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Comunità energetiche, il Piemonte esempio virtuoso

Comunità energetiche, un modello innovativo per la produzione, l’autoconsumo, l’accumulo e la vendita di energia proveniente da fonti rinnovabili nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e della transizione energetica.

Da dicembre 2020 sono in vigore disposizioni e incentivi per sviluppare i sistemi collettivi di autoconsumo da fonti rinnovabili e, con la pubblicazione delle regole tecniche del Gse (Gestore servizi energetici), si è completato il quadro.

E proprio per fare il punto della situazione, per accelerare la sperimentazione e per informare i consumatori sulla possibilità di avere un ruolo attivo nella gestione della propria spesa energetica, il Gse in collaborazione con la Regione Piemonte e con gli attori locali interessati (Anci e Uncem regionale, Ance Piemonte e Valle d’Aosta, Anaci, Fiopa, Enti promotori di progetti di comunità energetiche locali Energy Center del Politecnico di Torino ed Environment Park), ha organizzato un seminario on line.

“Numerosi sono gli esempi di comunità energetiche che si stanno organizzando sul territorio – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, nel portare i saluti della Regione – tese a valorizzare risorse e specificità”.

Esempi virtuosi sono l’esperienza di Barge, nell’ambito del raggruppamento dell’Associazione Comunità Energetica del Monviso, quelle delle valli Maira e Grana, del pinerolese, della Val di Susa e del comune di Magliano Alpi.

“L’obiettivo europeo – ha ricordato – è quello di arrivare a raggiungere nel 2030 una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 in atmosfera. Ci sono numerosi investimenti e a seguito dell’approvazione della legge sull’idroelettrico, ci attendiamo un incremento di produzione da fonte idraulica pari al 15% con una razionalizzazione dell’uso della risorsa primaria. Vogliamo salvaguardare l’ambiente e investire sull’economia ma dare, a chi vuole investire, anche i giusti strumenti”.

“Il 2020 è stato un anno di programmazione, ora aspettiamo i fondi che devono ancora arrivare sia con il Recovery Plan, sia con la programmazione europea; quello che serve in questo momento sono progetti immediatamente cantierabili, definitivi e in “rete” per arrivare ad intercettare i fondi europei. In poche parole: concretezza e gioco di squadra per fare sistema”.




La Granda ancora “Rossa” fino a fine settimana. L’allarme di Confartigianato Imprese Cuneo

Un fulmine a ciel sereno che arriva dritto al cuore di un’economia già molto sofferente. Mentre il resto del Piemonte da lunedì è in arancione, domani la provincia di Cuneo non si uniformerà al territorio regionale, come annunciato, ma rimarrà “zona rossa” almeno fino a fine settimana.

La Regione ha deciso di bloccarla nella fascia di rischio più alto a causa del tasso di incidenza contagi mantenutosi, anche in questi giorni, al di sopra della soglia di allerta di 250 casi di Covid per 100.000 abitanti (277).

La notizia ha creato un forte disappunto tra le imprese cuneesi, le quali ora si ritrovano a doversi nuovamente fermare ai blocchi di partenza, con innumerevoli disagi sia per il loro lavoro che per la clientela.

«Una decisione dell’ultima ora – commenta Luca Crosetto presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – che va ad inasprire gli animi di tanti imprenditori ormai sfiniti da questi stop and go senza un congruo preavviso. Pur capendo la necessità di tutelare la salute pubblica, contestiamo con fermezza questa improvvisa decisione che si configura come una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti delle imprese e dei lavoratori. Sarebbe stato meglio, non avendo certezza sul calo dei contagi, essere più prudenti nel dare notizie di riavvio delle attività, evitando di esporre le aziende, già così prostrate dall’emergenza sanitaria, all’ennesima delusione del protrarsi delle chiusure.

