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Nasce la “Piemonte Outdoor Commission” il nuovo motore di sviluppo per il turismo attivo

Nasce “Piemonte Outdoor Commission”, una nuova piattaforma che mappa il turismo attivo e gli sport all’aria aperta in Piemonte per favorire lo scambio di idee e progetti tra i vari attori pubblicie privati del settore turistico piemontese,sviluppare un’offerta specifica da promuovere in modo coordinato ed efficace in Italia e all’estero e puntare al rilancio delle aree montane marginali.

Il progetto, promosso e finanziato da Unioncamere Piemonte con il sostegno di Regione Piemonte e il coordinamento di VisitPiemonte -DMO Piemonte, la società in house della Regione Piemonte e di Unioncamereche si occupa della valorizzazione turistica e agroalimentare del territorio, verrà presentato ufficialmente venerdì 22 novembre alle ore 10 al Circolo Canottieri Esperia di Torino.

Perché puntare su questo settore?

Nel 2018 il settore dell’Outdoor in Italia ha fatturato 4,9 miliardi di euro, con una previsione di crescita dell’1,3% nel 2019; oltre 68 milioni le presenze turistiche, con stima a +2,3% per l’anno in corso.

Il Piemonte, con una stima del +9,8%, è la regione italiana con il maggiore indice di crescita nel 2019 (fonte: Osservatorio delTurismo Outdoor-Agenzia JFC). Tra gli stranieri, nel 2019 primeggiano i tedeschi (19%), seguiti dai francesi (10%) e dagli olandesi (9%). E, in termini d’attività praticate, circa la metà dei vacanzieri attivi in Italia pratica cicloturismo, con una spesa media giornaliera di 77 euro escluso viaggio e alloggio.

Due gli obiettividi questo progetto: da un lato, rendere più facilmente fruibili, su una piattaforma online unica, ai visitatorie ai turisti la molteplicità di esperienze outdoorche si possono vivere in Piemonte e che oggi risultano molto frammentateper tipologia di attività e area territoriale.

Si tratta, quindi, di un raccordo necessario persviluppare un’offerta specifica da promuovere in modo coordinato.Dall’altro, l’Outdoor rappresenta una leva per il rilancio di aree più marginali e a rischio di spopolamento e dove, attraverso la creazione di circuiti turistici a tema supportati da un’attività di formazione imprenditoriale realizzata con l’Università di Torino, si vuole stimolare la creazione di micro-imprese locali che si inseriscano e sostengano la filiera necessaria per il turismo outdoor (noleggi, ricambi, guide turistiche, ristorazione, accoglienza, artigianato).

Una prima sperimentazione è in corso in particolare per due aree interne,Valli di Lanzo in provincia di Torino e Val Borbera in provincia di Alessandria. In altri termini, l’idea è che unturismo “sostenibile” sia tale se crea opportunità economiche allargate sul territorio, consentendo di mantenere e valorizzare le identità culturali e le comunità locali.

Il progetto, che si svilupperà su tre anni, nel corso del 2019 ha visto la costituzione di una cabina di regiamista con tutte le ATL piemontesi e le singole Camere di commercio, cabina che ha lavorato per mappare la situazione esistente. Nella fase successiva, l’Outdoor Commission coinvolgerà anche gli altri attori della filiera (associazioni, consorzi, ecc) per arrivare alla definizione di proposte turistiche condivise.

“Le Camere di commercio da sempre hanno supportato il turismo come motore di sviluppo economico del territorio ed ora, con la riforma, lo possono fare con ancora maggiore autorevolezza essendo stata inserita la materia negli scopi istituzionali.

Oltre a tutti i servizi volti a migliorare la competitività delle singole imprese turistiche (digitalizzazione,innovazione, competenze), con il progetto Piemonte Outdoor Commission abbiamo voluto fare un’azione di sistema regionale, per connettere i vari attrattori turistici e presentare l’offerta outdoor regionale in ottica unitaria e coordinata.

L’obiettivo è quello di diventare protagonisti nell’offerta di turismo outdoor, un turismo in crescita e che potrebbeulteriormente accelerare grazie alle nuove sensibilità del turismo slow ed ecosostenibile” commentail Presidente della Camera di commercio di Biella e Vercelli, Alessandro Ciccioni.

Alta montagna, laghi, colline, paesaggi variegati e percorsi perogni gusto e livello,il Piemontesi avvale di scenari unici per lo sviluppodi un turismo fatto di escursioni a piedi e in bici e di un approccio esperienziale alla natura, particolarmente adattialle pratiche predilette dai turisti outdoor:età media 44 anni,con un aumento di under 30 e over 60, appassionati dibicicletta, di discipline slow legate alle camminatee altrekking, di sport d’acquacomehydrospeed e rafting, di arrampicata.

