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Confagricoltura: Giansanti acclamato presidente, il piemontese Luca Brondelli di Brondello confermato componente della Giunta esecutiva

l’assemblea generale di Confagricoltura ha confermato per acclamazione Massimiliano Giansanti alla carica di presidente.

Unico candidato, guiderà la più longeva organizzazione professionale agricola per il prossimo quadriennio. Romano, 46 anni, Giansanti è presidente di Agricola Giansanti srl e amministratore del Gruppo aziende agricole Di Muzio, con imprese agricole nelle province di Roma, Viterbo e Parma.

Da un mese è anche vicepresidente del Copa, il Comitato delle organizzazioni agricole europee.

L’assemblea ha anche eletto i nove componenti della Giunta, confermando nell’incarico il piemontese Luca Brondelli di Brondello: 56 anni, sposato, due figli, conduce l’azienda agricola e agrituristica “Tenuta Guazzaura” a Serralunga di Crea (Alessandria) di 160 ettari di superficie, dove coltiva cereali, foraggere e vigneti.

Luca Brondelli di Brondello è stato presidente dell’Anga (Giovani di Confagricoltura) di Alessandria e dell’Anga Piemonte. Attuale presidente di Confagricoltura Alessandria, dal 2014 è presidente di Enapra, l’ente di formazione e aggiornamento professionale di Confagricoltura e dal 2017 è componente della Giunta nazionale di Confagricoltura.

Completano il nuovo esecutivo nazionale di Confagricoltura  Lamberto Frescobaldi, presidente dell’omonima azienda vitivinicola toscana e consigliere dell’Accademia dei Georgofili;  Filippo Schiavone, cerealicoltore, presidente di Confagricoltura Foggia, già vicepresidente dei Giovani Agricoltori Anga e attuale componente del Consiglio di amministrazione di Mutua Fima, nonché vicepresidente della Camera di commercio di Foggia; Marco Caprai, vitivinicoltore, già presidente di Confagricoltura Umbria; Giordano Emo Capodilista, imprenditore vitivinicolo, vicepresidente di Confagricoltura Veneto, già presidente del Consorzio Vini Colli Euganei Doc; Sandro Gambuzza, siciliano, operante nei comparti orticolo e olivicolo, già presidente di Confagricoltura Ragusa e della Camera di Commercio di Ragusa, attuale presidente di SAC spa (aeroporto internazionale di Catania) e consigliere della Camera di Commercio del Sud Est della Sicilia; Matteo Lasagna, imprenditore zootecnico, già presidente di Confagricoltura Mantova e di Confagricoltura Lombardia, consigliere di Confidi Systema; Giovanna Parmigiani, imprenditrice zootecnica, già vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e presidente della Federazione Nazionale di Prodotto di Allevamenti Suini, è consigliere del Consorzio dei Salumi tipici piacentini; Rosario Rago, imprenditore orticolo specializzato nelle IV gamma, vicepresidente di Confagricoltura Salerno e di Confagricoltura Campania.

 




Calderini riconfermato Presidente del Comitato per l’imprenditorialità sociale

Si è insediato ieri pomeriggio il CIS – Comitato per l’imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino, il cui Presidente, Mario Calderini, è stato riconfermato dalla Giunta camerale.

Il professor Calderini, infatti, ha lavorato fin da subito con il Comitato per creare e sostenere Torino Social Impact, l’ecosistema per l’imprenditorialità e gli investimenti a impatto sociale della città.

Con la riunione di ieri, il Comitato ha ribadito quanto già definito nel suo primo mandato, ovvero il piano strategico di Torino Social Impact, che si sviluppa in azioni di rafforzamento e di promozione dell’ecosistema e che ha già portato a risultati importanti. Torino sta diventando infatti un modello a livello internazionale, grazie all’esperienza della piattaforma di condivisione ed alla proliferazione di iniziative e progetti per l’economia sociale, che anche nei documenti europei sta conquistando un ruolo centrale per l’uscita dalla crisi.

Il 2021 vedrà impegnato il CIS a consolidare la posizione raggiunta nello scenario nazionale ed internazionale: Torino ospiterà a maggio il prossimo summit mondiale sull’impact investing, mentre a novembre il summit internazionale di Ashoka, la più grande rete al mondo di imprenditori per l’innovazione sociale, che crea alleanze trasversali capaci di cambiare interi sistemi e che seleziona, mette in rete e forma oltre 3.500 imprenditori sociali, attivi in diversi settori e nel mondo.

Sempre nella riunione di ieri, il CIS ha dichiarato di proseguire i proprio impegno su alcuni filoni progettuali:

–      la Borsa sociale, un prototipo di mercato organizzato, dedicato interamente all’impatto sociale

–      il Centro di misurazione dell’impatto sociale, che ha realizzato il primo corso universitario sulla valutazione dell’impatto e si propone per l’immediato futuro di creare una struttura per gestire le richieste di misurazione che arrivano dal territorio

–      Tech4good, un sistema di concrete soluzioni tecnologiche per il terzo settore.

Infine, il 2021 sarà per Torino l’anno dell’impact economy, grazie al lavoro congiunto di tutti gli attori di Torino Social Impact.

Fanno parte del Comitato i rappresentanti dell’Università degli Studi di Torino, del Politecnico di Torino, del terzo settore dell’area metropolitana torinese, come le centrali cooperative di Confcooperative Piemonte Nord e di Lega Coop Piemonte, del Centro Servizi Volontariato e del mondo del lavoro e sindacale.

