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Convegno “Comunità energetiche rinnovabili e autoconsumo a distanza”

Lunedì 17 aprile 2023, alle 17, il Consorzio “San Giulio”, la società per i servizi energetici di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), organizza, al termine della sua assemblea annuale, nella sede Cnvv di Novara, un incontro dedicato al tema “Comunità energetiche rinnovabili e autoconsumo a distanza”, che potrà essere seguito anche in streaming inviando entro il 12 aprile una mail  e attendendo un riscontro con i dettagli operativi.
Dopo i saluti del presidente del San Giulio, Marco Dalla Rosa, e del presidente di Cnvv, Gianni Filippa, i lavori, che saranno coordinati da Alessio Frigerio, Managing partner di Energy Saving, prevedono la relazione di Sergio Olivero, responsabile Business & Finance Energy Center del Politecnico di Torino, intitolata “Comunità energetiche rinnovabili: configurazioni possibili e vantaggi per le imprese”. Seguiranno, prima della sessione di domande e risposte con i partecipanti, gli interventi di Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione attività produttive della Camera dei deputati, e di Matteo Marnati, assessore all’Ambiente, Energia, Innovazione e Ricerca della Regione Piemonte.
«Una “comunità energetica” – spiega Dalla Rosa – è un’associazione tra cittadini, attività commerciali, amministrazioni pubbliche, enti e Pmi che produce, condivide e consuma energia da fonti rinnovabili su scala locale, gestendola in autonomia e a costi vantaggiosi, con una riduzione degli sprechi e delle emissioni di CO2. Si tratta di un’opportunità che porta notevoli benefici in termini economici, ambientali e sociali e che è destinata a favorire la generazione distribuita, lo sviluppo di energia a chilometro zero e la diffusione delle “reti intelligenti” (Smart Grid). Durante l’incontro chiariremo l’attuale situazione normativa e forniremo indicazioni operative per lo sviluppo di queste iniziative.
Parleremo anche della recente norma sull’autoconsumo a distanza, che permetterà alle imprese di collegare, fisicamente o virtualmente, un impianto di produzione e una unità di consumo, qualora entrambi i siti siano nella loro disponibilità, orientando una parte sempre più rilevante degli investimenti aziendali verso soluzioni di produzione di energia da fonti rinnovabili».
Il Consorzio “San Giulio” è nato nel giugno 1998 ed è attivo in particolare per gli approvvigionamenti di energia elettrica e di gas naturale, sottoscrivendo ogni anno nuovi contratti di somministrazione per consentire significativi ed esclusivi vantaggi, economici e gestionali, alle quasi 150 aziende sue aderenti nelle province di Novara e di Vercelli.



Energia: -24% bolletta elettrica per le piccole imprese nel I trimestre 2023

Dopo i picchi registrati nei mesi autunnali le bollette per l’energia elettrica delle micro e piccole imprese segneranno un -24% nei primi tre mesi del 2023 rispetto all’ultimo trimestre 2022. Buone notizie anche sul fronte del gas naturale, con una diminuzione stimata del -27%, nel mese di gennaio 2023 rispetto a dicembre dello scorso anno, per un profilo medio di piccola impresa.

E’ quanto emerge dal monitoraggio dei costi dei servizi pubblici locali sostenuti dalle micro e piccole imprese operato da Unioncamere, BMTI (Borsa merci telematica italiana) e Tagliacarne, con il supporto di REF Ricerche, calcolato sulla base dell’ultimo aggiornamento comunicato da Arera del prezzo della materia prima in regime di maggior tutela.

Entrando nel dettaglio dei costi dell’energia elettrica a carico delle micro e piccole imprese, la riduzione nel primo trimestre del 2023 rispetto al IV trimestre 2022 è accentuata per tutti i profili di impresa analizzati, con punte vicine al -25% per ristoranti e B&B. Ciò nonostante le bollette rimangono mediamente più alte di circa il +15% rispetto ai valori di spesa del I trimestre 2022, e oltre il doppio della media dell’anno 2021 (+100%). Le bollette elettriche rimangono comunque decisamente più elevate rispetto al periodo pre-pandemia, nonostante gli interventi di riduzione degli oneri generali.