Nel nostro comparto artigiano ci sono centinaia di imprese del settore benessere e servizi alla persona le quali, dopo aver risistemato i locali e gli approvvigionamenti dei prodotti, si ritrovano ora a disdire appuntamenti già fissati e a bloccare il personale già programmato per il ritorno al lavoro. Una grave delusione che era meglio evitare, visto il periodo complesso e un “modus operandi” che rischia di staccare la spina definitivamente a tante nostre imprese».




Consiglio regionale: Bilancio, votata quasi la metà dei 575 emendamenti

È continuato oggi in Consiglio regionale l’esame del Ddl sul bilancio di previsione 2021-2023. In mattinata è ripreso il voto degli emendamenti, cominciato ieri.

A metà pomeriggio erano stati votati e respinti quasi la metà dei 575 emendamenti presentati – quasi tutti dalle minoranze, in particolare da Luv – e solo in pochi casi ritirati. Tutti gli emendamenti dell’opposizione sono stati respinti.

I lavori continueranno fino alle 20 di stasera, per riprendere domani mattina. Oltre al voto sui restanti emendamenti, prima del voto finale sono ancora previste le dichiarazioni di voto dei gruppi consiliari e la discussione e la votazione dei 36 ordini del giorno collegati.




Il “Recovery plan” del Piemonte: oltre 1200 progetti per 27 miliardi di euro

Si intitola “Next Generation Piemonte” il documento, approvato questo pomeriggio durante una riunione straordinaria della Giunta regionale, che contiene oltre 1200 progetti dal valore complessivo di 27 miliardi di euro.

Il testo raccoglie i contributi giunti dal territorio dei quali si chiede al Governo l’inserimento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cosiddetto Recovery Plan. La prossima settimana inizierà il confronto con Roma per definire quali di questi progetti potranno essere inclusi nel documento finale che il Governo entro il mese di aprile invierà all’Unione Europea con le priorità italiane.

“Giovedì 8 aprile presenteremo al premier Mario Draghi questo documento, che definisce le linee di indirizzo per lo sviluppo del Piemonte nei prossimi 10 anni – ha dichiarato il presidente della Regione, Alberto Cirio, al termine della seduta -. Siamo orgogliosi di dire che è il contributo del Piemonte, e non della Regione Piemonte, perché dà voce a tutte le esigenze di crescita che ci sono pervenute dal territorio durante l’intenso calendario di incontri che, nelle scorse settimane, ci ha visto andare in tutte le province per ascoltare gli enti locali, le categorie economiche, produttive e sociali, i nostri giovani, che sono i veri proprietari del futuro. Quante volte leggendo un bando europeo ci si è chiesti chi lo avesse scritto, perché troppo distante dalla realtà, noi abbiamo voluto evitare questo scollamento andando prima sul territorio per raccogliere le esigenze reali da chi il territorio lo vive tutti i giorni”.

 

L’analisi delle istanze mette in risalto come la progettualità dal basso esprima un preciso orientamento verso le nuove tecnologie, l’ambiente e le infrastrutture: oltre 600 progetti riguardano questi ambiti.

“Infrastrutture tradizionali come le strade, i ponti le vie, ma anche quelle che riguardano le infrastrutture multimediali per rendere il Piemonte più connesso anche a livello digitale – ha proseguito il presidente Cirio -. E poi i progetti che riguardano l’istruzione e l’edilizia sanitaria. In questo documento c’è quello che serve al Piemonte e non dobbiamo perdere questa opportunità. Se infatti è fondamentale continuare a vaccinare, perché vincerà questa battaglia chi prima avrà vaccinato la sua gente, dall’altra dobbiamo continuare a progettare il futuro e i fondi del Recovery Plan abbinati a quelli della prossima programmazione europea 2021-2027 porteranno in Piemonte oltre 10 miliardi di euro, una cifra che il Piemonte non ha mai avuto e che adesso dobbiamo investire per fare ripartire la nostra regione e non lasciare nessuno indietro”.

