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Unioncamere Piemonte: Andamento della congiuntura industriale

In positivo tutti i principali settori di specializzazione ad eccezione dei mezzi di trasporto, frenati dalle difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 200ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di ottobre e novembre con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2021 e ha coinvolto 1.832 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 128.388 addetti e un valore pari a circa 52 miliardi di euro di fatturato.

I dati del terzo trimestre confermano il consolidarsi del trend positivo mostrato già nei mesi precedenti e dimostrano la vitalità e la capacità di reazione delle aziende che compongono il tessuto manifatturiero regionale. Dopo la crescita del 5,0%, segnata nei primi tre mesi dell’anno, nel II  trimestre 2021 si era registrato un forte rimbalzo (+25,1%) dovuto anche al confronto con il punto di minimo toccato nel 2020, nel III trimestre si vive un naturale e prevedibile rallentamento dell’intesità espansiva che si attesta comunque su livelli superiori a quelli pre pandemici.

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, ha dichiarato: “I dati di questo terzo trimestre ci mostrano un Piemonte in crescita, che registra buone performance nella maggior parte dei settori di specializzazione e in tutte le province regionali. Abbiamo inoltre recuperato terreno su comparti, come il tessile, che erano in affanno durante gli ultimi mesi. Anche le previsioni ci confortano sulle piene capacità di recupero del Piemonte e sul cammino intrapreso. Le imprese di piccole e medie dimensioni – cuore pulsante della nostra economia locale – stanno reagendo meglio delle altre alle difficoltà dovute alla pandemia. È questo il momento di spingere sull’acceleratore, puntando dritto verso i processi di digitalizzazione e internazionalizzazione ormai imprescindibili per uno sviluppo strutturato e al passo con i tempi della nostra economia”.

 

 

 

Piemonte: il III trimestre 2021 in sintesi

 

 

Produzione industriale:          4,1% rispetto al III trimestre 2020

Ordinativi interni:                   +10,8% rispetto al III trimestre 2020

Ordinativi esteri:                    +19,1% rispetto al III trimestre 2020

Fatturato totale:                     +10,8% rispetto al III trimestre 2020

di cui estero:                   +13,7% rispetto al III trimestre 2020

Grado di utilizzo degli impianti: 67,1% (61,8 nel III trim 2020, 65,8% nel III trim 2019)

 

“Secondo le nostre analisi – ha sottolineato Paola Garibotti, Regional manager Nord Ovest di UniCredit – dopo il forte calo del 2020 (-9,1% vs -8,9% in Italia), l’anno in corso dovrebbe mostrare una risalita per il PIL piemontese a 6,1% a/a (previsione di luglio a 5,5% a/a), lievemente superiore al 6,0% previsto invece per l’Italia. Il PIL del Piemonte vale circa 130 mld€ e ha un peso rispetto al nazionale dell’8% .

La crescita nel 2021 dovrebbe toccare quindi tutti i comparti produttivi, con un’intensità modesta per il valore aggiunto dei servizi (3,8%) e del settore primario (4,4%), mentre decisamente più solida e superiore al dato totale è la ripresa per le costruzioni (20,5%) e per la manifattura (10,5%), settore quest’ultimo che in regione ha una quota superiore alla media nazionale (25,2 vs 19,9). Le imprese si stanno rendendo conto che la pandemia ha accelerato la necessità di crescere.

Alla crescita organica si sta manifestando sempre di più la necessità di affiancare la crescita per vie esterne attraverso operazioni di aggregazione che prevedono l’apertura del capitale, magari favoriti dall’affermarsi della logica delle filiere che il piano PNRR ha messo al centro della scena. Solo con la crescita dimensionale si possono finanziare i processi di internazionalizzazione ed innovazione, alla base di qualunque percorso di sviluppo sostenibile. In questo contesto UniCredit è a fianco delle imprese come realtà solida e ben inserita in core markets che sono al centro del contesto europeo, con una piattaforma di Investment Banking ormai ben integrata con la nostra attività di supporto quotidiano all’operatività ordinaria delle imprese clienti”.

Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo ha commentato: “La nostra Regione può contare su un’ottima diversificazione produttiva, fattore molto importante per il trend di ripresa fotografato dai dati presentati oggi. Meccanica e Automotive esprimono il 35% delle vendite all’estero, ma il Piemonte è specializzato anche nel Sistema moda e nell’Agro-alimentare. Sui mercati esteri hanno inoltre peso rilevante chimica, gomma e plastica, gioielleria, aerospazio. La presenza di filiere corte e ben strutturate agevola le relazioni con grandi committenti e clienti internazionali.

Quello che è venuto un po’ a mancare negli ultimi anni sono gli investimenti, che dal nostro osservatorio abbiamo visto ripartire, ma che dobbiamo ulteriormente stimolare. E’ questo l’obiettivo che Intesa Sanpaolo si pone e che riguarda tutti i settori in grado di  portare occupazione e crescita per la Regione. A livello nazionale abbiamo stanziato 400 miliardi per moltiplicare gli effetti dei fondi previsti dal PNRR e plafond dedicati, con condizioni di favore, per incoraggiare le aziende ad investire nella circular economy, nella transizione verso un modo di produrre più sostenibile e in digitalizzazione. Grazie ad un accordo da poco concluso con ESA BIC Turin, inoltre, Intesa Sanpaolo finanzierà le startup dell’aerospace e le accompagnerà attraverso l’Innovation Center verso un’ulteriore crescita in funzione delle esigenze espresse dall’Agenzia Spaziale Italiana. L’anima turistica del Piemonte potrà invece beneficiare del miliardo stanziato dalla Banca per migliorare, per esempio, le strutture ricettive e mitigarne l’impatto ambientale”.

L’andamento della produzione manifatturiera regionale appare il frutto dei risultati espansivi registrati dalle imprese di tutte le dimensioni e dei principali comparti di specializzazione.

Anche se l’intensità della crescita si è leggermente ridotta nel trimestre in esame, i segnali positivi sono confermati dagli ottimi risultati evidenziati dagli altri dati analizzati.

All’incremento del 4,1% della produzione industriale piemontese si associano, nel periodo luglio-settembre 2021, crescite anche per tutti gli altri indicatori. Il fatturato totale registra un aumento del 10,8% sul III trimestre 2020, grazie soprattutto al trend positivo evidenziato dai mezzi di trasporto, dalla filiera tessile e dai metalli. Gli stessi settori spingono il risultato del fatturato estero che cresce del 19,1%. Sul fronte degli ordinativi, lo sviluppo sul mercato interno si attesta al +10,8% rispetto all’analogo periodo del 2020. Su questo risultato incide pesantemente la dinamica evidenziata dai mezzi di trasporto e dalla chimica/plastica. La variazione tendenziale degli ordinativi esteri risulta pari a +13,7%, frutto della forte espansione degli ordinativi oltre confine dei mezzi di trasporto e dei prodotti meccanici. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 67,1%, prevedibilmente superiore al 61,8% del III trimestre 2020, ma anche maggiore rispetto al 65,8% del III trimestre 2019, sintomo che a livello produttivo si sta tornando ai livelli pre-covid.

 

I risultati sono positivi per quasi tutti i settori, ma disomogenei per intensità. L’unico comparto che mostra un andamento negativo (-5,3%) rispetto all’analogo periodo del 2020 è quello dei mezzi di trasporto, fortemente condizionato dalle problematiche di approvvigionamento di semiconduttori che colpiscono anche le imprese appartenenti alla stessa filiera all’estero.

La crescita più intensa riguarda proprio il tessile/abbigliamento (+9,3%), settore che più aveva patito nel 2020. Un incremento produttivo di 8,4 punti percentuali caratterizza l’elettricità e l’elettronica, seguita dalla filiera del legno con uno sviluppo del 7,9%.

Al di sopra della media regionale troviamo anche i metalli (+7,8%), l’alimentare (+6,9%) e la meccanica (+6,2%). Le aziende della chimica/plastica segnano, invece, uno sviluppo inferiore a quello medio, registrando una variazione tendenziale della produzione del +2,0%.

