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Progetti Integrati di Filiera 2022: domande dal 18 gennaio

La Regione Piemonte, con D.D. n. 431 del 29/12/2021 ha approvato l’Invito a manifestare interesse per l’adesione ai Progetti Integrati di Filiera 2022 e ha stabilito i seguenti  termini per la presentazione delle domande: dalle ore 9.00 del giorno 18 gennaio 2022 alle ore 12.00 del giorno 10 febbraio 2022, salvo eventuali proroghe.

L’obiettivo della Misura consiste nel permettere alle piccole e medie imprese piemontesi, attive da almeno un anno e la cui attività prevalente sia coerente con la/le filiera/e a cui si intende partecipare, di aderire per l’annualità 2022 ai Progetti Integrati di Filiera (PIF), volti a favorire l’incremento del livello di internazionalizzazione dei sistemi produttivi regionali, in particolare nelle otto filiere produttive piemontesi di eccellenza: Automotive&Transportation, Aerospazio, CleanTech/GreenBuilding, Abbigliamento-Alta Gamma-Design, Tessile, Agroalimentare, Meccatronica, Salute e Benessere, favorendone la penetrazione organizzata nei mercati esteri e, al tempo stesso, la capacità di presidio da parte delle singole imprese.

Le imprese ammesse potranno accedere alle attività promosse e realizzate dalla Regione Piemonte attraverso Ceipiemonte, riconducibili alle seguenti principali tipologie di azioni:
1) Azioni di animazione/sistema, tramite percorsi collettivi volti alla crescita culturale e competitiva per le imprese che intendono proporsi ed operare sui mercati internazionali e percorsi di supporto all’aggregazione;

2) Azioni di investimento, con la partecipazione in forma collettiva a fiere internazionali, eventi espositivi, business convention, incontri B2B fra aziende piemontesi e straniere; assistenza continuativa individuale.

L’adesione al/ai PIF è gratuita. E’ possibile aderire anche a più PIF, qualora si possiedano i requisiti.
Alle PMI ammesse al/ai PIF sarà concessa un’agevolazione consistente in una riduzione sui costi di partecipazione alle azioni di investimento che saranno proposte nell’ambito delle attività di ogni progetto. La riduzione sarà quantificata  per ogni singola azione a cui le PMI daranno specifica adesione. Il valore massimo dell’agevolazione concedibile è quantificato in 15.000 euro ad impresa per ogni PIF a cui la stessa risulti ammessa per l’annualità stessa e comunque nei limiti di disponibilità de minimis dell’impresa.




Torino. E’ attivo lo sportello contro il sovraindebitamento

La Città metropolitana di Torino prosegue il suo impegno per supportare i consumatori, le piccole e medie imprese, i commercianti, gli artigiani, i professionisti, gli imprenditori agricoli e gli enti privati non commerciali, nella gestione della crisi da sovraindebitamento.
E’ attivo uno sportello a Torino nella sede di corso Inghilterra 7, funziona su appuntamento inviando una email a oppure telefonando al numero 011 861.6029 e lasciare i propri dati alla segreteria telefonica.

In questi giorni viene pubblicato sulle testate settimanali locali del territorio e trasmesso sulle emittenti locali anche uno spot per informare i cittadini sullo sportello, realizzato da Città metropolitana di Torino.

L’immagine è quella di un uomo che precipita nell’acqua e sembra annegare, annegare nei debiti, appunto. Ma la soluzione – o meglio – un aiuto alla soluzione, può arrivare dalla legge 3/2012 e dallo sportello aperto dalla Città metropolitana, che offre un primo incontro orientativo gratuito con professionisti competenti. Nella seconda parte dello spot l’uomo nuota in una piscina dove anche i rumori rassicurano: non è più solo e potrà affrontare i problemi del sovraindebitamento con maggior serenità.
Le info sullo Sportello e il video




Riforma Pac, le prime indicazioni del Ministero per il Piano Strategico Nazionale

Entro il 1 gennaio l’Italia dovrà presentare a Bruxelles la proposta di PSN – Piano Strategico Nazionale per l’attuazione della nuova politica agricola comunitaria.

