L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a marzo da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, pur mettendo in evidenzia un miglioramento del clima di fiducia rispetto ai trimestri precedenti, è lontana dal delineare una fase di ripresa robusta.

Restano, infatti, ancora immutati i problemi di fondo che impediscono al nostro paese di superare rapidamente l’emergenza e di rilanciare la crescita di lungo periodo.

Gli indicatori registrano un miglioramento rispetto a dicembre sia nel manifatturiero, sia nel terziario tornando in territorio positivo dopo 7 trimestri. Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, un recupero dei livelli di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordini migliorano di 17-18 punti percentuali. Diminuisce il ricorso alla CIG (che rimane comunque elevato), aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi, soprattutto nella manifattura. Stabile, su livelli elevati, il tasso di utilizzo di impianti e risorse. Tornano positive le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se resta ampia la forbice tra grandi e piccole.

Nel manifatturiero, il 25,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 17,1% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +8,6 punti percentuali) migliora di 18 punti rispetto a dicembre. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 27,4% si attende un aumento, il 20,2% una riduzione.

Si attenua la caduta dell’export. Il saldo ottimisti-pessimisti ritorna di pochissimo sopra lo zero, dopo 6 trimestri. Stabili il tasso di utilizzo degli impianti e la situazione dei pagamenti, mentre resta negativo l’andamento della redditività. Si rafforzano, seppur di poco, gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di 6 punti, riportandosi sui livelli del 2019 (26,3%).

Cala ulteriormente il ricorso alla CIG (- 28,1%), che resta comunque più che doppio rispetto alla situazione pre-pandemica. Nella maggior parte dei settori manifatturieri prevale un clima di attese cautamente positive, con indicatori in sensibile miglioramento rispetto a quelli rilevati a dicembre. Poche le eccezioni, tra le quali spicca il tessile-abbigliamento, in crisi profonda dal 2018. Recupera l’edilizia, certamente grazie agli incentivi. Bene anche la metalmeccanica, con un miglioramento di oltre 30 punti rispetto a dicembre; un rimbalzo che accomuna la maggioranza dei comparti, in particolare macchinari e apparecchi, prodotti in metallo e industria elettrica ed elettronica. A livello territoriale, non emergono differenze particolari tra Torino e il resto del Piemonte.

Nei servizi gli indicatori migliorano in misura piuttosto sensibile rispetto a dicembre. Il 22,1% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, il 17,9% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti migliora di 15 punti rispetto a dicembre (+4,2%). Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi: il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Ancora deboli gli investimenti, che riguardano solo il 19,4% delle imprese (era 17,5 a dicembre). Diminuisce ulteriormente il ricorso alla CIG (20,1%, dal 26,7% di dicembre): il dato è comunque ancora elevato per gli standard del settore.

Valutazione sull’andamento del 2020
Nonostante la pandemia, nel complesso l’anno si è concluso con risultati non così catastrofici come era lecito aspettarsi. Nel manifatturiero, la percentuale di imprese che ha chiuso l’anno con un aumento del fatturato è di 22,2%, contro il 51,2% di imprese che segnalano una riduzione. Per il 23,6% il fatturato è rimasto stabile. Positiva la redditività: il 53,3% delle aziende ha realizzato un utile di bilancio, contro il 19,2% che ha chiuso in perdita. Stabile l’indebitamento complessivo: il 20,1% delle imprese registra un aumento dei debiti, contro il 15,2%. In calo l’andamento degli investimenti: il 18,1% delle aziende li ha aumentati rispetto all’anno precedente, il 33,1% li ha diminuiti. Nel terziario il 30,5% delle imprese ha aumentato il fatturato; il 42,0% lo ha ridotto. Buoni i risultati di bilancio: il 57,7% ha chiuso il 2020 in utile. Per il 19,9% delle imprese, l’indebitamento è cresciuto (contro 11,9% che ne dichiara una riduzione). Frenano leggermente gli investimenti, che si riducono per il 23,8% delle rispondenti, contro il 22,1% che ne dichiara un aumento.

Commenti sulle previsioni del secondo trimestre 2021
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino: «Per Torino, come per la nostra regione e per tutto il paese, i prossimi mesi sono decisivi per uscire finalmente da questa lunga recessione. Vediamo timidi segnali di miglioramento, soprattutto nella metalmeccanica, ma cultura e turismo soffrono ancora moltissimo. Dobbiamo essere realisti, in quanto i fattori di rischio e incertezza restano forti. Sarà importante riuscire ad attrarre sul nostro territorio una parte significativa delle risorse europee del Next Generation EU, con progetti strategici capaci di rilanciare la crescita potenziale. E noi dovremo essere in grado di cogliere rapidamente questa opportunità unica che ci viene offerta dall’Europa».