Focalizzando l’attenzione sul comparto dei mezzi di trasporto, si rileva come la battuta d’arresto – spiegata anche dal confronto con un periodo del 2020 in cui tale settore, diversamente dagli altri, non registrava una flessione – riguardi in particolar modo la produzione di autovetture e di prodotti aerospaziali, mentre resta positivo il trend esibito dai componentisti autoveicolari.

 

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo della classe di addetti emerge come l’intensità dell’incremento risulti maggiore per le PMI. Le imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti), infatti, segnano una crescita della produzione del 7,0% e quelle di medie dimensioni (50-249 addetti) registrano un incremento produttivo del 8,1%. Le micro imprese (2-9 addetti) si sviluppano del 2,0%, seguite dalle grandi realtà (250 addetti e oltre) che evidenziano l’aumento più contenuto (+1,8%).

Nel III trimestre 2021 tutti i territori mostrano risultati positivi. Novara grazie alla crescita a doppia cifra di tessile, chimica e metalmeccanica evidenzia l’incremento produttivo migliore (+12,1%), seguita dalla vicina Biella (+11,7%), sostenuta dal rimbalzo della filiera tessile. Il Verbano Cusio Ossola realizza un aumento della produzione del 6,2% rispetto all’analogo periodo nel 2020. Anche per questo territorio risultano determinanti i risultati registrati dal tessile e dalla metalmeccanica. Per Vercelli la variazione della produzione industriale si attesta al +5,2% sostenuta dagli stessi settori che hanno portato allo sviluppo delle altre provincie del nord della regione. Le imprese di Cuneo segnano una crescita media del 6,1%, grazie all’ottima performance della meccanica. Asti, supportata dal comparto della chimica/plastica, cresce del 5,3%. Torino, dove lo sviluppo dell’elettricità ed elettronica, dei metalli e dell’alimentare viene attenuato dalla contrazione dei mezzi trasporto, evidenzia un incremento produttivo del 3,3%. Alessandria, infine, mostra la variazione meno intensa (+1,5%) nonostante il risultato più che brillante esibito dal settore orafo.

 

 




Previsioni occupazionali, 36.780 assunzioni previste dalla imprese piemontesi a novembre

Sono circa 36.780 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per novembre 2021, valore che sale 107.580 se consideriamo l’intero trimestre novembre 2021 – gennaio 2022, 51.890 assunzioni in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e 32.070 in più rispetto all’intervallo novembre 2019 – gennaio 2020.

Questi sono alcuni dei dati, contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che confermano anche per il Piemonte una ripresa post pandemica del tessuto imprenditoriale con una crescita delle esigenze di assunzione, ostacolata da un sempre più elevato mismatch (39%) tra domanda e offerta di lavoro.

Secondo Excelsior il fenomeno è imputabile soprattutto a problematiche demografiche e di inefficiente orientamento professionale (la mancanza di candidati per determinati profili e con specifiche esperienze di lavoro).

Il 73% delle entrate delle aziende piemontesi riguarderà lavoratori dipendenti, il 22% lavoratori somministrati, il 2% collaboratori e il 3% altri lavoratori non alle dipendenze.

La domanda di lavoro è trainata dai contratti a tempo determinato con il 64% delle entrate programmate, seguiti da quelli a tempo indeterminato con il 26% dei casi e dai contratti di apprendistato con il 7%. Gli altri contratti pesano, infine, il 3%.

Delle 36.780 entrate previste in Piemonte nel mese di novembre 2021 il 13% è costituito da laureati, il 34% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano rispettivamente il 24% e il 28%.

Considerando complessivamente i dati del trimestre novembre 2021 – gennaio 2022 emerge come siano i servizi a formare, anche se con un peso in diminuzione rispetto alle scorse rilevazioni, la fetta più consistente della domanda di lavoro con il 59% delle entrate (24.220 unità in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e 10.610 in più rispetto a novembre 2019 – gennaio 2020).

L’industria programma 43.880 entrate, generando circa il 41% della domanda totale del trimestre (quota in crescita) e segnando un incremento di 27.670 entrate rispetto al periodo novembre 2020 – gennaio 2021 e 21.460 rispetto allo stesso periodo di due anni prima. Nel dettaglio 32.950 entrate riguarderanno il comparto manifatturiero e 10.930 quello edile.

Tra i servizi si rileva un forte interessamento del comparto dei trasporti, logistica e magazzinaggio, con il 13.470 entrate previste nel trimestre in esame, pari al 12,5% delle 107.580 entrate complessive, del commercio con 11.520 assunzioni (10,7% del totale) e dei servizi alle persone (10.180 entrate).

 

Il 23% delle entrate previste per novembre 2021 in Piemonte sarà destinato a professioni commerciali e dei servizi, il 18% a dirigenti, specialisti e tecnici (quota inferiore alla media nazionale 19%). Gli operai specializzati e conduttori di impianti genereranno il 39% delle entrate e solo l’11% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici produrranno il 9% delle assunzioni del mese.

 

Per una quota pari al 34% le assunzioni interesseranno giovani con meno di 30 anni; percentuale che sale al 46% per l’area commerciale e di vendita.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (38%), segue l’area commerciale e vendita (19%), quella logistica (17%) e quella tecnica e di progettazione (17%), che riscontra la maggior difficoltà di reperimento delle figure richieste (oltre un’impresa su due). Seguono l’area amministrativa e finanziaria e l’area direzionale, entrambe con una quota del 5% delle assunzioni previste.

A novembre la difficoltà delle imprese a reperire i profili ricercati riguarda il 39% delle entrate previste, con un incremento, rispetto a novembre 2019, di circa 10 punti percentuali. La mancanza di candidati è la motivazione prevalentemente segnalata dalle imprese (22%), seguita dall’inadeguata preparazione dei candidati (14%).

 

Le professioni più difficili da reperire in regione a novembre 2021 sono Specialisti della formazione e insegnanti (64 aziende su 100), Operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (60 aziende su 100) e Progettisti, ingegneri e professioni assimilate (58 aziende su 100). Per oltre un’azienda su due, infine, appare difficoltoso trovare anche Operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili.




Unioncamere Piemonte: nel II° trimestre 2021 accelera la crescita della produzione manifatturiera

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 199ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2021 e ha coinvolto 1.833 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 130.779 addetti e un valore pari a circa 51 miliardi di euro di fatturato.

 

Nel II trimestre 2021 i dati positivi emersi dall’andamento delle esportazioni e dalla stima del prodotto interno lordo trovano conferma nella consistente espansione della produzione delle aziende manifatturiere piemontesi. Se il 2020 si era chiuso con una flessione produttiva media del 5,9% rispetto al 2019 e il I trimestre 2021 aveva già evidenziato nettamente un’inversione di tendenza (+5,0%) rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente, il vero balzo in avanti viene registrato nel periodo aprile-giugno 2021 quando la produzione si incrementa del 25,1%.

Nell’analizzare i risultati fortemente positivi di questo secondo trimestre dell’anno, va tuttavia ricordato che l’intensità della crescita degli indicatori va letta anche alla luce del periodo con il quale viene effettuato il confronto: un II trimestre 2020 segnato dal primo lockdown.

 

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “In questo trimestre assistiamo a un forte rimbalzo della performance congiunturale. Tutti i principali settori economici e tutte le province piemontesi hanno registrato variazioni positive che ci fanno essere ottimisti per il futuro. A patto, però, di sostenere la crescita delle nostre imprese, anche attraverso una profonda semplificazione amministrativa e una strutturale transizione al digitale. Il Pnrr ci darà occasioni importanti, ma molto si può fare anche sul fronte del credito e della finanza soprattutto in un’ottica di apertura all’internazionalizzazione. Temi sui quali le Camere di commercio sono impegnate da anni”.