Forte decrescita anche per le bollette del gas naturale pari, in media, al -27% gennaio 2023 su dicembre 2022, con variazioni massime del -27,7% per il profilo del ristorante. E risulta in calo anche il confronto tendenziale con gennaio 2022: -34% per la media dei sei profili monitorati. La spesa per la bolletta rimane comunque elevata rispetto al 2021 (+29%). La forte decrescita nel prezzo della materia prima è dovuta anzitutto al calo degli indici di prezzo all’ingrosso del gas naturale negli ultimi mesi dell’anno rispetto al III trimestre 2022. Come per l’energia elettrica, anche le bollette del gas naturale rimangono decisamente più elevate rispetto al periodo precedente la pandemia.

La revisione al ribasso è favorita dalla diminuzione dei prezzi all’ingrosso, con un PUN (Prezzo Unico Nazionale) per l’energia elettrica e un PSV (Punto di Scambio Virtuale) per il gas naturale che si sono pressoché dimezzati negli ultimi mesi dell’anno rispetto al precedente trimestre estivo (-48% e -51%, rispettivamente). Le ragioni di questo decremento sono da ricercarsi nel livello particolarmente elevato degli stoccaggi di gas, nel decremento della domanda (-9,5% rispetto al 2021) favorito dalle temperature miti e nella proroga delle misure già adottate nei precedenti mesi (in particolare sugli oneri). Permane tuttavia il rischio di ulteriori rincari, principalmente legati all’andamento del conflitto sul suolo ucraino.




Gas&Energy, contesto di mercato e strumenti di copertura

Nemmeno l’eventuale cessazione del conflitto in Ucraina potrà garantire un ritorno ai valori di un anno fa di energia e gas, secondo le ultime analisi. Il 2023 si apre quindi in uno scenario articolato, dove le rinnovabili hanno sempre più un ruolo nevralgico. Se n’è discusso oggi a Torino nel corso di “Gas & energy, contesto di mercato e strumenti di copertura” organizzato da Confindustria Piemonte, Confindustria Valle d’Aosta e UniCredit.

Nel 2022 l’extra costo per gas ed energia in Piemonte ha superato i 5 miliardi. In termini assoluti si tratta di quasi il 4% del Pil regionale, che nonostante le difficoltà è comunque tornato ai livelli pre-Covid, superando i 140 miliardi. Il Governo è intervenuto in manovra di bilancio destinando 21 dei 30 miliardi proprio a questo capitolo di spesa ma da aprile questi fondi non saranno più disponibili. È ormai indispensabile agire con interventi strutturali per il medio e lungo termine” ha commentato il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay.

A livello europeo la presidente della commissione Ursula von der Leyen ha promesso un piano per la transizione ecologica dal forte impatto, parlando al World Economic Forum di Davos. L’auspicio è che si avvicini ai tre interventi appena varati dagli Stati Uniti, che muoveranno centinaia di miliardi di dollari tra sgravi e spese con l’obiettivo di ridurre l’inflazione, offrendo sostegno all’energia pulita e alla manifattura. Perché solo con una crescita organica del Pil, possiamo guardare con serenità a questo anno e anche al completamento dei progetti previsti dal Pnrr entro il 2026” ha aggiunto la vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, Lisanna Mancuso.

Al centro del dibattito i fondamentali che stanno guidando l’andamento dei prezzi, partendo da un’analisi a livello regionale del crescente impatto delle rinnovabili. Il Piemonte produce già oggi più energia di quella che consuma, e oltre la metà di quanto immesso deriva da idroelettrico (36,5%) e fotovoltaico (16,3%), stando ai dati del Rapporto statistico sull’energia regionale del 2020. La Valle d’Aosta a fronte di consumo netto 966 GWh ha invece un numero limitato di risorse da cui attingere per le rinnovabili: 3,19 GWh idroelettrico, 4,50 GWh dall’eolico, 27 GWh dal solare e 7,59 GWh dal biogas, stando ai dati del bilancio energetico 2019.