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine ci dice che le incertezze sembrano diminuire, finalmente. È fondamentale un’accelerazione della campagna vaccinale ed un concreto coinvolgimento delle imprese sul Pnrr e sulla programmazione 2021-2027. Ci sono segnali positivi, a partire dall’accelerazione degli investimenti. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel ma per il Piemonte, come per tutto il Paese, saranno cruciali le scelte di politica industriale dei prossimi sei mesi. La volontà del nostro tessuto industriale è forte ed è stata riconosciuta anche dal premier Mario Draghi, insieme al suo riconoscimento verso le “aziende che non si sono mai fermate”».
Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le circa 900 aziende del campione, migliorano le attese per il prossimo futuro. Le previsioni per il II trimestre 2021 su produzione, ordini, export e occupazione tornano ad avere il segno positivo. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 28% delle imprese.

In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -10,5% a +8,6% e quello sugli ordinativi totali da -12,8% a +7,2%. Le attese sull’export passano da -8,3% a +0,1%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -4,1% a +5,8%.

In questa situazione di incertezza, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, cercano di ripartire, ma quelle che non commerciano con l’estero e quelle che esportano quasi tutto faticano maggiormente a risalire la china. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +24,1%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +51,2%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è +35,9%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è +26,2.

Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +20,5% (era +6,5% a settembre) e +2,5% (era -19,2%).
Si attenua il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 28,1% delle aziende (dal 35,5% della scorsa rilevazione, a dicembre).
Il 26,3% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 20,7% a dicembre). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 70,5% al 71,1%.

Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (22,1%) e quelle con visibilità 1-3 mesi (48,2%). Aumentano invece quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (16,6%) e oltre i 6 mesi (13,1%).
Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 83 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 88 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala ulteriormente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,0%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un marcato miglioramento, con un saldo tra ottimisti e pessimisti di oltre 30 punti in più rispetto a dicembre (+22,0%); recuperano, in particolare, metallurgia (+30,3%), prodotti in metallo (+26,3%), macchinari e apparecchi (+18,6%), industria elettrica (+11,5%).

Prosegue il recupero dell’automotive (+17,9%).
Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento di edilizia (+22,0%) e impiantisti (+2,6%), favoriti dagli incentivi, e dell’alimentare (+5,8%). Bene anche manifatture varie (+17,7%), in pareggio gomma-plastica e chimica (entrambe 0,0%). Ancora negative le attese di cartario-grafico (-37,5%), legno (-20,0%), tessile-abbigliamento (-3,2%),
A livello territoriale gli indicatori tornano positivi in tutte le aree; ad Asti e Ivrea il miglioramento supera i 30 punti percentuali (saldi, rispettivamente, da -20,6% a +10,5% e da -3,2 a +41,7%). A Verbania e Vercelli il miglioramento è di oltre 27 punti (saldi, rispettivamente, da -22,8% a +5,1% e da -3,2 a +41,7%). Biella e Cuneo e Novara risalgono di una ventina di punti circa (saldi, rispettivamente, da –20,3% a +0,8%, da -10,2 a +8,3% e da +2,2% a +17,4%). Infine, ad Alessandria e Torino la differenza rispetto a dicembre supera i 10 punti (saldi, rispettivamente, da -9,5% a +1,2% e da -5,8 a +7,9%).

Comparto dei servizi
Per le 380 aziende del campione si registrano indicatori positivi, dopo alcuni trimestri di difficoltà.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -10,6% a +4,2%. Quello sugli ordini totali passa da -10,9% a +2,6%. Migliora il saldo sull’occupazione da +4,3% a +5,2%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 17,5%, a 19,4%.
Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%), cala di oltre 6 punti il ricorso alla CIG (20,1%).

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 17,4% le aziende con ordini per meno di un mese, il 29,1% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,4% per 3-6 mesi, mentre salgono a 33,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 67 giorni: il ritardo sale a 94 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo le imprese che segnalano ritardi negli incassi (32,8%).
A livello settoriale, com’era prevedibile, visto il protrarsi delle chiusure, soffrono ancora commercio/turismo e trasporti (saldi rispettivamente -15,6% e +2,9%), mentre migliorano sensibilmente utility (+19%), servizi alle imprese (+15,6%) e ICT+12,5%.

 

 

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