 

 




Istat: prezzi al consumo per l’intera collettività

Gli indici dei prezzi al consumo di settembre 2020 sono stati elaborati nel contesto di progressiva riduzione della gravità dell’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Covid-19 in Italia e di riapertura di buona parte delle attività commerciali di offerta di beni e servizi di consumo. Pur rimanendo sopra la norma, il numero di mancate rilevazioni è quindi diminuito (analogamente a quanto accaduto a giugno, luglio e agosto).

L’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati, ha consentito di ridurre gli effetti negativi dell’elevato numero di mancate rilevazioni sulla qualità delle misurazioni della dinamica dei prezzi al consumo. La situazione che si è venuta determinando e le modalità con le quali è stata via via affrontata sono illustrate nella Nota metodologica, alle pagine 19, 20 e 21 del comunicato stampa diffuso oggi dall’Istat.

Come ricordato nella Nota metodologica dell’Istat, gli indici ai diversi livelli di aggregazione, sia nazionali sia locali, che hanno avuto una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso), sono segnalati mediante l’utilizzo del flag “i” (dato imputato).

 

Nel mese di Settembre 2020 a seguito della rilevazione dei prezzi effettuata dal Servizio Statistica della Città, l’indice complessivo dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è risultato pari al 101,9 (Base Anno 2015=100) segnando -0,8% rispetto al mese precedente e –0,6% rispetto al mese di  Settembre 2019 (tasso tendenziale).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto registrano -0,3% sul mese precedente e -0,6% su settembre 2019. I prezzi dei prodotti a media frequenza d’acquisto rilevano -1,4% rispetto al mese di  agosto 2020 e         -0,5% sull’anno precedente. I prezzi dei prodotti a bassa frequenza d’acquisto segnalano -0,1% sul mese precedente e -0,3% sull’anno precedente.

 

Nella tipologia di prodotto dei BENI si rileva un ribasso del -0,1% su base congiunturale e del -1,2% su base tendenziale.

I prodotti in rilevazione hanno subito queste variazioni:

Beni Alimentari -0,6% sul mese precedente e +0,7% sull’anno precedente,

Beni Energetici -0,2% sul mese precedente e -10,0% sull’anno precedente,

Tabacchi INVARIATO sul mese precedente e +3,0% sull’anno precedente,

Altri Beni +0,1% sul mese precedente e INVARIATO sull’anno precedente.

 

Nella tipologia di prodotto dei SERVIZI si registra -1,4% su base congiunturale e +0,3% su base tendenziale.

Sono state riscontrate le seguenti variazioni:

Servizi relativi all’Abitazione INVARIATO sul mese precedente e +0,6% sull’anno precedente,

Servizi relativi alle Comunicazioni INVARIATO sul mese precedente e -0,8% sull’anno precedente,

Servizi Ricreativi, Culturali e per la Cura della persona  -1,4% sul mese precedente e -0,2% sull’anno precedente,

Servizi relativi ai Trasporti -6,1% sul mese precedente e -0,8% sull’anno precedente,

Servizi vari  +0,3% sul mese precedente e +1,5% sull’anno precedente.

 

L’inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi riscontra -0,8% rispetto al  mese precedente e+0,3%  rispetto all’anno precedente.

 

L’Indagine dei Prezzi al Consumo è stata effettuata secondo le disposizioni e le norme tecniche stabilite dall’ISTAT.

 

 




Cooperative torinesi: fotografia al 1° semestre 2020 e prospettive per il futuro

 Presentati oggi a Palazzo Birago e on line i dati di un’indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino con Legacoop Piemonte e Confcooperative Piemonte Nord, sullo stato di salute delle cooperative torinesi e sugli effetti della crisi sanitaria in questo primo semestre 2020.

“I numeri evidenziano l’impatto significativo della crisi sanitaria sul sistema cooperativo torinese che nel primo semestre dell’anno registra un calo del -3,1%, con un raddoppio delle cessazioni d’attività – spiega Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Dall’indagine qualitativa, tuttavia, si intravede un sistema che resiste: il 41% delle cooperative intervistate dichiara un effetto della crisi minimo e comunque gestibile nel medio periodo. Non solo: il 22% addirittura approfitta del momento per ripensare i prodotti e i servizi offerti e il 47% per investire in innovazione”.

Secondo Dimitri Buzio, Presidente di Legacoop Piemonte: “I dati presentati ci raccontano le difficoltà riscontrate dalle cooperative, soprattutto in alcuni settori come l’edilizia, la ristorazione e la logistica non legata alla grande distribuzione, ma ci restituiscono anche la forte capacità di innovazione e impegno della cooperazione per offrire risposte ai bisogni dei soci e dei lavoratori; l’indagine qualitativa evidenzia infatti che il 70% delle imprese intervistate dichiara di aver attuato piani strategici, in misura significativa per il rilancio della propria impresa, a dimostrazione della continua tutela del lavoro e dell’impegno della cooperazione per il sostegno e lo sviluppo dell’economia del territorio, in un’ottica intergenerazionale che è uno dei capisaldi dell’essere impresa cooperativa”.