 

La proposta di Recovery Plan del Piemonte in sintesi vede 1.273 progetti così ripartiti:
– 672 riguardano la rivoluzione verde e la transizione ecologica

– 230 racchiudono interventi su digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

– 187 si riferiscono alle infrastrutture per la mobilità sostenibile

– 107 comprendono l’inclusione e la coesione

– 55 fanno riferimento all’istruzione e alla ricerca

– 22 concernono l’assistenza sanitaria

 

A livello territoriale la provincia di Alessandria vede 34 progetti per un valore di 1,8 miliardi di euro, quella di Asti 195 progetti per circa 1 miliardo di euro, Biella 76 progetti per 684 milioni di euro, Cuneo 39 progetti per oltre 1,8 miliardi di euro, Novara 187 progetti per oltre 1,2 miliardi di euro, Torino 182 progetti per 3,5 miliardi di euro, Vercelli 344 progetti per 2,5 miliardi di euro, il Verbano-Cusio-Ossola 57 progetti per oltre 560 milioni di euro. A questi si aggiungono 159 progetti a valenza regionale del valore complessivo di 13,8 miliardi di euro.

 

Si segnalano, tra gli ambiti:

– rigenerazione edilizia, riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato, messa in sicurezza, interventi antisismici (468 proposte per un valore complessivo di 11,9 miliardi);

– interventi in viabilità, infrastrutture viarie e opere di ingegno come ponti, strade e parcheggi (183 proposte per 4,2 miliardi);

– sviluppo dei servizi di trasporto pubblico locale, trasporto ferroviario, infrastrutture per il trasporto aereo cargo e passeggeri (37 schede per 2 miliardi);

– riqualificazione o costruzione di impianti sportivi, sia a valenza di coesione e infrastrutture sociali, sia in integrazione dell’offerta turistica, insieme ad altri strumenti e investimenti sui servizi turistici (63 proposte per 1,8 miliardi);

– progetti di mobilità alternativa e dolce, come ciclovie, funivie e passerelle, prevalentemente a servizio della riqualificazione paesaggistica e dell’offerta turistica in contesti adeguati (109 schede per 635 milioni);

– potenziamento di strutture, risorse e strumenti per anziani, minori, famiglie in difficoltà, soggetti vulnerabili (84 interventi per 750 milioni).




Torino. Suap, attivo un nuovo sportello online

Lo Sportello Unico per le Attività Produttive della Città di Torino (SUAP) ha attivato dal 22 marzo scorso – relativamente alle pratiche del commercio in sede fissa, somministrazione di alimenti e bevande, licenze di pubblica sicurezza e autorizzazioni sanitarie – un nuovo servizio on line di ricevimento pubblico per gli operatori economici e/o i professionisti da loro incaricati.

Attualmente sono attivi 9 sportelli on-line e vi si accede previa prenotazione dell’appuntamento con i funzionari del Servizio SUAP della Divisione Commercio per quesiti e approfondimenti utili per la presentazione di istanze di varia tipologia (apertura attività, volture, cessazioni, modifiche ecc.).

La prenotazione può essere effettuata collegandosi al portale ‘Torino Facile’ a cui si può accedere con le proprie credenziali o tramite SPID. Se l’utente dispone dell’App IO’ dopo essersi prenotato riceve la notifica della prenotazione e può effettuare il collegamento anche direttamente dal cellulare.

L’appuntamento si svolge in video conferenza e consente anche il contestuale scambio di documentazione.

Per approfondimenti e informazioni è possibile consultare il sito internet della Città all’indirizzo

 

 

 




Consiglio regionale: In dirittura d’arrivo la legge di stabilità

Possibilità per le gestioni associate di sospendere fino al 30 settembre prossimo il canone demaniale per i gestori delle attività che operano sui laghi.

Allungamento di un anno dell’esenzione triennale dal bollo prevista nella passata legge di stabilità per alcune categorie di auto, ed esenzione Irap per il quarto anno per le aziende che stabilizzano le assunzioni.