“Il progetto Piemonte OutdoorCommission nasce dalla consapevolezza, sostenuta dai dati statistici, che il prodotto Outdoornella sua particolare declinazione di “turismo slow”sia in costante crescita sia sul mercato nazionale che sui nostri mercati esteri di riferimento-spiega l’Amministratore Unicodi VisitPiemonte, Mariagrazia Pellerino- La nostra regione offre una varietà di prodotti turistici fuori dai percorsi consueti: attività open –air rivolte non solo agli sportivi ma anche atutti coloro che ricercano nel territorio svago e vacanza in una logica di sostenibilità tra natura, arte, storia, enogastronomia ed esperienze insolite”.

Il gruppo di lavoro misto pubblico-privato dellaOutdoorCommission coinvolgerà-oltre a VisitPiemonte(capofila), Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte Assessorati alla Montagna, Turismo, Sport -le Camere di commercio piemontesi, le Agenzie Turistiche Locali, i Consorzi Turistici e i GAL, le Associazioni dicategoria.

La cabina di regia lavorerà sulla mappatura dell’offerta outdooresistente e sull’analisi dei rischie delleopportunità; lo sviluppo di proposte integratedi esperienze da promuovere tramite strumenti digitali e comunicazione;la definizione un piano di comunicazione;il lancio delle offerte su mercati prioritariin Italia e all’estero, lo stimolo di progetti d’impresa locali attraverso seminaridi formazione e laboratori d’imprenditorialità montana; il monitoraggio e la misurazione dei risultati. Un lavoro puntuale che si affiancaa quello in corso su scala interregionale e transfrontaliera per il PITEM MITO, il Pianointegrato di sviluppo del turismooutdoornell’ambito del programma europeo di cooperazione Francia-Italia Alcotra 2014–2020.

Anche qui,l’obiettivo di creare una strategia turistica senza confinisi affianca ad un progetto incentrato sulla sostenibilità ambientaledella fruizione dei territori, da realizzarsi attraverso un modello condiviso di governance, il coinvolgimento degli attori localiattraverso scambi di buone pratiche, valorizzazionee sviluppo delle competenze degli operatorie lavorando, laddove necessario, sul miglioramento del sistema dell’accoglienza e sulla creazione di servizi.

La presentazione di venerdì 22, arricchita da interventie approfondimenti, sarà moderata da Davide Cassani, Commissario Tecnico della nazionale italiana maschile élite di ciclismo su strada.




Scuola e futuro, contro la “fuga di cervelli” il Piemonte punta sull’orientamento

Una rete di oltre 130 sportelli di orientamento in Piemonte e un sistema coordinato di azioni e servizi per ragazzi, scuole e famiglie: la Regione Piemonte dà il via alle nuove attività di orientamento, progettate per il triennio 2019-2022 e finanziate dal Fondo Sociale Europeo, con un investimento di 6,5 milioni di euro.

Obiettivi principali del sistema regionale, pensato per sostenere i ragazzi tra gli 11 e i 22 anni nella scelta consapevole dei percorsi più adatti, nei vari cicli di studio e nelle prime fasi della vita professionale, sono il coinvolgimento delle fasce scolastiche più precoci, il supporto per i casi di insuccesso o dispersione scolastica, il coinvolgimento dei genitori, la formazione degli orientatori, il raccordo con il mondo delle imprese e dei professionisti.

«Obiettivo Orientamento Piemonte si consolida e si rafforza su tutti i territori – spiega l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino – garantendo interventi capillari e concertati: il sistema degli sportelli, infatti, copre l’intera regione, grazie a raggruppamenti territoriali di enti accreditati, che operano in chiave di coprogettazione con scuole, università, servizi per il lavoro, ma anche con istituzioni, organizzazioni datoriali, fondazioni e associazioni».

«Riteniamo l’orientamento una delle politiche attive più efficaci e da sosteneresottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Per combattere la cosiddetta fuga di cervelli serve offrire ai giovani, già a partire dalle fasce d’età più basse, tutti gli strumenti e le informazioni che li aiutino a fare la scelta giusta per il proprio futuro. Non c’è nulla di male nell’andare a studiare o lavorare all’estero, a patto però che questa sia una scelta e non una necessità. Ecco perché l’orientamento diventa non solo importante, ma fondamentale per consentire ai ragazzi di costruire il loro futuro in Piemonte».

«Nessuno deve essere più costretto a “fuggire” – aggiunge l’assessore Chiorino – ed è nostro compito e volontà mettere in campo tutti gli strumenti per contrastare questo fenomeno, tra i quali un ruolo centrale è ricoperto proprio dall’orientamento».

Punti di orientamento per disoccupati più giovani sono attivi anche nei Centri per l’impiego. Nel Torinese, le attività sono gestite dalla Città Metropolitana di Torino. Tra le novità della nuova programmazione, il coinvolgimento delle scuole secondarie di primo e secondo grado che potranno attivare punti di accesso e consulenza orientativa, seminari informativi per genitori sull’offerta di istruzione e formazione, oltre alla creazioni di equipe territoriali di riferimento per i territori.

