1

Nasce ALPIFIDI: approvata la fusione tra Confartigianato Fidi Cuneo S.C. e Valfidi S.C di Aosta

Il 5 ed il 6 ottobre sono state due date fondamentali per il futuro della Confartigianato Fidi Cuneo, le Assemblee dei Soci di Valfidi S.C di Aosta e della Cooperativa di Cuneo hanno infatti approvato, all’unanimità, la fusione tra i due Confidi, che porterà alla creazione di un Confidi che opererà nel territorio del Nord Ovest d’Italia, dalla Valle d’Aosta alla Liguria.

La denominazione scelta per la nuova realtà è ALPIFIDI, un nome che simbolicamente unisce i territori su cui operano i due Confidi che si sono uniti, dal Monte Bianco al Mar Ligure; il nuovo Confidi sarà sottoposto alla vigilanza diretta della Banca d’Italia e quindi un vero e proprio Ente finanziario, in grado di mettere in campo a favore dei propri soci, oltre alla garanzia, anche strumenti diversi e innovativi, una consulenza finanziaria in senso lato e l’erogazione diretta di credito.

Il Presidente di Confartigianato Fidi Cuneo, Roberto Ganzinelli, nel suo discorso introduttivo all’Assemblea di Cuneo del 6 Ottobre, ha ripercorso le tappe del progetto, ricordato gli studi e le discussioni che hanno portato a scegliere questa soluzione, nell’intento di far progredire la Cooperativa di Cuneo, di investire per produrre lavoro e ricchezza, di onorare le intenzione dei fondatori, gli 80 artigiani lungimiranti che nel 1969 hanno fondato la Confartigianato Fidi Cuneo.

Ganzinelli ha evidenziato come i dodici consiglieri che compongono il Consiglio di Amministrazione si sono impegnati nel diffondere il messaggio e nel recepire le istanze delle imprese associate, promuovendo momenti di confronto in cui sono stati valutati vantaggi, svantaggi e le alternative esistenti.

Il Presidente ha dato risalto al fatto che le quote sociali detenute dai soci di Cuneo avranno la stessa valenza di quelli di Aosta, essendo la fusione strutturata sul valore nominale.
Il Segretario verbalizzante, il Notaio Vincenzo Pitino di Carrù, ha poi illustrato le modalità previste per lo svolgimento delle prossime Assemblee, che si terranno in modalità separata, una per il territorio cuneese, Piemonte Sud e Liguria e una per la Valle d’Aosta ed il Piemonte Nord, in modo da assicurare la massima rappresentatività dei territori.

Nel corso dell’evento è stato anche riferito che la Banca d’Italia, il severo organo di controllo con cui il nuovo Confidi dovrà confrontarsi nei prossimi anni, ha già formalmente approvato il progetto, fornendo suggerimenti concreti per migliorarlo e renderlo pienamente conforme alle stringenti normative cui sono sottoposti gli Enti finanziari.

Al termine dell’Assemblea di Cuneo è intervenuto il Presidente di Valfidi, Laurent Vicquéry, che ha espresso la sua personale soddisfazione, e degli amministratori e dei soci del Confidi di Aosta, per il risultato raggiunto, che va a creare una stretta sinergia tra due strutture sane e organizzate, pur mantenendo le necessarie autonomie sui rispettivi territori, a livello di governance e di rappresentatività; un nuovo Confidi che, fatto non secondario, permette di mantenere inalterati i livelli occupazionali nelle attuali sedi, a Cuneo ed Aosta, grazie all’utilizzo delle tecnologie informatiche.

Il Presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, Luca Crosetto, ha evidenziato che il progetto chiude un ciclo glorioso del Confidi di Cuneo, ha fatto i complimenti ai Consiglieri di Amministrazione per il risultato raggiunto ed ha formulato i suoi migliori auguri, auspicando che con il nuovo Confidi prosegua la storica collaborazione con l’Associazione.




Usura: “Rafforzare l’Osservatorio e finanziare la legge”

Incrementare le funzioni dell’Osservatorio e finanziare la legge regionale contro l’usura. Queste, in sintesi, le proposte dei consiglieri delegati dall’Udp, Gianluca Gavazza e Giorgio Bertola, nel corso della riunione dell’Osservatorio regionale sui fenomeni di usura estorsione e sovraindebitamento, tenutasi questa mattina.

Del resto, anche in Piemonte, dopo il Covid aumentano le famiglie in difficoltà economica: a livello nazionale sono ormai quasi il 60 per cento quelle che faticano ad arrivare a fine mese, mentre prima del lockdown erano il 46%, come rivelato da un’indagine Doxa commissionata dall’Ania, citata durante i lavori.

