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Innovazione, giovani e futuro,
temi centrali dell’Assemblea ARPROMA 2021

L’innovazione come fattore abilitante per sostenere la crescita delle imprese. L’attenzione alla sicurezza sul lavoro quale asset centrale per imprenditori e lavoratori.

E poi ancora: una visione sui giovani e su formazione, informazione e comunicazione. Infine, uno sguardo al futuro del settore, tra tradizioni e nuove tecnologie.

Questi i temi dell’Assemblea pubblica di ARPROMA – Associazione Revisori e Produttori Macchine Agricole, svoltasi lo scorso 17 aprile in modalità “on-line” (la registrazione è visualizzabile sul sito e sulla pagina facebook ).
L’assise, “dedicata” idealmente a Gabriele Alladio (giovane agricoltore marenese mancato nel 2018 per un incidente sul lavoro – presente a questo riguardo Vittorio Manghisi, zio del ragazzo e presidente dell’Associazione nata in sua memoria per divulgare alle nuove generazioni la cultura della sicurezza sul lavoro), ha visto in apertura gli interventi di Davide Merlino, consigliere della Fondazione CRC, Joseph Meineri, direttore di Confartigianato Cuneo, Andrea Coletti, presidente della Fondazione Ente Manifestazioni di Savigliano, Gianluca Dho, Responsabile area territoriale Cuneo del CNOS-FAP.

In seguito, è stato consegnato il premio “Imprenditore dell’anno ARPROMA”, assegnato a Giacomino Fasano dell’azienda Fasano Group di Racconigi.

Successivamente si sono svolte le premiazioni della seconda edizione del concorso “Il design per la macchine agricole”, realizzato in collaborazione con AgenForm – CEMI. Collegati per descrivere le attività dell’istituto e l’importanza sempre maggiore del “design” quale elemento di ottimizzazione, non solo estetica ma anche funzionale, dei macchinari agricoli, Giancarlo Arneodo, Direttore AgenForm e Giorgio Stirano, noto ingegnere italiano (esperto in vettura da corsa) e presidente di giuria del concorso.
Coordinata da Costanzo Rinaudo, Coordinatore responsabile AgenForm CEMI, la consegna dei riconoscimenti del concorso, suddiviso su due categorie: studenti/istituti scolastici e aziende.

Questi i premiati nella categoria studenti. 1^ classificata Anita Stella Macario (Liceo Artistico “Soleri Bertoni” – Saluzzo). 2° Matteo Amati e Matteo Fontana (IIS “GrandiS” – Cuneo). 3° parimerito tra Mattia Mesto (Liceo Artistico “Soleri Bertoni” – Saluzzo) e il gruppo di classi IV A e IV B dell’ITIS “Mario del Pozzo di Cuneo”. Per la sezione aziende: 1° classificati Andrea Giannone e Greta Bia Petrilli con un progetto per la ditta Frandent (Osasco – Torino). 2° Edoardo Landi e Andrea Arese con la ditta Fissore (Cavallermaggiore). 3° Alberto Audisio e Francesco Maria Chimenti con la ditta Rosatello (Lagnasco).
I saluti di Federico Borgna, sindaco di Cuneo e presidente della provincia, e Francesca Nota, presidente del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Cuneo, hanno introdotto l’ultima parte dell’assemblea, riservata alla presentazione dell’evento “FindYourFuture”, manifestazione dedicata ai giovani e al loro futuro scolastico, professionale personale, in programma per il prossimo 23 luglio in Piazza Virginio a Cuneo.

Per spiegare la manifestazione  sono intervenuti Alessandro Marcon, presidente di FabLab Cuneo (laboratorio di fabbricazione digitale incubato da Confartigianato Cuneo e aderente alla rete della prestigiosa università MIT di Boston) e Alberto Sardo, studente e ideatore del progetto.

Nella parte privata dell’assemblea si è anche svolto il rinnovo del Consiglio dell’Associazione. Confermati alla presidenza Luca Crosetto e alla vicepresidenza Roberto Allasia. Il Consiglio di Amministrazione costituitosi è composto da: Davide Abbà, Gianfranco Boffa, Giorgio Bolla, Cristina Bonino, Francesco Bravo, Ezio Bruno, Ivano Fissore, Simone Orsi, Roberta Ricca, Claudio Roffredo, Marco Rosatello, Massimo Sanfelici.
«Un’assemblea ricca di contenuti – commenta il presidente Crosetto – nella quale abbiamo voluto ricordare le tante iniziative sviluppate in favore delle aziende in questi ultimi tre anni e in particolar modo nell’ultimo periodo, caratterizzato dall’emergenza Covid.

Tra tutte, il recente incontro il Governatore Alberto Cirio e l’assessore Marco Protopapa per discutere del rilancio del nostro comparto attraverso incentivi e misure strutturali, promozione di prodotti e territorio per valorizzare e far conoscere il “made in Piemonte” in tutto il mondo e attivazione di progetti integrati di filiera che mettano in rete settore agricolo con piccole e medie imprese.