L’elenco gli sportelli è disponibile sul sito www.regione.piemonte.it

Ma quali sono le attività che vengono svolte negli sportelli di orientamento? Orientatori specializzati offrono una serie di servizi gratuiti e organizzano diverse attività individuali o laboratori in classe.

EDUCAZIONE ALLA SCELTA attraverso colloqui di informazione orientativa e definizione dei singoli fabbisogni.

RIPROGETTAZIONE DELLA CARRIERA SCOLASTICA E/O FORMATIVA attraverso un tutoraggio individuale, per studenti che hanno necessità di riprogettare un percorso, di rimotivarsi e di rientrare in istruzione/formazione.

SVILUPPO DI COMPETENZE ORIENTATIVE con attività utili a maturare la consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza e confrontarli con le esigenze dettate dalle evoluzioni del mercato del lavoro e le proprie attitudini/i propri interessi.

ORIENTAMENTO ALLA PROFESSIONALITA’ attraverso incontri rivolti a gruppi di studenti per orientarli verso il mondo del lavoro, anche grazie a testimonianze qualificate su percorsi professionali ed esperienze di autoimprenditorialità.

I NUMERI.

Sono stati più di 130 mila, nel periodo 2016-2019, gli adolescenti ed i giovani coinvolti nelle attività di orientamento del sistema regionale, oltre 400 le scuole coinvolte, 400 gli orientatori in rete. Per il triennio 2019/2022 i numeri sono destinati a crescere visto il consolidarsi della rete operativa, delle azioni di animazione territoriale a cui si aggiunge il coinvolgimento di genitori e dei ragazzi fin dal 1° anno della secondaria di 1° grado. 

GLI EVENTI E GLI STRUMENTI.

Obiettivo Orientamento Piemonte è presente con postazioni informative dedicate e seminari per le famiglie nei Saloni di orientamento e nelle manifestazioni organizzate sui territori, in cui vengono presentati anche gli strumenti di orientamento realizzati dalla Regione Piemonte, come le Guide di orientamento dopo il primo ciclo e dopo il secondo ciclo di studi.

Il palinsesto, gli strumenti, i referenti regionali dell’iniziativa e tutti gli approfondimenti sulla pagina del sito dedicata

 




PSR, più spazio ai giovani piemontesi

L’assessore all’agricoltura Marco Protopapa nell’ultima riunione della Giunta Regionale guidata dal presidente Alberto Cirio si è fatto promotore della proposta di una serie di importanti modifiche al Programma di sviluppo rurale 2014 – 2020.

In attesa del varo del nuovo ciclo di programmazione 2021 – 2027 abbiamo deciso di apporre una serie di modifiche al Psr attualmente in vigore per favorire le attività imprenditoriali dei giovani agricoltori piemontesi – spiega l’assessore Protopapa.

In pratica abbiamo incrementato la dotazione finanziaria relativa alla misura 6.1 riguardante l’insediamento giovani agricoltori per un ammontare di un milione e 550 mila euro.

Per i giovani agricoltori di età compresa tra i 18 e 41 anni che decideranno di dare vita a nuove aziende agricole nel territorio regionale, verrà data la possibilità di ottenere il relativo contributo d’insediamento in un arco temporale di 24 mesi dall’attivazione dell’azienda stessa invece del termine perentorio attuale che è fissato in 12 mesi.

La nostra attenzione è stata rivolta anche all’agricoltura di montagna dove operano molti giovani, con l’apporto di nuove risorse che permetterà di aumentare la dotazione dell’indennità compensativa per le zone montane per un ammontare complessivo di 15 milioni di euro per il bando 2019 – conclude Protopapa”.

Le proposte approvate dalla Giunta Regionale sono state inviate ai competenti servizi della Commissione Europea per l’approvazione definitiva.

Per quanto riguarda più in generale l’andamento complessivo del Programma di sviluppo rurale 2014 – 2020 vi è da registrare che nell’ultima riunione del Comitato di sorveglianza è stata approvata la relazione annuale relativa all’anno 2018, dalla quale emerge il raggiungimento degli obiettivi di pagamento ed allo stesso tempo anche dell’obbiettivo di performance, che prevedeva il soddisfacimento di diversi target di tipo finanziari e fisici, tra i quali il numero delle aziende beneficiarie ed il numero di ettari coperti.

Tale raggiungimento di performance ha permesso di sbloccare la riserva prevista che ammonta a 64 milioni di euro che verrà quindi messa nuovamente a disposizione per ulteriori bandi a favore degli agricoltori piemontesi.




Nuovo presidente per Finpiemonte Partecipazioni

La Giunta regionale ha designato Francesco Zambon come nuovo presidente del consiglio di amministrazione di Finpiemonte Partecipazioni e Fulvia Massimelli e Veronica Comi come componenti di tale organismo.

Il presidente Alberto Cirio e l’assessore alle Partecipate, Fabrizio Ricca, hanno voluto mettere in evidenza che “di fronte alla sua prima nomina importante la Giunta ha scelto con attenzione dei profili di valore.