Dalla ricerca emerge anche che le famiglie con migliore formazione finanziaria sono quelle che riescono ad affrontare meglio una spesa improvvisa.

Dati che sottolineano la crisi economica ed evidenziano l’urgenza di contrastare le situazioni che possono favorire la ricerca di risorse economiche – per pagare debiti e pendenze varie – nella direzione sbagliata, con il rischio di cadere nella trappola dell’usura. Senza dimenticare che le imprese e le aziende stanno vivendo momenti finanziariamente molto difficili.

Secondo Gavazza, “è il momento di ripartire con le attività dell’Osservatorio per accompagnare la ripresa dell’economia dopo la pandemia. Bisogna fare quadrato con le Forze dell’ordine affinché i cittadini percepiscano di non essere ‘soli’, siano essi già vittime o lo stiano per diventare.  Va intrapreso un percorso informativo capillare soprattutto verso i piccoli imprenditori che sono riusciti a resistere nonostante il lockdown e che oggi sono i soggetti più esposti. L’Osservatorio, oltre alla necessaria formazione, può indicare, attraverso le associazioni che lo costituiscono, la strada per un aiuto economico lecito. Le fondazioni antiusura e gli altri enti offrono un aiuto concreto avvalendosi del quadro normativo regionale e nazionale, rappresentando così un vero e proprio riferimento per gli imprenditori, oggi più che mai, in balìa di un mare in burrasca.”.

“Viviamo in tempi difficili – ha osservato Bertola -. Usando la metafora dell’esperto in materia di sovraindebitamento, Antonio Cajelli, in questo momento è come se stessimo passeggiando sulla spiaggia dopo che si è ritirato il mare: ancora non ci rendiamo conto dell’ondata che deve arrivare, ma è bene stare in allerta e muoversi per tempo per affrontare l’imminente tsunami economico. Per questo bisogna fare delle riflessioni importanti sulla legge regionale 8 del 2017 contro usura, estorsione e sovra indebitamento, non solo perché venga adeguatamente finanziata, come da me richiesto al presidente Cirio grazie al supporto di tutto l’Ufficio di presidenza, ma dobbiamo riflettere anche sui provvedimenti attuativi, affinché la legge abbia un impatto effettivo per la vita dei piemontesi. Sarà questo il mio spunto di lavoro per i prossimi mesi come delegato presidente dell’Osservatorio Usura”.




Campagna europea sul Castello di Novara

L‘Europa nella mia Regione” accende i riflettori su un progetto di eccellenza finanziato con il Por FESR del Piemonte

Fino al 5 novembre 2020 il Castello Visconteo Sforzesco di Novara è protagonista della campagna “L’Europa nella mia Regione”, iniziativa che la Commissione svolge già da qualche anno nei vari Stati membri.

L’obiettivo è scegliere un progetto simbolo che è stato finanziato con i fondi strutturali e che rappresenta un luogo importante per la popolazione locale, per costruire attorno ad esso una campagna di promozione di un mese.

A tal proposito la Commissione europea ha dedicato una pagina web specifica sul Castello Visconteo, la cui riqualificazione è stata cofinanziata dalle ultime due programmazione del Por FESR Piemonte.

 




Maltempo, stimati danni per un miliardo di euro

Sono oltre 360 gli interventi urgenti che il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha presentato oggi a Roma al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese con una prima stima parziale dei danni provocati dagli eventi alluvionali che hanno interessato parte del Piemonte tra il 2 e il 3 ottobre.

La prima quantificazione dei danni alle infrastrutture e alle opere pubbliche ammonta ad oltre 150 milioni di euro, ma la cifra è destinata ad aumentare in maniera consistente dal momento che in circa metà dei Comuni è ancora in corso la valutazione delle conseguenze delle piogge straordinarie del weekend.

Sommando i danni alle opere pubbliche a quelli subiti dai privati, famiglie e aziende (industria, commercio, artigianato, agricoltura) la cifra complessiva si aggira intorno a un miliardo di euro.

Il Cuneese, dove i paesi di Garessio e Limone Piemonte sono stati devastati dalla piena e le stazioni sciistiche distrutte, segnala almeno 50 interventi urgenti per un parziale di circa 64 milioni di euro, a cui andranno aggiunti sei interventi non ancora quantificati.

Ingenti e profondi i danni nel Vercellese, a cui si aggiunge anche il duro bilancio di una vittima: qui sono 88 gli interventi richiesti con una prima stima di circa 15,4 milioni di euro per 31 opere urgenti, in attesa delle 57 ancora da determinare economicamente.