In base alle prime indicazioni fornite da Ministero la soglia minima di liquidazione di una domanda di contributo per i pagamenti diretti (domanda Pac) verrà fissata 300 euro (conferma dell’attuale importo) per le aree montane e svantaggiate, comprese le isole minori, mentre verrà aumentata a 500 euro in tutte le altre aree.

Il Ministero è orientato a prelevare dal massimale dei pagamenti diretti, pari a 3.628 milioni di euro all’anno, l’equivalente di 90 milioni di euro (circa il 2,5%), spostandolo alla dotazione dello sviluppo rurale per incentivare l’agricoltura biologica. Una ulteriore percentuale dell’1%, pari a 36,2 milioni di euro, sarà indirizzata sempre al secondo pilastro per il sostegno alle misure per i giovani agricoltori.

Sempre per quanto riguarda i pagamenti diretti una quota del 25% verrà destinata agli ecoschemi, il 10% al pagamento redistributivo; il 15% ai pagamenti accoppiati; il 2% ai pagamenti diretti integrativi per i giovani agricoltori; lo 0,2% infine (6 milioni di euro circa) verrà destinato al finanziamento di misure di mercato per il comparto delle patate da consumo.
Calcolando tutti i prelievi si stima che la riduzione applicata al valore dei “titoli + greening” dal 2023 sarà pari al 50,4% rispetto ai valori attuali. I titoli non verranno soppressi e riassegnati, ma semplicemente ricalcolati con validità a partire dalla campagna 2023.
Sull’erogazione dei pagamenti di base graverà il prelievo del 3% per attivare il fondo mutualistico catastrofale che il governo intende istituire, nonché il fabbisogno per soddisfare annualmente le richieste di accesso alla riserva, nonché l’adattamento, in aumento ed in riduzione, derivante dalla applicazione della convergenza interna.

Per quanto riguarda la convergenza interna il valore dei titoli verrà ricalcolato al 2023: se saranno di valore inferiore all’85% del livello di riferimento dei titoli dovranno aumentare, tra il 2023 il 2026, almeno fino a tale valore; se di valore superiore alla media dovranno ridursi in maniera proporzionale e comunque per una flessione non superiore al 30%, sempre tra il 2023 e il 2026.

La bozza di PSN prevede di applicare un tetto massimo al valore dei titoli degli accoppiati storici, fissandolo, fin dal 2023, a 2.000 euro/titolo.
Per quanto riguarda gli ecoschemi, che assorbiranno il 25% del massimale dei pagamenti diretti, sono state individuate cinque azioni:

1 – zootecnia (riduzione antibiotici e pascolo-allevamento semibrado);

2 – inerbimento delle colture pluriennali;

3 – olivi di rilevanza paesaggistica;

4- sistemi foraggeri estensivi;

5- colture a perdere di interesse mellifero.
Il 10% del massimale dei pagamenti diretti verrà destinato al pagamento redistributivo. Potranno accedervi tutte le aziende fino a una dimensione di 75 ettari complessivi (a partire da 0,5 ettari). Un pagamento redistributivo verrà erogato tutte le aziende beneficiarie sino a una soglia massima di 14 ettari.




Confidi: la crisi covid19 ne rilancia il ruolo anche come strumento per contrastare rischio usura

Sembra aprirsi una nuova stagione per i Confidi, i consorzi di garanzia che prestano garanzie per agevolare l’accesso ai finanziamenti alle imprese e che parevano incamminati sulla strada del declino.

Nel 2020 la crisi innescata dalla pandemia del Covid-19 ha rilanciato questi enti, che hanno fatto registrare una crescita importante dei volumi garantiti, grazie a un rinnovato rapporto cooperativo col sistema bancario.