Da allora però lo scenario sia per il Piemonte che per la Valle d’Aosta si è ulteriormente evoluto. Basti dire che secondo il Gestore dei servizi energetici (Gse) nei primi nove mesi del 2022 in Piemonte sono stati installati 8.677 nuovi impianti fotovoltaici (+142% rispetto allo stesso periodo del 2021) con una potenza di 133,9 MW (+169%) per una produzione lorda di 1.835 GWh (+14% sul 2021). In Valle d’Aosta si registrano invece 268 nuove installazioni (+139%) per una potenza di 1,8 MW (+148%). Tutto questo con un utilizzo di 1.027,9 ettari, ovvero poco più di 10 chilometri quadrati sui 25.387 della superficie piemontese, e in Valle d’Aosta il dato è di appena 2,6 ettari, pari a 5 campi da calcio. Dati che rientrano nella media nazionale, dove circa il 65% degli impianti non è a terra.

Questo quadro promettente, che riflette anche un andamento nazionale irreversibile con il 31% dell’energia prodotta in Italia a dicembre che deriva da fonti rinnovabili, non si riflette per ora nel Prezzo unico nazionale (Pun) che a dicembre è tornato a salire a 295 euro per MWh, in aumento del 5% sullo stesso mese del 2021 e del 31% rispetto a novembre, con un picco massimo nel 2022 di 584 euro per MWh ad agosto. Pesa il costo del gas, che impatta sulla restante parte della produzione dell’energia, che è di origine termica.

UniCredit ha costituito un team di specialisti per aiutare le aziende maggiormente esposte ai costi delle materie prime. L’obiettivo è sviluppare nel mondo delle imprese le competenze necessarie per definire una strategia di lungo periodo nella gestione del rischio legato alle oscillazioni dei prezzi delle commodity. Una strategia che, ovviamente, può essere attuata con appositi strumenti di copertura, messi a disposizione dal mercato. “Di fronte a un mercato che ha posto sfide senza precedenti al nostro tessuto produttivo – spiega Paola Garibotti, regional manager nord ovest di UniCreditabbiamo prestato particolare attenzione alla crescita di una cultura d’impresa su queste tematiche partecipando a numerosi incontri con le associazioni di categoria a livello locale per aiutare le imprese a sviluppare la necessaria consapevolezza rispetto al modificato contesto macroeconomico e geopolitico e rispetto agli strumenti offerti dal mercato”. Partendo dalle analisi della banca, Pauline Watine, CTS Specialist di UniCredit Commercial Banking Italy e Marco Montermini, head of corporate business Nord Ovest UniCredit, hanno analizzato gli strumenti di copertura dei costi energetici a sostegno delle imprese, quelli messi in piedi dal Governo e di quelli previsti dall’Unione Europea.

 




Le imprese scendono in piazza contro il “caro bollette”

Un centinaio di persone, imprenditori e cittadini, ma anche alcuni Sindaci del territorio, hanno partecipato, lo scorso 26 luglio, alla “manifestazione” organizzata da Confartigianato Cuneo in via Roma a Cuneo, davanti al Palazzo della Prefettura per lanciare il grido d’allarme contro il “caro energia”.

Gli imprenditori cuneesi hanno lasciato davanti agli uffici prefettizi degli “scatoloni” rappresentanti, simbolicamente, le pesanti bollette che in questo momento di difficoltà sono costretti a pagare. Una delegazione di Confartigianato Cuneo e di alcuni primi cittadini è stata ricevuta dal Prefetto di Cuneo Fabrizia Triolo.

