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Allarme moda per le 1.621 imprese artigiane di tessile, abbigliamento e pelle

Le 1.621 imprese artigiane del comparto moda (tessile, abbigliamento, pelle) del Piemonte con 5579 addetti (a Torino sono 627 con 1753 addetti), risultano tra quelle che stanno subendo il peggior impatto dall’emergenza sanitaria: sono state le prime a dover chiudere le saracinesche per la pandemia e hanno visto azzerare il fatturato per la stagione in corso.

Il 30% rischia di non poter più riaprire il 4 maggio, la percentuale sale al 50% qualora il lockdown dovesse proseguire oltre quella data.

 

Una forza, quella dell’artigianato italiano della moda, costituita da 35.914 piccole imprese, il 63,5% delle 55.491 realtà del settore, e che occupa più di 158mila addetti artigiani su oltre 311mila.

Le imprese artigiane del settore moda sono prevalentemente a conduzione familiare e sono a rischio estinzione: una intera filiera artigianale della moda può essere spazzata via dopo l’estate, un importante “mondo” che nasce nei laboratori delle piccole imprese del territorio, che ha continuato a crescere ed esportare nel resto d’Italia e in ogni angolo del Mondo, non potrà più produrre.

 

Come dimostrano la realtà del nostro territorio, il sistema moda non è solo grandi firme, è anche una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi unici. Da sempre la ricetta vincente è stata quella di presentarsi sul mercato con creatività e qualità soprattutto per contrastare la concorrenza da parte di aziende che utilizzano il brand “artigianale”, quando di fatto si tratta di prodotti importati o realizzati in serie e di lavoratori che operano senza il rispetto delle normative a cui sono invece sottoposti i loro colleghi.

 

“Simbolo del Made in Italy nel mondo, la moda è il fiore all’occhiello della tradizione manifatturiera artigiana del Piemonte e dell’intero Paese – spiega Patrizia Del Zotto, referente area moda di Confartigianato Torino e Presidente del Movimento Donne imprese – tantissime le creazioni sartoriali dal taglio perfetto, le calzature in materiali di alta qualità e gli accessori su misura. Pezzi veramente unici che il mondo ci invidia e non possiamo permettere che vengano spazzate via dalla pandemia. Oggi dobbiamo fare i conti con i mancati incassi per l’azzeramento del fatturato ma non vorremmo dover contare, nella fase post pandemia, il numero delle saracinesche chiuse per cessata attività”.

 

“Esigiamo, quindi, più chiarezza per la modalità di riapertura – prosegue Del Zotto – per poterci organizzare ma al momento non ci sono scadenze precise come invece succede per la Francia e Germania”. “Non chiediamo altro di poter tornare a lavorare e produrre – conclude Del Zotto – per poter mostrare l’eccellenza della sartoria artigiana del nostro territorio a tutto il mondo. Al momento non possiamo che constatare che il bonus di 600 euro non basta neanche per pagare l’affitto delle nostre botteghe, figuriamoci per ripartire”.

 

“I dati sanitari non sono ancora positivi – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – e la tempesta economica viaggia con un mese e mezzo di ritardo. Nel frattempo, la liquidità di cassa è quasi terminata; il fatturato di marzo e aprile è crollato del 70-80%; la maggior parte degli incassi da clienti tornano indietro o devono essere rinegoziati mentre i fornitori minacciano di sospendere le consegne di materia prima.”

“Quindi, la ‘potenza di fuoco’ annunciata dal premier Conte, – prosegue De Santis – deve tradursi immediatamente in un ‘contributo statale a fondo perduto’, equivalente almeno al 50-60% del mancato fatturato subito dalle aziende a marzo, e che continuerà tra aprile, maggio e giugno. La proposta di pagare tasse e debiti, facendo altri debiti con i finanziamenti a garanzia non è proponibile; un palliativo destinato a mettere in ginocchio molte imprese, quando e se, a settembre si tornerà a pieno regime produttivo.”

 

Diverse decine di imprese, artigiane e Pmi di Torino e del Piemonte, del comparto tessile, alcune associate a Confartigianato Torino, stanno diversificando le produzioni, realizzando soprattutto mascherine, camici, ecc., per rispondere alle esigenze dei cittadini e per poter rimanere a galla e riprendere nella cosiddetta ‘fase 2’ la propria produzione.