Gianni Gallo, Presidente di Confcooperative Piemonte Nord così commenta l’indagine: “I numeri che emergono dall’annuale ricerca della Camera di commercio di Torino danno il segno di una cooperazione che ha saputo immettere grandi energie per affrontare la prima fase della crisi derivante dalla pandemia mondiale, che ancora stiamo vivendo. Tutti si sono attrezzati per dare continuità alle attività in corso: sia chi doveva garantire servizi pubblici essenziali sia chi è stato chiamato a garantire continuità all’occupazione e il reddito ai propri soci. Gli scenari attuali impongono di far convergere tutte le energie disponibili, a partire da quelle interne alle cooperative per arrivare a quelle pubbliche, per attivare un’azione di trasformazione delle attività dell’impresa stessa. Una trasformazione che possa essere coerente con i cambiamenti che si prospettano all’orizzonte imposti dalla pandemia: la digitalizzazione dei processi in primis. Solo i soggetti cooperativi che sapranno configurarsi secondo questo nuovo scenario si potranno candidare a svolgere anche in futuro il ruolo di soggetto emancipatore”.

Dati 2019

A fine 2019 (ultimo dato disponibile) le 1.319 cooperative attive nella città metropolitana di Torino avevano generato una ricchezza economica pari a 2,6 miliardi di euro (valore della produzione) e impiegato nel complesso 46.153 addetti. È il terziario (servizi alle persone e alle imprese) a realizzare quasi il 58% del valore della produzione e a dare lavoro al 91% degli addetti totali.

Le associazioni di categoria del territorio rivestono un ruolo importante per il mondo cooperativo: Legacoop Piemonte e Confcooperative Piemonte Nord raccolgono insieme 636 cooperative associate. Di queste 581 hanno sede legale nella città metropolitana di Torino, realizzano 1,6 miliardi di valore della produzione (il 61% del totale) e impiegano 24.505 addetti (il 53%).

Dati al primo semestre 2020

A fine giugno 2020 sul territorio si contano 1.278 cooperative attive: rispetto a fine 2019 si registra una diminuzione del -3,1%.

Dal 2010 ad oggi si è assistito ad un calo costante della presenza di cooperative nel torinese: se tra il triennio 2015-2017 il numero si era quasi stabilizzato, nell’ultimo biennio si è assistito ad un’erosione più marcata, fino a toccare il valore più basso nel I semestre del 2020.

La crisi sanitaria Covid-19 non ha sicuramente aiutato la ripresa del sistema imprenditoriale torinese e, di conseguenza, delle cooperative.

Dall’analisi delle cessazioni avvenute nei primi sei mesi del 2020, esce con forza la criticità che il mondo cooperativo ha dovuto affrontare: rispetto ai primi sei mesi del 2019, le cessazioni sono raddoppiate (da 303 a 600 unità), con picchi più elevati nel trimestre aprile-giugno 2020.

Rispetto a fine 2019, quindi, i servizi alle imprese – il primo settore per numero di cooperative attive con il 43,2% del totale – registrano anche la flessione più marcata (- 3,7%); seguono i servizi alle persone (il 26,1%; -3,5%) e le costruzioni (9,1%; -3,3%).

Componenti imprenditoriali del sistema cooperativo torinese

Più di un quarto (25,7%) delle cooperative sono imprese femminili, anche se in decrescita rispetto al 2019 del -3,5%: si occupano principalmente di servizi alle persone, settore in cui sono attive il 41,6% delle cooperative in rosa.

Le cooperative straniere rappresentano il 5,7% del totale, ma rispetto a fine 2019 sono diminuite del -2,7%, evidenziando quindi una flessione più contenuta rispetto al mondo cooperativo complessivo. Oltre il 60% è attiva nei servizi orientati alle imprese e, nel 20% dei casi, nelle costruzioni.

Infine, le cooperative attive giovanili sul territorio a fine giugno 2020 pesano per il 4,1% del totale. Il calo della consistenza di questa componente è più marcato e tocca il – 7,1%. Rispetto al 2012 (primo dato disponibile), la presenza delle cooperative giovanili in provincia è più che dimezzata; il lungo processo di erosione è incominciato nell’anno 2014, e ha subito un’accelerazione in particolare nel triennio 2017-2019.

L’indagine: il clima di fiducia e la gestione dell’emergenza Covid-19

Uno specifico approfondimento dell’indagine ha avuto l’obiettivo di valutare le misure adottate nella contingenza del lockdown e nel periodo successivo, e di comprendere se l’emergenza abbia fatto da innesco allo sviluppo di soluzioni e attività innovative. L’indagine è stata somministrata nel mese di luglio 2020: hanno risposto 268 cooperative, il 21% delle attive in provincia di Torino.

Durante l’emergenza sanitaria: Fase 1

Solo il 20% delle cooperative ha interrotto completamente la propria attività (fra le altre imprese la percentuale era superiore al 60%), facendo ricorso all’utilizzo di ammortizzatori sociali ordinari (il 22%) o in deroga (il 42%), di ferie e congedi (il 13%) e al supporto di strumenti finanziari per gestire il periodo di sospensione (il 13%). Invece il 41% delle cooperative ha proseguito nello svolgimento della propria attività – soprattutto nei settori della salute, del sociale e dei servizi.

Fase 2

Nel complesso, fra le cooperative rispondenti all’indagine una buona parte (il 41%) afferma che durante la Fase 2 l’effetto della crisi sia stato minimo, con ricadute pur sempre gestibili nel breve/medio periodo.
Il 13%, invece, ritiene grave l’impatto subito, al punto da mettere in discussione il proseguimento dell’attività (ma questa percentuale saliva al 35% nell’indagine relativa alle altre forme imprenditoriali torinesi).