«Le nostre imprese sono esasperate dai costi eccessivi dell’energia. – commenta Luca Crosetto, presidente provinciale di Confartigianato Cuneo – È una questione di natura internazionale e di carattere anche speculativo sulla quale pesa il fatto che in Italia non c’è mai stata, in tema di risorse energetiche, una visione strategica. In questo contesto pesa, inoltre, il problema delle accise: in bolletta appena il 40% dei costi è dovuto al consumo, il 60% è dato dalle accise. È indispensabile tagliare la tassazione per consentite alle imprese di ripartire».

Il caro-energia riguarda tutto il sistema produttivo nazionale: tanto gli energivori esposti alla concorrenza internazionale, quanto le piccole imprese che pagano la maggior parte degli oneri generali di sistema in bolletta.
Problematica, quella del caro bollette, che si somma alle altre criticità e che, se considerata alla luce della crisi di Governo, contribuisce ad alimentare il clima di sconforto delle imprese.
«Il Paese e gli imprenditori – aggiunge Crosetto – rischiano di pagare un prezzo altissimo a causa di questa situazione di incertezza. Attraverso il nostro Ufficio Studi abbiamo calcolato gli effetti della crisi di Governo e proprio con riferimento al caro bollette stimiamo che verranno meno circa 11 miliardi di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese».
Confartigianato ha quantificato, inoltre, che la crisi mette a rischio 49,5 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di PIL, e delinea un problema occupazionale per 253mila lavoratori. Inoltre: la crescita degli investimenti tende a ridursi di 5 miliardi di euro; famiglie e imprese rischiano di pagare 3 miliardi in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, rinunciando a 3,9 miliardi di effetto espansivo della legge di bilancio 2023.
«Serve – conclude Crosetto – uno straordinario senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per assicurare governabilità e stabilità, indispensabili in una fase economica e sociale così difficile. Necessarie non più rimandabili misure concrete per “alleggerire” le imprese dai troppi costi che frenano la ripresa e danneggiano la competitività del Sistema Italia».




Consiglio regionale: In Aula il Piano energetico ambientale regionale

La riduzione dei consumi, l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e la costante ricerca dell’efficienza energetica sono i macrobiettivi del Piano energetico ambientale regionale (Pear).

L’assessore Matteo Marnati ha presentato ieri in Aula la proposta di deliberazione di approvazione del piano ricordando quanto dichiarato al Parlamento dal governo Draghi che sta “lavorando per evitare le conseguenze della crisi, dovuta ad un possibile ammanco di gas russo. Il piano di emergenza dovrebbe portare alla riduzione dei consumi e delle soglie di temperatura per il riscaldamento delle abitazioni e, al limite, anche alla sospensione delle forniture sia di metano e sia di energia elettrica”.

“Gli indirizzi del piano – ha proseguito Marnati – ci porteranno forse persino a superare gli obiettivi del pacchetto energia pulita, che sono stati posti a livello europeo in ottica di sostenibilità. Sono due gli obiettivi del Pear: orientare le politiche regionali nella direzione di quelle del pacchetto Clima energia del piano nazionale integrato; sostenere e promuovere una intera filiera industriale di ricerca. Tra le fonti, i tre assi principali sono: il rafforzamento della filiera corta della biomassa; spingere sul settore idroelettrico; promuovere l’energia solare. A cascata ci sarà spazio anche per l’energia eolica e lo sfruttamento del biogas. Entro il 2030 vogliamo ridurre del 30% il consumo di energia e portare al 50% le rinnovabili, solo elettriche, rispetto all’obiettivo totale del 27,6 %. Quindi i quattro settori principali sono: le fonti rinnovabili; l’efficienza energetica principalmente agendo sugli edifici civili e sui trasporti; le reti e la generazione distribuita; il potenziamento della green economy. Rileviamo che rispetto all’obiettivo posto dal Governo e, cioè, di avere almeno un 15% di produzione da energie rinnovabili nell’anno 2020, noi siamo già arrivati, in quella data, al 18%”.