È importante l’onesta, ma anche la competenza per chi è chiamato a guidare società pubbliche, e per questo abbiamo voluto in questo ruolo persone di valore. Ringraziamo Luca Remmert e coloro che hanno collaborato al suo fianco in questi anni e buon lavoro, adesso, al nuovo presidente e a tutto il cda”.

Francesco Zambon è stato responsabile Analisi Finanziarie Enti Pubblici Italia e Svizzera per l’agenzia Moody’s Investitor Service, consigliere per la Finanza straordinaria della Città di Torino, dove si è occupato, tra le altre cose, della gestione del processo di costituzione della Holding Partecipazioni, ed è stato anche consulente del Politecnico di Torino e della Regione Piemonte.

Fulvia Massimelli, laureata in Economia e Commercio, si è occupata di controllo di contabilità generale e redazioni di bilanci societari ed ha una vasta esperienza nel campo degli enti no profit e si è occupata di riorganizzazione societaria. Veronica Comi, componente esterno del gruppo di lavoro per la riforma sanitaria della Regione Lombardia, ha ricoperto incarichi dirigenziali nel settore sanitario.




Confermato il patto per l’innovazione nell’agricoltura

Con Uncem, Agrion ha condiviso alcuni progetti che abbiamo e che possiamo mettere a sistema – spiega il Presidente Agrion, Giacomo Ballari – Pensiamo a iniziative sul tema dello sviluppo dell agricoltura di montagna, attraverso una rete di soggetti che insieme possano fornire una serie di strumenti e supporti in grado di sostenere lo sviluppo e la competitività dell’economia delle aree interne e di montagna attraverso l’innovazione, la ricerca applicata  e la sperimentazione in campo.

Un valido e importante supporto per  lavorare al fianco dei Comuni montani, delle loro Unioni e di tuti i soggetti che intendono investire nello sviluppo di queste aree fornendo buone prassi e progetti utili per rinnovare e rafforzare le filiere tradizionali ed eventualmente valorizzarne di nuove. Stiamo definendo alcune progettualità da presentare alla Regione. Il tema del digitale, della condivisione di dati e contenuti può essere un aspetto facilitante per offrire supporti ai Comuni delle aree montane.

Si conferma e si rafforza il patto tra Agrion e Uncem. Ricerca, innovazione, coinvolgimento degli Enti locali sono i pilastri del lavoro insieeme. L’accordo di collaborazione era stato sancito un anno fa in un protocollo d’intesa firmato dal Centro con sede a Manta e l’Associazione di Comuni.

“Con Agrion abbiamo fatto riflessioni rispetto alla PAC e al PSR – aggiunge il Presidente Nazionale Uncem, Marco Bussone – I Comuni montani hanno sempre più bisogno di supporto e di iniziative innovative che possano aiutare a invertire la tendenza di spopolamento e abbandono di alcuni territori. Il tema delle piattaforme e di progetti e sperimentazioni per rilanciare l’agricoltura di montagna possono essere contenuti utili, anche per le giovani generazioni. Con Agrion lavoriamo a un documento comune da sottoporre alla Regione per poter condividere le linee guida e le priorità che vorremmo seguire da qui ai prossimi mesi in questo contesto”




L’industria piemontese chiede una finanziaria che intervenga sulle urgenze economiche del Paese

La consueta indagine congiunturale trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, segnala la perdurante debolezza del clima di fiducia, con ampie differenze settoriali e territoriali.


Nel comparto manifatturiero le attese su produzione, ordini ed export restano lievemente sfavorevoli, con indicatori appena al di sotto del punto di equilibrio tra previsioni di crescita e di contrazione dell’attività. Le indicazioni delle imprese sono in linea con la fase di stagnazione descritta dai più recenti dati sull’economia italiana: PIL, produzione industriale, costruzioni, consumi.


L’indagine di settembre conferma la netta dicotomia tra settore manifatturiero e terziario. Nel terziario, infatti, le imprese esprimono ancora valutazioni decisamente ottimistiche, con indicatori allineati a quelli di giugno e marzo.

Il disallineamento tra manifattura e terziario, peraltro comune ad altri paesi industriali, è ormai una costante degli ultimi mesi.


D’altra parte, anche nell’industria manifatturiera la complessiva solidità di altri indicatori sembra escludere la probabilità di recessione, almeno nell’immediato. Restano infatti attestati su valori positivi gli indicatori consuntivi: il tasso di utilizzo degli impianti è fermo al 75%, un livello sicuramente elevato.

Il ricorso alla CIG è senza dubbio aumentato negli ultimi trimestri ma rimane comunque contenuto. Stabili sono anche gli investimenti, programmati da un quarto delle aziende. Sostanzialmente stabili le previsioni sull’occupazione. Infine, non aumentano in misura rilevante i ritardi nei pagamenti.


A livello settoriale soffrono in particolare tessile, automotive, metallurgia ed edilizia col suo indotto. Qualche segnale di miglioramento dalla meccanica strumentale. Buone prospettive per alimentare e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.); benino la chimica, molta incertezza nella gomma-plastica.