Un’occasione di dialogo con istituzioni e realtà locali, tra cui cito l’Ente Manifestazioni di Savigliano, con la quale stiamo cercando di tornare ad organizzare per il prossimo 2022 una Fiera della Meccanizzazione che dia valore ad aziende e pubblico. Soprattutto, si è trattato di un momento per valorizzare sicurezza sul lavoro e innovazione, temi che ci stanno a cuore, attraverso le collaborazioni con il CNOS-FAP e l’AgenForm, il concorso sul “design” e il supporto di iniziative quali “FindYourFuture”».




Materiali eco-friendly, Polito e Mit sviluppano un nuovo tessuto tecnico

Qual è l’impatto ambientale della t-shirt o dei jeans che indossiamo quotidianamente? L’industria tessile è uno dei pochi campi in cui l’equazione “naturale = sostenibile” può talvolta perdere validità: l’utilizzo di fibre naturali come cotone, lino o seta, comunemente percepite come eco-sostenibili, cela un alto impatto ambientale, comprensibile solo analizzando l’intero ciclo di vita del tessuto che va dalla produzione della fibra, alla filatura, tintura e tessitura.

La produzione di tessuti colorati è un processo molto inquinante, richiedendo oltre 98 mila miliardi di litri d’acqua ogni anno e producendo scarti fluidi ad alta concentrazione di inquinanti, che richiedono un costo significativo per poter essere smaltiti in sicurezza. E su queste tematiche si è sviluppata la ricerca “Sustainable polyethylene fabrics with engineered moisture transport for passive cooling” del Politecnico di Torino e Massachussetts Institute of Technology (MIT), pubblicata su Nature Sustainability [*]. Grazie ai processi di fabbricazione e la modellazione computazionale chimico-fisica delle microfibre si possono rendere i tessuti tecnici più performanti e più sostenibili di quelli naturali.

 

L’impatto ambientale dei tessuti in fibre naturali è anche notevole durante il loro lavaggio, a causa della scarsa controllabilità delle caratteristiche chimiche e geometriche di queste fibre che porta a una richiesta energetica significativa sia in fase di lavaggio che di asciugatura”, spiegano Matteo Fasano, ricercatore del Multi-Scale ModeLing Laboratory – SMaLL [**] del Dipartimento Energia al Politecnico di Torino e Pietro Asinari, docente del Dipartimento Energia e direttore all’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, supervisori accademici del progetto. “Infatti, la struttura micro- e nano-porosa delle fibre naturali permette all’acqua o al sudore di entrare al loro interno, rendendo più difficile la diffusione dell’acqua e dunque aumentando i tempi d’asciugatura. Questo effetto è comunemente riscontrabile confrontando i tempi di asciugatura di una maglietta in cotone rispetto a quello di un capo sportivo, solitamente in PET o Nylon. Di conseguenza, se indossato durante l’attività fisica, un capo in fibre naturali non è in grado di trasportare efficacemente il sudore lontano dalla pelle e, inoltre, ne inibisce una pronta evaporazione, inducendo una sensazione di scarso comfort dovuto al contatto della pelle con il tessuto bagnato. Inoltre, una volta giunti a fine vita, i tessuti naturali colorati sono difficili da riciclare, venendo quindi spesso accumulati nelle discariche o bruciati, con un grande spreco di risorse.

 

I tessuti in polietilene sono stati dunque individuati come una valida alternativa. Il polietilene è il materiale plastico con i più alti volumi di produzione al mondo (oltre 149 milioni di tonnellate all’anno) e si trova in oggetti di uso comune come imballaggi o contenitori alimentari, il più delle volte monouso. “Tacciato di nocività per l’ambiente, a conti fatti la produzione di tessuti colorati in polietilene ha un impatto ambientale inferiore del 60% rispetto a quelli in cotone. Le fibre in polietilene hanno inoltre basso costo e sono ultraleggere, e la loro struttura può essere ottimizzata con precisione per modificarne le caratteristiche meccaniche, termiche e ottiche, ottenendo così elevata resistenza a rottura e abrasione e ottima dissipazione del calore. In aggiunta, i pigmenti colorati tipici dello “sporco” aderiscono con difficoltà alla superficie delle fibre in polietilene grazie alla loro semplice struttura molecolare, risultando in proprietà antimacchia che ne semplificano il lavaggio a basse temperature” – spiega Svetlana Boriskina, coordinatrice della ricerca presso il MIT [***] – “tuttavia, questo fa anche sì che la colorazione del tessuto (bianco di norma) debba avvenire con un processo innovativo: i pigmenti, naturali o sintetici, vengono direttamente incapsulati all’interno delle fibre durante la loro forgiatura, evitandone così il rilascio durante il lavaggio”.

L’industria tessile ha però per lungo tempo trascurato l’impiego del polietilene nel vestiario, a causa della scarsa traspirabilità e bagnabilità delle fibre che risulta poco confortevole.