Niente più tassa da 83 euro annui per i circa 800 veterinari piemontesi. Sono questi i contenuti principali della legge di stabilità 2021 di cui è cominciata la discussione oggi nel Consiglio regionale.

Un provvedimento di esclusiva natura tributaria e fiscale, per l’assessore al bilancio Andrea Tronzano, che ha respinto insieme con la maggioranza le richieste di emendamento venute dalla minoranza, a parte l’allungamento delle esenzioni già votate in Commissione su proposta di Marco Grimaldi (Luv).

“Un’occasione mancata”, secondo le opposizioni, in particolare Pd e Luv che avevano presentato emendamenti per esentare dall’Irap settori del commercio e imprese ricapitalizzate (Raffaele Gallo, Pd), o incrementare l’addizionale Irap per le imprese che dalla pandemia hanno avuto un forte incremento degli utili: commercio online, grande distribuzione, logistica, case farmaceutiche (Grimaldi).

L’assessore Tronzano ha difeso il provvedimento, respingendo le accuse di immobilismo avanzate dalle minoranze. “”Nel 2020 – ha detto Tronzano – abbiamo messo in campo azioni concrete importanti, una manovra fiscale su bollo auto e addizionale Irap, favorendo chi inquina di meno, le imprese che si insediano in Piemonte e quelle che fanno nuove assunzioni, ma anche investimenti che sono effettivamente serviti alle imprese. Sono manovre tutt’ora valide e lo saranno anche negli anni futuri”.
In aula sono intervenuti il relatore di maggioranza Davide Nicco (Fdi), quello di minoranza, insieme con Grimaldi, Diego Sarno (Pd), Maurizio Marello (Pd), Sean Sacco (M5s), Silvio Magliano (Moderati), Mario Giaccone (Lista Monviso). La discussione continuerà domani in Consiglio.

In precedenza parere favorevole sulla legge di stabilità era stato dato dal Consiglio delle autonomie locali (Cal), che ha ritenuto condivisibili le modifiche e le semplificazioni proposte, ma ha anche espresso “preoccupazione per alcune criticità relative all’impianto complessivo della manovra di bilancio regionale, in particolare per i tagli operati nei confronti degli enti locali, del trasporto pubblico e dei contributi per l’adeguamento della strumentazione urbanistica dei Comuni, nonché per la riduzione delle risorse sul welfare e sulla montagna”.

L’assemblea ha ribadito quindi la necessità di aprire un tavolo permanente per concordare con la Regione un percorso condiviso con le autonomie locali, anche alla luce dei fondi europei che saranno da investire sul territorio per lo sviluppo locale.




Allasia: “Necessario tutelare gli ambulanti non alimentari”

Questa mattina il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha incontrato, con l’assessore Maurizio Marrone, una rappresentanza degli ambulanti appartenenti alle sigle GOIA, UBAT e APICAST, scese in piazza per protestare contro le chiusure dei mercati agli operatori non alimentari.

“A nome dell’Assemblea legislativa – sottolinea il presidente Allasia – esprimiamo vicinanza e supporto ai commercianti ambulanti che hanno manifestato per poter tornare a lavorare in sicurezza. Come Consiglio Regionale invitiamo la Giunta ad intervenire nei confronti del governo nazionale affinché la categoria, ormai allo stremo, possa tornare in attività dopo le feste pasquali. La chiusura dei mercati agli operatori extra alimentari è un provvedimento discriminatorio che mette in difficoltà economiche migliaia di famiglie piemontesi”.




Unioncamere Piemonte: Previsioni occupazioni, oltre 25mila entrate previste a marzo 2021

Dati in ripresa rispetto al 2020 (+46,2%), ma ancora distanti dai livelli del 2019 (-11,4%).

Si registrano difficoltà nel reperimento di specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche

Sono circa 25.060 i contratti programmati dalle imprese piemontesi per marzo 2021, 7.910 unità in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e 3.220 unità in meno rispetto all’analogo periodo del 2019, quando l’economia non era ancora stata investita dalla pandemia da Covid-19. Il 78% riguarderà lavoratori dipendenti, mentre il 22% sarà rappresentato da lavoratori non alle dipendenze. Nel 31% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 69% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Complessivamente nel trimestre marzo-maggio 2021 le entrate stimate saranno circa 69.360.

Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

            

Delle 25.060 entrate previste in Piemonte nel mese di marzo 2021 il 16% è costituito da laureati, il 34% da diplomati, le qualifiche professionali e l’assenza di un titolo specifico pesano entrambi il 24%.

In uno scenario caratterizzato ancora dalle restrizioni per il Covid e dall’incertezza legata all’andamento della campagna vaccinale, sono, ancora una volta, i servizi a formare la fetta più consistente della domanda di lavoro (60%, dato in forte calo però rispetto al 68% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente). Il comparto manifatturiero, genera circa il 28% della domanda di marzo 2021 mentre il settore edile, grazie anche ai nuovi incentivi, segna oltre 3mila entrate programmate nel mese di marzo e poco meno di 9mila per l’intero trimestre marzo maggio 2021.

Il 21% delle entrate previste per marzo 2021 nella nostra regione sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, il 37% sarà costituito da operai specializzati e conduttori di impianti, il 31% riguarderà impiegati, professioni commerciali e dei sevizi e l’11% profili generici.

 

A livello di area di funzionamento il peso maggiore è dato dalla produzione beni ed erogazione servizio (39%), segue l’area commerciale e vendita (19%) e quella tecnica e di progettazione (20%), la logistica si attesta all’11%, seguita dall’area amministrativa con il 6% delle entrate previste.

 

Permangono, infine, le difficoltà di reperimento di alcune figure professionali: in 35 casi su 100 le imprese piemontesi prevedono, infatti, di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, quota superiore rispetto a quella media nazionale (32 imprese su 100).

Le professioni più difficili da reperire in regione, così come a livello nazionale, a marzo 2021 sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche.




Le previsioni delle imprese piemontesi per il secondo trimestre 2021

L’indagine congiunturale trimestrale, realizzata a marzo da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, pur mettendo in evidenzia un miglioramento del clima di fiducia rispetto ai trimestri precedenti, è lontana dal delineare una fase di ripresa robusta.

Restano, infatti, ancora immutati i problemi di fondo che impediscono al nostro paese di superare rapidamente l’emergenza e di rilanciare la crescita di lungo periodo.

Gli indicatori registrano un miglioramento rispetto a dicembre sia nel manifatturiero, sia nel terziario tornando in territorio positivo dopo 7 trimestri. Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, un recupero dei livelli di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordini migliorano di 17-18 punti percentuali. Diminuisce il ricorso alla CIG (che rimane comunque elevato), aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi, soprattutto nella manifattura. Stabile, su livelli elevati, il tasso di utilizzo di impianti e risorse. Tornano positive le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se resta ampia la forbice tra grandi e piccole.

Nel manifatturiero, il 25,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 17,1% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +8,6 punti percentuali) migliora di 18 punti rispetto a dicembre. Analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 27,4% si attende un aumento, il 20,2% una riduzione.

Si attenua la caduta dell’export. Il saldo ottimisti-pessimisti ritorna di pochissimo sopra lo zero, dopo 6 trimestri. Stabili il tasso di utilizzo degli impianti e la situazione dei pagamenti, mentre resta negativo l’andamento della redditività. Si rafforzano, seppur di poco, gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di 6 punti, riportandosi sui livelli del 2019 (26,3%).

Cala ulteriormente il ricorso alla CIG (- 28,1%), che resta comunque più che doppio rispetto alla situazione pre-pandemica. Nella maggior parte dei settori manifatturieri prevale un clima di attese cautamente positive, con indicatori in sensibile miglioramento rispetto a quelli rilevati a dicembre. Poche le eccezioni, tra le quali spicca il tessile-abbigliamento, in crisi profonda dal 2018. Recupera l’edilizia, certamente grazie agli incentivi. Bene anche la metalmeccanica, con un miglioramento di oltre 30 punti rispetto a dicembre; un rimbalzo che accomuna la maggioranza dei comparti, in particolare macchinari e apparecchi, prodotti in metallo e industria elettrica ed elettronica. A livello territoriale, non emergono differenze particolari tra Torino e il resto del Piemonte.