Il Biellese, con importanti danni soprattutto nella Alta Val Cervo, segnala la necessità di 73 interventi per un totale parziale di oltre 7 milioni di euro, mancando all’appello le stime per una trentina di interventi.

Il Novarese, dove è crollato il ponte che collega Romagnano Sesia e Gattinara, ha completato la prima stima dei danni evidenziando 48 interventi per oltre 36 milioni di euro, a cui si aggiungono i lavori di somma urgenza per il rispristino dei dissesti lungo il fiume Sesia a Sannazzaro (NO) e a Villata (VC) per circa 2,5 milioni di euro.

Nel Verbano Cusio Ossola gli straripamenti del fiume Toce e le forti piogge hanno provocato danni che richiederanno 73 interventi, di cui al momento ne sono stati quantificati una trentina per circa 20,6 milioni di euro.

Sono, infine, 27 gli interventi richiesti per il Torinese per un totale di 4,6 milioni di euro, concentrati soprattutto nel Canavese.

«Stamattina a Roma – sottolinea il presidente Cirio – ho consegnato al ministro dell’Interno Lamorgese una prima rendicontazione dei danni e l’elenco degli interventi di somma urgenza necessari al ripristino in sicurezza del nostro territorio. Le cifre non sono ancora definitive, ma sommando i danni pubblici e privati parliamo di circa un miliardo di euro. Ringrazio il Ministro per l’attenzione. Il Piemonte ha sempre pagato tanto e ricevuto poco. Ma ora è necessario che il Governo faccia la sua parte».

«Di concerto con il Dipartimento nazionale della Protezione civile – aggiunge il presidente Cirioabbiamo deciso di chiedere l’accesso al Fondo di solidarietà dell’Unione europea insieme a Liguria e Francia in modo da avere più possibilità di un riscontro positivo».

«Ci siamo immediatamente recati nei territori colpiti – evidenzia l’assessore alla Protezione civile della Regione Piemonte Marco Gabusi – per verificare di persona la situazione e mettere in campo misure immediate. Le amministrazioni locali, le istituzioni, il sistema di pronto intervento, la Protezione civile, le forze dell’ordine e i volontari hanno risposto con grande celerità alla situazione di emergenza mentre la popolazione è stata, ed è tuttora, impegnata in prima persona per tornare alla normalità. Ora ci serve l’aiuto da parte del governo. Il Piemonte è forte e lo dimostra continuamente, ma da solo non può far fronte ad una situazione di pericolo che sta diventando sempre più importante. Se non abbiamo modo di contrastare i danni causati dai cambiamenti climatici, che fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, con interventi importanti – e costosi – sul territorio, il Piemonte è destinato ad un futuro di disastroso declino. Chiediamo al governo di non condannarci ad un simile destino».

 

Gli eventi metereologici hanno avuto un carattere ‘eccezionale’, tanto che nelle aree più coinvolte i tempi di ritorno ad una situazione di normalità superano, secondo l’Arpa, i 200 anni. Come sottolinea il rapporto dell’Arpa i valori di pioggia registrati rappresentano più del 50% della precipitazione media annuale. Valori eccezionali sono stati registrati nel comune di Valstrona (VB) con oltre 650mm di pioggia e nel comune di Mergozzo (VB) con oltre 600 mm. Nell’alta val Tanaro a Limone Piemonte (CN) sono caduti quasi 600 mm di acqua, quasi tutti nella giornata del 2 ottobre; valori estremi sono stati registrati anche nella stazione nel comune di Garessio (CN) con oltre 400 mm.

Le precipitazioni hanno generato sui corsi d’acqua onde di piena che, nei bacini del Toce e del Sesia, hanno superato i livelli di riferimento storici della piena dell’ottobre 2000 e sull’alto Tanaro quelli del novembre 2016. Il fiume Sesia, da monte a valle, ha raggiunto livelli mai registrati da quando esistono le stazioni meteo automatiche. La piena è risultata abbondantemente superiore sia a quella del 2000 che del 1993 ed ha avuto una magnitudo paragonabile alla maggiore piena storica degli ultimi 100 anni verificatasi nel 1968.




Nasce la Corporate Academy  del Gruppo Ebano 

Creare le competenze professionali necessarie alla crescita del gruppo e all’affermazione della FAD, la formazione a distanza, nel mercato italiano. E’ questa la missione assegnata a Ebano Corporate Academy, la nuova iniziativa promossa dal Gruppo Ebano, fondato e presieduto da Carlo Robiglio, Presidente di Piccola Industria Confindustria e Vice Presidente della Confederazione di Viale dell’Astronomia.

