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Protezione civile: pioggia in arrivo in Piemonte

Un sistema perturbato di origine atlantica tende a raggiungere l’Italia, apportando un graduale peggioramento su tutte le regioni, con piogge più significative a ridosso dei rilievi di Piemonte ed Emilia-Romagna e un rinforzo dei venti orientali specie sulle estreme regioni del Sud.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino nazionale di criticità e di allerta consultabile sul sito del Dipartimento.

L’avviso prevede dalle prime ore di domani, lunedì 20 aprile, precipitazioni abbondanti su Piemonte ed Emilia-Romagna. Dal primo mattino di domani, inoltre, si prevedono venti da forti a burrasca dai quadranti orientali sulla Sicilia, in estensione nel corso del pomeriggio alla Calabria centro-meridionale, con possibili mareggiate lungo coste esposte.
Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per la giornata di domani, lunedì 20 aprile, allerta gialla sul Piemonte occidentale, sull’area meridionale dell’Emilia-Romagna, su Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise e su gran parte della Puglia.
Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile, insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.



Regione Piemonte: le richieste al Governo per lavoro e agricoltura

Più soldi per la cassa in deroga, sostegno al reddito per i lavoratori intermittenti, coinvolgimento dei disoccupati italiani e di coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza per far fronte alle necessità del comparto agricolo, soprattutto in vista della stagione della raccolta: è quanto chiedono gli assessori regionali al Lavoro, Elena Chiorino, e all’Agricoltura, Marco Protopapa ai ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Teresa Bellanova (Agricoltura).

“In primo luogo – spiega Chiorino – ho segnalato che dai dati ad oggi in nostro possesso e considerata anche l’assegnazione prevista nel secondo riparto, il Piemonte ha ancora risorse per soli 15 giorni lavorativi ai ritmi attuali di presentazione delle domande per la cassa in deroga. Gli stessi dati dimostrano che, per garantire le 9 settimane di copertura, al Piemonte mancano 141 milioni di euro per coprire il fabbisogno totale di 315. Ho inoltre sottolineato la necessità di avere maggiore chiarezza per quanto riguarda le misure di sostegno al reddito per i lavoratori intermittenti, che pare siano coperti solo in parte in base alle normative vigenti.

Essendo una categoria di lavoro precario, ritengo vadano sostenuti in modo completo e senza lasciare indietro nessuno”. “Urgente esigenza – rileva l’assessore Protopapa – è inoltre quella, da parte del comparto agricolo italiano, di circa 250.000 lavoratori necessari per fronteggiare la stagione della raccolta. Durante un incontro svoltosi con il ministro Bellanova, è emersa l’opportunità di valutare il coinvolgimento di tutti quei cittadini italiani che si sono trovati improvvisamente senza occupazione e che, in alcuni casi, non possono godere nemmeno delle tutele e del supporto necessario per far fronte al periodo di chiusura”.




Progetto “Imprese aperte, lavoratori sicuri”

Necessità di ripartenza con gli indispensabili strumenti di protezione dei lavoratori ma anche degli artigiani, dei commercianti, degli operatori turistici, dei loro famigliari e della loro clientela.

Le cinque associazioni datoriali aderenti a Rete Imprese Italia – Piemonte collaboreranno con Regione Piemonte, Politecnico di Torino e gli altri Atenei piemontesi nell’ambito del progetto “Imprese aperte, lavoratori protetti”, in modo da renderlo compatibile con le caratteristiche delle imprese di minori dimensioni.

L’obiettivo rimane dunque quello di definire un contributo tecnico, da trasferire successivamente al Governo quale proposta da utilizzare, anche nell’ambito di un sempre utile confronto con le Regioni vicine ai fabbisogni dei territori e delle imprese, nell’ambito delle attività di predisposizione dei provvedimenti nazionali che dovrebbero delineare tempi e modalità per la ripartenza economica.

Ribadito che il mondo delle micro e piccole imprese, anche quelle finora costrette alla chiusura, deve essere messo in grado di riaprire in condizioni di sicurezza, all’interno di un provvedimento Governativo condiviso, e non regionale, privo di incertezze interpretative, incentrato sul “Protocollo Governo-Parti sociali” dello scorso 14 marzo, rimane comunque fondamentale superare le difficoltà finora riscontrate nel reperire dispositivi di protezione individuale (mascherine, disinfettanti e guanti) in quantitativi e a costi adeguati.

Nei prossimi giorni le linee guida finora elaborate all’interno di contesti organizzativi di grandi imprese o di enti culturali dovranno pertanto essere testate e riadattate all’interno del contesto della micro e piccola impresa, nei suoi molteplici settori in cui si articola.