Piemonte: il II trimestre 2021 in sintesi

 

Produzione industriale:             25,1% rispetto al II trimestre 2020

Ordinativi interni:                     +17,5% rispetto al II trimestre 2020

Ordinativi esteri:                      +33,2% rispetto al II trimestre 2020

Fatturato totale:                      +23,3% rispetto al II trimestre 2020

         di cui estero:                   +30,7% rispetto al II trimestre 2020

Grado di utilizzo degli impianti: 65,1% (50,2 nel II trim 2020, 68,2% nel II trim 2019)

Affrontare con successo la transizione epocale che ci aspetta è un obiettivo credibile, a patto di ripensare il futuro in base ai nuovi equilibri – dichiara Andrea Perusin, Direttore Regionale Piemonte Sud e Liguria Intesa Sanpaolo –. La nostra recente analisi di clima tra i gestori di relazione presenta molti punti di contatto con l’indagine presentata oggi: ci dice che la ripresa è un dato di fatto, pur con diverse velocità per settori e tipologia di business, e conferma la grande prova di forza delle imprese piemontesi. Già da quest’anno ci aspettiamo un recupero diffuso dei valori di fatturato pre-crisi, più veloce rispetto alla media italiana. Anche dagli investimenti è attesa una spinta vigorosa (mancata al Piemonte nell’ultimo decennio), catalizzati da un’iniezione senza precedenti di fondi europei attorno ai temi su cui, per tutti, si gioca la possibilità di rendere strutturale la fase di ripresa: digitalizzazione e transizione green sono in testa agli interventi strategici in programma per il 2021, ma anche proiezione sui mercati internazionali, ricomposizione delle filiere, valorizzazione del capitale umano saranno cruciali per rilanciare la competitività delle imprese piemontesi.

Sono temi che Intesa Sanpaolo prende in esame già da tempo nella valutazione creditizia, per comprendere come un’azienda può posizionarsi nel mercato in ottica prospettica. Alle risorse del PNRR la nostra banca affianca un piano robusto di interventi e finanziamenti per 400 miliardi di euro, di cui 120 per le imprese. Anche il recente accordo con Sace va in questa direzione e ci consente di offrire prestiti garantiti all’80% per finanziare progetti di investimento green, con importi fino a 15 milioni di euro e durate allungate fino a 20 anni. In questo contesto, mi piace ricordare il nostro essere ‘banca dei territori’: un valore aggiunto per le nostre imprese clienti, che muove dalla profondità di relazione per offrire soluzioni puntuali, con tutti gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie”.

I dati sensibilmente positivi di questo trimestre – afferma Luca Milanesi, responsabile Imprese Nord Ovest di UniCredit Italia – confermano le nostre stime che vedono, dopo il forte calo del 2020, una risalita per il PIL piemontese (5,5% a/a), da confrontare con un più contenuto 5,3% per l’Italia. La crescita nel 2021 potrebbe toccare tutti i comparti produttivi, in particolare la manifattura (10,4%), settore che in regione ha un peso superiore alla media, e anche le costruzioni (17,4%). Dopo il crollo del 2020, l’anno corrente dovrebbe essere, e i dati di oggi lo confermano, quello della ripresa per il commercio estero del Piemonte.

Nello specifico, l’export, che in regione ricopre un ruolo importante, è visto chiudere il 2021 con un rimbalzo (14,3%) superiore all’Italia (12,9%). Anche più intensa la ripresa per la componente importazioni, con il dato in regione (18,6%) anche in questo caso superiore al resto del Paese (17,7%). Il dato 2021 relativo al numero di occupati a tempo pieno è previsto recuperare il segno più, con una variazione tendenziale in Piemonte (5,5%) leggermente superiore ai livelli Italia (5,4%). Il 2021 potrebbe quindi mostrare un segno più per gli addetti nei servizi (3.8%), e ancora più corposo dovrebbe risultare nelle costruzioni (9,6%) e nell’agricoltura (10,1%). Bene la manifattura (9,0%), settore quest’ultimo che ha un’incidenza rilevante nel territorio.

Questo è un momento cruciale per il Piemonte e per il Paese, affinché si possa tutti ripartire al meglio e in modo più sostenibile dopo la pandemia. Il sistema bancario gioca un ruolo cruciale nel supportare la clientela e le comunità, in piena collaborazione con i principali attori coinvolti in questo percorso. In UniCredit siamo a fianco dei nostri clienti per soddisfare tutte le loro esigenze, offrendo un’ampia gamma di prodotti e servizi, tra cui l’ampio piano d’azione strutturato a supporto del PNRR e che ha portato la banca alla creazione di una task force dedicata e strutturata per supportare le linee strategiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)., facendo leva sul ritorno ai consumi e sulla trasformazione digitale ed ecologica.

La trasformazione digitale ha un ruolo determinante per dare nuovo impulso alla competitività del sistema produttivo e il PNRR e le misure previste dal nuovo Piano Transizione 4.0 aprono una importante finestra di opportunità. Gli investimenti sul digitale possono infatti creare un circolo virtuoso in grado di accelerare non solo la ripresa ma anche l’evoluzione verso nuovi modelli di business e di vita più sostenibili, dal momento che il tema della digitalizzazione è strettamente connesso ai temi dell’inclusione sociale e della sostenibilità”.

L’andamento espansivo della produzione manifatturiera regionale appare il frutto dei risultati positivi registrati dalle imprese di tutte le dimensioni dei principali comparti di specializzazione.

All’incremento del 25,1% della produzione industriale piemontese si associano, nel trimestre in esame, crescite anche per tutti gli altri indicatori. Il fatturato totale registra un aumento del 23,3% sul II trimestre 2020, grazie soprattutto al trend positivo evidenziato dai mezzi di trasporto, dai metalli e dalla filiera tessile. Gli stessi settori spingono il risultato del fatturato estero che cresce del 30,7%. Sul fronte degli ordinativi, lo sviluppo sul mercato interno si attesta al +17,5% rispetto all’analogo periodo del 2020. Su questo risultato incide pesantemente la crescita sostenuta di metalli, tessile e meccanica. La variazione tendenziale degli ordinativi esteri risulta pari a +33,2%, frutto della forte espansione degli ordinativi oltre confine dei mezzi di trasporto (+64,7%). Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 65,1%, ovviamente superiore al 50,2% del II trimestre 2020, ma ancora inferiore rispetto al 68,2% del II trimestre 2019.

A livello settoriale risultano in ripresa i trend di tutti i comparti. Lo sviluppo più consistente a livello produttivo appartiene ai mezzi di trasporto (+84,9%), seguiti dai metalli (+30,3%). Un dato superiore all’incremento medio regionale caratterizza anche il settore dell’elettricità e dell’elettronica (+26,7%). La meccanica, con una variazione rispetto all’analogo periodo del 2020 del +25,1% si attesta esattamente in linea con la media piemontese, mentre una crescita del 19,8% viene segnata dalla filiera tessile che finalmente, dopo la battuta d’arresto del 2020 e di inizio 2021, torna nettamente in positivo. Per il comparto della chimica e della plastica la crescita della produzione raggiunge il 13,0%, mentre l’aumento meno elevato viene registrato dal settore del legno e del mobile (+9,7%).

Focalizzando l’attenzione sul comparto dei mezzi di trasporto, si rileva come la performance fortemente espansiva del II trimestre 2021 risulti il frutto di una consistente e diffusa crescita della produzione di tutte le principali specializzazioni regionali dalla fabbricazione di autoveicoli a quella di aeromobili, prodotti aerospaziali e componenti autoveicolari.

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo della classe di addetti emerge come l’intensità dell’incremento risulti direttamente proporzionale alla crescita dimensionale. Le micro imprese (2-9 addetti) sono quelle che registrano la crescita meno elevata (+9,3%), seguite dalle imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti) che incrementano la produzione del 16,6% rispetto all’analogo periodo del 2020. Le aziende di medie dimensioni (50-249 addetti) evidenziano uno sviluppo della produzione (+25,5%) in linea alla media complessiva regionale e le grandi realtà (250 addetti e oltre) mostrano di aver intrapreso più velocemente il percorso di crescita (+51,6%).

 

PRODUZIONE MANIFATTURIERA PER PROVINCIA IN PIEMONTE

Variazione % II trimestre 2021/II trimestre 2020

A livello territoriale i risultati appaiono ampiamente positivi per tutte le province.

Torino segna la crescita più elevata (+34,3%) grazie alla performance dei mezzi di trasporto. Il Verbano Cusio Ossola, sostenuto dalla crescita produttiva del comparto dei metalli, segue con un +25,4%. Poco al di sotto della media regionale troviamo Novara (+21,8%) trainata dalle aziende della metalmeccanica e Biella (+18,3%) che beneficia della ripresa della filiera tessile. Vercelli mostra un incremento della produzione pari al +14,7%, con i comparti del tessile e della chimica che segnano variazioni positive più elevate. Nel sud della regione sia Alessandria, trainata dal settore orafo e dalla metalmeccanica, che Cuneo, grazie a metalmeccanica e tessile, registrano una variazione tendenziale del +12,8% accompagnate a breve distanza da Asti con un +10,7%, frutto della crescita di chimica/plastica e metalmeccanica.