Durante la discussione generale sono intervenuti: Alberto Avetta (Pd), Marco Grimaldi (Luv), Matteo Gagliasso (Lega), Sean Sacco (M5s), Carlo Riva Vercellotti e Paolo Bongioanni (Fdi), Giorgio Bertola (M4o) e Paolo Ruzzola (Fi).

Al termine della discussione generale è stato avviato l’esame di 11 dei trentasette emendamenti presentati: due dell’assessore Marnati sugli obiettivi fissati e nove di Marco Grimaldi (Luv) che sottolineano lo stato attuale della crisi climatica e ecologica.




Costi energetici: Filippa (Cnvv), “è in arrivo la tempesta perfetta” 

«Una tempesta perfetta, che potrebbe avere esiti devastanti per la nostra industria». Così il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, definisce l’aumento esponenziale dei costi di elettricità e gas naturale, che sta mettendo in crisi intere filiere produttive e non accenna a diminuire nel breve periodo.

«L’economia italiana, ma anche quella dei nostri territori – spiega Filippa – deve fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, accompagnato da un significativo aumento dei prezzi delle materie prime. Il prezzo del gas è passato dai 9,9 centesimi di euro al metro cubo del 2020 ai 49 del 2021 (+396%), mentre i prezzi dell’energia elettrica sono passati dai 39 euro per MegaWattora del 2020 ai 125 del 2021 (+222%), con una fortissima volatilità nelle ultime quattro settimane dovuta principalmente ad attori finanziari che seguono dinamiche non compatibili con le logiche industriali.

A questi ritmi i costi energetici del 2022 potrebbero più che raddoppiare rispetto all’anno scorso, diventando insostenibili per molte aziende, che rischiano di dover interrompere l’attività. Purtroppo, non in tutti i Paesi nostri concorrenti sta succedendo la stessa cosa; per citare un esempio a noi vicino, in Francia il governo lo scorso ottobre ha allocato all’industria circa 100 TeraWattora (il 25% della produzione nazionale) al prezzo di 42,2 €/MWh e la scorsa settimana ha aumentato il contingente di energia prodotto da centrali nucleari per l’industria di un ulteriore 20%, una misura che su base annua è stimata in 20 miliardi di euro in valore».

«Per questo motivo – prosegue Filippa – il sistema Confindustria chiede al governo italiano alcune misure che dovranno essere prese con la massima urgenza: la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per dieci anni con anticipazioni dei benefici finanziari dal 2022; l’estensione dell’abbattimento degli oneri di sistema per gli impegni di potenza superiori ai 16,5 KiloWattora nel settore elettrico e l’aumento delle aliquote di agevolazione per le componenti parafiscali della bolletta nei limiti previsti dalla normativa europea.

Un intervento che non potrà essere realizzato a breve ma che è stimabile possa andare a regime entro un anno è anche l’incremento della produzione nazionale di gas naturale di almeno tre miliardi di metri cubi, che consentirebbe, attraverso un contratto decennale, la cessione alle aziende “gasivore” ad un prezzo compreso tra i 16 e i 20 €/mc. A queste misure si dovrebbe accompagnare l’aumento della remunerazione dell’interrompibilità tecnica dei consumi, sia di gas sia di energia».

«Importante – aggiunge il presidente di Cnvv – è anche una modifica strutturale del sistema gas europeo attraverso interventi sistemici con un nuovo meccanismo da applicarsi agli scambi “cross-border” tra stati membri che eviti la creazione di barriere tariffarie. Dobbiamo, inoltre, arrivare a una progressiva diversificazione delle direttrici di approvvigionamento del metano attraverso, ad esempio, il raddoppio del Tap, le importazioni dall’Algeria e le partecipazioni allo sfruttamento delle nuove disponibilità nel Mediterraneo.