Si tratta di un’operazione che interessa l’intera economia regionale, considerato che in Piemonte, su un totale di 321.758 imprese e di 1.303.871 addetti (esclusa l’agricoltura) quelle con meno di 10 addetti sono 306.001 con 551.959 addetti; quelle con meno di 5 addetti sono 289.794 con 442.229 addetti.

E’ importante ricordare che la cultura e la prassi della sicurezza sul lavoro rappresentano da anni una presenza radicata ed importante nei comparti dell’artigianato, commercio, turismo, servizi e trasporti. Ne è una significativa testimonianza l’organismo bilaterale OPRA per l’artigianato, così come l’intensa attività formativa e consulenziale erogata dalle associazioni datoriali nei confronti delle micro e piccola impresa, nei diversi adempimenti sulla sicurezza. Tali esperienze rappresentano un valido supporto per l’implementazione e la diffusione del progetto negli ambiti lavorativi della micro e piccola impresa.

Al di là della necessità di verificare in via preliminare l’effettiva disponibilità di strumenti di protezione dei lavoratori (DPI, ecc.) anche per le micro e piccole imprese, si sottolinea che, in questo quadro, la richiesta rivolta alla Regione Piemonte è quella di stanziare risorse finanziarie a fondo perduto attraverso cui sostenere gli investimenti per gli adeguamenti strutturali, organizzativi, tecnologici e per gli adempimenti informativi/formativi delle aziende, nonché il presupposto fondamentale per poter attivare azioni positive per l’avvio di una pronta ripartenza.

 

Occorre fare ogni sforzo per coniugare la tutela della salute dell’intera collettività – che in questa fase continua a rappresentare la priorità – con le esigenze della ripresa economica anche delle micro e piccole imprese, senza le quali non sarà possibile tornare a produrre ricchezza posti di lavoro e servizi per l’intero Piemonte.




Emergenza Covid-19, confronto Consiglio-Giunta in quarta Commissione

Gli assessori regionali alla Sanità, al Welfare e alla Protezione civile Luigi IcardiChiara Caucino e Marco Gabusi sono intervenuti oggi in quarta Commissione, presieduta da Alessandro Stecco, per rispondere agli interrogativi dei gruppi consiliari sull’emergenza Coronavirus.

In generale, Icardi ha sottolineato la diminuzione del numero di pazienti in terapia intensiva, il calo dei casi gravi e l’aumento del numero di tamponi effettuati, che è anche il motivo per cui il numero di contagiati rilevati risulta in ampliamento.

Alla domanda della consigliera Francesca Frediani, intervenuta per il gruppo M5s con la consigliera Sarah Disabato, sull’erogazione dei tamponi nelle Rsa Caucino ha risposto che la situazione generale si sta ridimensionando, che il loro numero è in costante e progressivo aumento. Ha specificato inoltre che l’Area funzionale attivata presso l’Unità di crisi “ha chiesto alle Asl piemontesi di attivare un’area tamponi in tutte le Rsa, anche attraverso il coinvolgimento di un’unità mobile, che potrebbe presto essere affiancata da tre nuovi mezzi”.

A proposito della situazione dei centri diurni per persone portatrici di handicap, posta dal consigliere Domenico Rossi, intervenuto per il Pd con i consiglieri Diego SarnoMonica Canalis e Alberto Avetta, l’assessore Caucino ha risposto che “è stato chiesto all’Assessorato alla Sanità di mantenere comunque le risorse stanziate per poter riconvertire ove possibile i servizi al domicilio dei pazienti attraverso percorsi d’intervento personalizzati”.

L’assessore ha poi assicurato al consigliere Paolo Ruzzola (Fi) che quanto realizzato in questi mesi sul fronte del rafforzamento dell’assistenza per gli anziani non verrà smantellato ma mantenuto.

Al consigliere Marco Grimaldi (Luv) che l’ha interrogata su chi si prenda cura di approvvigionare di generi alimentari e di medicinali chi si trovi in quarantena senza famiglia o altri contatti in Piemonte, Caucino ha risposto che è compito dei servizi sociali, aiutati in molti casi da volontari e personale della Protezione civile.

A proposito di come le Rsa abbiano fatto fronte all’emergenza, domanda posta dalla consigliera Sara Zambaia, intervenuta per la Lega con Alberto Preioni, l’assessore ha risposto che i protocolli nazionali e regionali sembrano essere stati messi in pratica con maggior successo da quelle con strutture più moderne e con un numero elevato di ospiti “perché hanno potuto contare su una maggiore gestione degli spazi, della logistica e della quantità di personale”.

In merito alla temporanea trasformazione delle Ogr di Torino in Ospedale Covid, richiesta dal consigliere Mario Giaccone (Monviso) Icardi ha risposto che “verrà inaugurato sabato e da domenica ospiterà i primi pazienti usciti dalla fase critica e in via di guarigione. I posti disponibili sono al momento novanta e l’apertura prevista è al momento fino a fine luglio”.