 

“In questo contesto – conclude De Santis – le imprese stanno facendo un grande sforzo per aiutare la popolazione a tutelare la salute, consentendo nel contempo alle migliaia di dipendenti di questo comparto di continuare a lavorare, garantendo quindi posti di lavoro. Nel nostro territorio per ora si stanno muovendo soprattutto le imprese tessili: più semplice riconvertire i macchinari e la materia prima che spesso è già in fabbrica. Perché lo sappiamo, trovare nuove mascherine, è diventata un’emergenza nell’emergenza”.

Ed ecco che si moltiplicano le iniziative, anche sulla scia dell’ultimo decreto del governo che rende possibile produrre sul mercato anche mascherine senza marchio Ce.

Un obiettivo importantissimo per Confartigianato sia per dare risposte alle esigenze dei cittadini sia per garantire posti di lavoro e sostenere il tessuto produttivo del territorio che si sta spegnendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Fase 2: ecco cosa cambia dal 4 maggio

Nella fase sarà ancora più importante mantenere le distanze di sicurezza.” ha dichiarato il Presidente Conte, sottolineando come sia importante che la distanza sociale sia mantenuta anche in ambito familiare.

Oltre alla distanza sociale sarà importante, in questa seconda fase, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale. Proprio su questo fronte, il Presidente ha annunciato la firma da parte del Commissario Arcuri dell’ordinanza che fissa ad un massimo di 0,50 € il prezzo delle cosiddette mascherine chirurgiche.

Il Presidente ha quindi illustrato le novità introdotte dal nuovo Dpcm per il contenimento del contagio da Covid-19 e che avranno valenza dal 4 maggio e per le successive due settimane.

Per quanto riguarda gli spostamenti, questi saranno possibili all’interno di una stessa Regione per motivi di lavoro, di salute, necessità o visita ai parenti; gli spostamenti fuori Regione saranno invece consentiti per motivi di lavoro, di salute, di urgenza e per il rientro presso propria abitazione.

Obbligatorio l’utilizzo delle mascherine sui mezzi pubblici.

Sarà consentito l’accesso ai parchi pubblici rispettando la distanza e regolando gli ingressi alle aree gioco per bambini, fermo restando la possibilità da parte dei Sindaci di precludere l’ingresso qualora non sia possibile far rispettare le norme di sicurezza.

Per quanto riguarda le cerimonie religiose, saranno consentiti i funerali, cui potranno partecipare i parenti di primo e secondo grado per un massimo 15 persone. Inoltre, già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.

Previste regole più stringenti per chi ha febbre sopra i 37.5 gradi e sintomatologie respiratoria: obbligo di restare a casa e avvertire il proprio medico.

Per quanto riguarda le attività di ristorazione, oltre alla consegna a domicilio, sarà consentito il ritiro del pasto da consumare a casa o in ufficio.

A partire dal 4 maggio potranno quindi riprendere le attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e il commercio all’ingrosso. Per queste categorie, già a partire dal 27 aprile sarà possibile procedere con tutte quelle operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e per la sicurezza dei lavoratori .

Per consentire una graduale ripresa delle attività sportive, a partire dal 4 maggio saranno consentite le sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti di sport individuali.

Per quanto riguarda il sostegno a famiglie, lavoratori e imprese, il Presidente ha ricordato che tra gennaio e marzo l’INPS ha accolto 109.000 domande in più di reddito e pensione di cittadinanza, 78.000 domande per il bonus baby-sitting e 273.000 per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie.

Inoltre al momento sono stati liquidati quasi 3,5 mln di richieste per il bonus da €600 per autonomi, professionisti, co.co.co, agricoli e lavoratori dello spettacolo, per un totale di 11 milioni di domande calcolando anche quelle per la cassa integrazione.

“Alcuni attendono ancora. Ci sono dei ritardi e di questi ritardi mi scuso personalmente”, ha sottolineato il Presidente Conte che ha poi annunciato che il Governo sta lavorando ad un nuovo decreto che metterà in campo ulteriori 55 miliardi.