Per quanto riguarda il mercato elettrico, invece, ulteriori misure da prendere nell’immediato sono la cessione di energia rinnovabile consegnata al Gse per un quantitativo di circa 25 TeraWattora e trasferita ai settori industriali ad un prezzo di 50 euro per MegaWattora, la compensazione dei costi indiretti derivanti dal meccanismo di scambio di quote di CO2 e alcune agevolazioni per le aziende più energivore. Sul piano strutturale, poi, nel settore elettrico è necessario intervenire accelerando il processo autorizzativo per lo sviluppo delle tecnologie di produzione da fonte rinnovabile, trasferendo al consumatore finale il trend di riduzione del costo delle nuove tecnologie, e intervenire, d’intesa con le Regioni, sulle modalità di assegnazione delle concessioni di derivazione idroelettrica secondo una logica di destinazione prevalente al consumo industriale».

«L’attività incessante del Consorzio “San Giulio”, la società per i servizi energetici di Cnvv – conclude Filippa – sta riuscendo a compensare, seppur parzialmente, l’aumento dei costi grazie a una gestione ad “Active Portfolio Management”. In mancanza di interventi strutturali da parte governativa, però, anche il nostro impegno diretto potrebbe rivelarsi insufficiente, con conseguenze irreparabili per il sistema manifatturiero».




CCIAA Novara: dal 1° gennaio novità per la bolletta elettrica delle piccole imprese

Dal 1° gennaio 2021, la legge ha stabilito che tutte le piccole imprese e alcune microimprese dovranno rifornirsi nel mercato libero dell’energia elettrica.

Per garantire la continuità della fornitura e lasciare il tempo necessario a scegliere l’offerta più adatta alle proprie esigenze ARERA (Autorità di Regolazione Energia Reti e Ambiente) ha introdotto il Servizio a Tutele Graduali.

Le piccole imprese e le microimprese obbligate che al 1° gennaio 2021 non abbiano ancora scelto una fornitura nel Mercato Libero entreranno automaticamente nel Servizio a Tutele Graduali.

Per i consumatori domestici e le restanti microimprese la scadenza è invece fissata al 2022.

Maggiori informazioni sulle imprese obbligate e sui passaggi richiesti sono disponibili nella seguente Brochure.




Studio Electrify Italy, PoliTO: la transizione energetica favorisce risparmi su bollette e spese sanitarie

L’utilizzo di fonti rinnovabili crescerà velocemente nei prossimi 30 anni e avrà notevoli impatti positivi sull’ambiente e sulla qualità della vita delle persone, determinando una riduzione dei costi energetici e della spesa sanitaria grazie al minor inquinamento dell’aria.

Questi i principali risultati dello studio “Electrify Italy – Un triangolo elettrico per la transizione energetica”, realizzato da Fondazione Enel, Politecnico di Torino e Massachusetts Institute of Technology (MIT) Laboratory for Information and Decision Systems con l’obiettivo di valutare e quantificare i benefici ambientali, economici e sociali per il Paese derivanti dalla transizione energetica e dal processo di graduale elettrificazione dei consumi.

 

La ricerca è stata presentata nel corso del webinar “Il ruolo dell’energia elettrica nella transizione energetica: il caso di studio del Paese Italia e delle sfide europee”, a cui hanno preso parte, tra gli altri, Michele Crisostomo, Presidente del Gruppo Enel e del Comitato Scientifico di Enel Foundation, Francesco Profumo, Presidente della Compagnia di San Paolo, Ettore Bompard, Direttore dell’EST@Energy Center del Politecnico di Torino e Audun Botterud, Principal Research Scientist presso il “Laboratory for Information and Decision Systems”, del MIT.

 

“Lo studio elaborato insieme a due partner d’indiscusso prestigio scientifico come il Politecnico di Torino e il MIT – ha detto il Presidente Enel Michele Crisostomo – dimostra che la transizione energetica, mediante l’impulso alle rinnovabili, all’elettrificazione dei consumi e alla digitalizzazione delle reti, è la strada giusta, l’unica, da percorrere per consentire un effettivo miglioramento delle condizioni ambientali, economiche e sociali. Enel è stata tra le prime utility al mondo ad intuire le potenzialità del cambiamento verso un modello più sostenibile e a investire nel suo sviluppo. Un impegno che abbiamo confermato con il nuovo Piano strategico, nel quale abbiamo programmato investimenti per 190 miliardi di euro nei prossimi 10 anni per accelerare la transizione energetica e creare valore condiviso e sostenibile”.