Al consigliere Maurizio Marrone, intervenuto per Fdi con il consigliere Paolo Bongioanni, per chiedere approfondimenti sui Servizi d’igiene e di sanità pubblica (Sisp), l’assessore ha fatto presente che sono finanziati con il 5% dei bilanci delle Asl e che non sono stati esenti dai tagli subiti dalla Sanità negli ultimi anni. “Con lo scoppiare dell’emergenza – ha aggiunto – si sono trovati a far fronte a una situazione difficilmente gestibile anche se sono stati implementati di circa 300 unità”.

Al consigliere Silvio Magliano (Moderati), che ha fatto presente che alcuni pazienti dimessi dagli ospedali per proseguire la quarantena nelle proprie abitazioni non vengono poi richiamati per sottoporsi al doppio tampone, Icardi ha risposto che si tratta di una pratica che deriva da una norma di legge. “Se ci sono state dimenticanze – ha concluso – invito i pazienti a contattare l’Ufficio d’igiene e di sanità pubblica per ottenerlo”.

Rispondendo alla consigliera Canalis (Pd) l’assessore Gabusi ha evidenziato che, “grazie alla decisione del Consiglio regionale di riconoscere le spese per la Protezione civile come obbligatorie, è possibile agevolare l’erogazione in termini di cassa e garantire la liquidità per i pagamenti delle spese”.




Confindustria Torino dona 10mila mascherine alla Fondazione Medicina e all’Ospedale Sant’Anna

il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, alla presenza di Alberto Lazzaro, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori, ha consegnato 10mila mascherine FFP2 alla Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, che in questo momento di emergenza ha deciso di dedicare tutte le proprie energie ad aumentare la sicurezza del personale sanitario e delle pazienti dell’Ospedale Sant’Anna, affiancando l’azione dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.

“In momenti drammatici come quello che siamo vivendo – ha commentato Dario Gallina, Presidente degli industriali torinesi – la scelta di sostenere realtà che si dedicano ai presidi sanitari, punti di forza del nostro territorio, vuol dire dare il nostro contributo per la sicurezza della comunità.

Questa emergenza ci richiama al senso di responsabilità, consapevoli che i nostri comportamenti saranno parte determinante del domani che stiamo costruendo. La scelta dell’Ospedale Sant’Anna nasce proprio dalla decisione di dare un supporto al personale, alle pazienti e a tutti quei neogenitori che, nel mezzo di questa crisi, stanno affrontando uno dei momenti più importanti delle loro vite e guardano al futuro”.

“Siamo molto grati all’Unione Industriale per il prezioso dono di mascherine di protezione per gli operatori sanitari impegnati in prima linea all’Ospedale S. Anna nel prendersi cura di mamme e neonati e di donne con patologie ginecologiche che richiedono trattamenti non differibili – ha dichiarato la Prof.ssa Chiara Benedetto, Presidente Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus – La presenza del Presidente dell’Unione Industriale, Dott. Dario Gallina, e del Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori, Ing. Alberto Lazzaro, al momento della consegna del materiale è stata una dimostrazione tangibile della loro attenzione e  sensibilità nei confronti delle donne e delle generazioni future di cui il S.Anna rappresenta uno dei simboli cittadini”.

“Ringraziamo l’Unione Industriale di Torino e l’Associazione Medicina a Misura di Donna per questa generosa donazione di mascherine FFP2, che saranno di grande aiuto per i nostri operatori sanitari in questo periodo di grande emergenza legata al Covid-19” ha aggiunto il Commissario della Città della Salute di Torino, dottor Giovanni La Valle.




Imprese aperte, lavoratori protetti: un progetto per avviare la fase 2

Pubblicato il Rapporto dello studio della task force coordinata dal Politecnico e dagli altri Atenei Piemontesi, con proposte e procedure per una ripresa in sicurezza delle attività lavorative; già più di 40 aziende candidate a sperimentarle nella propria realtà produttiva

Misurazione della temperatura all’ingresso in azienda, compilazione di un diario dei sintomi e dei contatti, barriere di plexiglas tra le scrivanie, lunchbox da consumare in ufficio o all’aperto e, sicuramente, uso di mascherine della tipologia più adeguata a tutelare sé stessi e gli altri. Sono solo alcune delle situazioni alle quali ci dovremo abituare nella cosiddetta Fase 2, quella della riapertura delle attività produttive.

Per prepararla, una task force di esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altre università e centri di ricerca coordinati dal Politecnico di Torino ha elaborato un Rapporto, pubblicato oggi online, con le linee guida indicazioni precise su come gestire la riapertura.

Il punto chiave sarà l’utilizzo corretto di metodi semplici ed estendibili a tutte le realtà aziendali: i dispositivi di prevenzione del contagio, in primis le mascherine, la garanzia del distanziamento, l’igiene e la sanificazione dei luoghi.