 

I ricercatori del Politecnico hanno potuto lavorare direttamente all’interno del polo tecnologico di Boston grazie al progetto MITOR finanziato dalla Compagnia di San Paolo [****], finalizzato a promuovere collaborazioni tra le due istituzioni. Per migliorare l’aspetto di comfort del capo di abbigliamento, la ricerca si è concentrata sull’ingegnerizzazione delle proprietà di trasporto dell’acqua nel tessuto, caratterizzando l’effetto di diversi intrecci e ottimizzando la geometria delle fibre di polietilene. “Agendo sul processo di fabbricazione, è possibile modificare le caratteristiche chimiche superficiali e la forma delle fibre, controllando la bagnabilità e le proprietà capillari finali del tessuto, ossia la sua capacità di assorbire e trasportare un fluido al suo interno.

Le ottime prestazioni raggiunte dal nuovo tessuto studiato sono dovute alla capacità delle fibre di polietilene di trascinare l’acqua sulla loro superficie pur rimanendo impermeabili, quindi impedendo al fluido di insinuarsi all’interno delle fibre stesse – cosa che invece accade di norma con quelle naturali” – spiega Matteo Alberghini, dottorando presso il Dipartimento Energia e il CleanWaterCenter [*****] del Politecnico, primo autore dell’articolo pubblicato. “Nel caso di capi d’abbigliamento, ciò consente al sudore di essere efficacemente allontanato dalla pelle ed evaporare velocemente, dando un confortevole effetto di fresco sulla pelle.

Avere tempi di asciugatura rapidi è inoltre importante per garantire l’igiene del materiale: bassi tempi di permanenza dell’acqua nel tessuto prevengono l’insorgenza di colonie batteriche o muffe, allontanando così i cattivi odori. La combinazione di queste proprietà rende questa nuova tipologia di tessuti lavabili e asciugabili a bassa temperatura, evitando l’insorgenza di macchie e garantendo rapidi tempi di asciugatura. Considerando contesti in cui è richiesto un lavaggio frequente di grandi quantità di tessuti, per esempio alberghi od ospedali, ciò si può tradurre in un considerevole risparmio energetico. Infine, il polietilene vanta un semplice e assodato processo di separazione e riciclaggio industriale: ciò consente di creare nuovi capi anche da materiale riciclato, con un grande potenziale di economia circolare

 

Una ricerca che ha gettato le basi per continuare a sviluppare la tematica: il prossimo studio, infatti, si focalizzerà sul combinare le proprietà capillari di questi innovativi tessuti con le loro proprietà ottiche. Infatti, la forma geometrica delle fibre di polietilene determina come esse interagiscano con la luce solare, ossia il loro assorbimento o riflessione. In questo modo la microstruttura del tessuto potrà contribuire passivamente al controllo della temperatura del corpo, riscaldando o raffrescando il suo utilizzatore a seconda dei casi. Siccome le proprietà capillari e quelle ottiche sono determinate dalla forma delle fibre e dalla tessitura, si sta investigando l’effetto combinato di questi due fenomeni, con possibili applicazioni non solo in campo tessile ma anche industriale (es. dissalazione, scambiatori di calore, conversione di energie rinnovabili, filtraggio).

Figura 2: Alcuni degli strumenti di laboratorio utilizzati per caratterizzare i tessuti innovativi.

Figura 3: Gocce d’acqua su una fibra di polietilene.

Figura 4: Tessuto realizzato in polietilene (fonte: Svetlana Boriskina).

 




Contrastare la scarsità d’acqua grazie alla dissalazione su scala industriale

L‘Organizzazione Mondiale della Sanità stima che più di 500 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile di sufficiente qualità: il VI obiettivo riportato dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile è proprio quello di garantire un servizio idrico sicuro e senza restrizioni a tutta la popolazione mondiale entro il 2030.
Una delle soluzioni percorribili è rappresentata dalla dissalazione dell’acqua di mare tramite membrane in poliammide grazie ad una tecnica di osmosi inversa.

Queste membrane sono semplici da costruire e poco costose, ma hanno come limite il problema della rimozione del sale ed una bassa produttività.

La progettazione di membrane poliammidiche da osmosi inversa contenenti canali d’acqua artificiali è una strategia ibrida messa a punto e brevettata da un gruppo internazionale composto da ricercatori del KAUST (Arabia Saudita), del Politecnico di Torino e coordinato da scienziati dell’Institut Européen des Membranes (CNRS/ENSC Montpellier/Università di Montpellier) e recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Nanotechnology: il modello permette di combinare la facilità di fabbricazione che caratterizza le membrane di poliammide con le eccezionali proprietà di trasporto dell’acqua e la selettività acqua/soluto tipiche delle proteine biologiche.

La creazione di canali artificiali biomimetici, realizzati con reagenti facilmente reperibili e che imitano le funzionalità delle proteine biologiche, permette una grande flessibilità nella costruzione di strutture utilizzabili anche su scala industriale.