 

E’ convinzione comune – ha detto Ettore Bompard, docente del Politecnico di Torino e coordinatore scientifico del progetto – che una transizione energetica sia ineludibile. Una commodity tradizionale come l’energia elettrica può giocare un nuovo, cruciale ruolo attraverso il cosiddetto triangolo elettrico (generazione da rinnovabile, trasporto e distribuzione, elettrificazione degli usi finali). Politecnico di Torino, Massachusetts Institute of Technology ed Enel Foundation hanno studiato insieme come questo possa essere declinato nella realtà italiana evidenziandone i benefici energetici, ambientali ed economici in uno scenario proiettato al 2050″.

 

I risultati mostrano come il “triangolo dell’elettricità”, ovvero un paradigma basato su generazione di energia da fonti rinnovabili, elettrificazione dei consumi finali e reti elettriche efficienti e digitalizzate, sia lo schema che consente di coniugare produzione di energia pulita e consumo efficiente, con conseguenti sensibili miglioramenti delle prestazioni non solo energetiche, ma anche ambientali, economiche e sociali.

 

Secondo lo studio, nei prossimi due anni le energie rinnovabili rappresenteranno circa il 48% del totale delle fonti di approvvigionamento energetico, superando quota 85% nel 2050. Questo cambiamento favorirà il processo di elettrificazione dei consumi che raggiungerà percentuali rilevanti in diversi settori nei prossimi trent’anni: dall’industria (42%) ai trasporti (41%) passando per il residenziale (53%). La transizione energica comporterà una serie di vantaggi per il Paese in termini ambientali, economici e sanitari. In base alle stime, le emissioni di CO2 dovrebbero, infatti, più che dimezzarsi nei prossimi 30 anni, con le più significative riduzioni previste già nei 20 anni a venire.

 

La transizione energetica avrà, inoltre, impatti rilevanti sulle finanze pubbliche e private, con effetti come la riduzione del 17% del costo delle bollette e della spesa sanitaria quantificabile in circa 692 miliardi di euro al 2050, in virtù del miglioramento della qualità dell’aria e della riduzione dell’inquinamento atmosferico.

 

La ricerca realizzata propone un metodo di valutazione che utilizza input provenienti da analisi settoriali di scenari futuri, come i consumi di diverse materie prime energetiche e l’efficienza media delle tecnologie correlate. Rispetto ad altri metodi di valutazione, quello proposto, oltre a fornire la percentuale di energia elettrica sul consumo finale totale, è in grado di calcolare il contributo specifico dell’elettrificazione agli scenari di transizione energetica, misurato in termini di parametri economici, sociali e ambientali.

 




Idroelettrico e concessioni, Colombero (Uncem): “Regione deve coinvolgere gli enti locali”

La legge approvata ieri dal Consiglio regionale del Piemonte in merito alle concessioni idroelettriche e al loro rinnovo deve coinvolgere di più gli Enti locali.

La legge, come già Uncem aveva sottolineato nel Consiglio delle Autonomie locali, fissa pochi paletti rimandando le vere decisioni a provvedimenti attuativi, molti e complessi. Lavoreremo sicuramente ai tavoli tecnici previsti dalla Direzione regionale Ambiente e risorse idriche.

Di certo, il punto fermo è che i 60 milioni di euro l’anno circa che la Regione incassa come canoni delle concessioni, devono tornare ai territori montani. E gli Enti locali devono essere protagonisti e non spettatori nel meccanismo di rinnovo delle concessioni. Anche le ‘Comunità energetiche’ possono essere uno snodo importante per i territori.