Nei servizi gli indicatori migliorano in misura piuttosto sensibile rispetto a dicembre. Il 22,1% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, il 17,9% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti migliora di 15 punti rispetto a dicembre (+4,2%). Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi: il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Ancora deboli gli investimenti, che riguardano solo il 19,4% delle imprese (era 17,5 a dicembre). Diminuisce ulteriormente il ricorso alla CIG (20,1%, dal 26,7% di dicembre): il dato è comunque ancora elevato per gli standard del settore.

Valutazione sull’andamento del 2020
Nonostante la pandemia, nel complesso l’anno si è concluso con risultati non così catastrofici come era lecito aspettarsi. Nel manifatturiero, la percentuale di imprese che ha chiuso l’anno con un aumento del fatturato è di 22,2%, contro il 51,2% di imprese che segnalano una riduzione. Per il 23,6% il fatturato è rimasto stabile. Positiva la redditività: il 53,3% delle aziende ha realizzato un utile di bilancio, contro il 19,2% che ha chiuso in perdita. Stabile l’indebitamento complessivo: il 20,1% delle imprese registra un aumento dei debiti, contro il 15,2%. In calo l’andamento degli investimenti: il 18,1% delle aziende li ha aumentati rispetto all’anno precedente, il 33,1% li ha diminuiti. Nel terziario il 30,5% delle imprese ha aumentato il fatturato; il 42,0% lo ha ridotto. Buoni i risultati di bilancio: il 57,7% ha chiuso il 2020 in utile. Per il 19,9% delle imprese, l’indebitamento è cresciuto (contro 11,9% che ne dichiara una riduzione). Frenano leggermente gli investimenti, che si riducono per il 23,8% delle rispondenti, contro il 22,1% che ne dichiara un aumento.

Commenti sulle previsioni del secondo trimestre 2021
Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriale di Torino: «Per Torino, come per la nostra regione e per tutto il paese, i prossimi mesi sono decisivi per uscire finalmente da questa lunga recessione. Vediamo timidi segnali di miglioramento, soprattutto nella metalmeccanica, ma cultura e turismo soffrono ancora moltissimo. Dobbiamo essere realisti, in quanto i fattori di rischio e incertezza restano forti. Sarà importante riuscire ad attrarre sul nostro territorio una parte significativa delle risorse europee del Next Generation EU, con progetti strategici capaci di rilanciare la crescita potenziale. E noi dovremo essere in grado di cogliere rapidamente questa opportunità unica che ci viene offerta dall’Europa».

Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte: «L’indagine ci dice che le incertezze sembrano diminuire, finalmente. È fondamentale un’accelerazione della campagna vaccinale ed un concreto coinvolgimento delle imprese sul Pnrr e sulla programmazione 2021-2027. Ci sono segnali positivi, a partire dall’accelerazione degli investimenti. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel ma per il Piemonte, come per tutto il Paese, saranno cruciali le scelte di politica industriale dei prossimi sei mesi. La volontà del nostro tessuto industriale è forte ed è stata riconosciuta anche dal premier Mario Draghi, insieme al suo riconoscimento verso le “aziende che non si sono mai fermate”».
Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.
Per le circa 900 aziende del campione, migliorano le attese per il prossimo futuro. Le previsioni per il II trimestre 2021 su produzione, ordini, export e occupazione tornano ad avere il segno positivo. Rallenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 28% delle imprese.

In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -10,5% a +8,6% e quello sugli ordinativi totali da -12,8% a +7,2%. Le attese sull’export passano da -8,3% a +0,1%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da -4,1% a +5,8%.