A livello territoriale, come abbiamo anticipato, le differenze sono ampie. Da un lato, a Cuneo, Alessandria, Novara e nel Canavese la maggioranza delle imprese esprime valutazioni favorevoli. Diverso il clima di fiducia prevalente a Torino, Vercelli, Verbania e Biella, alle prese con condizioni di mercato più problematiche.

Nel torinese la rilevazione di settembre evidenzia un deciso peggioramento delle aspettative: i saldi ottimisti-pessimisti arretrano di una decina di punti rispetto a giugno. Tengono export e occupazione.

Stabile il tasso di utilizzo degli impianti, investimenti in lieve crescita. Non si chiude la forbice tra piccole e grandi imprese, con le grandi (oltre 50 addetti) che registrano saldi positivi, contrariamente alle piccole (meno di 50 addetti), dove prevalgono i pessimisti.

Un’analisi più approfondita mostra come siano soprattutto le micro-imprese (sotto 10
addetti) a essere fortemente pessimiste.

«In Piemonte, come nelle altre aree industriali del nostro Paese, non si intravedono soluzioni immediate alla fase di stagnazione e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi trimestri – commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte -. Alle difficoltà congiunturali si intrecciano le crisi di settore nell’automotive, nel tessile o nell’edilizia.


È motivo di conforto la tenuta di importanti indicatori come CIG (in crescita ma lontana dalla soglia di allarme), tasso di utilizzo degli impianti, investimenti e occupazione. Ma nel breve periodo non è realistico immaginare un’accelerazione: non la giustificano le proiezioni
molto caute sull’economia italiana e il rallentamento dell’Europa».


Dario Gallina, il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, esprime con forza la preoccupazione degli industriali torinesi per la permanente debolezza della situazione economica, negativamente influenzata dai dazi e caratterizzata da una crescita zero, che ora rischia di trasformarsi in recessione:

«C’è la necessità che il Governo intervenga già con la Finanziaria sulle maggiori urgenze e con azioni di politica industriale a sostegno dell’export e dei settori più in difficoltà, a partire dall’auto. Il rischio è che la nostra industria e il nostro Paese si stacchino dai principali competitor e partner europei. Non possiamo restare ingessati da sterili beghe politiche; dobbiamo reagire in fretta alla situazione di emergenza».


Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.


Comparto manifatturiero.
Per le oltre 900 aziende del campione, restano negative le attese su produzione e ordini per il quarto trimestre 2019.
In particolare il saldo sulla produzione totale passa da -2,3% a -1,5% e quello sugli ordinativi totali da -3,2% a -4,9%. Rallentano anche le attese sull’export, che passano da +0,3% a -0,1%. Lievemente più caute ma ancora leggermente positive le previsioni sull’occupazione: il saldo passa da +4,3% a +2,1%.


Resta forte la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni. Le aziende più ottimiste sono le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato (saldo +6,9%); seguono le grandi esportatrici, che esportano oltre il 60% del fatturato, con saldo ottimisti pessimisti pari +0,9% e quelle che esportano dal 10 al 30% del fatturato (saldo 0,0%). Ancora negative le attese per le imprese che vendono all’estero meno del 10% della produzione, con saldo del -7,7%.


Si accentua ulteriormente il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +3,4% (era 1,9% a marzo) e -4,2% (era +4,5%).


Aumenta di un punto il ricorso alla CIG, che interessa ora il 12,7% delle aziende, una percentuale in lenta crescita negli ultimi trimestri.


Variano di poco le aziende con programmi di investimento di un certo impegno, che passano dal 24,5% al 24,9%. Stabile il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che si attesta al 75% un valore non lontano dai livelli pre-crisi. Poche variazioni nella composizione del carnet ordini, in particolare il 20,6% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 48,6% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 18,9% per 3-6 mesi, l’11,9% per oltre 6 mesi.


La media complessiva dei tempi di pagamento è di 83 giorni; sale a 96 giorni per la Pubblica Amministrazione, in calo significativo rispetto ai livelli prevalenti di 4-5 anni fa. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. In calo il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (26,1%).


A livello settoriale le aziende non metalmeccaniche esprimono attese ancora negative, passando dal -4,1% al -1,9%. Il saldo delle imprese metalmeccaniche è negativo per la prima volta dopo 18 trimestri positivi (dal +0,9% al -0,9%).

Il comparto macchinari e apparecchi torna positivo, dopo lo scivolone del terzo trimestre e passa da -1,2 a +8,5; restano in crisi la metallurgia (da -13,5 a -10,3%) e l’automotive (da 0,0% -2,9%); brusca frenata per l’industria elettrica ed elettronica (da +27,6% a 0,0%).