Fra l’ altro, finite le misure eccezionali prese in considerazione della crisi pandemica (garanzie pubbliche e moratorie), possono rappresentare una zattera di salvataggio per le micro e piccole imprese in difficoltà e quindi a rischio usura.

E’ quanto sostiene il rapporto 2021 dell’Osservatorio permanente sui Confidi, realizzato dal Comitato Torino Finanza, organo della Camera di Commercio di Torino. Il voluminoso e dettagliato studio è stato presentato mercoledì 12 maggio con un convegno in diretta streaming, cui hanno presenziato Guido Bolatto, Segretario Generale Camera di commercio di Torino, Mario Comana, Presidente Organismo Confidi Minori e Vladimiro Rambaldi, Presidente Comitato Torino Finanza. Le relazioni sono state svolte da docenti universitari, manager pubblici, economisti, imprenditori, esponenti del Terzo settore.

“Dopo anni di declino, nel bel mezzo di una crisi – dice Rambaldi – i confidi danno prova di essere solidi e radicati nella realtà imprenditoriale. Ci sono segnali di vitalità, intelligenza e innovazione, che sono indice della capacità di accettare le difficili sfide di questa stagione”.
Dal rapporto, coordinato da Diego Bolognese e Salvatore Vescina, emerge che nel 2020 il flusso annuale delle controgaranzie del Fondo di garanzia per le PMI sulle operazioni dei confidi è raddoppiato rispetto al 2019, passando da 1,5 a 3 miliardi di euro a fronte di prestiti per 3,8 miliardi di euro.

Anche il legislatore sembra conscio del contributo che questi enti possono svolgere a sostegno delle micro, piccole e medie imprese italiane – fondamentali per la tenuta sociale del Paese – una volta finita la stagione delle misure eccezionali, e di conseguenza svolgere un ruolo di contenimento del rischio di una diffusione significativa del fenomeno dell’ usura.

Difatti nel corso del 2020 è stata prevista la possibilità che i confidi detengano partecipazioni in operatori di microcredito ed eroghino direttamente prestiti utilizzando le risorse del fondo per la prevenzione usura del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

I Confidi si dividono fra 34 “maggiori”, che sono sottoposti alla vigilanza della Banca d’ Italia e che hanno in media un livello elevato di solidità rispetto ai rischi assunti, e “minori”, fino ad ora una “sorta di oggetto misterioso”, ma da circa un anno in fase di profonda trasformazione con la creazione dell’ Organismo Confidi Minori, una sorta di piccola authority a sua volta vigilata dalla Banca d’Italia e di un nuovo elenco, al quale ad oggi sono iscritti 176 intermediari.

Stando ai dati della Banca d’Italia nel 2019 lo stock complessivo della garanzie dei confidi risultava pari a 11,3 miliardi di euro. Di queste garanzie il 66,5 per cento era riferibile ai confidi vigilati dalla Banca d’Italia, la quota residua ai confidi minori.

 




Agevolazioni bonus e superbonus 110%, Alpifidi a supporto delle imprese

Con una dotazione iniziale di 3 milioni di euro per il solo 2021, ALPIFIDI S.C. ha deciso di sostenere con forza le imprese che sono coinvolte negli interventi di riqualificazione energetica e più in generale del patrimonio edilizio. Trattasi degli interventi del cd. Ecobonus e Sismabonus inseriti nel Dl Rilancio attraverso il Superbonus che prevede, tra le altre, la possibilità di applicare lo sconto in fatturae/o la cessione del credito d’imposta.

È quanto ha deliberato il Consiglio di Amministrazione del Confidi mostrando particolare attenzione alcontesto di mercato che caratterizzerà il comparto edile e l’intera filiera. Si tratta della possibilità di sostenere le imprese con garanzie sino al 100%a favore degli Istituti di credito che concederanno affidamenti bancari finalizzati a fornire adeguata liquidità alle aziende. I prodotti sono ritagliati su misura in base alle modalità operative adottate dalle aziende stesse che effettuano i lavori.