Unioncamere Piemonte: Riparte la domanda di lavoro delle imprese

Sono circa 37.500 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per giugno 2021, 15.330 unità in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e 9.240 unità in più rispetto all’analogo periodo del 2019, quando il mercato del lavoro non aveva ancora dovuto affrontare le problematiche causate dalla pandemia da Covid-19.

Le previsioni sul recupero dell’economia nazionale e regionale e le tendenze positive in consolidamento dei mercati internazionali favoriscono, infatti, un cambio di passo nei programmi di assunzione che arrivano a superare anche i livelli pre-Covid.

Il 74,8% delle entrate riguarderà lavoratori dipendenti, il 18,6% lavoratori somministrati, il 2,0% collaboratori e il 4,5% altri lavoratori non alle dipendenze.

Nel 24% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 76% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre giugno-agosto 2021 le entrate stimate ammonteranno a 86.980, il 6,8% delle 1.282.840 programmate a livello nazionale.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

Delle 37.500 entrate previste in Piemonte nel mese di giugno 2021 il 14% è costituito da laureati, il 35% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano rispettivamente il 21% e il 28%.

Anche a giugno sono i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro con il 67,5% delle entrate (9.670 unità in più rispetto allo stesso mese del 2020 e 5.280 in più rispetto a giugno 2019). L’industria programma 12.170 entrate, generando circa il 32,5% della domanda totale del mese e segnando un incremento di 5.660 entrate rispetto a giugno 2020 e 3.960 rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel dettaglio 9.420 entrate riguarderanno il comparto manifatturiero e 2.740 quello edile.

 

Il 19% delle entrate previste per giugno 2021 nella nostra regione sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici (quota superiore alla media nazionale del 17,0%), il 32% sarà costituito da operai specializzati e conduttori di impianti, circa il 27% riguarderà professioni commerciali e dei servizi. Solo il 10% sarà rappresentato da impiegati. I profili generici produrranno il 12% delle assunzioni del mese.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (43%), segue l’area commerciale e vendita (22%) e quella tecnica e di progettazione (15%), la logistica si attesta all’10%, seguita dall’area amministrativa e finanziaria con il 5%. L’area direzionale, infine, pesa il 5% delle assunzioni previste.

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 32 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono, infatti, di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, quota analoga rispetto a quella media nazionale (31 imprese su 100).

Le professioni più difficili da reperire in regione a giugno 2021 sono Specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (66 aziende su 100) e Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (62 aziende su 100). Per oltre un’impresa su due, infine, appare difficoltoso trovare anche Tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione nonché Farmacisti, biologi e altri specialisti della scienza della vita.




Unioncamere Piemonte: la produzione manifatturiera torna a crescere

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 198ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.

La rilevazione è stata condotta nei mesi di aprile e maggio con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2021 e ha coinvolto 1.796 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 89.530 addetti e un valore pari a circa 49 miliardi di euro di fatturato.

Il 2020 è stato un anno terribile a causa dell’esplosione della crisi sanitaria. A livello d’industria manifatturiera regionale il calo medio produttivo per l’intero anno è stato del 5,9%, ancora contenuto rispetto alle difficoltà che il tessuto imprenditoriale ha dovuto affrontare. Già alla fine del I trimestre 2020, per contenere gli effetti della pandemia, è stato infatti imposto a livello nazionale il fermo delle attività, scelta che, sebbene inevitabile, ha comportato già nel periodo gennaio-marzo 2020, una contrazione della produzione manifatturiera piemontese del 5,7%. Nell’analizzare i risultati positivi di questo primo trimestre del 2021 va quindi ricordato che l’intensità della crescita degli indicatori deve essere letta anche alla luce del periodo con il quale viene effettuato il confronto.

Nel periodo gennaio-marzo 2021 torna il segno più per la produzione manifatturera regionale. L’output si incrementa a livello medio piemontese del 5,0% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Si tratta di un incremento frutto dei risultati positivi evidenziati dalla maggior parte dei settori e delle realtà territoriali. A livello di dimensione di impresa la crescita caratterizza tutte le classi dalle micro alle grandi aziende.

 

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “Il Piemonte ha tutte le carte in regola per affrontare con coraggio e capacità di innovazione questo 2021. Le imprese hanno fatto e stanno facendo del loro meglio per continuare nel loro percorso di ‘fare impresa’, ma noi dobbiamo aiutarle. Ora, nuovamente e con più forza, spetta all’intero mondo istituzionale dare una risposta concreta e ampia ai vari settori: dal turismo al commercio, all’artigianato e all’agricoltura. E penso al ruolo importante del credito e del sostegno all’export. Avremo a disposizione le risorse che l’Europa ci metterà a disposizione: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, vere chiavi di volta dello sviluppo economico”.

 

Fin dall’inizio della pandemia UniCredit – ha dichiarato Fabrizio Simonini, regional manager nord ovest di UniCredit – si è messa al tavolo con le associazioni, le istituzioni e l’ABI, dando il proprio apporto di esperienza e supportando le misure governative. Insieme ai nostri clienti e dipendenti abbiamo insomma affrontato un contesto difficile, del tutto inaspettato, dal quale abbiamo però appreso moltissimo e oggi siamo pronti per gestire questo nuovo scenario economico e lavorare insieme alla ripartenza.

E per la ripartenza anche in Piemonte le banche si pongono come interlocutore principale di amministrazioni pubbliche, imprese e clientela privata, affiancando sia le grandi aziende che le Pmi. Rispetto alle crisi passate, peraltro, oggi il settore finanziario si presenta in condizioni migliori e si pone come parte della soluzione potendo agire come cinghia di trasmissione per dispiegare gli effetti delle politiche governative.

E per ricoprire una funzione allocativa fondamentale, dato che siamo alla vigilia di massicci investimenti pubblico-privati, grazie alla profonda conoscenza dei clienti e dei territori in cui operiamo. È tuttavia fondamentale una corretta gestione della delicata fase che si aprirà con la fine delle moratorie. A ciò il settore bancario si sta preparando con accantonamenti volti ad assorbire potenziali perdite future su prestiti; un’adeguata propensione al rischio e coerenti politiche di erogazione creditizia investendo sull’analisi dei dati dei propri clienti, rafforzando il processo di monitoraggio per continuare ad accompagnarli nel percorso di ottimizzazione della loro struttura di capitale/debito”.

 

Teresio Testa, responsabile Direzione regionale Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo: “I dati presentati fotografano un anno sì durissimo, ma che ci ha anche condotto verso una svolta radicale, oggi possibile. In futuro vedremo quali tendenze saranno transitorie e quali potrebbero consolidarsi. È importante mettere a fuoco la possibilità imperdibile di operare un cambio di passo per l’economia italiana e piemontese. Gli investimenti saranno decisivi: in Piemonte nel 2020 sono affluiti 6,3 miliardi di euro sui depositi bancari delle società non finanziarie, carburante prezioso per il “motore Italia” che Intesa Sanpaolo vuol far ripartire rendendo disponibili ulteriori 50 miliardi di euro di nuovo credito, di cui 5,3 per il Nord Ovest.

Abbiamo l’opportunità concreta di investire in un futuro che sia più sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. È l’orizzonte degli S-Loans, una linea di finanziamenti specifici, che si affiancano al plafond destinato da Intesa Sanpaolo agli investimenti in circular economy. Altro elemento importante sarà la ripresa dei consumi: anche i privati in Italia nel corso del 2020 hanno accumulato un extra-risparmio, che se fosse speso avrebbe un impatto aggiuntivo pari a 62 miliardi. Segnali molto positivi arrivano dalla Cina, dove la crisi ha avuto origine e il nostro export ha registrato un balzo del 43% nel primo trimestre di quest’anno. Una buona accelerazione delle esportazioni è attesa negli Stati Uniti. Su queste e altre opportunità di crescita estera stiamo coinvolgendo le imprese in un ciclo di webinar. Tra l’altro, l’investimento dell’azienda più grande può avere una ricaduta positiva su tutta la filiera e stimolarne la ripartenza. Per questo stiamo estendendo il nostro programma di sostegno alle filiere ai mercati internazionali”.