Il Progetto coordinato dal Politecnico, che si chiama “Imprese aperte, lavoratori protetti”, ha adottato come slogan l’hashtag #ognunoproteggetutti; il punto chiave è infatti la condivisione e la fiducia reciproca tra lavoratori e imprenditori e la consapevolezza che solo assumendosi ciascuno le proprie responsabilità si è tutti più tutelati.

“È quanto mai importante in questo momento di difficoltà metterci al servizio del Paese con le nostre competenze”, spiega il Rettore del Politecnico Guido Saracco, che aggiunge: “Abbiamo steso questo Rapporto con la collaborazione degli Atenei piemontesi e di un nutrito numero di esperti e tecnici, coinvolgendo il più possibile tutte le parti in causa nel processo della riapertura, per arrivare a indicazioni e metodologie condivise e applicabili, ma anche sostenibili”.

Le linee guida definite nel rapporto saranno applicate in alcune aziende e realtà culturali che si sono già candidate per la sperimentazione, e che saranno seguite dalla task force per garantire misure adatte alla riapertura. Sono già 40 in sole 24 ore le aziende e realtà produttive, culturali e ricreative che si sono candidate a diventare beta-tester del progetto.

Il Rapporto, frutto del lavoro di cinque gruppi di esperti e tecnici, fornisce istruzioni su quattro aspetti: prevenzione, monitoraggio, informazione e formazione per la prevenzione e il contenimento del contagio.

Viene indicato, ad esempio, come gestire ingressi, turni e spazi: dalla distanza interpersonale da adottare in relazione alle superfici dei locali – con una maggiore densità di occupazione in aree di transito (corridoio) e meno in quelle di sosta “critiche” come la mensa e l’area fumatori – all’organizzazione degli ingressi e degli spazi grazie anche all’adozione di dispositivi di monitoraggio non invasivo (telecamere IR, telecamere, “intelligenti”) nel rispetto della privacy, alla suddivisione dei lavoratori in squadre.

Anche l’utilizzo delle tecnologie dovrà essere potenziato, in modo coerente e tarato sullo sviluppo tecnologico di ciascuna realtà aziendale.

Le tecnologie suggerite vanno dall’impiego di diari online per il tracciamento a metodi di screening diagnostico rapidi, economici e applicabili in larga scala (ad esempio temperatura con visori IR durante l’intera giornata lavorativa, app di autovalutazione dei sintomi, telediagnosi, ecc.), da attività di formazione online fino alle app per evitare di recarsi in luoghi nei quali già ci sono assembramenti, a sistemi di simulazione degli spazi e dei flussi, fino all’utilizzo della realtà virtuale per la formazione e il lavoro. Tutte le tecnologie suggerite sono tecnicamente ed economicamente praticabili da tutti, le grandi come le piccole imprese.

Un discorso specifico va fatto per le mascherine, sul cui uso corretto c’è molta confusione: le mascherine chirurgiche o “di comunità”, specificatamente proposte dal Politecnico di Torino con un livello di qualità testato, sono quelle che i lavoratori dovranno indossare normalmente come dispositivo di prevenzione della trasmissione del contagio; solo in casi specifici (addetti alla rilevazione della temperatura all’ingresso, guardiania, cassieri, squadre di emergenza, ecc.) si consiglia l’impiego di dispositivi di tipo FFP2/FFP3, guanti e cuffie per capelli.

Ogni lavoratore potrà opportunamente avere a disposizione un “kit” di protezione individuale, composto generalmente da 2-4 mascherine per uso giornaliero e gel igienizzante, che può aiutare a prevenire il contagio anche sui mezzi pubblici.

Il tema dei trasporti è particolarmente delicato: sarà ancora possibile utilizzare tram, autobus e metro, ma con la consapevolezza che la responsabilità della sicurezza è condivisa tra passeggeri, autisti e gestori dei mezzi, ciascuno per quanto gli compete; quindi sì a distanze di sicurezza e minore affollamento, uso di mascherine e sanificazione dei mezzi, ma anche ai controlli sui contagi tra gli autisti.

Una volta tornati in ufficio o in fabbrica, comunque, il lavoro cambierà secondo quelle modalità alle quali ci stiamo in parte abituando. Ingresso a turni o scaglionato per evitare affollamento sui mezzi pubblici e agli ingressi, potenziamento dello smart working, riduzione se non eliminazione delle riunioni in presenza, suddivisione dei lavoratori in squadre – tenendo anche conto della possibile presenza di lavoratori “deboli” rispetto al virus -, metodi di formazione interattiva e impiego della realtà virtuale sono solo alcuni degli strumenti suggeriti dal Rapporto.