Sentiment

Intervistate sull’andamento dell’anno in corso a luglio il 73,5% delle cooperative si dichiara moderatamente o molto pessimista, mentre nelle indagini precedenti, i pessimisti, seppur in crescita, si fermavano al 37,7% nel 2018 e al 46,3% nel 2019.

Andamento del fatturato

Se l’anno 2019 si era chiuso per il sistema cooperativo torinese senza grandi variazioni rispetto al 2018, in termini di trend del fatturato e dell’occupazione, il 2020 ha invece ridimensionato le aspettative: per il periodo corrispondente alla Fase 1 dell’emergenza sanitaria, il 77,8% delle cooperative ha rilevato una contrazione del fatturato. Considerando complessivamente i trend del biennio precedente tale percentuale si fermava al 29,4% nel 2018 e al 30,2% nel 2019.

Il futuro

Per il dopo emergenza, il 70% delle cooperative ha dichiarato di aver elaborato o di prevedere l’elaborazione di un piano strategico aziendale volto a rivedere l’attività imprenditoriale. La scelta ha coinvolto maggiormente alcuni settori – fra tutti credito e finanza, cultura e sport, salute e sociale e produzione e lavoro e meno altri, come ad esempio le cooperative agricole.

Particolarmente significativa la presenza di cooperative che hanno sviluppato piani di rilancio (il 33%) – volti quindi a far emergere nuove opportunità a fronte della crisi – mentre è quasi residuale la quota di imprese che hanno mantenuto un approccio difensivo, di riduzione delle dimensioni o di abbandono di alcune attività. È una prospettiva, quella del tessuto di cooperative torinesi, quasi ribaltata rispetto a quanto emerge fra le altre forme imprenditoriali dove la propensione ad attuare strategie di rilancio è risultata contenuta (il 16%).

L’emergenza sanitaria sembra anche esser stata foriera di innovazione. Alla domanda se, a fronte della crisi connessa a Covid-19, le imprese abbiano investito in alcune attività innovative, è emersa una significativa percentuale di risposte affermative, tra cui soprattutto la scelta di migliorare prodotti e servizi esistenti (o svilupparne di nuovi) – innovazione voluta dal 22% delle imprese rispondenti.

Al di là delle esigenze emerse in occasione dell’emergenza sanitaria, la propensione all’innovazione tecnologica è stata indagata anche nel medio periodo: nel triennio 2020 – 2022 il 47% delle cooperative prevede investimenti tecnologici in chiave Impresa 4.0.




Alluvione, Consiglio regionale: approvati sei punti, dalla manutenzione agli studi sul rischio, sino ai risarcimenti

Il Consiglio regionale ha approvato sei ordini del giorno riguardo l’alluvione che nei giorni scorsi ha colpito il Piemonte.

Cura e manutenzione del verde sulle strade

L’Odg presentato dalla Lega, illustrato dal primo firmatario Mauro Fava, impegna il presidente e la Giunta regionale a farsi portavoce presso le Province, la Città metropolitana di Torino e i Comuni piemontesi “affinché pongano in essere gli atti utili e necessari per assicurare la tutela della pubblica incolumità mediante la cura e la manutenzione del verde pubblico e demaniale lungo le strade di loro competenza” e a rivolgere ai medesimi enti “un formale invito affinché con la massima urgenza si facciano carico, relativamente al territorio di loro competenza, d’imporre a tutti i proprietari confinanti con le strade statali, provinciali, comunali e vicinali di uso pubblico” di provvedere a tutte le azioni necessarie a salvaguardare la sicurezza delle strade attraverso azioni quali la potatura di alberi e siepi e la rimozione di alberi, rami e fogliame che contravvengano alle disposizioni del Codice della strada.

Più risorse per la manutenzione del territorio

La mozione del Pd, illustrata dal primo firmatario Domenico Rossi, impegna la Giunta “a valutare l’impegno di congrue risorse aggiuntive nella manovra di assestamento per sostenere interventi necessari alla messa in sicurezza dei territori e a individuare, nell’ambito della nuova programmazione dei fondi Ue, risorse per finanziare interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico”. Impegna, inoltre, l’Esecutivo “a promuovere la riduzione del consumo di suolo attraverso politiche di riuso, riqualificazione dell’edificato e rigenerazione ubana, incentivando anche le perequazioni intercomunali e la la tutela del territorio, con particolare attenzione al ripopolamento della montagna” e a costituire una struttura di missione regionale per supportare Enti e Amministrazioni per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e assistere le Amministrazioni locali nella progettazione di opere e strutture per la messa in sicurezza, al fine di intercettare i fondi disponibili a livello nazionale ed europeo”.

Un aiuto per i danni ai privati

L’ordine del giorno presentato per Fi da Francesco Graglia e illustrato da Carlo Riva Vercellotti impegna il presidente e la Giunta “a richiedere al Governo di erogare un anticipo immediato delle risorse che verranno trasferite al Piemonte, nella misura di almeno il 30% delle spese sostenute la rimessa in ripristino delle sedi aziendali e delle abitazioni private” e “a sollecitare il Governo e il Parlamento affinché le agevolazioni fiscali legate alla ristrutturazione degli immobili per le zone del centro Italia colpite dai terremoti del 2009, 2016 e 2017 , introdotte in sede di conversione del Decreto Agosto, sia estesa anche per le zone del Piemonte colpite dalla recente alluvione”.

