Regione abbiamo deciso di sostenerle fortemente con un contributo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore regionale allo Sport Fabrizio Ricca: “Le montagne sono le spiagge del Piemonte. Il comparto invernale, con i suoi sport e il suo turismo, sono uno snodo strategico indispensabile per l’economia del nostro territorio. Per questo chiediamo che il Governo si impegni attivamente per garantire le migliaia di posti di lavoro che gli ruotano intorno”.

“La montagna da sempre è una parte importante dell’economia piemontese – aggiunge l’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano -, pensiamo anche a tutte le botteghe artigiane e ai mille e più saperi e tradizioni che albergano nelle nostre vallate e che sono un patrimonio che va tutelato e tramandato”.