Ebano Corporate Academy, grazie alla convenzione con l’Università degli Studi del Piemonte Orientale (Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa) collaborerà per lo sviluppo di ricerche comuni per studiare il tema della formazione professionale in modalità e-learning erogata da imprese private. In particolare sarà realizzato un progetto di ricerca della durata di un anno (ottobre 2020-ottobre 2021) orientato allo studio di soluzioni che possano portare verso forme di riconoscimento formale della cosiddetta Fad, ovvero la formazione a distanza.

La realtà imprenditoriale fondata da Robiglio opera in settori complementari tra loro: dall’editoria al marketing, dall’e-commerce alla formazione a distanza. Ed è proprio quest’ultima uno dei punti di forza, grazie alla controllata Cef Publishing, leader di mercato nella realizzazione e nell’erogazione di corsi professionali per il mercato consumer, con più di 50 mila iscritti negli ultimi undici anni.

Il Gruppo Ebano, con 9 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, tramite la controllata Cef Publishing, è anche certificata dal programma Elite di Borsa Italiana per i requisiti di affidabilità e trasparenza richiesti dai principali investitori istituzionali e ha vinto quest’anno per la seconda volta consecutiva il “Best Managed Companies”, iniziativa promossa da Deloitte per supportare e premiare le aziende italiane eccellenti per capacità organizzativa, strategia e performance.

Il Gruppo è fortemente impegnato nel sociale e nella sostenibilità. La politica aziendale di Ebano, volta a perseguire alti standard in termini di sostenibilità e impatto sociale, ha permesso, attraverso la partecipata Cef Publishing, di ottenere la Certificazione b Corp®, rilasciata dalla B Corporation, l’ente non-profit americano.

“Ebano Corporate Academy– spiega Robiglio – nasce dalla consapevolezza che la persona è sempre più al centro delle strategie di crescita delle aziende, a maggior ragione quando la formazione è il core business di un gruppo imprenditoriale.

Proprio l’investimento in formazione rappresenta la tappa fondamentale di un percorso finalizzato a creare conoscenza e competenza, beni intangibili che arricchiscono l’impresa in ogni fase del suo ciclo di vita, rinnovandola attraverso nuovi ingressi e apporti professionali ma anche con un processo di continuo apprendimento delle persone che ne fanno già parte.

In tal senso l’Academy aziendale sarà il cuore strategico della learning organization, spazio fisico e virtuale in cui le persone saranno non solo destinatarie di interventi formativi, ma anche e soprattutto soggetti attivi dello sviluppo e condivisione, attraverso  le nuove tecnologie digitali, di competenze, capacità, cultura aziendale”.




Embraco, Sicchiero: “Due incontri per ex lavoratori Embraco e imprenditori”

Quando a metà settembre è stato annunciato il progetto Italcomp, con l’obiettivo di dare vita nel sito ex Embraco/Ventures di un polo per la produzione di compressori per l’industria del freddo, ho ribadito che come amministrazione comunale siamo fiduciosi che questa prospettiva possa davvero concretizzarsi ma che, nel frattempo, avremmo continuato a lavorare per offrire alternative occupazionali alle lavoratrici e ai lavoratori che desiderino ricollocarsi.

Così è. Infatti, in collaborazione con la Regione Piemonte, abbiamo organizzato nel mese di ottobre due incontri, il primo rivolto ai lavoratori e relativo all’assegno di ricollocamento, il secondo agli imprenditori interessati ad approfondire il tema delle agevolazioni all’assunzione di lavoratori ex Embraco/Ventures»: lo annuncia il Sindaco di Chieri Alessandro SICCHIERO.

Il primo appuntamento, incentrato sull’operatività dell’assegno di ricollocazione, e quindi rivolto a lavoratrici e lavoratori dell’ex Embraco, si svolgerà lunedì 12 ottobre in Sala della Conceria, a Chieri (via della Conceria, 1), con due incontri, il primo alle 10 e il secondo alle 11,30. Altri due incontri sono previsti nel pomeriggio presso il Municipio di Riva di Chieri (piazza Parrocchia 4), alle 14,30 e alle 16. Saranno le rappresentanze sindacali ad organizzare i gruppi di lavoratori.

Un secondo appuntamento, rivolto agli imprenditori, verrà calendarizzato nelle prossime settimane.

Agli incontri interverrà il dottor Alberto Anselmo del Settore Politiche del Lavoro della Regione Piemonte.

 




Confindustria Piemonte: indagine congiunturale trimestrale

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a settembre da Confindustria Piemonte, la terza durante l’emergenza Covid-19, conferma le attese ed è in linea con i risultati di analoghi sondaggi condotti a livello nazionale ed europeo.