Potenziamento dei servizi ferroviari

Quello presentato da Ivano Martinetti (M5s) impegna la Giunta a “verificare urgentemente la possibilità di ripristino e potenziamento del servizio ferroviario passeggeri sulla linea Cuneo-Limone-Ventimiglia” e venga sfruttata a pieno l’infrastruttura ferroviaria per riconnettere il territorio colpito dall’emergenza”.

Nuove opere per la difesa del suolo

Quello presentato da Sarah Disabato (M5s) impegna tra l’altro la Giunta affinché vengano attivati al più presto gli uffici regionali competenti per supportare gli Enti locali nella delicata fase emergenziale e vengano previste adeguate risorse, in base alle disponibilità di bilancio, per implementare la strumentazione e l’organico degli uffici regionali, della Città metropolitana e delle Province competenti nel fornire adeguato supporto e celere risposta agli Enti locali nelle fasi di progettazione ed emergenza”.

Nuovi studi sui fattori di rischio

Quello presentato da Giorgio Bertola (M5s) impegna, ancora, la Giunta “a compiere ogni azione necessaria per commissionare celermente nuovi studi sui fattori di rischio territoriali per la Regione Piemonte legati al cambiamento climatico” e “a supportare attraverso eventuali accordi con l’Università, il Politecnico e gli Istituti di ricerca, nuove modellizzazioni e strumenti informatici in grado di restituire informazioni utili a prevenire e mitigare gkli eventi eccezionali derivanti dal cambiamento climatico”.

Prima della votazione degli ordini del giorno si è conclusa la discussione iniziata nella scorsa seduta sulla comunicazione del presidente della Giunta Alberto Cirio con gli interventi di Disabato (M5s), Federico PeruginiFava e Valter Marin (Lega).

L’Aula ha respinto altri due ordini del giorno, primi firmatari rispettivamente Martinetti e Francesca Frediani




Emergenza alluvione, CCIAA Cuneo: incontro straordinario, “La priorità è la ripartenza delle nostre imprese”

Di fronte al dramma che, in poche ore, ha sconvolto e distrutto il cuore della nostra Provincia, il presidente della Camera di Commercio di Cuneo Mauro Gola annuncia la volontà di condividere con i membri di Giunta le linee di intervento, attivando anche sinergie con le istituzioni, con il sistema camerale e con i partner italiani e francesi del piano di cooperazione Alpimed per destinare fondi e dare un sostegno concreto alle attività economiche.

Spiega il presidente dell’Ente camerale, Mauro Gola: “Le nostre imprese sono dinamiche, eccezionali e sono abituate a rialzarsi, nonostante questo serio momento di difficoltà vada ad aggiungersi alle criticità dell’emergenza sanitaria che ha pesantemente condizionato tutti i settori economici. Siamo chiamati a fare la nostra parte per aiutarli a riaprire le aziende. Per prima cosa, convocheremo al più presto la Giunta per destinare le risorse disponibili innanzitutto al sistema neve. Limone Piemonte e Garessio sono paesi devastati, le stazioni sciistiche sono letteralmente andate distrutte, mettendo in ginocchio un indotto che, soprattutto nei mesi invernali, vive grazie al settore turistico”.

Prosegue Gola: “Molte delle località pesantemente colpite da questa alluvione sono al centro del piano di cooperazione transfrontaliera per lo sviluppo sostenibile in materia di economia, ambiente e servizi ai cittadini. Per questo, con la Métropole di Nizza, la Regione Liguria e il Parco Alpi Marittime e Mercantour, in rappresentanza di tutto il partenariato, intendiamo dare priorità, rispetto ai progetti già in corso, alla gestione di questa emergenza, indirizzando i fondi disponibili al servizio della ricostruzione e delle imprese”.

Di fronte a questa emergenza si è mobilitata anche la rete delle Camere di commercio, che vede accanto all’Ente cuneese, con Eurocin Geie, la Camera di commercio delle Riviere di Liguria, la Camera di commercio e industria di Nizza e la Camera di commercio italiana a Nizza, con l’obiettivo di dare vita ad azioni concrete e sinergiche sul territorio delle Alpi del Mare.

 




Luca Crosetto: “Sui danni dell’alluvione stop a proclami e burocrazia.
Chiediamo al Governo un impegno immediato sulla ricostruzione”

Non possiamo continuare a rivolgerci al Governo con “il cappello in mano”, onorando il tradizionale aplomb sabaudo che ci chiede di moderare toni e richieste.

E’ora di dire “Basta parole, vogliamo fatti immediati”. Un appello forte e determinato che deve essere corale, partendo da tutte le istituzioni e le categorie economiche del nostro territorio.

È determinata la voce di Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, mentre analizza i dati drammatici del recente e gravissimo evento alluvionale, che in poche ore ha cancellato in molte vallate quel fragile sistema infrastrutturale, di cui da tempo immemore la Granda ne lamenta le carenze.

Danni incalcolabili a strade e ponti nelle valli Tanaro, Vermenagna e Gesso, ma anche danni rovinosi per tantissime piccole e medie imprese artigiane, del commercio e dei servizi che ora si ritrovano, dopo gli effetti negativi del Covid 19, a fare i conti con questa nuova grave emergenza.

«Non è più il tempo di passerelle e di proclami, – prosegue Crosetto – abbiamo bisogno che la Politica assuma seriamente le sue responsabilità. Le visite e le parole di conforto sono gradite, ma in un territorio così ferito, com’è il nostro, non bastano. Abbiamo bisogno in tempi rapidi di progettualità e finanziamenti per procedere alla ricostruzione, senza ingarbugliarci come al solito nei mille lacci burocratici.