Le sfide chiave nella costruzione di un tale membrana ibrida sono state il delicato autoassemblaggio adattivo dei canali d’acqua all’interno della poliammide, il mantenimento della loro funzione e la prevenzione nella formazione di difetti mantenendo la migliore omogeneità di distribuzione dei canali artificiali d’acqua.

Le membrane ottenute si presentano come sottili fogli facilmente realizzabili su larga scala e sono state testate e applicate per la dissalazione dell’acqua di mare in condizioni rappresentative dei sistemi in scala reale.

Grazie ad una migliore combinazione di produttività e selettività rispetto alle membrane industriali attualmente in uso, il loro flusso è superiore del 75% e richiedono circa il 12% di energia in meno per effettuare la dissalazione; inoltre una serie di esperimenti per testare la resilienza di questo materiale, ha dimostrato la sua robustezza anche rispetto a significative sollecitazioni meccaniche e chimiche, confermando la perfetta incorporazione dei canali d’acqua artificiali nelle membrane poliammidiche.

 




Il Piemonte si conferma una delle principali regioni italiane per innovazione

Dall’analisi effettuata da Unioncamere–Dintec, sulla base dei brevetti pubblicati dall’European Patent Office (EPO) emerge come nel periodo 2010-2019 in Italia si contino 38.970 domande di brevetti Epo.

Nel solo 2019 a livello nazionale le domande ammontano a 4.242, dato che pone l’Italia al quarto posto della classifica europea per numero di brevetti, alle spalle di Germania, Francia e Paesi Bassi. Una posizione ragguardevole, quindi, che però potrebbe presto essere sottratta al nostro Paese dalla Svezia, che sta crescendo con ritmi ben più incalzanti di quelli italiani (circa il 2,2% contro il nostro +1% annuo).

Il Piemonte, con 4.063 domande di brevetti EPO depositate nel periodo 2010-2019, appare da sempre uno degli attori principali dell’innovazione italiana. Nel 2019 nella nostra regione le domande sono state 395, il 9,3% del totale nazionale, quota che pone il Piemonte al quarto posto dopo Lombardia (32,6%), Emilia Romagna (17,5%) e Veneto (13,5%).

 

Il Piemonte si conferma una regione capace di innovare e di cogliere le sfide che la tecnologia e l’intelligenza artificiale ci hanno lanciato – commenta Paolo Bertolino, Segretario generale di Unioncamere Piemonte -. All’interno dei brevetti KET-Key Enabling Technologies, le tecnologie che la Commissione Europea ha definito abilitanti, la nostra regione si posiziona al 4° posto con 537 brevetti dal 2010 al 2019 nel campo dell’automazione industriale, dei robot e dell’intelligenza artificiale dopo Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Guardando invece ai 4.242 brevetti italiani depositati nel 2019, si vede che quattro regioni – la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Piemonte – hanno concentrato il 73% del totale. Infine, nella top 10 a livello provinciale, Torino è al terzo posto, dopo Milano e Bologna. Insomma, Il Piemonte – con Torino che vedrà nascere l’Istituto italiano per l’intelligenza artificiale – ha tutte le carte in regola per fare la differenza negli ambiti all’interno dei quali si giocherà il nostro futuro, primi fra tutti il green e il medicale”.

 

Nel contesto regionale il ruolo principale è svolto da Torino, che genera oltre il 68% delle domande, seguita da Cuneo e Novara, entrambe con una quota dell’8,9% del totale piemontese. Al quarto posto si colloca Alessandria con l’8,0%. Un peso minore è esercitato da Vercelli (2,0%), Asti (1,8%), Biella (1,3%) e Verbania (0,8%).

Analizzando le domande depositate in Piemonte in base al richiedente emerge chiaramente l’importanza assunta, in questo contesto, dal tessuto imprenditoriale, che genera quasi 9 domande su 10. Seguono, con un’incidenza decisamente inferiore, i soggetti privati e gli enti di ricerca.

Tra i settori tecnologici in cui sono ripartite le le 395 domande depositate in Piemonte nel 2019 prevale quello delle tecniche industriali e trasporti (27,3%), seguito dalle necessità umane (18,6%) e dal macro gruppo meccanica, illuminazione e riscaldamento (13,5%).

In questi anni, l’Italia ha puntato molto sulle KET (Key Enabling Technologies), le tecnologie che la Commissione Europea ha definito abilitanti. Esse comprendono “sistemi di produzione e servizi, processi, impianti e attrezzature associati, compresi automazione, robotica, sistemi di misurazione, elaborazione delle informazioni cognitive, segnali, elaborazione e controllo della produzione mediante sistemi di informazione e comunicazione ad alta velocità”. Nel 2019 in Piemonte le domande per KET sono state 66, l’8% di quelle nazionali.

La prima tra le sei categorie che raggruppano le KET (biotech, fotonica, materiali avanzati, nano e micro–elettronica, nanotecnologie e manifattura avanzata) è quella dell’advanced manufacturing, le tecnologie che afferiscono al mondo della robotica in senso lato, nella quale sia l’Italia che il Piemonte hanno investito in misura preponderante.