Le condizioni di accesso alle garanzie di ALPIFIDI sono ulteriormente agevolate con l’applicazione di commissioni scontate. Il Presidente Laurent Vicquéry sottolinea come si tratti di “uno strumento che Alpifidi ha voluto fortemente, consapevole della necessità e dell’importanza di sostenere le imprese attive negli ambiti della riqualificazione energeticaed edilizia, come previsto dai diversi decreti varati dal Governo, che certamente serviranno a dare impulso alla ripresa economica dei nostri territori.

Il confidi ha voluto mettere a disposizione delle aziende socie prodotti che permettano di operare al meglio nei prossimi mesi, grazie alla disponibilità di risorse finanziarie adeguate a sostenere l’avvio e la realizzazione delle opere di riqualificazione”.L’iniziativa di ALPIFIDI s.c. si integra con l’attività posta in essere dalle Associazioni di categoria di riferimento, Confartigianato Valle d’Aosta, CNA Valle d’Aosta, Confcommercio Valle d’Aosta e Confartigianato Imprese Cuneo che, a loro volta, si sono adoperate per creare team di professionisti in grado di affiancare le imprese nell’iter tecnico,amministrativo e fiscale che tali interventi richiedono.

“La speranza -conclude Vicquéry -è quella di utilizzare l’intero plafond stanziato e, se necessario, integrarlo con nuove risorse, per non fare mancare il sostegno alle aziende del settore in questo momento così delicato, trasformando bonuse superbonus 110%in vere opportunità di ripartenza”.Per ogni esigenza le aziende interessate potranno contattare gli uffici di ALPIFIDI S.C. o le rispettive associazioni di categoria e fare riferimento al link del sito web di Alpifidi.




È nata ALPIFIDI, un efficace strumento finanziario a vantaggio delle imprese

Tra le mille aspettative che le imprese del nostro territorio ripongono nel nuovo anno, una è già realtà e diventerà pienamente operativa dal 1° gennaio 2021.

Si chiama ALPIFIDI, ed è un ente finanziario vigilato direttamente dalla Banca d’Italia che, al pari delle banche e degli altri intermediari finanziari, potrà mettere in campo, a vantaggio, soprattutto, degli imprenditori piccoli e medi, un ricco pacchetto di strumenti finanziari che può coprire ogni esigenza di finanziamento: dalla tradizionale garanzia, alle diverse tipologie di consulenza, fino alla concessione di credito diretto.

Costituitosi dalla fusione per incorporazione di Confartigianato Fidi Cuneo nella valdostana Valfidi, la nuova realtà si presenta come simbolo unificatore di due zone simili per cultura imprenditoriale, la Provincia di Cuneo e la Valle d’Aosta, che hanno costruito la loro forza sulle peculiarità del territorio e che ora possono ampliare il loro raggio d’azione, rappresentando unite le imprese del Nord Ovest d’Italia, dalle montagne fino al mare.

«In questa situazione drammatica per la società e per il tessuto produttivo e commerciale, – spiega Roberto Ganzinelli, presidente di Confartigianato Fidi Cuneo – ALPIFIDI è un faro che si accende, una luce in fondo al tunnel, un piccolo contributo a ristabilire una situazione economica più sostenibile per i soci che rappresentiamo. Si tratta di una realtà nuova, capace di offrire differenti e più ampie prospettive ai propri soci e di guardare con fiducia al futuro andando oltre ai confini geografici che, in un mondo ormai sempre più dinamico e perennemente connesso, costituiscono un limite entro il quale non possiamo più permetterci di rimanere intrappolati».

«Realizzare questo progetto ambizioso non è stato semplice – aggiunge Bruno Bono, direttore di Confartigianato Fidi Cuneo – ed è stato possibile solo grazie alla determinazione ed alla ferma volontà di tutti coloro che in esso hanno creduto e credono fermamente, in primis il nostro Consiglio di Amministrazione, oltre alla competenza ed indiscussa esperienza dei professionisti che ci hanno guidati in questo cammino, la società Prometeia di Milano e, per i profili legali e regolamentari, gli avvocati Giacomo Fenoglio di Milano e Mario Bovetti di Mondovì.