Il clima di fiducia delle imprese piemontesi rimane pessimistico, ma gli indicatori migliorano in modo talvolta sensibile rispetto a giugno (mese immediatamente successivo alle fine del lockdown).

Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono un miglioramento della situazione di mercato nei prossimi mesi. Gli indicatori registrano un marcato progresso rispetto allo scorso trimestre, pur restando al di sotto della soglia tra previsioni di aumento e diminuzione.

Nel comparto manifatturiero, il 17,1% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 28,6% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a -11,5 punti percentuali) migliora di oltre 20 punti rispetto a giugno. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 19% si attende un aumento (contro il 32%).

Rallenta anche la velocità di caduta dell’export, ma le prospettive restano comunque molto incerte. Migliora il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna 4 punti rispetto a giugno, pur restando al di sotto della media storica.

Resta negativo l’andamento della redditività, ma si riduce la quota di aziende che si attendono un ulteriore peggioramento. Migliora la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano ritardi diminuisce di quasi 20 punti, pur restando abbastanza elevata in prospettiva storica. Cala ma rimane elevato il ricorso alla CIG, esploso a livelli record nei mesi scorsi: a settembre il 39% delle aziende prevede di farvi ricorso (era il 55% a giugno).

Nella maggior parte dei settori le attese restano sfavorevoli, ma si osserva un’attenuazione del pessimismo. Fanno eccezione impiantisti, gomma-plastica e industria elettrica, che registrano saldi positivi dopo una fase decisamente cedente. Nel comparto metalmeccanico gli indicatori sono complessivamente un po’ più favorevoli della media, anche se la meccanica strumentale non dà segnali di assestamento.

Anche nel comparto dei servizi gli indicatori migliorano in misura apprezzabile rispetto a giugno ma la maggioranza delle imprese si attende, anche per gli ultimi mesi dell’anno, condizioni di mercato recessive. Aumenta il tasso di utilizzo delle risorse aziendali. Diminuisce di 10 punti il ricorso alla CIG, ancora elevato per gli standard del settore. In calo anche la quota di imprese che segnala ritardi nei pagamenti.

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. La situazione più difficile riguarda certamente il biellese, con attese fortemente negative, condizionate senza dubbio dall’andamento del settore tessile – uno dei più colpiti dalla recessione.

I miglioramenti più sensibili si registrano a Novara e soprattutto nel canavese. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo. Nell’industria, i saldi ottimisti-pessimisti riferiti a livelli produttivi e ordini totali migliorano di 25 punti rispetto a giugno; ancora in calo l’export, ma si riduce la percentuale di pessimisti e aumenta quella di ottimisti. Il ricorso alla CIG diminuisce di venti punti (da 59% a 39%), anche se resta molto elevato. Il tasso di utilizzo degli impianti si riporta al 70%.

L’indagine conteneva tre domande sintetiche sugli effetti del coronavirus, a due mesi dalla riapertura dopo il lungo lockdown. La maggioranza delle 1.200 aziende rispondenti (48,4%) giudica “significative ma recuperabili” le perdite complessive subite per effetto della crisi; un ulteriore 36,5% ritiene “limitato” l’impatto. Più pessimista il residuo 15,1% delle aziende, che ritiene “molto gravi” gli effetti economici del virus.

Restringendo la valutazione all’andamento del 2020, il 35,3% prevede una “contenuta” riduzione del fatturato; per il 32,7%, invece, la contrazione del fatturato sarà “forte” e per un più pessimista 4,8% sarà “molto forte”. All’estremo opposto si pone il 23,4% delle imprese che prevede di chiudere il 2020 con un fatturato “sostanzialmente stabile” rispetto allo scorso anno. Il 3,9% delle aziende rispondenti prevede addirittura un fatturato “in crescita”.

Quali tempi avrà la ripresa? La maggioranza delle imprese (37,5%) ritiene che il recupero dei livelli pre-crisi possa avvenire “entro il 2021. Secondo il 10,3% dei rispondenti i tempi saranno più brevi (“entro il 2020”) mentre per una percentuale di poco superiore (14,1%) saranno invece più lunghi (“entro il 2022 o oltre”). È elevata la quota di imprese (37,8%) che ritiene “non prevedibili” i tempi del pieno recupero. Irrilevante la percentuale di imprese che non vedono un futuro (0,3%).