 

All’incremento del 5,0% della produzione industriale piemontese si associano, nel trimestre in esame, crescite anche per tutti gli altri indicatori. Il fatturato totale registra un aumento del 6,2% sul I trimestre 2020, grazie soprattutto al trend positivo a doppia cifra evidenziato dai metalli e dai mezzi di trasporto. Il fatturato estero cresce del 3,1%, sostenuto dal ritmo espansivo dei metalli e dell’elettricità ed elettronica. Sul fronte degli ordinativi, lo sviluppo sul mercato interno si attesta al +5,4% rispetto all’analogo periodo del 2020. Su questo risultato incide pesantemente la crescita del 16,1% registrata dai mezzi di trasporto. La variazione tendenziale degli ordinativi esteri risulta pari a +3,4%, frutto di una forte contrazione segnata dalla filiera tessile più che controbilanciata dall’aumento evidenziato dalle aziende dell’elettricità e dell’elettronica e da quelle dei metalli. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 64,2%, ovviamente superiore al 57,0% del I trimestre 2020, ma ancora inferiore rispetto al 66,2% del I trimestre 2019.

 

A livello settoriale risultano in ripresa i trend di tutti i comparti ad eccezione del tessile e abbigliamento (-4,6%) e dell’alimentare (-1.9%). Se per la filiera tessile si tratta di una prosecuzione attenuata della crisi vissuta nel 2020, per l’alimentare va invece evidenziato che il confronto a livello produttivo viene effettuato su un I trimestre 2020 in cui il settore registrava ancora una tenuta. Il segno più caratterizza tutte le altre manifatturiere. In particolare i metalli segnano l’incremento più elevato (+11,4%), seguiti dai mezzi di trasporto (+7,8%). La crescita per le industrie meccaniche si attesta al 6,4% mentre quella della filiera del legno e delle aziende dell’elettricità e dell’elettronica risulta rispettivamente pari a +5,4% e +5,2%.

 

Focalizzando l’attenzione sul comparto dei mezzi di trasporto, si rileva come la performance positiva del I trimestre 2021 risulti il frutto di una consistente e diffusa crescita della componentistica autoveicolare, attenuata da dati ancora negativi per gli autoveicoli e l’aerospazio.    

 

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge come le medie imprese (50-249 addetti) siano quelle che registrano una crescita più consistente (+6,6%), seguite dalle imprese di grandi dimensioni (250 addetti e oltre) che incrementano la produzione del 5,9% rispetto all’analogo periodo del 2020. Le aziende di piccole dimensioni (10-49 addetti) evidenziano uno sviluppo della produzione (+3,4%) inferiore alla media complessiva regionale e le micro realtà (2-9 addetti) mostrano di aver intrapreso più lentamente il percorso di crescita (+1,6%).

 

A livello territoriale i risultati appaiono in netto miglioramento per tutte le province. Solo Biella, a causa delle criticità vissute ancora dal comparto tessile, segna ancora una flessione tendenziale della produzione industriale manifatturiera complessiva (-2,5%).

Sostanzialmente stabile appare il dato di Vercelli (+0,4%), realtà in cui la forte crescita della chimica/plastica è stata annullata dal calo a doppia cifra del tessile. Alessandria mostra un incremento della produzione del 2,0%, risultato da un lato del buon andamento della metalmeccanica e del comparto orafo e dall’altro del calo dell’industria alimentare.

+0,4%

Asti cresce del 3,9%. Anche in questo caso sono andate bene le imprese della metalmeccanica e quelle della chimica; stabile, invece, l’alimentare, all’interno del quale la componente delle bevande ha assunto il segno meno.

Di poco superiore al dato medio regionale l’incremento della produzione manifatturiera cuneese (+5,2%), supportata dallo sviluppo della metalmeccanica e da un trend in controtendenza rispetto agli altri territori del comparto tessile.

Novara e Torino mostrano entrambe una variazione del +6,3%, spiegata dal contributo espansivo dell’aziende della metalmeccanica. Nel novarese è stata molto intensa la crescita produttiva di rubinetteria e valvolame. Il risultato migliore appartiene a Verbania (+7,6%): anche per questa realtà le aziende della metalmeccanica hanno sostenuto la produzione provinciale.

 

FOCUS DIGITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE

La digitalizzazione aziendale è una delle tante sfide che, in questo periodo storico, il tessuto imprenditoriale deve affrontare. Nonostante la tecnologia sia diventata parte integrante della nostra esistenza, molte imprese faticano ancora a introdurla in maniera strutturale nei propri processi.

Per comprendere meglio qual è il grado di digitalizzazione della manifattura piemontese, l’indagine del I trimestre 2021 ha monitorato la diffusione dei sevizi e delle tecnologie digitali presso il tessuto regionale.

Emerge una notevole differenza nell’impiego di servizi e tecnologie digitali a seconda della dimensione aziendale.

In media in Piemonte il 41% delle aziende manifatturiere utilizza tali tecnologie, contro un 59% che dichiara di non utilizzarle. Se si considerano le imprese di grandi dimensioni l’impiego sale al 100% delle realtà intervistate. Per le imprese medie si attesta all’89%, solo l’11% si dichiara, infatti, estranea al fenomeno. Il peso delle realtà ancora non conoinvolte nel processo di digitalizzazione aumenta al diminuire della dimensione. Nelle imprese piccole solo 37% utilizza servizi e tecnologie digitali e nelle micro realtà lo fanno solo tre aziende su dieci.

 

Tra i servizi e le tecnologie più utilizzati troviamo i software gestionali (ERP, CSR; SCM; etc), seguiti dai sensori per monitorare la produzione, il controllo digitale di movimento e software di business intelligence/data analytics.

 

 

I principali ostacoli alla digitalizzazione evidenziati dalle imprese piemontesi, infine, sono gli alti costi da sostenere per i progetti di innovazione digitale, i problemi organizzativi e di regolamentazione (ad esempio le incertezze burocratiche e normative), l’elevato carico fiscale e la mancanza di personale qualificato.

 




Mercato del lavoro in Piemonte: il 2020 si chiude con una flessione del numero di occupati e disoccupati

Nel 2020 l’emergenza sanitaria e le misure introdotte per contenerla hanno portato alla sospensione delle attività di interi settori produttivi generando, anche in Piemonte, uno shock senza precedenti sia sulla produzione di beni e servizi sia, di conseguenza, sul mercato del lavoro. Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione hanno, tuttavia, evitato che le ricadute su occupazione ed economia assumessero toni drammatici.

 

Il numero medio di occupati in Piemonte nel 2020 si è attestato a 1.778 mila, il 2,8% in meno rispetto alla media 2019. Il 55,6% è rappresentato da soggetti di genere maschile contro il 44,4% di genere femminile. Il calo degli occupati di 52mila unità è riconducibile a una marcata flessione registrata dal comparto agricolo (-5,3%) e dal commercio e turismo (-4,4%), seguita da una contrazione consistente nelle altre attività di servizi (-3,6%).

 

Una flessione in linea con la media complessiva ha caratterizzato, invece, l’industria in senso stretto (-2,8%). Unico comparto in crescita risulta quello delle costruzioni (+10,9%) spinto dal Decreto Rilancio 2020, che ha aperto nuove interessanti prospettive per il settore.

 

La situazione emergenziale che continuiamo a vivere, a causa della pandemia da Covid-19, ha avuto un impatto determinante sulla crescita e lo sviluppo economico della nostra regione – commenta il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia -. La sospensione e il rallentamento di alcune categorie produttive hanno determinato conseguenze senza precedenti sulla produzione delle nostre merci e sull’erogazione di servizi e, di conseguenza, anche sull’occupazione. Gli ammortizzatori sociali e le strategie adottate a più livelli per evitare contraccolpi ancora più seri sui livelli occupazionali italiani stanno svolgendo un ruolo di paracadute, purtroppo non del tutto sufficiente. Il clima generale di sfiducia e incertezza hanno colpito tutti i settori, a eccezione delle costruzioni, e soprattutto le donne e i giovani. Accelerare la campagna vaccinale continua a essere l’unica strada davvero efficace per ritornare a crescere e a investire nel capitale umano”.