L’altra grande componente tecnologica sulla quale l’Italia sta fortemente investendo negli ultimi anni è quella green. Dal 2016, in particolare, l’analisi di Unioncamere-Dintec consente di registrare un rinnovato interesse delle imprese verso le tecnologie a tutela dell’ambiente, che ha prodotto una ripresa della crescita delle domande italiane di brevetto europeo. Queste ultime sono il 7% delle domande complessive presentate nel decennio, anche se la produzione brevettuale resta inferiore a quella registrata nel 2012.

In Piemonte nel 2019 le domande di brevetto EPO per tecnologie verdi sono state 26, circa il 10% del totale nazionale. Tra i campi principali troviamo i trasporti (45,6%), la gestione dei rifiuti (22,8%) e le energie alternative (22,2%).




CCIAA Torino: webinar “L’innovazione trasforma il business?”

L’innovazione può cambiare profondamente il modo di generare valore da parte di un’impresa. E funziona meglio quando è “aperta”, cioè realizzata in collaborazione con altre aziende, agenzie pubbliche, centri di ricerca, start up, il cosiddetto ecosistema dell’innovazione.

ComoNExT e Camera di commercio di Torino hanno da tempo l’obiettivo strategico di offrire opportunità di innovazione e facilitare lo scambio fra soggetti impegnati a innovare. Il webinar sarà l’occasione per approfondire la loro esperienza nel “fare rete” con le imprese attraverso rispettivamente il programma NExT Innovation® e il Punto Impresa Digitale.

Il webinar ospiterà, inoltre, in tre sessioni successive, altrettante PMI che in settori diversi hanno innovato profondamente il loro modo di fare impresa, aprendosi all’innovazione tecnologica, organizzativa e nel modello di business.

PROGRAMMA

Martedì 28 luglio 2020

ore 10:00 – 11:30


09:45 Collegamento partecipanti

Introduzione e saluti di benvenuto
Stefano Soliano, Direttore Generale ComoNExT – Innovation Hub
Nicoletta Marchiandi, Responsabile Settore innovazione – PID Camera di commercio di Torino

E-commerce, BtoB e BtoC: un’esperienza di crescita attraverso il digitale
Luca Delleani, Birrificio Gravità Zero

La Blockchain e la filiera dell’olio d’oliva
Fabio Scalise, SISSPre con Alex Curti, ComoNExT – Innovation Hub

Robotica e automazione nel settore alimentare
Elena Pedrana, SEP Valtellina con Ivan Parisi, ComoNExT – Innovation Hub.

Q&A
Moderatore dell’incontro: Stefano Soliano, Direttore Generale ComoNExT – Innovation Hub

Il webinar sarà fruibile su YouTube, il tutto senza il bisogno di installare o scaricare nulla.

Costo:

Partecipazione gratuita previa registrazione a questo link

Il webinar è aperto a tutte le aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di commercio di Torino.




Torino City Lab e Intesa San Paolo innovation center per la mobilità del futuro

Techstars, tra i primi acceleratori di startup al mondo, fondato in America nel 2006, ha dato il via al suo primo programma europeo di accelerazione alle Ogr Tech di Torino scegliendo le prime 11 nuove realtà da far crescere in Italia attraverso una call dedicata a nuove idee per la smart mobility.

I progetti sono stati selezionati a livello internazionale tra centinaia provenienti da oltre 50 Paesi del mondo tra cui Italia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Israele, Emirati Arabi, Singapore, India e Russia.

Grazie a Intesa Sanpaolo Innovation Center, società del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata all’innovazione e promotrice della collaborazione tra Torino City Lab e techstars, a partire da gennaio scorso la Città, con la sua infrastruttura ‘smart road’, è stata ingaggiata come area test urbana per la realizzazione dei progetti che riguarderanno gli spostamenti del futuro.

Quattro delle 11 startup scelte attraverso il bando techstars dedicato alla smart mobility – tre americane e una inglese – hanno l’obiettivo di sviluppare tecnologie per migliorare la sostenibilità della mobilità in città.

Torino continua a coltivare l’ambizione di trasformarsi in un punto di riferimento internazionale per l’innovazione nel settore della mobilità urbana: nei mesi scorsi c’è stato l’importante contributo di 5GAA (la principale rete mondiale di smart mobility) e ora il coinvolgimento del top player techstars. Si tratta di esempi concreti del successo del lavoro effettuato sull’ecosistema locale e di una testimonianza dell’importanza della collaborazione tra Città e Intesa Sanpaolo Innovation Center.

 

“Anche noi, come ‘techstars’, vogliamo essere degli acceleratori capaci di offrire a startup e imprese l’opportunità di sperimentare innovazione snellendo autorizzazioni e procedure burocratiche – spiega Marco Pironti, Assessore all’Innovazione della Città di Torino –. In questo momento storico innovare in ambito di mobilità urbana è ancora più importante per le città ed è per tale motivo che siamo molto contenti di contribuire con entusiasmo a questi quattro nuovi progetti”.