In questa situazione di incertezza, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, cercano di ripartire, ma quelle che non commerciano con l’estero e quelle che esportano quasi tutto faticano maggiormente a risalire la china. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +24,1%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +51,2%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato, il saldo è +35,9%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) è +26,2.

Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +20,5% (era +6,5% a settembre) e +2,5% (era -19,2%).
Si attenua il ricorso alla CIG, per la quale fa richiesta il 28,1% delle aziende (dal 35,5% della scorsa rilevazione, a dicembre).
Il 26,3% delle rispondenti ha programmi di investimento di un certo impegno (erano il 20,7% a dicembre). Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 70,5% al 71,1%.

Varia un poco la composizione del carnet ordini, in particolare calano le aziende con ordini per meno di un mese (22,1%) e quelle con visibilità 1-3 mesi (48,2%). Aumentano invece quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi (16,6%) e oltre i 6 mesi (13,1%).
Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 83 giorni; per la Pubblica Amministrazione i tempi medi sono di 88 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Cala ulteriormente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,0%).

A livello settoriale la metalmeccanica registra un marcato miglioramento, con un saldo tra ottimisti e pessimisti di oltre 30 punti in più rispetto a dicembre (+22,0%); recuperano, in particolare, metallurgia (+30,3%), prodotti in metallo (+26,3%), macchinari e apparecchi (+18,6%), industria elettrica (+11,5%).

Prosegue il recupero dell’automotive (+17,9%).
Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento di edilizia (+22,0%) e impiantisti (+2,6%), favoriti dagli incentivi, e dell’alimentare (+5,8%). Bene anche manifatture varie (+17,7%), in pareggio gomma-plastica e chimica (entrambe 0,0%). Ancora negative le attese di cartario-grafico (-37,5%), legno (-20,0%), tessile-abbigliamento (-3,2%),
A livello territoriale gli indicatori tornano positivi in tutte le aree; ad Asti e Ivrea il miglioramento supera i 30 punti percentuali (saldi, rispettivamente, da -20,6% a +10,5% e da -3,2 a +41,7%). A Verbania e Vercelli il miglioramento è di oltre 27 punti (saldi, rispettivamente, da -22,8% a +5,1% e da -3,2 a +41,7%). Biella e Cuneo e Novara risalgono di una ventina di punti circa (saldi, rispettivamente, da –20,3% a +0,8%, da -10,2 a +8,3% e da +2,2% a +17,4%). Infine, ad Alessandria e Torino la differenza rispetto a dicembre supera i 10 punti (saldi, rispettivamente, da -9,5% a +1,2% e da -5,8 a +7,9%).

Comparto dei servizi
Per le 380 aziende del campione si registrano indicatori positivi, dopo alcuni trimestri di difficoltà.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da -10,6% a +4,2%. Quello sugli ordini totali passa da -10,9% a +2,6%. Migliora il saldo sull’occupazione da +4,3% a +5,2%. Le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo passano da 17,5%, a 19,4%.
Stabili il tasso di utilizzo delle risorse (78%), cala di oltre 6 punti il ricorso alla CIG (20,1%).

Anche nel terziario si registra qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Scendono al 17,4% le aziende con ordini per meno di un mese, il 29,1% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,4% per 3-6 mesi, mentre salgono a 33,1% quelle con visibilità oltre i 6 mesi. Migliorano i tempi di pagamento. La media è di 67 giorni: il ritardo sale a 94 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. In calo le imprese che segnalano ritardi negli incassi (32,8%).
A livello settoriale, com’era prevedibile, visto il protrarsi delle chiusure, soffrono ancora commercio/turismo e trasporti (saldi rispettivamente -15,6% e +2,9%), mentre migliorano sensibilmente utility (+19%), servizi alle imprese (+15,6%) e ICT+12,5%.