Un grazie speciale va anche al nostro Collegio Sindacale, orfano da poche settimane del suo presidente Nicola Gaiero, prematuramente scomparso a causa del Covid, verso il quale rivolgiamo un pensiero di imperitura stima e di gratitudine».

«Il futuro è appena iniziato – conclude il presidente Ganzinelli – e lo affronteremo con la tenacia e la caparbietà di sempre e che ci ha permesso di superare tutte le difficoltà che negli anni abbiamo incontrato. Lo faremo insieme a nuovi compagni di viaggio, persone serie e preparate che, come noi, hanno a cuore il mondo artigiano ed il suo sviluppo, che guardano alle tradizioni come ad un valore imprescindibile, ma che al contempo non vogliono rinunciare a crescere e a migliorare restando al passo con i tempi, fornendo servizi all’avanguardia, sempre più completi e variegati».




Recovery Fund: “Forse Roma lo gestirà in modo centralizzato”

Circa le richieste piemontesi sul Recovery Fund, l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano ha spiegato che rimangono ancora ampie incognite sulla modalità di gestione delle risorse, che potrebbe avvenire in modo centralizzato a livello nazionale.

È quanto emerso nel corso della Prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, dove è proseguita la discussione sul tema del Recovery Fund e sulle principali linee di intervento formulate dalla Giunta.

Oggi, ha chiarito Tronzano, entrare nel dettaglio delle schede dei singoli interventi sarebbe prematuro in quanto “Un vincolo che ci pone il Recovery Fund è quello di inserire progetti immediatamente cantierabili ed è su quelli che ci siamo concentrati all’interno delle singole schede. Si tratta però ancora di un lavoro provvisorio, perché rimane da capire come il Governo ripartirà le risorse e se, una volta definite le macroaree, le Regioni avranno libertà di manovra nel dettaglio o se la gestione sarà centralizzata da parte del Governo”.

Sanità e ambiente costituiscono le principali macroaree sulle quali si sono concentrate le numerose richieste di approfondimento da parte delle opposizioni, che hanno criticato invece un’eccessiva genericità dell’impostazione delle proposte. Il Pd, con Sergio Chiamparino, ha richiesto risorse specifiche per finanziare il settore strategico della ricerca sulle scienze della vita.

Sul tema della mobilità e dello sviluppo sostenibile, i bus green, la qualità dell’aria, le bonifiche ambientali sono intervenuti vari consiglieri di M5s, mentre per lo stesso gruppo Francesca Frediani ha posto l’attenzione sull’urgenza di intervenire sulla didattica a distanza per guardare oltre all’emergenza e farla diventare uno strumento di accompagnamento e supporto alla didattica tradizionale.

La riconversione del patrimonio edilizio delle Atc e il rinnovo della flotta di bus e tram di Torino sono due delle priorità messe al centro della discussione da Marco Grimaldi (Luv), mentre sempre dal gruppo Pd sono emerse riflessioni riguardo agli investimenti nella logistica, alla conversione “green” dei cicli produttivi, alla necessità di rafforzamento dei collegamenti infrastrutturali fra Piemonte e Lombardia e alla digitalizzazione della sanità.

Per la maggioranza il capogruppo della Lega, Alberto Preioni, ha sollecitato l’inserimento della problematica dell’alluvione dell’ottobre scorso nell’ambito degli interventi previsti sul rischio e il dissesto idrogeologico.

Tronzano ha anche specificato come la tutela dell’ambiente, in un’ottica di sviluppo e il rilancio della competitività del sistema produttivo piemontese sia la linea d’azione perseguita dalla Giunta. “Per dare sostanza a questa visione, oltre al Recovery Fund c’è però la programmazione dei fondi europei 2021-2027 e ritengo sarebbe proficua una discussione in merito, peraltro strettamente connessa anche al bilancio”, ha continuato Tronzano. Un tema quest’ultimo sul quale anche le opposizioni hanno manifestato disponibilità e interesse al confronto.