4060 pazienti guariti e 2240 in via di guarigione

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 4060 (298 in più di ieri): 347(+14) in provincia di Alessandria, 153 (+15) in provincia di Asti, 186 (+13) in provincia di Biella, 456 (+53) in provincia di Cuneo, 349 (+44) in provincia di Novara, 2058 (+139) in provincia di Torino, 206 (+3) in provincia di Vercelli, 250 (+11) nel Verbano-Cusio-Ossola, 55 provenienti da altre regioni (+6). Altri 2240 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.




Per le PMI si sono allungati i tempi di pagamento

Una piccola azienda su 2, denuncia la CGIA, segnala che i tempi di pagamento dei committenti privati si sono allungati a dismisura e questo sta mettendo a rischio la tenuta finanziaria di tantissimi autotrasportatori, produttori di imballaggi  e di una parte di  attività metalmeccaniche che, in questo periodo di lockdown, hanno comunque lavorato.
Realtà, fa sapere la CGIA, che anche in condizioni di normalità economica sono spesso a corto di liquidità e sottocapitalizzate. Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:
“La questione liquidità per le piccole imprese è dirimente. Se anche coloro che hanno lavorato faticano ad incassare le proprie spettanze, è evidente che bisogna cambiare registro. Ovvero, stop a prestiti bancari a tassi comunque non proprio prossimi allo zero, che costringono le attività ad indebitarsi ulteriormente. Sì, invece, a contributi a fondo perduto. Se con troppi debiti le piccole imprese sono destinate a saltare, lo Stato, invece, anche con un debito pubblico maggiore, può reggere, grazie anche alle misure che la Bce e l’Unione Europea  metteranno  in campo nei prossimi mesi”.
A sostegno della  tesi che le aziende vanno aiutate con trasferimenti aggiuntivi a fondo perduto, la CGIA segnala il report presentato nei giorni scorsi dai ricercatori della Banca d’Italia Giorgio Gobbi, Francesco Palazzo e Anatoli Segura . Non solo. Gli artigiani mestrini guardano con interesse all’esperienza maturata in Germania in queste ultime settimane. Per sostenere le piccole imprese, infatti, il governo e i länder tedeschi hanno erogato, alle realtà con meno di 15 addetti, fino a 15 mila euro a fondo perduto.
Il problema liquidità, ovviamente, riguarda anche le imprese dei servizi alla persona che, a differenza degli autotrasportatori o di tante aziende metalmeccaniche, in queste ultime settimane sono state costrette alla chiusura. Molte hanno cominciato a “recuperare” flussi di cassa non pagando alcune scadenze. Segnala il segretario Renato Mason:
“Non sono pochi gli artigiani e i piccoli commercianti che hanno deciso di mitigare  il forte calo dei flussi di cassa registrato in questo ultimo mese e mezzo non pagando le bollette di acqua, luce, gas, l’affitto o le spese condominiali. E’ il caso di tanti calzolai, tappezzieri, orafi, gelatieri, pasticceri, sartorie, fiorerie, barbieri, parrucchieri, estetiste, bar, ristoranti e negozi vari che per legge hanno dovuto tenere chiuso l’esercizio. Anche chi ha potuto tenere aperto – come i fotografi, gli ottici e le pulitintolavanderie – ricavi ne ha fatti molto pochi e sta riflettendo se con la fine del lockdown avrà comunque senso continuare l’attività. Per questo, oltre a dare liquidità a fondo perduto a queste piccole attività, è necessario anche un taglio fiscale importante sin da subito”.
In merito alla cosiddetta “fase 2”, la CGIA auspica che le attività possano aprire quanto prima, decisione, ovviamente, che deve essere avvallata dalla comunità scientifica, in quanto la salute dei cittadini e dei lavoratori autonomi/dipendenti deve essere posta sempre al primo posto. Tuttavia, ciò che sorprende e che non si parli per nulla della cosiddetta “fase 3”, vale a dire quella del rilancio economico. In altre parole, il Governo non sembra avere  un piano di rilancio, un progetto, un’idea sul futuro del Paese. Un’azione che sarebbe indispensabile, anche per dettare la linea a tanti imprenditori che dopo questa esperienza si sentono disorientati e confusi.