 

 




Confagricoltura Piemonte: “Il lockdown prolungato mette in ginocchio agriturismo, enoturismo e fattorie didattiche”

Un sondaggio condotto da Confagricoltura Piemonte sulle aziende agrituristiche associate – circa 300 imprese su un totale a livello regionale di 1.300 aziende – rileva che le perdite economiche che si aggirano intorno a una media del 65% per chi offre ristorazione; cresce al 70% per chi offre servizi di ospitalità e raggiunge addirittura il 95% per le strutture impegnate anche nell’organizzazione di eventi, cerimonie e attività legate alle fattorie didattiche.

“In Piemonte – ricorda il presidente regionale di Agriturist Confagricoltura Lorenzo Morandi – sono attive 1.316 aziende agrituristiche (5,6% della quota nazionale), delle quali 914 con alloggio. Le aziende con ristorazione sono 793 ( 60 % del totale); quelle che offrono un servizio di degustazione (tipo enoturismo, per esempio) sono 687 (52 % del totale)”.

Sono 1.013 (il 77% del totale) quelle che svolgono altre attività legate all’agriturismo: fattoria didattica, ippoturismo, attività ludiche – educative, agri-asilo.
“Durante i mesi estivi, dopo il primo lockdown – fa rilevare Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – si era registrato qualche incoraggiante segnale di ripresa, soprattutto negli agriturismi che hanno ospitato molti turisti locali che hanno preferito soggiornare nelle vicinanze anziché recarsi nelle mete turistiche tradizionali fuori regione. Tuttavia, con la chiusura delle attività di ristorazione e pernottamento a seguito della seconda ondata di contagi del mese di ottobre e il successivo blocco totale della stagione sciistica, le perdite economiche rilevate dalle strutture ricettive sono state ingenti su tutto il territorio piemontese”.

La situazione è critica: la percentuale di agriturismi che sono prossimi a chiudere definitivamente la propria attività è del 20%, specie tra le aziende con bassa redditività. A trascinare in basso il bilancio degli agriturismi è stata anche la mancanza di eventi, grandi e piccoli, sul territorio locale, oltre all’annullamento di tutti quei festeggiamenti legati alle cerimonie; inoltre non è stato possibile organizzare alcuna attività di collaborazione con le scuole che prevedesse la presenza nelle aziende di ragazzi e scolaresche per portare avanti i progetti già avviati delle fattorie didattiche.
È andata un po’ meglio per chi fornisce solo servizi di ristorazione e vendita diretta dei propri prodotti, grazie alla possibilità di praticare l’asporto o la consegna a domicilio, anche se si tratta di casi isolati e di attività residuali che hanno consentito a malapena la sopravvivenza dell’azienda.

Confagricoltura Piemonte ritiene che sia fondamentale individuare una serie di interventi strutturali di lungo respiro che possano aiutare il settore agrituristico a ripartire, nella speranza che il Piemonte torni presto nella zona gialla del Paese: servono uno snellimento delle procedure per l’erogazione dei ristori, l’azzeramento dei contributi previdenziali, l’eliminazione delle tasse locali, della raccolta rifiuti e televisive.

Anche quest’anno il fine settimana di Pasqua che gli italiani dovranno trascorrere a casa sarà particolarmente pesante per i bilanci delle attività agrituristiche. Zero clienti a tavola e zero pernottamenti: la perdita di fatturato dell’agriturismo piemontese in questo secondo lockdown prolungato, che tra scarse apertura scarse e prolungate sospensioni dura da ottobre a oggi, secondo le stime di Confagricoltura, supera i 15 milioni di euro. “Allarmante la situazione delle 400 fattorie didattiche, che da oltre un anno non ricevono visite delle scolaresche: le aziende – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – devono essere tenute in ordine e gli animali, prevalentemente da esposizione, devono continuare ad essere alimentati.
Complicata la situazione per quanto riguarda le aziende enoturistiche: venendo meno i visitatori in cantina si è registrato un cambio di destinazione dei mercati, con perdite importanti di fatturato: in Piemonte, in questo comparto, per ogni mese di chiusura Confagricoltura stima un mancato introito di oltre 600.000 euro.