C’è un mondo economico in estrema sofferenza che incredulo si domanda quale potrà essere ora il suo futuro. Tanti i paesi delle nostre montagne che stanno da giorni spalando fango, Limone Piemonte, Garessio, Ormea, Pamparato, Nucetto, Bagnasco. Comunità di cittadini e di imprese che cercano con fatica di ritornare alla normalità. E che dire del valico del Tenda, un’arteria cronicamente problematica, ma fondamentale per i cuneesi e per i tanti imprenditori con interessi transfrontalieri.

In poche ore sono andati distrutti non soltanto 40 km di valle Roya, la carreggiata all’uscita del tunnel e alcuni ponti, ma le opportunità professionali di tante aziende che quotidianamente percorrevano questa arteria per andare a lavorare in Costa Azzurra o in Liguria. Un danno che ha proporzioni enormi dal punto di vista produttivo e che costringe ora i nostri imprenditori a percorrere strade alternative molto più lunghe e con costi aggiuntivi.

E che dire del turismo transfrontaliero? La Valle Vermenagna da sempre è meta di visitatori francesi e liguri con ottime ricadute economiche sul territorio. Ora tutto questo è stato irrimediabilmente azzerato. E per quanto tempo? Sul versante francese ieri si è recato addirittura il presidente Macron a testimonianza dell’attenzione governativa sulla vicenda. Non vorrei che tra un anno noi cuneesi ci ritrovassimo ad usare il calesse per raggiungere le nostre montagne, mentre dall’altra parte delle Alpi si utilizzasse una viabilità più moderna ed efficiente».




Usura: “Rafforzare l’Osservatorio e finanziare la legge”

Incrementare le funzioni dell’Osservatorio e finanziare la legge regionale contro l’usura. Queste, in sintesi, le proposte dei consiglieri delegati dall’Udp, Gianluca Gavazza e Giorgio Bertola, nel corso della riunione dell’Osservatorio regionale sui fenomeni di usura estorsione e sovraindebitamento, tenutasi questa mattina.

Del resto, anche in Piemonte, dopo il Covid aumentano le famiglie in difficoltà economica: a livello nazionale sono ormai quasi il 60 per cento quelle che faticano ad arrivare a fine mese, mentre prima del lockdown erano il 46%, come rivelato da un’indagine Doxa commissionata dall’Ania, citata durante i lavori.

Dalla ricerca emerge anche che le famiglie con migliore formazione finanziaria sono quelle che riescono ad affrontare meglio una spesa improvvisa.

Dati che sottolineano la crisi economica ed evidenziano l’urgenza di contrastare le situazioni che possono favorire la ricerca di risorse economiche – per pagare debiti e pendenze varie – nella direzione sbagliata, con il rischio di cadere nella trappola dell’usura. Senza dimenticare che le imprese e le aziende stanno vivendo momenti finanziariamente molto difficili.

Secondo Gavazza, “è il momento di ripartire con le attività dell’Osservatorio per accompagnare la ripresa dell’economia dopo la pandemia. Bisogna fare quadrato con le Forze dell’ordine affinché i cittadini percepiscano di non essere ‘soli’, siano essi già vittime o lo stiano per diventare.  Va intrapreso un percorso informativo capillare soprattutto verso i piccoli imprenditori che sono riusciti a resistere nonostante il lockdown e che oggi sono i soggetti più esposti. L’Osservatorio, oltre alla necessaria formazione, può indicare, attraverso le associazioni che lo costituiscono, la strada per un aiuto economico lecito. Le fondazioni antiusura e gli altri enti offrono un aiuto concreto avvalendosi del quadro normativo regionale e nazionale, rappresentando così un vero e proprio riferimento per gli imprenditori, oggi più che mai, in balìa di un mare in burrasca.”.

“Viviamo in tempi difficili – ha osservato Bertola -. Usando la metafora dell’esperto in materia di sovraindebitamento, Antonio Cajelli, in questo momento è come se stessimo passeggiando sulla spiaggia dopo che si è ritirato il mare: ancora non ci rendiamo conto dell’ondata che deve arrivare, ma è bene stare in allerta e muoversi per tempo per affrontare l’imminente tsunami economico. Per questo bisogna fare delle riflessioni importanti sulla legge regionale 8 del 2017 contro usura, estorsione e sovra indebitamento, non solo perché venga adeguatamente finanziata, come da me richiesto al presidente Cirio grazie al supporto di tutto l’Ufficio di presidenza, ma dobbiamo riflettere anche sui provvedimenti attuativi, affinché la legge abbia un impatto effettivo per la vita dei piemontesi. Sarà questo il mio spunto di lavoro per i prossimi mesi come delegato presidente dell’Osservatorio Usura”.




Embraco, Sicchiero: “Due incontri per ex lavoratori Embraco e imprenditori”

Quando a metà settembre è stato annunciato il progetto Italcomp, con l’obiettivo di dare vita nel sito ex Embraco/Ventures di un polo per la produzione di compressori per l’industria del freddo, ho ribadito che come amministrazione comunale siamo fiduciosi che questa prospettiva possa davvero concretizzarsi ma che, nel frattempo, avremmo continuato a lavorare per offrire alternative occupazionali alle lavoratrici e ai lavoratori che desiderino ricollocarsi.