Tra gli altri comparti manifatturieri, spicca l’andamento ancora positivo dell’alimentare, che non conosce crisi e passa da +7,8% a +12,0%, della chimica (da +2,0% a +5,3%), delle manifatture varie (da +6,0% a +11,0%) e del legno (da +12,5% a +7,1%). Gelata per gli impiantisti (da +8,3% a -22,9%), mentre è negativo il saldo per la gomma-plastica (da -10,0% a -1,9%). Resta profonda la crisi del tessile, soprattutto biellese (che passa dal -19,5% al -12.1%), del cartario-grafico (da -22,0% a -2,5%) e dell’edilizia (da -4,1% a -10,0%).


A livello territoriale, si segnala la ottima
performance di Canavese (da +25,9% a +31,3%), Alessandria (da -7,1% a +10,7%), Novara (da +15,2% a +7,1%), Cuneo (da +3,8% a +5,1%). Inversione di tendenza ad Asti (da +7,9% a -3,2%), mentre restano negative le attese a Torino (da -0,9% a -8,1%), Verbania (da -6,9% a -14,3%) e Vercelli (da -13,5% a -5,0%). Si accentua la crisi a Biella, dove il saldo ottimisti pessimisti, è negativo da un anno (-14,8% il salto ottimisti-pessimisti).


Comparto dei servizi
Le oltre 300 aziende del campione esprimono valutazioni positive, ben più ottimistiche rispetto al manifatturiero: quasi tutti gli indicatori registrano saldi positivi a due cifre.
In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività migliora di 2,5 punti percentuali (da +17,3% a +19,8%), quello sull’occupazione passa da +18,2% a +18,5%. Positivo anche il saldo per ordini totali, che passa da +13,9 a +16,1%.


Diminuiscono le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo (da 26,4% a 22,0%).
Andamento positivo per tasso di utilizzo delle risorse (84%), mentre è quasi nullo il ricorso alla CIG, attestato allo 0,6%, invariato rispetto a giugno.


Qualche variazione per la composizione del carnet ordini. Il 12,0% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 32,0% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 20,6% per 3-6 mesi e il 35,4% per oltre 6 mesi. Da notare che il portafoglio ordini oltre i 6 mesi è considerevolmente più frequente nel terziario rispetto al manifatturiero (dove supera di poco il 10%).


Leggero rialzo per i tempi di pagamento. La media è di 69 giorni: il ritardo sale a 92 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. Il 28% delle imprese segnala ritardi negli incassi.




Violenza donne, Rosso: determinante per contrastarla lavorare con le giovani generazioni

È determinante lavorare con le scuole e le giovani generazioni per contrastare la violenza sulle donne”. Così l’assessore ai Diritti civili, Roberto Rosso, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, intervenendo all’Ecomuseo di Torino per la presentazione della mostra “Politica e carità. Donne dell’Ottocento, la doppia anima delle donne nel secolo del cambiamento” e dell’esposizione dei lavori delle studentesse del Primo liceo.

“La Regione Piemonte in collaborazione con le scuole – aggiunge – ha attuato dei piani formativi mirati rivolti, sia agli insegnanti in ottica di prevenzione per il riconoscimento dei segnali e delle richieste di aiuto, sia verso gli studenti per la diffusione della cultura di parità e del rispetto di genere.

Il 31,5% delle donne tra 16 e i 70 anni, quasi 7 milioni di italiane, è stata vittima di violenza. Ogni giorno in Italia 88 donne subiscono un atto di violenza, una ogni quarto d’ora. Nell’82% dei casi chi compie l’aggressione conosce la sua vittima, ha le chiavi di casa o gli si apre la porta.

I dati dell’ultimo rapporto della Polizia di Stato sulla violenza di genere mostrano “uno scenario agghiacciante in cui l’unico dato consolante è la maggior consapevolezza del delitto subito: sale infatti la propensione e la fiducia nel denunciare, forse anche per effetto del Codice Rosso, entrato in vigore ad agosto, che inasprisce le sanzioni per chi commette questo reato e si accelerano le indagini obbligando i Pm ad ascoltare le vittime entro tre giorni”.

Un capitolo significativo nell’opera di contrasto a un fenomeno ancora così diffuso si realizza “promuovendo tra i giovani una cultura basata sulla parità di genere e mettendo in luce i fattori socioculturali, tra cui i modelli di genere maschili e femminili, ancora molto stereotipati, e rendendo nota la presenta di reti di supporto”.




Negozi nemici del clima: Legambiente fa appello a commercianti, Comuni e Regione

Che sia una strategia di marketing vincente è tutto da dimostrare ma non ci sono invece dubbi sullo spreco energetico che ne deriva.

Il fenomeno delle porte dei negozi aperte tutto l’anno, estate e inverno, con i condizionatori o il riscaldamento in funzione, appare quanto di più in contrasto con le politiche di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni di gas climalteranti.

“Uno spreco energetico assurdo che deve terminare –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. E’ inconcepibile che dopo mesi di mobilitazione globale, sempre più pressante e incisiva dal basso che vede protagonisti in primis i giovani, tantissimi negozi continuino a scegliere di tenere le porte aperte credendo che questo inviti più clienti ad entrare all’interno del negozio. Vista la coscienza ecologista crescente potrebbe semmai essere vero l’opposto!”.