Un discorso a parete va fatto per teatri, sale da concerto, musei, cinema e biblioteche. Qui la ripartenza deve tenere conto di vincoli fisici, come ad esempio la difficoltà di sanificare ambienti di valore storico, economici, quali la forte riduzione dei posti a sede a sedere in sala per mantenere le distanze, ma anche psicologici, perché servirà una lunga fase di elaborazione prima che le persone tronino a frequentare luoghi chiusi affollati.

Il Rapporto fornisce alcune indicazioni per avviare una riapertura, innanzitutto formando il personale e adeguando dove possibile i locali – come nelle biblioteche, dove è possibile applicare barriere di plexiglas – e gestendo gli accessi con app di programmazione.

Tutte queste misure hanno ovviamente un costo, che deve essere contenuto anche perché ricadrà in parte, in prima battuta, sulle aziende. Per il supporto economico alle imprese il gruppo di lavoro ha elaborato proposte di misure di finanziamento specifico da parte della Unione Europea, lo Stato o le Regioni, al di là di quanto oggi disponibile.

Analogamente, si propone un approccio nazionale, con l’istituzione di filiere autoctone per la produzione e acquisto centralizzato per i dispositivi di prevenzione. In questa ottica, il progetto include linee guida per la fabbricazione e la convalida di mascherine “di comunità” all’interno del nostro Paese con un adeguato livello di qualità ed in misura sufficiente per tutta la popolazione.




Covid 19, Allasia: “Medaglia d’oro a chi lavora in prima linea”

Conferire la Medaglia d’oro al valor civile ai sanitari, farmacisti e ai volontari italiani, che stanno combattendo in prima linea l’emergenza Covid-19. Questa la richiesta che arriva dal Piemonte, formulata in una lettera scritta e inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio regionale subalpino Stefano Allasia.

La lettera, le cui finalità sono state condivise con la Conferenza dei capigruppo, è stata inviata al Quirinale, con la richiesta di onorificenza “all’ordine dei medici, degli infermieri, dei farmacisti, alle associazioni di volontariato e degli operatori sanitari d’Italia tutta che, ogni giorno, si impegnano con abnegazione e professionalità a combattere l’emergenza epidemiologica e curare i malati di Covid-19”, come si legge nel testo.

Allasia ricorda che tutto il mondo sanitario italiano si prodiga “per assistere e aiutare quanti soffrono lontani dai loro cari, mettendo così la loro vita a rischi per salvare altre vite. La loro non è una solo una professione, ma in questa situazione drammatica diventa una vera e propria missione”, un concetto espresso anche da Papa Francesco.

La lotta al contagio è stata certo condotta grazie alle strutture sul territorio e alle scelte strategiche che sono state adottate,  e come il Presidente Mattarella stesso ha dichiarato nei giorni scorsi, “le strutture da sole non basterebbero senza l’umanità e la responsabilità di chi vi opera: per questo il ringraziamento di oggi deve tradursi in un sostegno lungimirante e duraturo da parte delle nostre comunità”.




Unioncamere Piemonte: oltre 3.500 aziende in meno nei primi tre mesi del 2020

In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come nei primi tre mesi del 2020 siano nate 7.181 aziende in Piemonte, a fronte di 10.712 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio).

Il saldo è risultato negativo per 3.531 unità (nel I trimestre 2019 era stato di 3.067).
Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine marzo 2020 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ammonta così a 424.844 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,82%, peggiore rispetto a quanto registrato nel I trimestre del 2019 (-0,71%). Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono ulteriormente il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente.

Va evidenziato come, nel periodo gennaio-marzo 2020, tutti i settori e tutte le realtà provinciali della nostra regione abbiano subito delle flessioni in termini di numerosità d’impresa. Il calo inoltre è risultato superiore rispetto a quello evidenziato a livello nazionale (-0,50%).

“Abbiamo una grande responsabilità verso le aziende del nostro territorio. Il Piemonte, già in questo primo trimestre dell’anno, non è performante e registra un trend peggiore rispetto a quello italiano: i primi segni dell’emergenza da Covid-19 si fanno già vedere. Il tasso di natimortalità delle imprese piemontesi è negativo per tutti i settori, anche per il ‘turismo’ e per gli ‘altri servizi’ che hanno sempre registrato andamenti migliori. Il tasso è negativo anche per tutte le province della regione e, tra forme giuridiche, tengono solo le società di capitale, più strutturate e organizzate per attraversare mari in tempesta.

Il nostro sistema si è però sempre basato su una fitta rete di piccole e medie imprese: a loro dobbiamo pensare in questa delicata fase con misure immediate, straordinarie e davvero efficaci. Non possiamo rischiare di perdere la nostra identità imprenditoriale: è necessario evitare subito che cresca la disoccupazione. Dobbiamo aiutare le imprese a traghettare questa pandemia. E dobbiamo farlo subito” afferma Ferruccio Dardanello, vicepresidente vicario di Unioncamere Piemonte.