«Il nostro sondaggio di settembre – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – fa registrare alcuni segnali incoraggianti ma non deve alimentare un eccessivo ottimismo. Le imprese sono ripartite e la maggioranza dichiara di avere subito perdite anche ingenti ma recuperabili nei prossimi mesi. Tuttavia le condizioni di mercato restano incerte, soprattutto all’estero; non possiamo dare per scontato che la ripresa sia ormai decollata e possa prendere velocità in modo lineare e automatico. Al contrario, molti fattori possono bloccare o invertire il percorso della ripresa: a partire dal rischio ancora concreto di nuove ondate di contagi e di un secondo lockdown».

«L’emergenza non è finita – commenta il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj. In questa delicata, complessa fase di riavvio dei meccanismi della crescita, è essenziale che al sistema produttivo vengano garantite le migliori condizioni per investire e produrre. Ci troviamo in un momento storico forse unico nel dopoguerra: avremo a disposizione risorse senza precedenti e potremo contare sul sostegno dell’Europa. È essenziale che gli sforzi vengano concentrati su poche, chiare priorità di lungo periodo, come hanno saputo fare i nostri partner europei, a partire da Francia e Germania. I programmi di investimento devono procedere in parallelo alle riforme strutturali».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, prosegue si attenua la negatività delle attese. Le previsioni per il quarto trimestre 2020 su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora negative ma in recupero rispetto alla rilevazione di giugno. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa il 40% delle imprese.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -33,3% a -11,5% e quello sugli ordinativi totali da -35,5% a -13,3%. Le attese sull’export passano da -29,7% a -14,5%. In parziale recupero anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -16,0% a -4,5%.
In questa situazione di incertezza, si accentua la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, subiscono una battuta di arresto. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti fortemente negativo (-17,5%), le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano -14,6%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è -8,7%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è -0,9%.
Cresce l’ampiezza del divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +6,7% (era -19,1% a giugno) e -20,2% (era -40,4%).
Si attenua il ricorso alla CIG, quasi il doppio rispetto a giugno; ne fa richiesta il 39,2% delle aziende (dal 55,1% della scorsa rilevazione, a fine lockdown).
Il 16,1% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 15,9% a giugno). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 65% al 69%.
Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (27,1%) e aumentano quelle con visibilità 1-3 mesi (48,8%). Restano più o meno stabili quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (14,6%) e oltre i 6 mesi (9,5%).
Si assestano i tempi di pagamento che, dopo un temporaneo aumento, tornano di 85 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 89 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala significativamente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (36,3%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un saldo ancora negativo tra ottimisti e pessimisti (-8,1%); soffrono in particolare metallurgia (-14,3%) e macchinari e apparecchi (-16,9%). Prosegue il momento positivo per l’industria elettrica (+6,5%); recupera l’automotive (+10,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora negativo di legno (-45,0%), cartario-grafico (-32,4%), tessile-abbigliamento (-26,1%), chimica (-13,0%), manifatture varie (-10,5%), alimentare (-5,7%), edilizia (-6,1%). Inversione di tendenza per la gomma-plastica (+7,4%) e per gli impiantisti (-16,7%).

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, con un balzo di oltre 50 punti rispetto a giugno; tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo.
A livello territoriale, il clima di fiducia migliora in molte aree del Piemonte, ma le valutazioni sono molto eterogenee. Clima positivo nella zona di Ivrea e a Novara (con saldi rispettivamente +5,0% e 0,0%). Ancora negative ma in miglioramento le attese a Alessandria (-13,1%), Cuneo (-16,1%), Verbania (-11,5%) e Vercelli (-10,8%), Torino (-6,3%). Situazione ancora fortemente negativa a Biella (-28,2%), territorio profondamente colpito dalla crisi del tessile.

Comparto dei servizi
Per le quasi 350 aziende del campione si confermano indicatori negativi, come a marzo e giugno.

In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -17,5% a -2,6%. Quello ordini totali passa da -18,1% a -5,2%. Il saldo sull’occupazione da -3,1% a -2,3%.
Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 14,5%, a 15,2%.
Recupera il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre si assesta il ricorso alla CIG, che passa dal 36,7% al 26,3%.

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 12,3% le aziende con ordini per meno di un mese, il 39,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 22,6% per 3-6 mesi, mentre scendono a 26,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 70 giorni: il ritardo scende a 89 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In aumento le imprese che segnalano ritardi negli incassi (55%).

A livello settoriale, com’era prevedibile, recuperano i trasporti (5,6%), le utility (+25,0%) e gli altri servizi (+1,1%). Ancora leggermente negativi i servizi alle imprese (-1,4%) e l’ICT (-5,4%), mentre il comparto commercio e turismo continua a soffrire profondamente (-19,6%).




Confagricoltura Alessandria, sopralluogo nei campi alluvionati del Casalese

Oggi pomeriggio la Giunta regionale ha effettuato una serie di sopralluoghi nelle zone del Piemonte maggiormente battute dal maltempo.