 

“Iniziative come questa sono tasselli essenziali di quello che significa ‘fare ecosistema’, perché mettono in dialogo e in collaborazione un Assessore competente e determinato come Marco Pironti, uno dei primi tre acceleratori al mondo come ‘techstars’, startup innovative e già tecnologicamente evolute, una Banca motore della crescita del Paese come Intesa Sanpaolo e il suo Innovation Center – afferma Maurizio Montagnese, Presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center -. Sono tutti componenti necessari per lo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione, ma non sufficienti se rimangono separati, come pezzi di un puzzle incompleto. Metterli assieme per un disegno comune, per un progetto condiviso, è parte della nostra mission, così come ricercare e apprendere nuovi modelli di business e fungere da propulsore e stimolo della nuova economia in Italia. Questo è il mandato che abbiamo ricevuto dal CEO della nostra Capogruppo Carlo Messina”.

 

I quattro progetti che le startup stanno sviluppando in città sono:

  • Complete Curb Management (progetto a cura di Automotus con sede a Los Angeles). Si tratta di un software di analisi che funziona con telecamere che catturano le immagini dei parcheggi e del traffico stradale per acquisire dati e monitorare tutte le forme di mobilità (compresi autobus, autovetture, camion per le consegne, veicoli per il ride-sharing, scooter, biciclette e pedoni). La startup realizzerà un test che prevede l’integrazione del software di analisi video di Automotus con una telecamera già esistente gestita da 5T – società in house del Comune di Torino per la fornitura di servizi di infomobilità – e il successivo confronto tecnico tra i dati a disposizione rispetto all’area di riferimento. (www.automotus.co );
  • Mobility Data Platform for Smart Cities (progetto a cura della società americana Urban SDK) è una piattaforma per le città che trasforma le operazioni di mobilità, trasporto, sostenibilità e sicurezza attraverso strumenti di analisi real time. Urban SDK fornisce un software come piattaforma di servizio per semplificare la lettura di dati complessi, i processi decisionali e la pianificazione mediante una user experience moderna e strumenti di analisi predittiva. La piattaforma consente di indicizzare i dati, prevedere i risultati e automatizzare i flussi di lavoro. Urban SDK sarà accompagnata da 5T – la società in house della Città di Torino per la fornitura di servizi di infomobilità – come partner di Torino City Lab e anche dalla società di trasporto pubblico locale GTT in qualità di osservatore. www.urbansdk.com;
  • SPOT Smart Parking On-demand Technology (progetto a cura della statunitense Parkofon) è una piattaforma intelligente di gestione parcheggi e sosta basata su una tecnologia IOT brevettata. Sua peculiarità è l’eliminazione di attrezzature e infrastrutture obsolete e ingombranti da installare su strada come parchimetri e sensori statici. Incorporato direttamente all’interno delle auto con un transponder di navigazione a basso costo, Parkofon guida gli utenti verso parcheggi liberi, consente prenotazioni e pagamenti automatizzati in base alla posizione e informa i proprietari dei veicoli elettrici su quali stazioni di ricarica sono disponibili nelle vicinanze. In tale quadro di sperimentazione, Parkofon, sarà accompagnata da 5T – la società in house della Città di Torino per la fornitura di servizi di mobilità – come partner di Torino City Lab e anche dalla società di trasporto pubblico locale GTT in qualità di osservatore. Il Comune di Torino, attraverso il proprio Dipartimento Mobilità, osserverà e valuterà le attività.  www.parkofon.com;
  • PowerMarket for Smart Cities and Smart Grids (progetto messo a punto da PowerMarket, start up con sede ad Oxford, UK). Considerando che il 15% dei Paesi del mondo sta imponendo rigidi obiettivi in materia di emissioni di anidride carbonica e, di conseguenza, sta investendo nell’energia solare, PowerMarket ha sviluppato una piattaforma centralizzata in grado di localizzare, grazie all’utilizzo di dati satellitari, i migliori siti per impianti a energia solare identificando il relativo impatto finanziario e ambientale. La soluzione, rivolta alle Smart Cities alle Smart Grids, è orientata da un lato a supportare le città, i governi, gli operatori di rete e le utilities per ottimizzare la gestione della rete e il commercio di energia, dall’altro ad aiutare i referenti politici e i gestori dei patrimoni immobiliari a identificare i migliori siti per l’installazione di impianti ad energia solare. Durante la fase di test, il proponente sarà supportato da IREN s.p.a., che gestisce edifici pubblici e relativi impianti elettrici a Torino e Partner di Torino City Lab. www.powermarket.net.

 




Confindustria Torino: accordo tra la rete dei digital innovation hub e competence center

Avviare sinergie per accelerare l’adozione di tecnologie digitali 4.0 nei processi produttivi, soprattutto in questa delicata fase di ripartenza del sistema produttivo.