Così è. Infatti, in collaborazione con la Regione Piemonte, abbiamo organizzato nel mese di ottobre due incontri, il primo rivolto ai lavoratori e relativo all’assegno di ricollocamento, il secondo agli imprenditori interessati ad approfondire il tema delle agevolazioni all’assunzione di lavoratori ex Embraco/Ventures»: lo annuncia il Sindaco di Chieri Alessandro SICCHIERO.

Il primo appuntamento, incentrato sull’operatività dell’assegno di ricollocazione, e quindi rivolto a lavoratrici e lavoratori dell’ex Embraco, si svolgerà lunedì 12 ottobre in Sala della Conceria, a Chieri (via della Conceria, 1), con due incontri, il primo alle 10 e il secondo alle 11,30. Altri due incontri sono previsti nel pomeriggio presso il Municipio di Riva di Chieri (piazza Parrocchia 4), alle 14,30 e alle 16. Saranno le rappresentanze sindacali ad organizzare i gruppi di lavoratori.

Un secondo appuntamento, rivolto agli imprenditori, verrà calendarizzato nelle prossime settimane.

Agli incontri interverrà il dottor Alberto Anselmo del Settore Politiche del Lavoro della Regione Piemonte.

 




Confindustria Piemonte: indagine congiunturale trimestrale

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a settembre da Confindustria Piemonte, la terza durante l’emergenza Covid-19, conferma le attese ed è in linea con i risultati di analoghi sondaggi condotti a livello nazionale ed europeo.

Il clima di fiducia delle imprese piemontesi rimane pessimistico, ma gli indicatori migliorano in modo talvolta sensibile rispetto a giugno (mese immediatamente successivo alle fine del lockdown).

Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono un miglioramento della situazione di mercato nei prossimi mesi. Gli indicatori registrano un marcato progresso rispetto allo scorso trimestre, pur restando al di sotto della soglia tra previsioni di aumento e diminuzione.

Nel comparto manifatturiero, il 17,1% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 28,6% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a -11,5 punti percentuali) migliora di oltre 20 punti rispetto a giugno. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 19% si attende un aumento (contro il 32%).

Rallenta anche la velocità di caduta dell’export, ma le prospettive restano comunque molto incerte. Migliora il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna 4 punti rispetto a giugno, pur restando al di sotto della media storica.

Resta negativo l’andamento della redditività, ma si riduce la quota di aziende che si attendono un ulteriore peggioramento. Migliora la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano ritardi diminuisce di quasi 20 punti, pur restando abbastanza elevata in prospettiva storica. Cala ma rimane elevato il ricorso alla CIG, esploso a livelli record nei mesi scorsi: a settembre il 39% delle aziende prevede di farvi ricorso (era il 55% a giugno).

Nella maggior parte dei settori le attese restano sfavorevoli, ma si osserva un’attenuazione del pessimismo. Fanno eccezione impiantisti, gomma-plastica e industria elettrica, che registrano saldi positivi dopo una fase decisamente cedente. Nel comparto metalmeccanico gli indicatori sono complessivamente un po’ più favorevoli della media, anche se la meccanica strumentale non dà segnali di assestamento.

Anche nel comparto dei servizi gli indicatori migliorano in misura apprezzabile rispetto a giugno ma la maggioranza delle imprese si attende, anche per gli ultimi mesi dell’anno, condizioni di mercato recessive. Aumenta il tasso di utilizzo delle risorse aziendali. Diminuisce di 10 punti il ricorso alla CIG, ancora elevato per gli standard del settore. In calo anche la quota di imprese che segnala ritardi nei pagamenti.

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. La situazione più difficile riguarda certamente il biellese, con attese fortemente negative, condizionate senza dubbio dall’andamento del settore tessile – uno dei più colpiti dalla recessione.

I miglioramenti più sensibili si registrano a Novara e soprattutto nel canavese. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo. Nell’industria, i saldi ottimisti-pessimisti riferiti a livelli produttivi e ordini totali migliorano di 25 punti rispetto a giugno; ancora in calo l’export, ma si riduce la percentuale di pessimisti e aumenta quella di ottimisti. Il ricorso alla CIG diminuisce di venti punti (da 59% a 39%), anche se resta molto elevato. Il tasso di utilizzo degli impianti si riporta al 70%.

L’indagine conteneva tre domande sintetiche sugli effetti del coronavirus, a due mesi dalla riapertura dopo il lungo lockdown. La maggioranza delle 1.200 aziende rispondenti (48,4%) giudica “significative ma recuperabili” le perdite complessive subite per effetto della crisi; un ulteriore 36,5% ritiene “limitato” l’impatto. Più pessimista il residuo 15,1% delle aziende, che ritiene “molto gravi” gli effetti economici del virus.

Restringendo la valutazione all’andamento del 2020, il 35,3% prevede una “contenuta” riduzione del fatturato; per il 32,7%, invece, la contrazione del fatturato sarà “forte” e per un più pessimista 4,8% sarà “molto forte”. All’estremo opposto si pone il 23,4% delle imprese che prevede di chiudere il 2020 con un fatturato “sostanzialmente stabile” rispetto allo scorso anno. Il 3,9% delle aziende rispondenti prevede addirittura un fatturato “in crescita”.

Quali tempi avrà la ripresa? La maggioranza delle imprese (37,5%) ritiene che il recupero dei livelli pre-crisi possa avvenire “entro il 2021. Secondo il 10,3% dei rispondenti i tempi saranno più brevi (“entro il 2020”) mentre per una percentuale di poco superiore (14,1%) saranno invece più lunghi (“entro il 2022 o oltre”). È elevata la quota di imprese (37,8%) che ritiene “non prevedibili” i tempi del pieno recupero. Irrilevante la percentuale di imprese che non vedono un futuro (0,3%).