In particolare, l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa su invito di Confagricoltura Alessandria si è recato nelle aziende colpite dalla recente alluvione nel Casalese per visionare i danni, insieme ad una delegazione dell’Organizzazione agricola composta dal presidente provinciale Luca Brondelli di Brondello, dal direttore provinciale Cristina Bagnasco, dal presidente della Zona di Casale Monferrato Giovanni Girino e dal direttore della Zona di Casale Monferrato Giovanni Passioni.

A Terranova, la frazione di Casale Monferrato gravemente danneggiata da questo evento alluvionale, il percorso è partito dall’azienda di Giovanni Gatti, per poi giungere dall’imprenditore agricolo Gaudenzio Ferrara con il nipote Carlo Alberto e a seguire dall’associato Alessandro Berzero, dove sono state visitate le strutture e visionati i terreni.
“Come per altri recenti eventi calamitosi, anche in questo ennesimo caso il quadro della situazione è allarmante: le strutture aziendali come stalle e ricoveri attrezzi sono state invase da fango e materiali vari, così come le abitazioni. I campi dove il riso era in piena trebbiatura sono devastati, con presenza di ghiaia, detriti, tronchi e altri materiali; anche gli argini sono crollati in alcuni punti” esordisce il presidente della Zona di Casale di Confagricoltura Giovanni Girino.

“Auspichiamo un tempestivo intervento delle istituzioni, perché il bilancio in tutto il Piemonte è sicuramente pesante. Per ripristinare i terreni che presentano voragini, smottamenti e detriti, così come per riordinare le strutture aziendali saranno sicuramente necessari tempi lunghi. E la conta dei danni non è ancora terminata. Consideriamo senza dubbio un segnale positivo e incoraggiante la visita dell’Assessore che ha potuto vedere e valutare in prima persona quanto accaduto alle nostre imprese” commenta il presidente provinciale Luca Brondelli.

“Siamo fermamente convinti che un’azione efficace di manutenzione dei corsi d’acqua per prevenire il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza i territori sia assolutamente urgente e necessaria” dichiara il direttore provinciale Cristina Bagnasco.
“I nostri uffici tecnici sono a disposizione degli agricoltori per la compilazione delle pratiche per la segnalazione dei danni agli enti preposti, così come per la valutazione dei singoli casi in relazione ai contributi europei” afferma il direttore della Zona di Casale Passioni.

 




Confagricoltura Piemonte ha iniziato la rilevazione dei danni dell’alluvione

I tecnici di Confagricoltura Piemonte nelle giornate di ieri e di oggi (5 ottobre) hanno effettuato una prima rilevazione dei danni causati dall’alluvione del 2 e 3 ottobre nelle aziende agricole maggiormente danneggiate. Tutte le province hanno patito la furia del maltempo, con una maggiore concentrazione e nelle aree risicole tra il Casalese in provincia di Alessandria, Vercelli e il Basso Novarese.

Le aree maggiormente danneggiate in provincia di Alessandria sono Casale Monferrato, Frassineto Po, Balzola, Ovidio.

In provincia di Vercelli la lista dei comuni già rilevati è lunga: oltre al capoluogo troviamo Albano, Asigliano, Balocco, Borgo Vercelli, Buronzo, Caresana, Caresanablot, Carisio, Collobiano, Quinto Vercellese, Formigliana, Lignana, Olcenengo, Oldenico, Arborio , Ghislarengo, Pezzana, Prarolo, Recetto, Vicolungo, Ronsecco, Rovasenda, Salussola, Villarboit, Villata, Motta de’ Conti.

A Novara Confagricoltura ha già rilevato danni a Sillavengo, Mandello, Briona, Landiona, Romagnano Sesia, San Nazzaro Sesia.

Danni anche nel Torinese, a Verrua Savoia, Ivrea, Banchette, Salerano, Fiorano, Strambino, Vestignè e Vische.

Nell’Astigiano è stato danneggiato sono state danneggiate le coltivazioni nel comune capoluogo e ad Azzano, Castello d’Annone, Rocca d’Arazzo, Rocchetta Tanaro e Cerro Tanaro. Lunga la lista dei comuni colpiti in provincia di Cuneo: tutta l’alta Val Tanaro, ma anche la zona dell’Albese, con La Morra, Bra, Cherasco, Castagnito, Barbaresco, Guarene.

Tra le coltivazioni danneggiate mais, soia, colza, riso –  anche pregiato riso da semesorgo, prati, noccioleti, coltivazioni orticole in pieno campo e sotto serra, vivai, grano saraceno.