Ma il nuovo modello di assegnazione e le premialità dei bandi devono avere come fulcro i territori montani, dove insistono gli invasi e dove l’acqua unita alla forza di gravità diventa ricchezza. Che oggi lascia poco, ma che in futuro, con i rinnovi, deve assicurare di più. Senza intaccare i ‘sovracanoni’ che già oggi arrivano ai territori.

Preserviamoli. Proteggiamo questa forma storica, dal 1953, di ‘pagamento dei servizi ecosistemici’. E i canoni regionali, tornino alla montagna. Così il Piemonte sarà la prima regione italiana veramente sussidiaria e con lo sguardo politico-istituzionale vincente verso la montagna”.

Lo afferma Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte



Approvata la legge sulle concessioni idroelettriche

Approvato a maggioranza il disegno di legge “Assegnazione delle grandi derivazioni ad uso idroelettrico” (non hanno partecipato le opposizioni e il gruppo Luv ha espresso voto contrario), un testo volto principalmente a disciplinare le modalità di rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.

La seduta del Consiglio regionale è stata presieduta da Stefano Allasia.

Il testo promuove la trasparenza e la sostenibilità anche in prospettiva ambientale, territoriale e sociale.

L’articolato prevede il sostegno delle energie rinnovabili e, oltre agli interventi di compensazione dei territori interessati, le riqualificazioni ambientali dei bacini a valle degli invasi. Altro obiettivo è quello del mantenimento della continuità fluviale e del rilascio del flusso d’acqua minimo vitale. Ci sarà la possibilità, quindi, di inserire nei bandi specifici criteri per la individuazione della migliore offerta.

Dopo il passaggio dal demanio alle Regioni delle infrastrutture idroelettriche, la Regione Piemonte dovrà riassegnare 67 concessioni che erano dello Stato, come primo passo verso la gestione autonoma di dighe e invasi utilizzati per la produzione di energia. Si tratta di riassegnare le concessioni superiori a 3.000 kw, in particolare undici sono scadute e i bandi per le assegnazioni dovranno partire entro il 2022. Viene ribadita la priorità dell’uso idropotabile dell’acqua.

Nelle dichiarazioni di voto, Paolo Bongioanni (Fdi) ha parlato di una rimodulazione organizzativa per coinvolgere il territorio, di un nuovo modello di sviluppo soprattutto per le aree montane, i territori che producono energia.

Alberto Avetta (Pd), sottolineando l’importanza economica ed ambientale della legge si è detto non del tutto soddisfatto perché alcune proposte emendative formulate, volte a trovare equilibrio tra economia ed ambiente, sono state respinte. Approvate comunque quelle sull’interesse pubblico.

Per Alberto Preioni (Lega) si tratta di un provvedimento rivoluzionario, molto positivo anche per le casse del Piemonte perché arriveranno decine di milioni di euro con una sorta di compensazione ambientale per le zone montane.

Anche il gruppo M5s non è rimasto pienamente soddisfatto, soprattutto sugli aspetti ambientali. Il capogruppo Sean Sacco ha rilevato come questa è una legge che si attendeva da troppo tempo e sulla quale siamo stati richiamati anche dalla Commissione Ue.

Soddisfatto l’assessore all’Energia, Matteo Marnati, che ha parlato di un grande lavoro per una legge che regolerà la materia nei prossimi decenni e di un ritorno economico abbastanza immediato per la Regione ma anche di un ritorno ambientale con un aumento del 15% di energia pulita prodotta con l’utilizzo di meno acqua. Con questa legge si capirà che le Regioni potrebbero dare un grande contributo sul tema ambientale.

Anche il presidente della Regione, Alberto Cirio ha commentato, sottolineando che nonostante l’emergenza il Piemonte va avanti con dei progetti strategici per gestire liberamente e con equilibrio le risorse più preziose e importanti. Un modo anche per ridurre la concorrenza verso le nostre imprese da parte dei competitori di quei paesi dove il costo dell’energia è notevolmente inferiore.