Non emergono novità di rilievo analizzando la natimortalità delle imprese per classe di natura giuridica. A conferma di un trend ormai consolidato, infatti, il bilancio del tessuto imprenditoriale resta positivo solo per le imprese costituite in forma di società di capitale, che hanno registrato nel I trimestre 2020 un tasso di crescita del +0,32%. Continuano a ridursi, invece, le ditte individuali (-1,13%), le società di persone (-1,04%) e le altre forme (-0,54%).

Valutando i tassi annuali di variazione percentuale dello stock delle imprese registrate per settori di attività economica, si osserva come nessun comparto mostri tendenze espansive nei primi mesi del 2020. La performance peggiore appartiene al commercio (-1,43%), seguito a breve distanza dall’agricoltura (-1,30%). Decisamente negativo, per la prima volta negli ultimi anni, il trend del turismo, che segna una flessione dell’1,0%. Il linea con il dato medio regionale si colloca il comparto manifatturiero (-0,89%), mentre contrazioni di entità minore caratterizzano le costruzioni (-0,57%) e gli altri servizi (-0,25%).


A livello territoriale si evidenziano flessioni superiori alla media regionale per Alessandria (-1,04%), Novara (-0,92%), Verbania (-0,89%) e Biella (-0,86%). In linea con il dato piemontese si collocano Cuneo (-0,83%) e Vercelli (-0,82%), mentre, con flessioni significative, ma inferiori a quelle delle altre realtà piemontesi, troviamo Torino (-0,77%) e Asti (-0,72%).




Lettera aperta della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile

Questo momento di grande difficoltà, che ha ormai assunto estensione mondiale, sta palesando la fragilità del modello di sviluppo adottato da anni a livello globale.

Allo stesso tempo, è sempre più evidente che per trovare soluzioni a problemi complessi sia necessaria una reale collaborazione di tutte le comunità e istituzioni, ad ogni livello: individuale, locale, nazionale ed internazionale.

In tale contesto, ora più che mai, sono fondamentali politiche e azioni in grado di delineare strategie nazionali di ricostruzione sul medio e lungo periodo orientate ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

La strada da percorrere per uscire dall’emergenza può assumere una duplice prospettiva: da un lato vi è la possibilità di cominciare un percorso virtuoso che metta insieme le istanze economiche del post-emergenza con il progetto del Green Deal Europeo allo scopo di accelerare la transizione verso un modello sostenibile di sviluppo; dall’altro vi è il rischio che per uscire dall’emergenza si lasci eccessiva libertà d’azione, dando addirittura una spinta in senso contrario rispetto allo sviluppo sostenibile.

In questo snodo così delicato della storia del Paese e del mondo, la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) vuole mettere a disposizione le proprie competenze per promuovere e avviare un percorso virtuoso verso la sostenibilità del Paese.

Oggi più che in passato, le Università hanno il compito, e il dovere, di promuovere una cultura nuova, di essere da modello e da stimolo per i contesti sociali e territoriali, affinché tutti possano comprendere che la sostenibilità non è un “lusso” che coinvolge e impatta su pochi ma che può e deve divenire opportunità per la promozione umana e sociale, veicolo essenziale attraverso il quale possano essere perseguiti e garantiti a tutti diritti, capabilities, inclusione, futuro.

Nella consapevolezza che l’attenzione all’emergenza sanitaria non cancella la severa crisi ambientale e sociale globale ma anzi l’aggrava, la RUS considera l’Agenda 2030 una bussola capace di indicare chiaramente la direzione da seguire per una ripresa che permetta di rafforzare la resilienza delle persone, delle comunità e dei territori.

Per far fronte all’emergenza e assicurare continuità alla didattica e alle altre attività universitarie, gli Atenei hanno fatto un balzo tecnologico e organizzativo senza precedenti in pochi giorni, fornendo una straordinaria dimostrazione di resilienza e di capacità di trasformazione che sarebbe auspicabile non andassero perdute: gli Atenei devono essere capaci di cambiare e di adattarsi pur mantenendo la loro natura e identità.

Questa crisi, infatti, sta insegnando a tutti i componenti della comunità universitaria (docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti e studentesse…) come sia necessario andare oltre i rigidi steccati disciplinari per accogliere e valorizzare l’approccio transdisciplinare, in grado di immaginare e porre in essere percorsi educativi, didattici e di ricerca olistici e integrati.

Le conoscenze settoriali, da sole, non bastano per decifrare e comprendere la complessità attuale; al contrario, serve un approccio sistemico, che coinvolga e che ponga in dialogo generativo tutti i settori della conoscenza e della società civile (pubblica amministrazione, mondo del lavoro, mondo dell’impresa, terzo settore, istituzioni educative…), con un’attenzione a garantire equilibrio tra i diversi aspetti ambientali, economici e sociali.