È questo l’obiettivo dell’Accordo di collaborazione operativa sottoscritto oggi dalla rete dei Digital Innovation Hub di Confindustria e gli otto Competence Center selezionati dal Ministero dello sviluppo economico.

L’intesa mira a valorizzare le caratteristiche qualificanti dei DIH e quelle dei CC. I digital innovation hub, con la loro diffusione capillare sul territorio, hanno incontrato 15.000 imprese in centinaia di incontri sul territorio e hanno svolto oltre 1.000 assessment per valutare la maturità digitale delle imprese.

I Competence center, intorno a cui ruotano le principali università e centri di ricerca del Paese, contribuiscono alla realizzazione di progetti innovativi e, presso le loro sedi, offrono alle imprese – soprattutto PMI – la possibilità di testare le tecnologie. Inoltre, con le loro competenze digitali, i CC offrono alle imprese attività di formazione specialistica e di orientamento.

Il network rappresenta l’infrastruttura per la partecipazione al programma europeo Digital Europe, che prevede la creazione di un network di European Digital Innovation Hub. L’obiettivo dei DIH e dei CC è aggregare le eccellenze del territorio per candidare in Europa soggetti qualificati e credibili.

“In questa drammatica crisi dell’economia italiana – dichiara il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – occorre rivolgere lo sguardo al futuro e alle sfide che attendono le imprese nella fase di ripartenza. Gli investimenti in tecnologie digitali si stanno dimostrando strategici in questa fase di emergenza – ha proseguito il presidente – e saranno un volano per la ripresa e il rilancio dell’economia italiana. L’Accordo sottoscritto oggi tra i DHI e i CC quindi, acquista una valenza particolare proprio nel momento in cui è determinante impegnarsi sui fattori di competitività delle imprese”.

“Abbiamo creato oggi l’infrastruttura italiana per l’innovazione 4.0, mettendo insieme le eccellenze del sistema di ricerca e universitario con la capillarità e le competenze del sistema Confindustria. Un supporto concreto per ridisegnare il sistema industriale del Paese. Le imprese hanno bisogno di competenze per affrontare la modernizzazione dei processi produttivi. Questo Accordo è uno strumento operativo – aggiunge Elio Catania, presidente del gruppo tecnico Crescita Digitale delle Imprese – e crea, soprattutto in questa fase di crisi, le condizioni per accelerare gli investimenti 4.0 e per consentire anche alle PMI di cogliere le opportunità legate alla trasformazione digitale”.

Un gioco di squadra che in pochi mesi ha permesso di elaborare un “piano d’azione 4.0” strategico ed operativo, facendo convergere all’interno di un network per l’innovazione, attraverso importanti investimenti pubblici e privati, gli asset valoriali dei DIH di Confindustria e dei Competence Center, 8 su tutto il territorio nazionale ( formazione e trasferimento tecnologico in ottica 4.0, gestione di progetti di innovazione e anche pubblicazione di specifici bandi per progetti ad alto TRL).

“La strategia europea di politica industriale parla di ‘ecosistemi dell’innovazione’. In questa prospettiva – afferma il sottosegretario allo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella – gli 8 Competence Centre 4.0 sono magneti che portano insieme Pubblico e privato, ricerca e impresa, grandi e piccole imprese e startup; sono la base di questi ecosistemi dell’innovazione. Questo accordo con i Digital Innovation Hub di Confindustria potenzia questa rete di innovazione diffusa e crea le condizioni per migliorare il trasferimento tecnologico nel nostro Paese. Un ottimo segno di futuro in questo momento.”

A nome dei Competence Center, Enrico Pisino, Ceo del CIM 4.0, commenta: “una scelta dall’alto valore strategico che consente, grazie alla sinergia tra Competence Center e Digital Innovation Hub, di supportare operativamente le PMI, in modo capillare su tutto il territorio nazionale, nel loro percorso di trasformazione digitale, mettendo a disposizione degli imprenditori italiani le competenze e le esperienze di Università e di aziende leader nell’innovazione 4.0. Unire le forze non può che rappresentare un vantaggio competitivo anche nel dialogo con l’Europa”.




Servizi digitali: la modulistica online di Città metropolitana per non recarsi agli sportelli

L’allarme coronovirus è l’occasione per ricordare agli utenti di consultare online tutte le modalità per scaricare documentazione senza recarsi agli sportelli, utilizzando dove possibile la modalità di trasmissione telematica dei documenti.

Molta modulistica è infatti disponibile online nei canali del sito dedicati ed e in molti casi è possibile l’inoltro via e-mail o pec (posta elettronica certificata).

Gli utenti sono invitati a contattare gli uffici telefonicamente o tramite email per verificare questa possibilità e valutare insieme l’eventuale necessità di recarsi fisicamente presso gli sportelli.

La sintesi della modulistica è consultabile qui https://bit.ly/39gwHlr

Si va dalle autorizzazioni ambientali alle concessioni stradali e trasporti eccezionali, dalle idoneità per autoscuole alle istanze per l’accesso agli atti: i documenti disponibili online sono diverse decine e riguardano tutti i servizi dell’Ente.