 

Nel 2020 l’occupazione dipendente è calata dell’1,6%, mentre per quella indipendente la contrazione ha assunto un’intensità maggiore (-6,6%). La riduzione ha interessato in particolare gli occupati a tempo parziale (-8,8%), mentre quelli a tempo pieno hanno evidenziato un calo inferiore alla media (-1,4%).

Nel 2020 sono stati i titoli di studio meno qualificati a segnare la flessione più elevata. Sono apparsi, invece, stabili gli occupati con laurea e post-laurea.

 

Sul fronte dei disoccupati nel 2020 si rileva un calo di 7mila unità rispetto al 2019, parallelamente è aumentato il numero di inattivi (coloro che non hanno un lavoro, ma non lo cercano nemmeno). Il contenitore “a fisarmonica” delle non forze di lavoro è cresciuto, infatti, di 41mila unità rispetto al 2019 (+5,4%).

Analizzando il tasso di disoccupazione appare evidente la diminuzione registrata sia dal Piemonte, che passa dal 59,0% del 2019 al 58,1% del 2020, sia dell’Italia che perde circa un punto e mezzo, attestandosi al 64,6%.

Permane anche 2020 il noto divario di genere, circa 13,6 punti separano il tasso di occupazione maschile (71,4%) da quello femminile (57,8%).

Il tasso disoccupazione del Piemonte si mantiene su livelli nettamente inferiori a quelli medi nazionali: la regione, nel 2020, ha conseguito un tasso di disoccupazione del 7,5%, stabile rispetto al 2019. L’Italia ha segnato un lieve calo, passando dal 10,0% al 9,2% del 2020.

Anche per quanto concerne il tasso di disoccupazione esiste in Piemonte un evidente scarto di genere, quello maschile nel 2020 si attesta al 6,5% e quello femminile all’8,8%.

Sul fronte della disoccupazione giovanile (15-24 anni) il dato piemontese (24,6%) relativo al 2020 continua a essere marcatamente maggiore alla media europea (15,2%), ma inferiore rispetto al risultato nazionale (29,4%).




Unioncamere Piemonte: Frena nel IV trimestre 2020 il crollo della produzione industriale

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 197ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di gennaio e febbraio con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2020 e ha coinvolto 1.843 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 96.497 addetti e un valore pari a circa 54,1 miliardi di euro di fatturato.

 

Il 2020 è stato indubbiamente un anno molto difficile per l’industria manifatturiera della nostra regione. Già il 2018 aveva visto, nella seconda parte dell’anno, un rallentamento dei ritmi produttivi. Il 2019 aveva confermato la tendenza al ribasso del sistema industriale piemontese. La pandemia e le conseguenti misure restrittive introdotte per il suo contenimento hanno ulteriormente peggiorato il quadro nel 2020. Al calo produttivo del 5,7% registrato nel I trimestre dell’anno hanno fatto seguito le flessioni del -15,3% e -2,4% del II e del III trimestre 2020. Il IV trimestre si è chiuso con un dato moderatamente incoraggiante: il crollo produttivo generato dalla crisi pandemica si è fermato. La produzione industriale ha manifestato una stabilità rispetto all’analogo periodo del 2019 (0,0%).

 

La contrazione media della produzione manifatturiera per l’intero 2020 è stata pari al 5,9%, inevitabilmente più intensa rispetto alla flessione dello 0,5% registrata nella media annua 2019. Il tessuto manifatturiero piemontese ha però tenuto meglio rispetto a quello lombardo (- 9,8%), a quello veneto (-8,7%) e a quello medio italiano (-10,9%).

 

Concentrando l’attenzione sugli ultimi tre mesi del 2020 emerge, però, qualche dato incoraggiante. Alcuni settori sono tornati a crescere. Le imprese di grandi dimensioni hanno ripreso la strada dello sviluppo e il fermento sui mercati esteri ha trainato gli ordinativi.

 

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “Questa fase emergenziale, che dura ormai da un anno, sta continuando a condizionare la vita delle nostre produzioni e delle nostre aziende. La priorità è garantire alle imprese tutti gli strumenti necessari, tra cui quelli finanziari, per superare quelli che speriamo siano gli ultimi mesi di sofferenza per il nostro tessuto imprenditoriale: la vaccinazione è l’unica strada che ci permetterà da un lato di tornare a produrre ai livelli pre-Covid e dall’altro di rilanciare i consumi e stabilizzare l’occupazione. Avremo a disposizione, inoltre, le risorse europee: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, veri grimaldelli dello sviluppo economico”.

La pandemia non ha risparmiato colpi alla maggior parte dei settori produttivi, in alcuni casi ha fortemente accelerato tendenze già in atto – ha commentato Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo -. Oggi è strategico capire cosa accadrà superata la fase attuale e investire le risorse disponibili in maniera lungimirante. Venerdì Intesa Sanpaolo presenterà un piano articolato di interventi per sostenere la crescita e la trasformazione delle imprese. Il punto centrale è che occorre accelerare nella conversione green, cambiando l’intero ciclo della produzione e dei consumi. I criteri ESG (Environment, Social, Governance) sono il punto di riferimento. A questi guardano gli S-Loan, finanziamenti attraverso i quali riconosciamo alle imprese un premio sul tasso applicato al raggiungimento di obiettivi pubblici e condivisi. Sono fiero di poter dire che nel nostro territorio abbiamo in corso erogazioni per circa 50 milioni di euro, a cui si aggiungono circa venti importanti progetti finanziati con il plafond di 6 miliardi che Intesa Sanpaolo ha dedicato alla circular economy, per ulteriori 30 milioni di euro”.

 

Grazie a ‘UniCredit per l’Italia’ – ha dichiarato Fabrizio Simonini, Regional Manger Nord Ovest di UniCredit – abbiamo agito come facilitatori per la canalizzazione dei crediti e la concessione di finanziamenti-ponte a privati e imprese per favorire la ripartenza. A livello nazionale le richieste di moratoria, secondo gli ultimi dati disponibili, sono state numerose: più di 78 mila alle famiglie (per 5,8 miliardi) e più di 139mila alle imprese (per 17,8 miliardi). A questo si sono aggiunti gli interventi previsti dal Decreto Liquidità per le imprese. UniCredit ha erogato circa 16,8 miliardi di euro a oltre 163 mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziamento con garanzia dello Stato. Anche in Piemonte abbiamo fatto sentire in maniera importante il nostro supporto, come testimoniano i dati dei finanziamenti e delle moratorie: 1,7 mld di nuova finanza con garanzie pubbliche, e 2 mld di moratorie a famiglie e imprese in regione. I dati moderatamente incoraggianti del quarto trimestre dell’anno scorso dimostrano che la nostra regione, con la collaborazione di tutti gli attori, mostra una volontà di reazione del tutto significativa. Fin dall’inizio della pandemia UniCredit si è messa al tavolo con le associazioni, le istituzioni e l’ABI, dando il proprio apporto di esperienza e supportando le misure governative. Insieme ai nostri clienti e dipendenti abbiamo insomma affrontato un contesto difficile, del tutto inaspettato, dal quale abbiamo però appreso moltissimo e oggi siamo pronti per gestire questo nuovo scenario economico e lavorare insieme alla ripartenza”.

La stazionarietà della produzione industriale si associa a un andamento debolmente positivo degli ordinativi interni (+0,4%) e a un rimbalzo consistente evidenziato dagli ordinativi sul mercato estero (+17,3%). Il fatturato totale segna un + 0,4% mentre la componente estera mostra ancora una lieve flessione (-0,9%). Il grado di utilizzo degli impianti sale dal 61,8 del III trimestre al 62,7%.

 

 

A livello settoriale permangono le forti criticità vissute, anche nei trimestri precedenti, dalla filiera tessile che segna il risultato peggiore (-16,2%). Ancora negativo il comparto meccanico (-3,6%) e, diversamente da quanto avvenuto nel periodo precedente, anche quello alimentare (-0,9%). Stabile risulta l’andamento della filiera del legno e del mobile (+0,3%), mentre cresce la produzione di tutti gli altri comparti.