«Il nostro sondaggio di settembre – commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte – fa registrare alcuni segnali incoraggianti ma non deve alimentare un eccessivo ottimismo. Le imprese sono ripartite e la maggioranza dichiara di avere subito perdite anche ingenti ma recuperabili nei prossimi mesi. Tuttavia le condizioni di mercato restano incerte, soprattutto all’estero; non possiamo dare per scontato che la ripresa sia ormai decollata e possa prendere velocità in modo lineare e automatico. Al contrario, molti fattori possono bloccare o invertire il percorso della ripresa: a partire dal rischio ancora concreto di nuove ondate di contagi e di un secondo lockdown».

«L’emergenza non è finita – commenta il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj. In questa delicata, complessa fase di riavvio dei meccanismi della crescita, è essenziale che al sistema produttivo vengano garantite le migliori condizioni per investire e produrre. Ci troviamo in un momento storico forse unico nel dopoguerra: avremo a disposizione risorse senza precedenti e potremo contare sul sostegno dell’Europa. È essenziale che gli sforzi vengano concentrati su poche, chiare priorità di lungo periodo, come hanno saputo fare i nostri partner europei, a partire da Francia e Germania. I programmi di investimento devono procedere in parallelo alle riforme strutturali».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, prosegue si attenua la negatività delle attese. Le previsioni per il quarto trimestre 2020 su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora negative ma in recupero rispetto alla rilevazione di giugno. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa il 40% delle imprese.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -33,3% a -11,5% e quello sugli ordinativi totali da -35,5% a -13,3%. Le attese sull’export passano da -29,7% a -14,5%. In parziale recupero anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -16,0% a -4,5%.
In questa situazione di incertezza, si accentua la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, subiscono una battuta di arresto. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti fortemente negativo (-17,5%), le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano -14,6%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è -8,7%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è -0,9%.
Cresce l’ampiezza del divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +6,7% (era -19,1% a giugno) e -20,2% (era -40,4%).
Si attenua il ricorso alla CIG, quasi il doppio rispetto a giugno; ne fa richiesta il 39,2% delle aziende (dal 55,1% della scorsa rilevazione, a fine lockdown).
Il 16,1% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 15,9% a giugno). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 65% al 69%.
Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (27,1%) e aumentano quelle con visibilità 1-3 mesi (48,8%). Restano più o meno stabili quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (14,6%) e oltre i 6 mesi (9,5%).
Si assestano i tempi di pagamento che, dopo un temporaneo aumento, tornano di 85 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 89 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala significativamente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (36,3%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un saldo ancora negativo tra ottimisti e pessimisti (-8,1%); soffrono in particolare metallurgia (-14,3%) e macchinari e apparecchi (-16,9%). Prosegue il momento positivo per l’industria elettrica (+6,5%); recupera l’automotive (+10,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora negativo di legno (-45,0%), cartario-grafico (-32,4%), tessile-abbigliamento (-26,1%), chimica (-13,0%), manifatture varie (-10,5%), alimentare (-5,7%), edilizia (-6,1%). Inversione di tendenza per la gomma-plastica (+7,4%) e per gli impiantisti (-16,7%).

A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. A Novara il saldo ottimisti-pessimisti ritorna sul livello di equilibrio dopo due trimestri fortemente negativi. Nel canavese il saldo torna addirittura in zona espansiva, con un balzo di oltre 50 punti rispetto a giugno; tuttavia la sostenibilità di questa apparente svolta andrà verificata nei prossimi mesi.

Qualche miglioramento, in un quadro comunque ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli; il clima di fiducia rimane improntato al pessimismo, ma in attenuazione.

A Torino, non diversamente da quanto osservato a livello regionale, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo.
A livello territoriale, il clima di fiducia migliora in molte aree del Piemonte, ma le valutazioni sono molto eterogenee. Clima positivo nella zona di Ivrea e a Novara (con saldi rispettivamente +5,0% e 0,0%). Ancora negative ma in miglioramento le attese a Alessandria (-13,1%), Cuneo (-16,1%), Verbania (-11,5%) e Vercelli (-10,8%), Torino (-6,3%). Situazione ancora fortemente negativa a Biella (-28,2%), territorio profondamente colpito dalla crisi del tessile.

Comparto dei servizi
Per le quasi 350 aziende del campione si confermano indicatori negativi, come a marzo e giugno.

In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -17,5% a -2,6%. Quello ordini totali passa da -18,1% a -5,2%. Il saldo sull’occupazione da -3,1% a -2,3%.
Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 14,5%, a 15,2%.
Recupera il tasso di utilizzo delle risorse (78%), mentre si assesta il ricorso alla CIG, che passa dal 36,7% al 26,3%.

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 12,3% le aziende con ordini per meno di un mese, il 39,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 22,6% per 3-6 mesi, mentre scendono a 26,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 70 giorni: il ritardo scende a 89 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In aumento le imprese che segnalano ritardi negli incassi (55%).

A livello settoriale, com’era prevedibile, recuperano i trasporti (5,6%), le utility (+25,0%) e gli altri servizi (+1,1%). Ancora leggermente negativi i servizi alle imprese (-1,4%) e l’ICT (-5,4%), mentre il comparto commercio e turismo continua a soffrire profondamente (-19,6%).