Oltre alle motivazioni di carattere ambientale Legambiente ricorda che spesso sono i dipendenti degli stessi esercizi commerciali a lamentare un disagio, durante il loro lavoro, per le condizioni di confort termico degli ambienti destinati alla vendita. Come nel caso dell’outlet di Vicolungo, le porte dei negozi rimangono infatti aperte su precisa indicazione della proprietà con conseguente scambio termico tra l’ambiente interno e esterno.

“Facciamo appello -prosegue il presidente regionale di Legambiente- alle associazioni di categoria affinché avviino una campagna di sensibilizzazione rivolta agli esercenti finalizzata ad accrescere la consapevolezza a proposito dei comportamenti da adottare per contenere i consumi energetici prodotti dagli impianti termici di climatizzazione estiva ed invernale, importante fonte emissiva di CO2”.

La richiesta di Legambiente arriva nei giorni in cui la maggioranza in Consiglio Regionale ha bocciato l’ordine del giorno che proponeva, analogamente a quanto fatto da diverse istituzioni in tutta Italia, di dichiarare l’emergenza climatica e ambientale in Piemonte.

“Dopo la pessima pagina scritta nei giorni scorsi dai partiti di maggioranza in Consiglio Regionale che sono riusciti a negare l’emergenza climatica -conclude Dovana- mettiamo alla prova concreta la Giunta e il presidente Cirio con una proposta puntuale e concreta: la Regione, coerentemente con gli impegni derivanti dall’Accordo di Parigi, promuova un lavoro di coordinamento dei Comuni affinché approvino delibere ed ordinanze che impongano di mantenere chiuse le porte di ingresso degli esercizi commerciali verso l’esterno o verso altri locali non climatizzati, ad eccezione del tempo necessario all’entrata e all’uscita dei clienti e del personale”.




Le imprese presenti nei piccoli comuni generano più PIL

Le fabbriche, gli uffici, i negozi e le botteghe presenti nei piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti producono il 38 per cento del Pil generato da tutto il comparto economico privato presente nel Paese (industria e servizi); un’incidenza superiore a quella ascrivibile alle attività situate nelle grandi città (35 per cento del Pil), ovvero quelle con più di 100 mila abitanti.

E’ questo il principale risultato emerso da una elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della CGIA per conto di ASMEL, l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che rappresenta oltre 2.800 Comuni in tutt’Italia.

“A differenza delle grandi città – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – i piccoli Comuni hanno pochi mezzi a disposizione e tanti problemi di dimensione sovracomunale da affrontare. La forte concentrazione delle attività produttive nelle realtà territoriali minori impone a questi Sindaci risposte importanti su temi come la tutela dell’ambiente, la sicurezza stradale, la mobilità, l’adeguatezza delle infrastrutture viarie e la necessità di avere un trasporto pubblico locale efficiente. Sono criticità che richiedono un approccio pianificatorio su larga scala che, spesso, non si può attivare a causa delle poche risorse umane e finanziarie a disposizione”.

Dei 750 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto da tutte le aziende private presenti nel Paese (pari a poco meno della metà del Pil nazionale), 286,6 miliardi sono generati nelle piccole Amministrazioni comunali e 261,2 miliardi nelle grandi. Nei medi Comuni (quelli tra i 20 e i 100 mila abitanti), il valore aggiunto ammonta a 202,2 miliardi (il 27 per cento del totale del Pil in capo al settore industriale).

“I Comuni con meno di 20 mila abitanti – segnala il segretario Renato Mason – sono importanti non solo perché ospitano tantissime imprese private e generano tanto Pil, ma anche perché costituiscono il 93 per cento del totale delle amministrazioni comunali presenti nel Paese, ci abita il 46 per cento di tutta la popolazione nazionale e ci lavora il 41 per cento degli addetti italiani presenti nelle aziende private. Assieme ai Comuni di media dimensione sono i principali soggetti economico/ istituzionali che la politica romana dovrebbe guardare con maggiore attenzione”.

Disaggregando il valore aggiunto totale prodotto dalle imprese private nelle due branche che lo compongono, industria e servizi, emerge la grandissima vocazione manifatturiera dei Comuni con meno di 20 mila abitanti. In questi piccoli enti locali risultano insediate il 54 per cento delle unità operanti nel settore dell’industria (pari a 533.410 imprese) il 56 per cento degli addetti (poco più di 2.944.200 lavoratori) e addirittura il 52 per cento del valore aggiunto (163,9 miliardi di euro).

“Come era facilmente prevedibile – dichiara Daniele Nicolai ricercatore dell’Ufficio studi – il settore dei servizi  è concentrato in particolar modo nelle grandi realtà urbane: nelle città con più di 100 mila abitanti, infatti, scorgiamo il 32 per cento delle unità locali di questo settore, il 37 per cento degli addetti e il 45 per cento del valore aggiunto”. I piccoli Comuni con meno di 20 mila abitanti, tuttavia, si ritagliano anche nei servizi un ruolo per nulla marginale, rappresentando il 38 per cento delle imprese (1.370.462 unità), il 33 per cento degli addetti (3.585.139 addetti) e il 28 per cento del valore aggiunto (122,7 miliardi di euro) (vedi Tab. 3).