Brevetti: Torino al top secondo una ricerca di Unioncamere-Dintec

La Lombardia, con 1.363 brevetti pubblicati dall’EPO nel 2018, sui 4.251 totali, traina saldamente la classifica delle regioni italiane sulle domande di brevetto europeo. Seguono l’Emilia Romagna (710) e il Veneto (540), il Piemonte (446) e la Toscana (350).

Il primato lombardo è in gran parte da attribuire a Milano, prima tra le province italiane con 715 brevetti pubblicati. Alle sue spalle, Torino e Bologna (rispettivamente, con 303 e 300 brevetti), quindi Vicenza e Roma(con 194 e 180 domande depositate).

Lo dicono i dati Unioncamere-Dintec sui nuovi brevetti pubblicati dall’EPO e sui disegni e i marchi depositati presso l’EUIPO.

Oltre l’86% di queste “invenzioni” si riferisce alle imprese; il resto viene dall’attività dei soggetti privati (9,2%) e degli Enti di ricerca, delle Università e delle Fondazioni (4,3%).

Il gruppo più consistente di brevetti italiani all’EPO (oltre 1.190) riguarda le invenzioni applicate nel campo delle tecniche industriali e dei trasporti; l’altro campo tecnologico  più esteso (935 brevetti) è quello delle “necessità umane”, che va dall’agroalimentare alla bio-cosmetica, dalla salute allo sport.

 




A Btrees del Gruppo Ebano il premio industria Felix

BTREES, New Media Agency di origine biellese partecipata al 46 per cento dal Gruppo Ebano fondato dal presidente della Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio, ottiene il Premio Industria Felix, l’Alta Onorificenza di Bilancio riservata alle migliori Start up innovative per performance gestionali.

Il riconoscimento è stato assegnato sulla base di una indagine di Industria Felix Magazine, realizzata in collaborazione con l’Ufficio studi di Cerved Group Spa, la data driven company italiana e una delle principali agenzie di rating in Europa.

Per il quinto anno consecutivo, nel 2019, BTREES ha chiuso il bilancio con una crescita di fatturato del 30 per cento. Nata con una marcata vocazione all’utilizzo delle leve del social media marketing, l’agenzia di comunicazione digitale ha esteso la sua attività a molti altri servizi, forte di un team di 15 professionisti che operano nelle due sedi di Torino e Biella.

BTREES è stata selezionata attraverso un’analisi dei bilanci di 10.917 società di capitali con ricavi compresi tra i 2 milioni e 27,2 miliardi di euro. A essere premiate sono le imprese con le migliori performance gestionali, tra quelle ritenute solvibili o sicure rispetto al CervedGroup Score (l’indicatore di affidabilità finanziaria di Cerved).

Nella prima fase la selezione si effettua sulla base di un algoritmo. L’individuazione delle migliori d’Italia in assoluto viene effettuata in occasione della riunione del Comitato Scientifico di Industria Felix, riunito a Roma all’Università Luiss Guido Carli.

“Questo premio, basato su performance oggettive e dati, è per noi grande motivo di orgoglio”, dichiara l’ad di BTREES Christian Zegna.

“Il punto di forza di BTREES è la capacità di offrire soluzioni integrate e funzionali alle aziende che intendano intraprendere un’evoluzione digitale. Porta in ogni progetto una digital experience, che integra in modo circolare creatività e risultati misurabili. L’obiettivo a medio termine è di crescere ancora, migliorando l’offerta attuale – in particolare in ambito Seo e Sea, oltre che nel ramo academy – inserendo anche nuove figure professionali.

Non posso che ringraziare e complimentarmi con il team di BTREES, che con il suo lavoro ci ha portato al raggiungimento di questo risultato, e con il Gruppo Ebano, che ci ha insegnato a pensare e agire come un’impresa e a sognare come imprenditori.

Siamo nati nel 2015, solo 5 anni fa, e sembra davvero trascorso tanto tempo da quando muovevamo i primi passi in SELLALAB, acceleratore del Gruppo Banca Sella che ci ha supportato nello start up. Questo riconoscimento non può che essere un punto di partenza, abbiamo tanto da costruire ancora e siamo solo all’inizio”.

“Sono orgoglioso – dichiara il presidente del Gruppo Ebano Carlo Robiglio – di essere stato partecipe fin dall’inizio del percorso di crescita di quella che era una startup e che, in pochi anni, si è guadagnata stima, reputazione, credibilità, attraverso un ben preciso progetto di sviluppo e crescita, ambizioso e, nello stesso tempo, sostenibile.

Il modello Btrees dimostra ancora una volta la bontà e le grandi prospettive che può avere l’open innovation nel nostro Paese, dove imprese già strutturate, mature e consapevoli, possono aiutare giovani brillanti, capaci di far crescere le startup. Nello stesso tempo, queste ultime possono garantire innovazione continua e sviluppo competitivo al sistema impresa”.

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