L’assessore ha infine proposto di verificare la disponibilità degli altri assessori competenti per un approfondimento, in primis su infrastrutture e ambiente all’interno del Recovery Fund, da svolgere nell’ambito dei lavori della Prima Commissione di questa settimana.




Nasce ALPIFIDI: approvata la fusione tra Confartigianato Fidi Cuneo S.C. e Valfidi S.C di Aosta

Il 5 ed il 6 ottobre sono state due date fondamentali per il futuro della Confartigianato Fidi Cuneo, le Assemblee dei Soci di Valfidi S.C di Aosta e della Cooperativa di Cuneo hanno infatti approvato, all’unanimità, la fusione tra i due Confidi, che porterà alla creazione di un Confidi che opererà nel territorio del Nord Ovest d’Italia, dalla Valle d’Aosta alla Liguria.

La denominazione scelta per la nuova realtà è ALPIFIDI, un nome che simbolicamente unisce i territori su cui operano i due Confidi che si sono uniti, dal Monte Bianco al Mar Ligure; il nuovo Confidi sarà sottoposto alla vigilanza diretta della Banca d’Italia e quindi un vero e proprio Ente finanziario, in grado di mettere in campo a favore dei propri soci, oltre alla garanzia, anche strumenti diversi e innovativi, una consulenza finanziaria in senso lato e l’erogazione diretta di credito.

Il Presidente di Confartigianato Fidi Cuneo, Roberto Ganzinelli, nel suo discorso introduttivo all’Assemblea di Cuneo del 6 Ottobre, ha ripercorso le tappe del progetto, ricordato gli studi e le discussioni che hanno portato a scegliere questa soluzione, nell’intento di far progredire la Cooperativa di Cuneo, di investire per produrre lavoro e ricchezza, di onorare le intenzione dei fondatori, gli 80 artigiani lungimiranti che nel 1969 hanno fondato la Confartigianato Fidi Cuneo.

Ganzinelli ha evidenziato come i dodici consiglieri che compongono il Consiglio di Amministrazione si sono impegnati nel diffondere il messaggio e nel recepire le istanze delle imprese associate, promuovendo momenti di confronto in cui sono stati valutati vantaggi, svantaggi e le alternative esistenti.

Il Presidente ha dato risalto al fatto che le quote sociali detenute dai soci di Cuneo avranno la stessa valenza di quelli di Aosta, essendo la fusione strutturata sul valore nominale.
Il Segretario verbalizzante, il Notaio Vincenzo Pitino di Carrù, ha poi illustrato le modalità previste per lo svolgimento delle prossime Assemblee, che si terranno in modalità separata, una per il territorio cuneese, Piemonte Sud e Liguria e una per la Valle d’Aosta ed il Piemonte Nord, in modo da assicurare la massima rappresentatività dei territori.

Nel corso dell’evento è stato anche riferito che la Banca d’Italia, il severo organo di controllo con cui il nuovo Confidi dovrà confrontarsi nei prossimi anni, ha già formalmente approvato il progetto, fornendo suggerimenti concreti per migliorarlo e renderlo pienamente conforme alle stringenti normative cui sono sottoposti gli Enti finanziari.

Al termine dell’Assemblea di Cuneo è intervenuto il Presidente di Valfidi, Laurent Vicquéry, che ha espresso la sua personale soddisfazione, e degli amministratori e dei soci del Confidi di Aosta, per il risultato raggiunto, che va a creare una stretta sinergia tra due strutture sane e organizzate, pur mantenendo le necessarie autonomie sui rispettivi territori, a livello di governance e di rappresentatività; un nuovo Confidi che, fatto non secondario, permette di mantenere inalterati i livelli occupazionali nelle attuali sedi, a Cuneo ed Aosta, grazie all’utilizzo delle tecnologie informatiche.