Oggi il presidente di Confagricoltura Alessandria Luca Brondelli di Brondello, componente della giunta nazionale di Confagricoltura, insieme al direttore di Confagricoltura Alessandria Cristina Bagnasco e al presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella Giovanni Perinotti, ha compiuto una sopralluogo nelle zone danneggiate insieme all’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa. Con una serie di sopralluoghi nelle aziende danneggiate ci si potuti rendere conto dell’entità del danno, particolarmente rilevante.

I dati che finora ha rilevato Confagricoltura Piemonte con la sua rete di tecnici – precisa il presidente dell’organizzazione Enrico Allasiariferiscono di circa 2.850 ettari di superficie alluvionata, per una mancata produzione di oltre 8,6 milioni di euro”.

Si tratta di una prima sommaria stima delle perdite di produzione che, data l’emergenza in cui si sta operando, risulta molto approssimativa, con i dati della superficie danneggiata e dell’entità del danno ipotizzato inevitabilmente destinati a salire, anche tenendo conto del fatto che in questo momento non è possibile capire con esattezza quali detriti siano depositati sui terreni allagati e quali operazioni di pulizia e bonifica si renderanno necessarie. Inoltre le rilevazioni di Confagricoltura devono ancora essere completate per le province di Cuneo, Biella e Verbano Cusio Ossola.

Ai danni per il mancato raccolto – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemontesi dovranno sommare le spese per l’asporto dei detriti, la bonifica dei terreni e il ripristino della fertilità del suolo, oltre alle spese per il livellamento dei campi, per lo scavo dei fossi e dei canali di gronda, per la riparazione o sostituzione degli impianti di irrigazione e della viabilità interpoderale. A questi costi si aggiungeranno quelli causati alle strutture: la furia del vento ha scoperchiato fabbricati, magazzini e serre, con danni pesantissimi”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte ha scritto all’assessore Protopapa sottolineando “la gravità del fenomeno, che accresce le difficoltà di un settore già duramente provato dall’emergenza della pandemia e dalla perdurante crisi dei prezzi delle nostre produzioni.  Per questo – sostiene Enrico Allasia –  contiamo sull’attenzione della Regione Piemonte per far si che i nostri territori possano ottenere un adeguato sostegno dal governo nazionale, indispensabile per poter superare questa difficilissima emergenza”.

 

 

 




La Zona di Saluzzo di Confartigianato ha premiato la Fedeltà Associativa

Si è svolta domenica 27 novembre, a Barge, presso il locale convegni “Ex Officina Ferroviaria”, la tradizionale cerimonia di conferimento degli Attestati di Fedeltà Associativa agli Artigiani.

L’iniziativa, organizzata dalla Confartigianato Cuneo – Zona di Saluzzo, ha inteso sottolineare il valore dell’imprenditoria locale sul territorio ed il senso di appartenenza all’Associazione da parte del mondo produttivo fossanese.

Dopo gli interventi delle autorità presenti, il prof. Giorgio Francesco, storico ed esperto di storia locale, ha tenuto un interessante approfondimento sull’evoluzione dell’artigianato nel Comune di Barge.

A seguire la consegna degli attestati di Fedeltà Associativa agli imprenditori in attività associati da 35, 50 e 60 anni.

«È un appuntamento importante per la nostra Zona, – ha dichiarato Daniela Minetti, presidente di Confartigianato Cuneo – Zona di Saluzzo – che sottolinea l’operosità e la capacità degli artigiani fossanesi. Si è trattato di un’occasione per confrontarsi sulla situazione economica del nostro territorio. Il sistema produttivo del nostro Paese si fonda proprio sulle piccole e medie imprese, alle quali viene chiesto di guardare al futuro con maggior fiducia, orientandosi sempre più verso l’innovazione e l’internazionalizzazione. Non dimentichiamo, inoltre, che questo evento rappresenta anche un piacevole momento di convivialità e di riconoscimento dell’impegno degli artigiani fossanesi che riceveranno l’attesto di “Fedeltà Associativa”».

«L’iniziativa – aggiunge Luca Crosetto, presidente territoriale Confartigianato Cuneo – vuole rendere omaggio a imprenditrici e imprenditori che si riconoscono nei principi della Confartigianato, e da anni le danno fiducia, costituendo la base associativa di quella che è la seconda Associazione in Italia per numero di aderenti. Il senso più profondo della “Fedeltà Associativa” è soprattutto un ringraziamento verso queste imprese che, come baluardi di un’economia sana e vivace, sono rimaste a presidio del territorio, generando economie e relazioni, dando occupazione e contribuendo allo sviluppo del nostro tessuto sociale».