Nel Triveneto vince l’alleanza piccoli Comuni e piccola impresa
Se non consideriamo la Valle d’Aosta, il Molise e la Basilicata – che sono le uniche regioni italiane che non hanno Amministrazioni comunali con più di 100 mila abitanti – è il Triveneto l’area geografica del Paese dove nei piccoli Comuni si concentra il più alto numero di imprese, di addetti e anche di valore aggiunto.

Nei Comuni con meno di 20 mila abitanti, il Trentino Alto Adige guida la graduatoria con una incidenza pari al 64 per cento del totale delle unità locali dell’industria e dei servizi presenti nella regione. Seguono il Friuli Venezia Giulia con il 62 per cento, la Calabria con il 61 per cento e il Veneto con il 56 per cento.

Per quanto concerne gli addetti, invece, sempre nelle piccole amministrazioni locali con meno di 20 mila abitanti svettano il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, entrambi con una incidenza del 63 per cento. Seguono il Veneto con il 57 per cento, e la Calabria con il 55 per cento .

In merito al valore aggiunto, infine, è ancora una volta il Friuli Venezia Giulia a registrare l’incidenza più alta nei territori caratterizzati dalla presenza dei piccoli Comuni (64 per cento). Tallonano la regione più nordestina del Paese il Trentino Alto Adige (58 per cento), il Veneto (57 per cento) e l’Abruzzo (51 per cento).

 




Fondi Europei 2021-2027: tour della Regione in tutte le province

Parte la campagna della Regione Piemonte sulla nuova programmazione dei fondi europei 2021-2027.

Primo momento di preparazione e confronto, questa mattina, presso l’Environment Park di Torino, insieme ai rappresentanti della Commissione Ue e dell’Agenzia nazionale per le Politiche attive sul lavoro sui tre fondi principali per l’agricoltura (Feasr), il sociale (Fse) e lo sviluppo regionale (Fesr).

Un evento fortemente voluto dal presidente della Regione, Alberto Cirio, per avviare un percorso di concertazione e di condivisione operativa su una delle tematiche strategiche per il futuro del Piemonte.

A più di un anno dall’avvio della nuova programmazione ci siamo già attivati per affrontare questa partita fondamentale – ha sottolineato il Presidente nel suo intervento – La discussione a Bruxelles inizierà nella primavera del 2020 e il Piemonte sarà pronto, per la prima volta, a incidere sulle scelte dell’Europa senza doverle subire a posteriori. Per il nuovo settennato 2021-2027 la nostra Regione ha a disposizione complessivamente tre miliardi di euro. È una cifra enorme e dobbiamo fare in modo di usarla per ciò di cui il territorio ha davvero bisogno. Per questo da oggi saremo in tour in tutte le province per incontrare il mondo delle istituzioni e delle categorie sociali e produttive. Costruiremo insieme una  proposta da presentare all’Europa cucita su misura sulle esigenze del Piemonte”.

Presenti all’incontro Jan Dzieciolowski e Francesco de Rose, della Direzione Generale per la Politica Regionale e Urbana della Commissione Europea, e Marianna D’Angelo, del Coordinamento nazionale del Fondo sociale europeo per l’Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive sul lavoro.

Con loro anche gli esponenti delle istituzioni e delle categorie economico-sociali del territorio e numerosi esponenti della Giunta: il vicepresidente della Regione Fabio Carosso e gli assessori Chiara Caucino (Politiche sociali), Matteo Marnati (Ambiente, Innovazione e Ricerca), Vittoria Poggio (Cultura, Turismo, Commercio), Marco Protopapa (Agricoltura) e Andrea Tronzano (Attività produttive).

La road map presentata dalla Regione punta ad arrivare pronti a maggio del 2020. Fino alla fine di febbraio si svolgeranno gli incontri sul territorio, quattro in programma nella provincia di Torino e uno in ogni altro capoluogo. A marzo la Regione elaborerà il proprio documento, in aprile verranno raccolte le osservazioni esito degli incontri nelle province e a maggio verrà ultimata la proposta da presentare in Europa.

Saremo molto rigorosi sui tempi e chiederemo a tutti concretezza – ha aggiunto il presidente Cirio – Con Bruxelles bisogna essere seri: i fondi hanno un’impostazione che dobbiamo rispettare, ma i parametri sono talmente ampi che, se saremo bravi, riusciremo a inserire ciò che ci serve. Con le risorse dello Stato e della Regione noi possiamo garantire il funzionamento della macchina nell’ordinaria amministrazione, ma non abbiamo fiato per fare politiche di programmazione. Per questo è fondamentale saper usare bene i fondi europei, unica grande risorsa per garantire al Piemonte sviluppo economico e posti di lavoro”.