1

Unanime il Consiglio regionale chiede la liberazione di Djalali

Il Consiglio regionale è impegnato “ad attivarsi con urgenza presso i ministeri competenti affinché continui l’azione presso le autorità iraniane per chiedere l’immediata revoca della condanna a morte del dottor Djalali e si faccia promotrice di ogni forma di sensibilizzazione e mobilitazione per la scarcerazione del medico e ricercatore.”

Così dispone, proprio nella Giornata internazionale dei diritti umani, l’ordine del giorno 449 “Richiesta di un intervento urgente per il rilascio del ricercatore Ahmadreza Djalali, ingiustamente detenuto in Iran”, sottoscritto da tutti i gruppi, primo firmatario Domenico Rossi (Pd) e approvato oggi all’unanimità dall’Assemblea di Palazzo Lascaris.

Poco prima, una delegazione consiliare – guidata dal presidente Stefano Allasia e composta dai membri dell’Udp, Gianluca Gavazza e Michele Mosca (Lega) e i consiglieri Silvio Magliano (Moderati) e Rossi – aveva incontrato un gruppo di attivisti pro Djalali, con una rappresentanza di Amnesty International e del Partito radicale, che manifestava davanti alla sede del Consiglio regionale .

“Nella giornata mondiale dei diritti umani, il voto unanime dell’assemblea legislativa  a questo atto di indirizzo, assume un valore ancora più rilevante. Come già affermato nel mio appello della scorsa settimana, chiedo che venga annullata la pena capitale al ricercatore irano-svedese  Ahmadreza Djalali – afferma Allasia – e che si disponga il suo rilascio. Nessuna ragione di Stato giustifica l’uccisione di un uomo, la pena di morte è un atto atroce che viola il diritto alla vita.”

Infatti, il presidente Allasia già la scorsa settimana, aveva pubblicato un appello a favore del ricercatore che aveva operato all’Università del Piemonte Orientale di Novara e che è recluso in isolamento presso la prigione iraniana di Raja’i Shahr a Karaj.




Maggiore di Novara: “Disposti a venderlo al Comune”

Per quanto riguarda il futuro della struttura dell’Ospedale maggiore della carità, siamo disponibili a venderla al Comune per un riutilizzo che ne eviti il degrado”. Lo ha annunciato questa mattina l’assessore alla Sanità Luigi Icardi nel corso dell’informativa sulla Città della Salute di Novara in quarta Commissione, presieduta da Alessandro Stecco.

L’assessore ha ricordato che “l’Azienda sanitaria ospedaliera di Novara ha approvato e pubblicato nei giorni scorsi il bando di gara per la costruzione della Città della salute e della scienza di Novara. Stimiamo che entro un anno si possa arrivare all’aggiudicazione e che per la fine dell’estate prossima i cantieri possano essere aperti”.

“Per realizzare la nuova struttura, nella zona a sud della città e destinata appunto a sostituire l’Ospedale maggiore della carità di Novara – ha aggiunto l’assessore – si prevedono quattro anni di lavori. Potrà contare su una superficie di circa 170mila metri quadri che comprenderà l’ospedale, l’Università e tutti i servizi. Disporrà di 711 posti letto con la presenza di tutte le specialità. Ospiterà inoltre gli uffici e la sede della Scuola di Medicina del dipartimento di Scienze della salute e il dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università degli studi del Piemonte orientale”.

L’assessore ha poi ripercorso il lungo iter che ha portato all’approvazione del finanziamento dell’opera, attraverso il partenariato pubblico privato, da parte dello Stato. “L’investimento totale per l’opera – ha ricordato – è superiore a 320 milioni di euro e il finanziamento pubblico ammonta a circa 100 milioni, di cui 5 a carico della Regione e 95 a carico dello Stato”.

Nel corso del dibattito Domenico Rossi – intervenuto per il Pd con Mauro Salizzoni e Monica Canalis – ha ricevuto assicurazioni da parte dell’assessore che si attuerà quanto previsto da un ordine del giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea regionale, per estendere alla Città della salute e della scienza di Novara il protocollo con Anac già in vigore per il Parco della salute di Torino. Ma anche istituire un osservatorio regionale sul partenariato pubblico privato e un gruppo di lavoro presso Scr a sostegno delle stazioni appaltanti per assicurare la congruità dei progetti ed evitare eventuali infiltrazioni della criminalità.




Nuovo protocollo d’intesa tra Regione e Poste

La Giunta regionale ha avviato un confronto con Poste Italiane per risolvere i problemi sul territorio piemontese: si valuterà anche il funzionamento del protocollo d’intesa siglato nel 2017 e recentemente scaduto, con la proposta d’un nuovo schema di collaborazione. Lo ha annunciato questa mattina il vicepresidente della Giunta Fabio Carosso rispondendo in Aula all’interrogazione del consigliere Raffaele Gallo (Pd) in merito alla chiusura di uffici postali in Piemonte.

L’interrogazione nasce dalla decisione di Poste Italiane di chiudere alcuni uffici postali – tra gli ultimi quelli di Mirafiori Sud, Barriera di Milano e Pilone e Pilonetto a Torino – di limitare gli orari e i giorni di apertura previsti dal piano nazionale e dall’osservazione di alcuni disservizi vissuti dagli utenti come un segnale di abbandono dei territori.

“Poste Italiane – ha osservato l’assessore – sta sviluppando un piano di riorganizzazione delle proprie attività sulla base di un progetto elaborato da alcuni anni, che fa leva su un più forte utilizzo delle tecnologie informatiche e una ‘riorganizzazione’ della presenza sul territorio che ha creato ed evidenziato varie criticità nell’erogazione dei servizi sul territorio”.

Regioni ed enti locali hanno più volte tentato di svolgere un ruolo attivo nell’ambito del Contratto di programma 2015-2019 tra Ministero dello Sviluppo e Poste Italiana e il Piemonte ha sottoscritto, nel gennaio 2017, un Protocollo d’intesa tra Regione, Anci Piemonte e Poste Italiane.

“Con il protocollo – ha aggiunto – è stato istituito un gruppo di lavoro con il compito di esplorare e attivare un’offerta di nuovi servizi da parte di Poste Italiane agli enti locali, alle istituzioni pubbliche e ai cittadini piemontesi, di esaminare i piani di razionalizzazione degli uffici postali e di concordare progetti per migliorare la qualità dei servizi già offerti ai cittadini”.

L’assessore alle Infrastrutture Marco Gabusi ha invece risposto all’interrogazione del consigliere Domenico Rossi (Pd) in merito alla realizzazione della tratta Masserano-Ghemme della Pedemontana piemontese. L’assessore ha ribadito che “la Giunta sta facendo un pressing incessante sul Governo affinché si sblocchino i fondi e si possa iniziare a pensare ai cantieri, che rappresentano anche una fonte di occupazione immediata”.