Gli obiettivi

Consapevoli di tali premesse ed esigenze, la RUS intende mettere a disposizione del Paese la propria caratteristica e forza principale, l’essere Rete per:

  • sostenere insieme una visione di futuro che abbia al centro uno sviluppo autenticamente sostenibile, supportato dalle competenze che il sistema universitario può fornire al Paese, e non solo; in questo contesto fare rete significa anche mettere a sistema competenze e servizi di terza missione in grado di promuovere politiche di riconversione produttiva;
  • promuovere un processo di trasformazione culturale che, ad ogni livello, possa accompagnare a ripensare gli attuali stili di vita, di produzione e di consumo; a ridefinire delle politiche attente all’ambiente e alle persone; a limitare le disuguaglianze intra e intergenerazionali; a contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. L’educazione è, come la stessa Agenda 2030 sottolinea, il principale strumento affinché tale trasformazione possa divenire concreta;
  • ripensare i processi formativi, valorizzando il capitale umano e l’importanza dell’apprendimento per tutti e per tutta la vita. Si dovranno rivedere i metodi, gli strumenti, i tempi e la valutazione degli stessi processi educativi. Bisognerà fare in modo che tutte le istituzioni formative italiane (scuole, università, accademie, enti di formazione…) riscoprano il loro valore e la loro missione educativa, puntando sullo sviluppo delle competenze, anche di quelle trasversali, e non tanto o solo sul trasferimento delle conoscenze e dei saperi;
  • abilitare le persone a futuri diversi rispetto a quello verso il quale ci stiamo dirigendo. Un approccio olistico, trasversale e inter e transdisciplinare

dovrà, negli opportuni tempi e modi, divenire la norma e non l’eccezione alla formazione.

Le proposte

La RUS, accogliendo il modello della civic university e facendo leva sui principi della Terza Missione e sulle competenze di cui è portatrice, si propone di:

  1. diventare un Think tank per la resilienza del Paese, un organismo indipendente che sia di supporto alla politica e agli amministratori nella definizione di interventi e di azioni locali e regionali a sostegno della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e dell’Agenda 2030. Il Piano nazionale di attuazione del Manifesto che i Rettori hanno firmato a Udine lo scorso maggio 2019 e che sarà pubblicato nel Rapporto 2020 della Rete, continene già molte indicazioni su come il processo di transizione sia attuabile, affinché, come la stessa Agenda 2030 recita, “nessuno venga lasciato indietro”;
  2. collaborare ai tavoli di lavoro nazionali, attraverso l’attività dei propri Gruppi di Lavoro (Cambiamenti Climatici, Cibo, Educazione, Energia, Inclusione e Giustizia Sociale, Mobilità, Rifiuti), facilitando la definizione e l’attuazione di progetti sostenibili in campo ambientale, tecnologico, economico, sociale e di governance. I materiali che ciascuno dei Gruppi di Lavoro ha elaborato possono offrire alle altre Istituzioni, Enti e Associazioni locali e nazionali un supporto scientifico e relazionale a vantaggio della crescita sostenibile dei territori;
  3. dar vita ad “unità locali di resilienza” e trasformazione a partire dalle quali le Università potranno fornire il supporto tecnico-scientifico e culturale necessario per effettuare analisi prospettiche di tipo ex-ante, attività di monitoraggio e di valutazione ex-post dei progetti e delle politiche implementate, mettendo a sistema quanto attuato e armonizzandolo con i target dell’Agenda 2030 e con gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile che impattano maggiormente sulla vita del Paese e dei cittadini;
  4. contribuire alla creazione di spin-off accademici o/e all’istituzione di corsi di studi avanzati, supportando sia le amministrazioni pubbliche che il mondo dell’impresa e del lavoro nella individuazione di quelle conoscenze, sia teoriche che pratiche, basate sui principi della sostenibilità, necessarie per poter affrontare i cambiamenti culturali, tecnologici ed organizzativi che la società e l’economia italiana dovranno gestire nei prossimi mesi ed anni, per uscire dall’attuale crisi e prevenirne di nuove;
  5. contribuire alla costruzione di un laboratorio a rete per offrire servizi integrati di qualificazione di nuovi prodotti/processi a supporto della fase di post-COVID-19, anche con l’obiettivo di scambiarsi le esperienze

della gestione della crisi e mettere a fattor comune i benefici e i risultati conseguibili a livello regionale.