 

In particolare l’industria dei metalli registra una variazione tendenziale del +0,9%, seguita dalla chimica gomma plastica (+1,1%). Le imprese dell’elettricità e dell’elettronica segnano un incremento della produzione del 2,9%. Il risultato migliore appartiene a uno dei protagonisti della manifattura piemontese: il comparto dei mezzi di trasporto (+3,9%).

 

Focalizzando l’attenzione su questo settore, si rileva come la performance positiva del IV trimestre 2020 risulti il frutto di una stazionarietà nella produzione di autoveicoli (0,0%) e di una crescita di quella delle aziende della componentistica autoveicolare (+6,5%) e del comparto dell’aerospazio (+4,5%).

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate emerge, sotto il profilo dimensionale, come a soffrire ancora in maniera pesante della situazione di emergenza siano le realtà di micro dimensioni (0-9 addetti), per le quali la produzione nel IV trimestre ha ancora registrato un calo del 1,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Le piccole imprese (10-49 addetti) e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano una flessione più contenuta, rispettivamente pari a 0,6 e 0,7 punti percentuali. Una netta inversione di tendenza rispetto ai trimestri precedenti contraddistingue, invece, le imprese di grandi dimensioni (oltre 250 addetti) che registrano una crescita tendenziale della produzione dell’1,3%.

La stabilità mostrata a livello complessivo regionale nel IV trimestre 2020 rispetto agli ultimi tre mesi del 2019 deriva da andamenti differenziati presentati a livello territoriale. Determinante appare ancora una volta la specializzazione settoriale.

Il settore tessile influisce pesantemente sui risultati delle province che registrano una flessione produttiva. Biella manifesta il calo più elevato (-14,3%), risultato imputabile alla contrazione della produzione di filatura, tessitura e finissaggio, in positivo solo gli articoli in maglia. Anche Vercelli (-4,9%), subisce le criticità della filiera tessile, non pienamente controbilanciate dalla crescita del comparto chimico. In negativo anche il dato di Alessandria (-3,0%), territorio in cui la gioielleria, comparto di specializzazione della provincia, segna una forte battuta d’arresto.

Nel IV trimestre risulta stazionaria la produzione di Verbania (-0,3%), sostenuta dal comparto dei metalli e dalla chimica, e di Cuneo (+0,1%), penalizzata dal tessile. Cresce, infine, la produzione industriale di Torino (+1,1%), grazie ai mezzi di trasporto e all’elettricità ed elettronica, e di Asti (+1,5%), realtà in cui la performance non brillante dell’alimentare viene compensata dalla crescita della chimica-gomma-plastica. Il risultato migliore appartiene a Novara che, grazie alla crescita a doppia cifra della rubinetteria e del valvolame, segna un +2,7%.

 

FOCUS INVESTIMENTI E INNOVAZIONE

 

Nella rilevazione del IV trimestre è stato scelto di indagare la propensione agli investimenti e all’innovazione delle aziende manifatturiere nel corso del 2020.

Nel 2020 il 29,5% delle imprese manifatturiere piemontesi ha effettuato investimenti, il 29,8% non lo ha fatto a causa della pandemia, mentre il 40,7% non lo avrebbe fatto comunque.

 

La maggior propensione ad investire si è riscontrata nelle industrie chimiche e delle materie plastiche, quella più bassa nella filiera del legno e in quella tessile.

La spaccatura, su questa tematica, tra grandi imprese e aziende piccole è stata enorme. Il 94,1% delle imprese di grandi dimensioni ha effettuato investimenti nel 2020, la percentuale scende al 21,2% nelle micro imprese.

La tipologia di investimento prevalente è stata, ancora volta, macchinari e attrezzature (76,3%), seguita dalla ricerca e sviluppo, che sale dal 16% delle aziende del 2019 al 23,8%.

Per effettuare investimenti nel corso del 2020 le imprese manifatturiere piemontesi hanno utilizzato prevalentemente l’autofinanziamento (48,4%) o il credito bancario (35,0%).

Analogamente a quanto avvenuto nel 2019, nel 2020 il 46,6% delle imprese ha introdotto innovazioni contro una quota del 56,4% che non lo ha fatto.

La principale forma di innovazione è stata quella di prodotto seguita dall’innovazione di processo e da quella organizzativa.

Anche in questo caso si sono contraddistinte, per maggior propensione a introdurre innovazione, le industrie chimiche e delle materie plastiche e quelle meccaniche. La propensione più bassa ha riguardato, invece, le industrie dei metalli.

 

Nel triennio 2018-2020 il principale ostacolo all’innovazione è stato la mancanza di risorse finanziarie e la presenza di costi di innovazione troppo elevati.

Se negli anni passati si era riscontrata una stretta correlazione tra la crescita di produzione e fatturato e la propensione delle imprese a investire e innovare, nel 2020 si rileva una maggior resilienza delle realtà che sono riuscite, nonostante tutto, a investire e a introdurre innovazione rispetto a chi non lo ha potuto o voluto fare.

 




Nati-mortalità imprese: l’anno della pandemia paralizza il tessuto imprenditoriale piemontese

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nel 2020 siano nate 20.942 aziende in Piemonte, il 19,4% in meno rispetto alle 25.972 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2019. Al netto delle 21.913 cessazioni (il 20,3% in meno rispetto alle 27.489 del 2019), il saldo appare ancora una volta negativo (-917 unità), fenomeno che alimenta la lenta e continua erosione del tessuto imprenditoriale locale.

 

Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 426.314 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.

 

“Il tessuto imprenditoriale piemontese è paralizzato dall’incertezza perché l’andamento della pandemia non permette di programmare il futuro. Da un lato gli imprenditori non possono scommettere su nuove aperture e su nuove attività, dall’altro non hanno garanzie e certezze sulla durata dei provvedimenti istituzionali in tema di lavoro e dei ristori messi in campo dal Governo. A regnare sono il dubbio e la paura che fanno male a qualunque sistema economico. Le istituzioni, come le Camere di commercio, non possono che continuare a sostenere i loro imprenditori, fornendo tutto il supporto per creare, far crescere e tutelare la propria attività. Le strade che dobbiamo percorrere sono quelle dell’innovazione e del digitale: solo così potremmo decidere il nostro futuro” commenta Gian Paolo, Presidente Unioncamere Piemonte.

 

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,23%, lievemente migliore rispetto al dato registrato nel 2019 (-0,35%), e ancora in controtendenza rispetto alla media italiana (+0,32%) del 2020.

 

Per stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale, sarà però necessario attendere le risultanze del primo trimestre dell’anno in corso. Tradizionalmente, infatti, le comunicazioni di chiusura dell’attività pervenute al Registro delle Imprese a fine anno vengono statisticamente conteggiate nel nuovo anno.

 

A livello di forma giuridica si evidenzia una sostenuta espansione delle società di capitale (+2,28%), una tenuta delle altre forme (categoria all’interno della quale troviamo le cooperative) e un calo delle realtà meno strutturate: imprese individuali (-0,43%) e società di persone (-1,87%).

 

La forte contrazione dei flussi di iscrizioni e cancellazioni delle imprese suggerisce cautela nella quantificazione delle conseguenze del forzato rallentamento delle attività in molti settori economici.

 

Analizzando i risultati del 2020 a livello settoriale si intravedono, infatti, dinamiche influenzate dalla diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia e da un’altrettanta diffusa attesa riguardo al prodursi degli effetti previsti dai provvedimenti di ristoro messi in campo dalle istituzioni.

 

Alla luce di questa premessa vanno letti i tassi segnati dai principali settori dell’economia locale. Gli altri servizi registrano un +0,98%, seguono il turismo (+0,74%) e le costruzioni (+0,83%). Per quest’ultimo settore va considerata anche la spinta fornita dalle nuove detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.

 

Il commercio segna un tasso del -1,04%. Industria in senso stretto e agricoltura mostrano flessioni più consistenti, rispettivamente pari a -1,46% e -1,47%.