Il Presidente di Confartigianato Imprese Cuneo, Luca Crosetto, ha evidenziato che il progetto chiude un ciclo glorioso del Confidi di Cuneo, ha fatto i complimenti ai Consiglieri di Amministrazione per il risultato raggiunto ed ha formulato i suoi migliori auguri, auspicando che con il nuovo Confidi prosegua la storica collaborazione con l’Associazione.




Obbligo di iscrizione dell’indirizzo PEC (ora domicilio digitale) entro 1° ottobre

L’art. 37 del DL 76/2020 (Decreto Semplificazione) convertito con la L. 120/2020 pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 14.09.2020 prescrive che tutte le imprese individuali o costituite in forma societaria iscrivano al registro imprese il proprio domicilio digitale entro il 1° ottobre 2020.

Tutte le imprese che non abbiano ancora provveduto devono pertanto ottemperare all’obbligo di comunicazione di una PEC (Posta Elettronica Certificata) valida e al registro imprese.

In difetto di comunicazione entro il 1° ottobre 2020 l’ufficio del Registro delle imprese dovrà procedere all’accertamento dell’omissione elevando la conseguente sanzione, che ai sensi del medesimo articolo 37 del citato decreto risulta triplicata per le imprese individuali e raddoppiata per le società.

In particolare:
· per le società verrà comminata la sanzione disposta dall’art. 2630 c.c., in misura raddoppiata, per ciascun amministratore in carica alla data del 2 ottobre, cioè da 206,00 a 2.064,00 euro;
· per le imprese individuali verrà comminata la sanzione disposta dall’art. 2194 c.c., in misura triplicata, cioè da 30,00 a 1.548,00 euro.




Decreto rilancio: la PA non ha pagato 11 miliardi di debiti ai fornitori

Anche quando le risorse economiche sono accessibili ad un costo molto contenuto, la Pubblica Amministrazione (PA) non paga i propri fornitori. La denuncia è sollevata dalla CGIA di Mestre che torna ad occuparsi di un tema che sta molto a cuore a centinaia e centinaia di migliaia di imprese che lavorano per lo Stato.

Cosa è successo nelle ultime settimane ? Tramite la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), il decreto Rilancio ha messo a disposizione delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), delle Regioni e degli enti locali 12 miliardi di euro per liquidare i debiti commerciali maturati prima della fine del 2019. Entro lo scorso 7 luglio, termine entro il quale le articolazioni periferiche della PA dovevano presentare la richiesta di denaro alla CDP, sembra che, secondo alcune indiscrezioni riportate dalla stampa specializzata, sia stato richiesto solo un miliardo.

La conferma di questo clamoroso flop emerge dalla lettura delle bozze del decreto Agosto: all’art. 55 il Governo ha riaperto i termini per la presentazione della domanda alla CDP. Pertanto, ASL, Regioni ed enti locali potranno chiedere l’anticipazione di liquidità per pagare i creditori tra il 21 settembre e il 9 ottobre prossimi.

 

 Altro che indignarsi per i 600 euro: è più immorale non pagare 11 miliardi di debiti

“In questi giorni tutta l’opinione pubblica è indignata per i 600 euro di bonus incassati da parlamentari e consiglieri regionali – denuncia il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – ma, a nostro avviso, è decisamente più immorale che moltissime ASL, Regioni e Comuni non abbiano pagato 11 miliardi di euro ai propri creditori, sebbene la CDP abbia messo a disposizione un prestito trentennale ad un tasso dell’1,22 per cento.

Per risolvere l’eccessivo stock di debito commerciale accumulato dalla PA c’è solo una cosa da fare: bisogna consentire la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti dell’Amministrazione verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime. Grazie a questo automatismo potremmo risolvere questa cattiva abitudine in tempi ragionevolmente brevi, salvaguardando il futuro di tantissime imprese”.

Stando al trend in atto in questi ultimi anni, i ritardi dei pagamenti penalizzerebbero soprattutto le Pmi.