In conclusione

Siamo convinti che l’esperienza maturata dalle Università in questo periodo di difficoltà e di emergenza rappresenti un bagaglio prezioso, un esempio di laboratorio trasformativo, fondamentale per affrontare le sfide future con sguardo positivo e costruttivo, in linea con gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Per poter traghettare i territori verso scenari di sviluppo sostenibile, le Università devono essere messe in grado di rafforzare il proprio impegno in termini di didattica, ricerca, technology transfer, public and social engagement e human resource development sui temi dell’Agenda 2030. Solo accrescendo e rendendo sistemiche e sistematiche le conoscenze, le competenze e le best practice e mettendo a disposizione del Paese e dei suoi territori le competenze trasversali di cui le Università sono portatrici e custodi

f.to la Presidente, il Comitato di Coordinamento, i Coordinatori dei Gruppi di Lavoro della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile

 




5 milioni di euro nel 2020 per far ripartire lo sport

Per il 2020 la Giunta regionale approverà un piano di interventi straordinari a sostegno dello sport piemontese, per fare fronte alle grandi criticità dovute all’emergenza sanitaria in corso, che ha costretto il mondo sportivo alla chiusura di impianti e attività”: lo ha detto l’assessore allo Sport Fabrizio Ricca nella seduta di sesta commissione, presieduta da Paolo Bongioanni, nella quale è stato dato parere favorevole a maggioranza al programma triennale messo a punto dall’assessorato.

“Le misure straordinarie per 5 milioni di euro andranno a sostegno delle diverse tipologie di destinatari che operano nello sport – ha detto Ricca – con particolare attenzione alle piccole realtà e all’attività giovanile, per scongiurare la chiusura definitiva per mancanza di liquidità. 4 milioni di euro verranno destinati subito a copertura delle spese correnti di funzionamento e di gestione ordinaria degli impianti e delle attività per i mesi di inattività, mentre 1 milione è previsto per i bandi tradizionali, che moduleremo ad emergenza finita anche con il supporto di Coni, Cip e federazioni”.

Il piano triennale si sviluppa su quattro assi d’intervento: impiantistica e promozione sportiva, sport tradizionali, tutela e promozione delle attività delle società storiche del Piemonte, sport invernali olimpici e paralimpici.

Al dibattito sono intervenuti i consiglieri Sarah Disabato (M5s), Daniele Valle e Diego Sarno (Pd), Carlo Riva Vercellotti (FI). Il presidente Bongioanni ha sottolineato la necessità di convocare le associazioni sportive e il Coni per la messa punto di un protocollo condiviso in vista della riapertura in sicurezza delle società.

Voucher scuola, sarà anticipata la finestra per fare domanda. Misure straordinarie per i servizi educativi 0-6 anni.

In commissione è stata anche sentita l’assessore all’Istruzione Elena Chiorino, che ha illustrato la proposta di delibera sulle modalità di gestione e i termini di presentazione delle domande per l’assegnazione dei voucher per il diritto allo studio 2020-2021 e ha informato i commissari sull’avanzamento della misura straordinaria per il  sostegno ai servizi educativi 0-6 anni sempre legata all’emergenza Covid 19.

Sui voucher scuola l’impianto della delibera è rimasto invariato rispetto alla scorsa annualità, con una dotazione di oltre 17,8 milioni di euro così ripartiti: 6,7 milioni per il voucher libri di testo, offerta formativa e trasporti, 4,4 milioni per il voucher iscrizione e frequenza, 6,6 milioni trasferiti dal Miur per il contributo statale libri di testo.

L’assessore si è confrontata con la commissione sulla necessità di dilatare il più possibile le tempistiche di apertura della finestra per la richiesta del voucher da parte delle famiglie: in accordo con i commissari si è convenuto di anticipare l’apertura in tempi rapidi e fino al 10 giugno, con possibilità di proroga, per evitare code agli sportelli per chi non potesse inoltrare la richiesta per via telematica.

Sono intervenuti i consiglieri Valle, Silvio Magliano (Moderati), Marco Grimaldi (Luv), Frediani.

L’assessore ha infine fatto il punto sulla misura straordinaria messa in campo a sostegno dei servizi educativi 0-2 anni e delle scuole dell’infanzia paritarie e private per la fascia 3-6 anni, che a seguito della sospensione per l’emergenza sanitaria gravano soprattutto sulle tariffe delle famiglie.

“La piattaforma per la rilevazione dei servizi a pagamento nei vari Comuni piemontesi è stata chiusa il 15 aprile – ha detto l’assessore -. Sono circa 500 i Comuni che hanno dichiarato la presenza di tali servizi sul loro territorio e nella prossima settimana il Csi elaborerà i dati per avere il numero esatto dei bambini che ne fruiscono. A quel punto provvederemo a ripartire sui Comuni le risorse da destinare alle famiglie o ai servizi per il periodo di sospensione o il mancato introito delle rette: 15 milioni complessivi, di cui 10 destinati ai servizi educativi 0-2 anni e 5 milioni per scuole dell’infanzia”.