 

La contrazione registrata a livello medio regionale è scaturita dagli andamenti negativi rilevati nella quasi totalità delle realtà territoriali. Solo Torino segna una sostanziale stabilità (+0,16%). Il nord est patisce di più del resto della regione. Le flessioni più significative si registrano a Vercelli (-0,85%), Alessandria (-0,84%), Verbania (-0,80%) e Biella (-0,77%). A Cuneo il tasso si attesta al -0,61% e ad Asti al -0,51%. Novara mostra, infine, una flessione più ridotta (-0,26%)

 

 




Unioncamere Piemonte: A gennaio 2021 cala la domanda di lavoro delle imprese piemontesi

Sono circa 28.660 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per gennaio 2021: 7.790 unità in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-21,4%). Il 63% riguarderà lavoratori dipendenti, mentre il 37% sarà rappresentato da lavoratori non alle dipendenze.

Nel 30% dei casi le entrate previste saranno stabili (era il 31% a gennaio 2020), ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 70% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre gennaio-marzo 2021 le entrate stimate raggiungeranno le 64.140 unità, circa 14.800 unità in meno rispetto a quanto previsto nello stesso periodo del 2020.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

         Delle 28.660 entrate previste in Piemonte nel mese di gennaio 2021, il 22% è costituito da laureati (in lieve crescita rispetto al 20% di gennaio 2020), il 37% da diplomati, le qualifiche professionali rappresentato il 23% mentre il 18% è riservato alla scuola dell’obbligo.

Per quanto riguarda la dinamica settoriale sono, ancora una volta, i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro (66%, dato in calo però rispetto al 68% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente).

Il comparto manifatturiero, che genera il 26% della domanda di gennaio 2021, cresce di 6 punti rispetto all’incidenza del 20% dell’analogo periodo del 2020. In crescita, grazie anche ai nuovi incentivi collegati al comparto, le entrate programmate dalle imprese delle costruzioni, che passano da 2.130 di gennaio 2020 a 2.440.

 

Il 33% delle entrate previste per gennaio 2021 in Piemonte sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota superiore alla media nazionale (30%) e analoga rispetto a quanto previsto nel gennaio 2020 a livello regionale (32%), il 30% sarà costituito da operai specializzati e conduttori di impianti, il 27% riguarderà impiegati, professioni commerciali e dei servizi e il 10% profili generici.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio, segue l’area commerciale e vendita e quella tecnica e di progettazione, che passa in termini di incidenza dal 15% di gennaio 2020 al 19%.

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 34 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono, infatti, di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.

Le professioni più difficili da reperire in regione a gennaio 2021 sono, come era prevedibile stante lo stato di criticità pandemiche, medici e specialisti della salute nonché farmacisti e biologi.

 

 




Infrastrutture Piemonte, un nuovo portale per monitorare tempi e risorse

Oltre 50 opere sul territorio regionale, per un valore complessivo di circa 29 miliardi, tra progetti, proposte progettuali, cantieri appaltati e cantieri avviati: questo il raggio d’azione del nuovo portale di OTI Piemonte, l’Osservatorio Territoriale Infrastrutture nato nel 2001 su iniziativa di Confindustria Piemonte con Unione Industriale e Camera di commercio di Torino per monitorare lo stato di avanzamento dei progetti infrastrutturali strategici.

L’Osservatorio amplia ora la sua rete di partner con l’adesione di Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte, dando al progetto un pieno respiro regionale e con l’aggiornamento del portale presentato oggi – – diventa un vero e proprio strumento di coordinamento e monitoraggio sull’avanzamento delle opere, con particolare attenzione al rispetto delle tempistiche, segnalando eventuali emergenze e criticità nel caso non vengano rispettate.

Un’attività continuativa, che si esprime in maniera dettagliata nel Rapporto annuale OTI Piemonte, il primo dei quali è previsto entro marzo 2021, con una valutazione semaforica a evidenziare criticità, ritardi e avanzamenti.

Il sito raccoglie i dati che riguardano i progetti programmati o in fase di realizzazione in Piemonte, individuati integrando le priorità espresse dai territori e in collaborazione con la Regione, con un aggiornamento periodico. Sulle otto province, sono quindi oltre 50 i focus di attenzione tra Corridoi internazionali (Mediterraneo e Reno-Alpi), Opere ferroviarie e stradali, Trafori e valichi, Nodi logistici, Sviluppo Banda Ultra Larga. La mappatura consente di navigare per Sistemi infrastrutturali, che raggruppano le opere afferenti alla stessa rete di connessione, oppure per Settori. Per ogni progetto presente in elenco è stata predisposta una Scheda informativa che consente di valutare i progressi nello stato di avanzamento o gli eventuali ritardi.

L’aggiornamento del portale dunque arricchisce e rende più fruibili le informazioni raccolte, ispirandosi a principi di trasparenza, affidabilità e chiarezza.
«Il Piemonte rappresenta circa l’8% del PIL nazionale, è una delle regioni industriali più potenti e multisettoriali in Italia e in Europa e con Liguria e Lombardia fa battere il cuore manifatturiero del Nord Ovest – ha commentato il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – Le nostre imprese per competere devono poter contare su una rete infrastrutturale moderna, veloce, con tempi di realizzazione certi e servizi logistici in grado di supportare processi produttivi innovativi.

Ecco che quindi il progetto OTI Piemonte può diventare uno strumento chiave, di controllo e sollecitazione. Spesso ci siamo resi conto che non sono le risorse a mancare, ma un metodo di lavoro, le procedure, il senso del tempo che passa, il coordinamento tra istituzioni e territorio. Con l’ingresso dei nuovi partner, pubblico e privato ora collaborano su un settore, quello delle infrastrutture, che è strategico per lo sviluppo e l’attrattività del territorio. Altra novità importante è l’inclusione nel monitoraggio anche delle opere immateriali, indispensabili al funzionamento efficiente delle reti e dei nodi logistici».

«La Regione Piemonte ha aderito al progetto di monitoraggio delle opere realizzato da Confindustria Piemonte – ha sottolineato l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi – riconoscendone il valore e il contributo che rappresenta. La sinergia tra gli enti coinvolti consentirà uno screening più puntuale dell’andamento delle opere, mettendone in luce avanzamenti e criticità. La mappatura aggiornata degli interventi consente una visione immediata e globale della situazione, utile per impostare ragionamenti di impatto e di sviluppo nei territori interessati».

«Abbiamo aderito con interesse a OTI Piemonte, insieme a Confindustria Piemonte e Regione Piemonte, perché il programma rientra appieno nelle strategie delle Camere di commercio: monitorare le criticità e raccontare lo stato di avanzamento dei progetti infrastrutturali ritenuti strategici per il territorio è un elemento imprescindibile per sostenere la nostra economia e le nostre imprese.

Avere reti di trasporto efficienti e conoscere i tempi di realizzazione dei vari interventi consentirà una programmazione più efficace della logistica aziendale e della distribuzione delle merci piemontesi e, allo stesso tempo, consentirà valutazioni trasparenti e affidabili anche per il futuro” ha evidenziato il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia.

Con questo aggiornamento, il portale OTI Piemonte propone un nuovo modo di monitorare e raccontare le opere infrastrutturali, per sistemi e settori e si pone i seguenti obiettivi:
informare imprese e cittadini sulle tempistiche di avvio e realizzazione delle opere nei vari territori evidenziare le criticità finanziarie, tecniche e politiche familiarizzare con gli obiettivi 2030, regionali ed europei.

Tra le oltre 50 opere sotto osservazione, particolare attenzione verrà posta al rispetto delle priorità e certezza di tempi e risorse per:
il corridoio Mediterraneo, tratta Torino-Lione TEN-T
il corridoio Reno Alpi Genova-Rotterdam, con la tratta Genova-Milano-Novara (Terzo Valico appenninico)
il potenziamento, l’estensione e il completamento di
autostrada Asti-Cuneo
Pedemontana Piemontese -1 lotto tra Masserano e Ghemme
lavori autostrada Torino- Milano
linea 1 e linea 2 della Metropolitana di Torino
integrazione della provincia di Alessandria nel sistema logistico del nord-ovest, 
nonché come retro porto del sistema ligure e centro di eccellenza della logistica.

Solo così si potranno rafforzare i collegamenti con le aree più industrializzate d’Europa, connettere il Piemonte con l’area Orientale-Balcanica e l’Estremo Oriente, incrementare i livelli di competitività sui mercati internazionali e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti, trasferendo significative quote di traffico merci dalla strada alla ferrovia: Obiettivo 2030.