 

 




Stanziamento di 55 milioni per il personale sanitario

Il presidente Alberto Cirio ha rivelato durante la videoconferenza che il primo articolo del disegno di legge conterrà “uno stanziamento di 55 milioni per il personale sanitario.

Un indennizzo straordinario per chi in queste settimane ha combattuto in prima linea il Coronavirus. Lo Stato ha messo 18 milioni, noi li portiamo a 55 usando fondi europei. Non credo che siano sufficienti per ringraziarli, ma è un segnale che volevamo dare. Giovedì avremo un incontro con i sindacati di categoria per stabilire le modalità attuative”.




Elena Chiorino: ” Estensione cassa in deroga”

 L’assessore al Lavoro Elena Chiorino ha dichiarato durante la videoconferenza che in RipartiPiemonte “la cassa integrazione in deroga sarà estesa anche a quelle categoria finora escluse dai provvedimenti del Governo, come le colf, gli stagionali del turismo e i lavoratori intermittenti.

Per l’anticipazione delle indennità abbiamo messo a disposizione 5 milioni del fondo di garanzia di 5 milioni e siamo pronti a coprire le spese di apertura di nuovi conti correnti e stiamo perfezionando gli accordi con le banche.

La priorità è fare in modo che i soldi vengano accreditati quanto prima”.




Riparti Piemonte stanzia 800 milioni

 Nel corso di una videoconferenza appena terminata il presidente Alberto Cirio ha annunciato che è in via di definizione il disegno di legge RipartiPiemonte, con il quale la Regione è stanzia 800 milioni di euro per far ripartire l’economia:

Dobbiamo fare in modo che la liquidità necessaria arrivi nelle tasche di chi ne ha bisogno. Si tratta di 220 milioni di fondi regionali e delle risorse dei fondi europei non ancora impiegati o che non sono stati ancora rimodulati.

Entro la metà di maggio, se il Consiglio regionale lo approverà in tempi rapidi, potrà essere operativo. Sarà anche un piano che andrà anche in direzione della semplificazione burocratica e che si baserà sulla fiducia che la Regione ripone nelle capacità dei piemontesi. Sto dando risorse pubbliche alle persone giuste, ad un tessuto imprenditoriale che ha bisogno di liquidità”.




“Merenda in maschera” la nuova iniziativa di Fablab e Confartigianato Cuneo per i piccoli di casa

Le scuole sono chiuse, non si può e non si deve uscire, e la pandemia da coronavirus in queste settimane ha sconvolto le abitudini quotidiane, costringendo le famiglie a nuovi ritmi, a nuove attività da organizzare per far passare il tempo ai bambini, senza che su di loro si riversi l’ansia della situazione.

A tenere occupati i piccoli di casa, unendo al gioco anche un chiaro intento didattico, ci ha pensato il Fablab, il laboratorio di fabbricazione digitale, “incubato” da Confartigianato Imprese Cuneo e aderente al circuito ufficiale della prestigiosa università MIT di Boston, con il progetto “Merenda in maschera” visibile sul canale Youtube.

Si tratta di una serie di appuntamenti, creati e registrati dagli stessi associati del laboratorio, durante i quali si invitano i piccoli a seguire un semplice tutorial con il supporto di materiali facilmente reperibili in casa, tenendoli così occupati nel realizzare idee creative che richiedono costruzione, colore e disegno.

«Da quando è iniziato il lockdown – spiega Alessandro Marcon, presidente di Fablab – nel nostro laboratorio abbiamo cominciato a riflettere su come potessimo essere utili alla comunità. Siamo partiti con la costruzione di visiere protettive che sono poi state distribuite alla Protezione Civile di Cuneo e Valgrana e alle Case di Riposo di Valdieri e Caramagna.

Inoltre, sull’esperienza dei laboratori tecnologici per gli studenti delle elementari e delle medie, già avviati con successo lo scorso anno in collaborazione con Confartigianato Cuneo, abbiamo pensato di creare un format di intrattenimento per i bambini fino ai dieci anni, che fosse strettamente legato alla manualità, e di diffonderlo sul nostro canale Youtube. Devo dire che l’idea nata collegialmente all’interno del Fablab ha riscosso grande disponibilità da parte di tutti i nostri associati a lavorare sul progetto.