“Dalla segnalazione riportata dalla Corte dei Conti 1 – afferma il segretario Renato Mason – si starebbe consolidando una tendenza in atto da alcuni anni che vede le Amministrazioni pubbliche saldare con puntualità le fatture di importo maggiore e ritardare intenzionalmente la liquidazione di quelle di dimensione meno elevate. Una modalità operativa che, ovviamente, penalizzerebbe le piccole imprese che, generalmente, lavorano in appalti o forniture di importi nettamente inferiori a quelli “riservati” alle attività produttive di dimensione superiore. Senza liquidità molte Pmi non hanno futuro e, paradossalmente, rischiano di chiudere per troppi crediti inesigibili”.

Nel 2° trimestre di quest’anno 8 ministeri su 13 hanno pagato in forte ritardo. Gli altri non hanno aggiornato i dati

A dimostrazione della difficoltà in cui versano le aziende che lavorano con la PA, segnaliamo i tempi di pagamento dei ministeri italiani. Nel secondo trimestre di quest’anno 8 su 13 hanno pagato in ritardo i propri fornitori. Gli altri 5 non hanno ancora aggiornato l’indice di tempestività dei pagamenti che misura i giorni di ritardo o di anticipo in cui vengono saldati i fornitori rispetto alle scadenze previste dal contratto . La situazione più difficile è in capo alle attività economiche che hanno lavorato per il ministero dell’Interno: tra aprile e giugno sono state liquidate mediamente con 62 giorni di ritardo .

Seguono le aziende che hanno instaurato un rapporto commerciale con il ministero delle Politiche Agricole (61 giorni di ritardo) e quelle con il ministero dell’Ambiente (+53 giorni). Forti ritardi nei pagamenti hanno registrato anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (+ 49 giorni), i Beni Culturali (+30 giorni), la Difesa (+16 giorni), l’Economia e Finanze (+14 giorni) e lo Sviluppo Economico (+12,5 giorni).

Contravvenendo alle disposizioni di legge, cinque ministeri (Lavoro, Esteri, Giustizia, Salute e Istruzione) non hanno ancora aggiornato i dati del secondo trimestre. Quelli della Giustizia e della Salute, non come tutte le altre Amministrazioni pubbliche, oltre all’ Indice di Tempestività nei Pagamenti (calcolato ai sensi dell’art. 9 del D.P.C.M. del 22 settembre 2014) hanno l’obbligo di pubblicare sul proprio sito anche il numero dei creditori e l’ammontare complessivo dei debiti (art. 33 comma 1 del D.Lgs n. 33/2013 così come modificato dall’art. 29 del D.Lgs. 97/2016) maturati ogni trimestre e alla fine di ciascun anno per le seguenti voci di spesa: somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni professionali.

Dal 2013, a seguito del recepimento nel nostro ordinamento della normativa europea contro i ritardi di pagamento (Direttiva UE/2011/7), i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra enti pubblici italiani e aziende private non possono superare di norma i 30 giorni (60 per alcune tipologie di forniture, in particolare quelle sanitarie) hanno addirittura ancora reso disponibili gli indici di tempestività del primo trimestre del 2020 .

Secondo le stime della Banca d’Italia i debiti della nostra PA ammontano a 53 miliardi

Secondo gli ultimi dati disponibili riportati nella “Relazione annuale 2018”, presentata il 31 maggio 2019 dalla Banca d’Italia, l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra PA sarebbe pari a circa 53 miliardi di euro, metà dei quali ascrivibili ai ritardi di pagamento .

L’utilizzo del condizionale è d’obbligo, visto che il periodico monitoraggio condotto dai ricercatori di via Nazionale si basa su indagini campionarie condotte sulle imprese e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un elevato grado di incertezza . Tuttavia, di una cosa siamo certi: le statistiche di Bruxelles ci dicono che, nonostante gli sforzi fatti in questi ultimi anni, la nostra PA è comunque tra le peggiori pagatrici d’Europa.