Abbiamo già realizzato un primo episodio che riguarda il rendere più divertente l’utilizzo delle mascherine personalizzandole con decorazioni; stiamo sta ora per lanciare il secondo che riguarda invece la costruzione di meccanismi per mettere in moto una scultura di carta attraverso una semplice manovella».

«Il FABLAB rappresenta un valido esempio di quanto la nostra Associazione presti attenzione all’innovazione tecnologica. – sottolinea Luca Crosetto, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – È una strada obbligata per valorizzare l’artigianato di qualità, in un’ottica dinamica e competitiva. Dopo questa crisi epocale, bisognerà riaccendere i motori produttivi e le nuove tecnologie avranno un ruolo determinante nel disegnare il futuro del nostro comparto.

Ma tecnologia non vuol dire spegnere la creatività artigiana che ci contraddistingue. Ne sono testimonianza le iniziative didattiche che il Fablab sta programmando, innovative e calibrate sulle necessità del difficile momento».

Gli episodi di “Merenda in maschera” sono visibili sul canale Youtube




Irma Dianzani è stata eletta nuovo presidente del CTS di IRES Piemonte

Professoressa ordinaria di Patologia generale presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università del Piemonte Orientale, Irma Dianzani condivide l’impegno dell’Ateneo nell’Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte insieme alla professoressa Roberta Lombardi (DIGSPES, UPO), membro del Comitato Tecnico Scientifico, e al professor Alessandro Carriero (DIMET, UPO), attualmente nel Consiglio di amministrazione di IRES.

IRES PIEMONTE è un ente di ricerca regionale che annualmente redige la relazione sull’andamento socioeconomico e territoriale del Piemonte. Le analisi dei ricercatori IRES aiutano a capire più a fondo i principali fenomeni socioeconomici e territoriali della Regione Piemonte, costituendo un utile strumento conoscitivo per decisori pubblici e cittadini.

La nomina della professoressa Irma Dianzani sottolinea il coinvolgimento sempre crescente dell’Università del Piemonte Orientale nelle dinamiche socio-culturali ed economiche della Regione.




Programma Alcotra: le proposte di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta per i progetti transfrontalieri

Il vicepresidente della Regione Piemonte, Fabio Carosso, l’assessore della Regione autonoma Valle d’Aosta Luigi Bertschy e l’assessore della Regione Liguria Andrea Benveduti, in occasione di un incontro in video-conferenza svoltosi giovedì 23 aprile, hanno condiviso l’importanza di attivare ogni strumento utile per limitare gli impatti negativi della crisi sanitaria sul tessuto economico e sociale dei propri territori, gravemente colpiti dall’emergenza COVID-19.

In tal senso, gli assessori hanno richiesto congiuntamente all’Autorità di gestione del Programma europeo di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia Alcotra, in cui sono coinvolte le tre Regioni italiane, di adottare appropriate misure per favorire l’erogazione immediata dei finanziamenti ai partner dei progetti in corso di realizzazione, semplificare e velocizzare le procedure del programma e attivarsi per verificare la possibilità di ri-orientare attività progettuali ancora da realizzare a favore di operazioni che rafforzino l’intervento pubblico di contrasto all’emergenza sanitaria, economica e sociale in atto.

Abbiamo impostato un modus operandi molto collaborativo tra le nostre tre Regioni – dichiarano i tre assessori – a livello sia politico sia tecnico per l’utilizzo dei fondi previsti dal Programma Alcotra. In particolare, in quest’occasione, abbiamo voluto imprimere un segnale significativo all’approccio che i fondi europei devono avere nei confronti dei territori sia italiani sia francesi, che in questo momento sono gravemente colpiti dall’emergenza COVID. Con la nostra proposta intendiamo favorire una maggiore immissione di liquidità e incentivare la spesa nel breve periodo nei territori transfrontalieri. Siamo convinti che quest’approccio troverà la condivisione delle Regioni francesi così come della Commissione”.